Prendi il largo
“Ricominciare dall’umiltà”, l’intervento di don Luigi
Un mattino di sole. Lo sfondo della Verna. L’abbraccio di un centinaio di collaboratori di Romena. E’ cominciato così il cammino di questo anno speciale di Romena. Don Luigi, accanto alla prima icona della via della resurrezione, ha aperto il cammino con un intervento sulla prima delle otto parole della via: umiltà.
Un intervento che inizia il percorso che si svilupperà fino a fine maggio, per penetrare e dilatare questa parola, e capire come possa entrare in maniera profonda, viva, dentro la nostra vita. E come possa essere vissuta a Romena. Di seguito potete leggere la trascrizione del suo intervento….
Cominciamo questo cammino dalla parola umiltà. E lo facciamo qui, su questo prato, davanti all’icona dell’umiltà, e avendo davanti a noi la vista della Verna.
E’ il punto giusto: la terra che ci accoglie ci richiama al senso dell’umiltà, che viene da humus, cioè la parte più preziosa dalla terra. E la Verna ci richiama a san Francesco. Diceva san Francesco: “Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda”.
Umiltà profonda. L’umiltà humus è già in basso, dentro la terra, profonda vuol dire ancora più giù, fino alle radici. Come dire che ogni cambiamento, in ogni rigenerazione, c’è bisogno di partire da qui: dalla nostra umiltà, dalle nostre radici. In una storia d’amore, quando si è in crisi, o si diventa umili in due o non si riparte, se anche uno dei due non accetta di abbassarsi la storia non riparti, si riparte quando tutti e due si piange insieme, quando tutti e due ci si convince che si deve ricominciare da zero, dalla radici, dal basso.
Luigi VerdiAccanto all’icona dell’umiltà ho scelto di porre questa scritta dalla lettera ai Romani: “No ti vantare, perchè non sei tu che porti le tue radici ma la radice porta te”.
Dobbiamo capire che nella nostra vita, non siamo noi a portare le radici, ma le radici portano noi. Vedete, iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma ricordate: dopo ogni passo che percorri ti rendi conto che era più pericoloso e faticoso rimanere fermi. E il naufragio peggiore è quello di chi non ha lasciato il porto.
In questo cammino che parte oggi vorrei che ci accompagnassero due parole: lentezza, lentezza non nel senso di non fare le cose (se guardate il nostro programma di quest’anno di cose ne faremo tante…) o più lentamente, ma nel senso di farne almeno una alla volta. Sapete quanto sono agitato, ma già aver preso delle strade di lentezza, potando alcune cose (per esempio spezzando per un anno il cerchio delle veglie in giro per l’Italia), mi ha reso più leggero: quindi lenti non per fare poco, ma per fare le cose una per volta.
E accanto alla lentezza, l’umiltà, come atteggiamento di fondo.
Vorrei concludere con tre cose simboliche che ho trovato qui a Romena quando sono arrivato: un pezzo di pane, una brocca d’acqua, e poi, la vedete qui sotto, la pieve.
L’umiltà per me è fatta di questo.
Un pezzo di pane: Gesù ha scelto quello come segno di accoglienza perché è la cosa più comune, perché è per tutti, perché si dona a tutti.
Una brocca d’acqua. Perché ancora San Francesco ci dice : “Laudato sii mio signore per sora acqua, la quale è molto utile, ed umile, preziosa e casta”.
La pieve: perché quando sono arrivato, a parte la chiesa, questo luogo era in rovina, e l’umiltà delle rovine ci consente di svelare il cielo, perché le rovine lo scoprono, lo lasciano intravedere.
L’umiltà per me è fatta di un pezzo di pane, di una brocca d’acqua e di rovine da cui riesci a guardare il cielo: è fatta di quelle cose essenziali che rischiamo di non vedere se mettiamo al centro del nostro cammino le costruzioni, le dottrine, le regole.
Ripartiamo dall’umiltà perché c’è chi preferisce i granai pieni e chi preferisce camminare. Io preferisco camminare. E per mantenere la direzione occorre tenere un dito bagnato in alto, perché il vento ti possa indicare la strada: mi piace che il dito sia bagnato
dalle lacrime o dal lavoro perché almeno il vento mi può dare meglio la direzione.
Infine. Vedete, stamani ho portato qui questa icona di Gesù, una delle prime che ho fatto. L’immagine che quando arrivai a Romena avevo già nel cuore.
A cosa serve la speranza, la fede che non molla, la disciplina, di questi 25 anni se non diventiamo quello che Gesù diceva di se stesso: io sono mite e umile di cuore..
Ripartiamo da qui,. Ripartiamo da mitezza e umiltà, i valori più alti di ogni ricominciare.
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... ROSES & ESPINE..