State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

martedì 30 giugno 2015

ACQUA LIMPIDA & SABBIA DI LUCE...


ORIGINALLY POSTED ON ANOTHERSEA:

ACQUA LIMPIDA


C’era il mare e c’era il cielo blu 
C’era il mondo e al centro c’eri tu 
Stesa la sole sfioravi l’acqua limpida 
Ricoperta di vento e dignità 
Come chi non sa che male c’è

oo
Avrei voluto esserci, in quell’Altrove,
come un alito sospeso che raccoglie i miasmi di un pensiero infinito, come l’onda che aggira le rade di un’ignara distanza e si tuffa nel blu più profondo innamorandosi degli abissi, come l’ordine inverso dei declivi che incedono verso l’alto puntando alle sommità, a cui riallacciare il principio dei sogni.
Volevo essere la crepa nell’asfalto dissuaso dal vento a macerarsi nell’oblio di un deserto latente e vederti nascere come un fiore, dal niente, profumato di coerenza solerte.
Volevo sminuzzarmi negli attimi e diventare tappeto in un greto di giorni, tumultuando insieme ai contorni ed attraverso le braccia mimate nel gesto di accoglierti,
fino alla fine poter (con)tenerti.
(Un giorno per caso)

SABBIA DI LUCE

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Sei intorno a me
con le sbarre uncinanti di un ostinato cercarti
indomabile nostalgia
uragano che violenta la quietezza della resa
Bellezza infinita che si offre incapace di replica
logica  di una certezza che non teme sconcerto
ragione che solo il cuore concerne.
incanto di quiete 
desiderio di salvezza
mentre il Tuo occhio esausto
guarda tra le rughe dei miei giorni
bucandomi l’Anima per farne un setaccio
pietrisco il dolore
che resta impigliato
mentre la Tua Luce scorre come sabbia.

Me ne starò qui

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Me ne starò qui
all’ombra verde di un cipresso
attorcigliata e stretta a sciogliere tutti i miei distacchi
accarezzando pensieri e nostalgia
tremando con dolcezza e cuore
amando forte, più forte il vento
folata fresca d’aria che pettina  campi bruciati
di sole estivo cocenti
io rimarrò così
ammutolita dalla mia stessa voce
stanca di cantare preghiere e chiodi
conficcati in asciutta carne
senza più sangue da versare
mi troverai lì calma 
perchè sono stata nomade
errabonda stremata dal deserto
e fiuto d’attesa che ha imparato ad aspettare
parlo di giorni che si scostano dal tempo 
per divenire
e piango acqua che scorre per condurre
al mare sorgiva vera pura dei miei sogni
resto così
non so più perdermi 
seguo scintille e presagi di fortuna
ho palpebre di falena
perrennemente attratte
da struggente luce che richiama.

lunedì 29 giugno 2015

. Santi Pietro e Paolo. "29 anniversario ...

...Matrimonio

VENTINOVE ANNI FA 

ci siamo promessi davanti all'altare 

del Signore.



Io, 
Giuliano, accolgo te,  Isabella, come mia sposa.Prometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore,nella salute e nella malattia,e di amarti e onorartitutti i giorni della mia vita.

Io, Isabella, accolgo te, Giuliano, come mio sposo.Prometto di esserti fedele sempre,nella gioia e nel dolore,nella salute e nella malattia,e di amarti e onorartitutti i giorni della mia vita.

nella Festa dei Santi Pietro e Paolo

"rinnoviamo gli impegni
 che in quel giorno abbiamo assunto "

ringraziamo Dio ci ha unito
per la vita




Giuliano ed Isabella

29 giugno. Santi Pietro e Paolo 

La Grazia del dialogo "Dammi la saggezza per capire che nessun essere umano è in grado di possedere l'intera verità assoluta..."

Uno strano trasloco e altre storie

Avvenne una volta che un uomo decise di ripudiare la moglie, poiché non gli aveva dato figli. 
Si presentò allora al rabbino per avere la sua approvazione. 
Il rabbino disse: — Approvo, ma a una condizione. Che come avete fatto festa quando vi siete uniti, così facciate festa ora che vi dividete. 
Fu fatta quindi una gran festa, con danze, cibi prelibati e ottimo vino. 
La donna approfittò dell’occasione per far bere il marito più del solito, così che questi, in preda all’euforia, a un certo punto le disse: — Figliola, puoi portare via dalla mia casa quel che più ti piace; e poi torna alla casa di tuo padre. 
Che cosa fece allora la donna? 
Quando il marito fu addormentato, ordinò ai servi di portare lui e il letto in cui dormiva nella casa di suo padre.



Le rughe potranno impedirvi di essere sempre belli fuori, ma non già di continuare ad esserlo dentro.
Un pizzico di tenerezza, di buone maniere, ed ecco il brillìo interiore che, a conti fatti, vale infinitamente di più del più affascinante look esteriore.



Un frate cappuccino, andando alla questua, entrò un giorno in una casa, dove una donna piangeva. Domandò: - Perché piange, la mia cara donna? 
Quella rispose: - Perché mio marito mi maltratta spesso, mi picchia perfino. Riprese il frate: - So che tu sei buona e perciò capirai il mio rimedio. - Quale rimedio? - interrogò la donna? - Ecco, prendi questa bottiglietta. Quando tuo marito minaccerà tempesta, metti in bocca quest’acqua prodigiosa. Vedrai che il temporale cesserà quasi d’incanto. 
Quando il marito con il suo caratteraccio prepotente incominciava ad urlare, la buona donna si metteva l’acqua in bocca, e quindi, naturalmente, non poteva rispondere. 
Vedendo tanta dolcezza e sentendo silenzio, il marito si calmava: la sua ira sbolliva immediatamente. Ritornando, il frate chiese: - E allora come va la mia medicina? Rispose la donna: - Mi costa un mondo di fatica, ma è veramente prodigiosa! - Certo - concluse il buon frate cappuccino, - è nient’altra che acqua di fonte, acqua di bontà... Ne ho qui una bottiglietta anche per suo marito!



Quando ti chiedi cos’è l’amore,
immagina due mani ardenti che si incontrano,
due sguardi perduti l’uno nell’altro,
due cuori che tremano di fronte all’immensità di un sentimento,
e poche parole per rendere eterno un istante.

- Alan Douar - 




La Grazia del dialogo

Signore Dio, ti lodiamo e ti glorifichiamo 
per la bellezza di questo dono che si chiama dialogo.

E' un "figlio" prediletto di Dio perché è simile alla corrente alternata che rifluisce incessantemente in seno
alla Santa Trinità.

Il dialogo scioglie i nodi, dissipa i sospetti,
apre le porte, risolve i conflitti, fa crescere la persona.
E' vincolo di unità e fonte di fratellanza.
O Signore Gesù, 
quando appare la tensione concedimi l'umiltà necessaria 
per non voler imporre la mia verità contrastando la verità del mio fratello,
fa' che io sappia tacere al momento opportuno 
e aspettare che egli abbia completato il suo pensiero.
Dammi la saggezza per capire 
che nessun essere umano è in grado di possedere 
l'intera verità assoluta,
e che non c'è errore o stravaganza ai miei occhi 
che non racchiuda qualche elemento di verità.
Dammi la saggezza per riconoscere che anch'io,
posso sbagliare su qualche aspetto della verità,
e che dalla verità del fratello posso invece arricchirmi.
E infine dammi la generosità di pensare 
che anch'egli ricerca onestamente la verità,
e di accogliere senza pregiudizi e con benevolenza
le opinioni degli altri.
O Signore Gesù, dacci la grazia del dialogo. Amen


- Padre Ignazio Larranaga - 







Buona giornata di dialogo a tutti e.... tutte. :-)

leggoerifletto

domenica 28 giugno 2015

L’irresistibile leggerezza dell’essere.

Originally posted on il blog di Costanza Miriano:

L’irresistibile leggerezza dell’essere

DI AUTORI VARI
foto di Mario Barbieri
foto di Mario Barbieri
di Mario Barbieri
Ho assistito e partecipato all’incontro del 25 Giugno a Modena, per il settimo (e ultimo) incontro del ciclo “Giovani, Famiglia e Società”, dove il “primo relatore”, l’invitato d’onore, come credo tutti sappiano su questo blog, era Costanza.
Volevo qui condividere alcune sensazioni e considerazioni che vorrebbero andare oltre il semplice plauso o i complimenti a Costanza, anche perché sono fermamente convinto che in un’ottica cristiana, le eccessive lodi ad una persona, ancor più se la si stima, non sono un gran regalo da farsi, anzi possono trasformarsi in un inconsapevole “sgambetto”…
Ciò detto, devo dire che ancora una volta (non è la prima che ascolto Costanza parlare in pubblico), mi ha favorevolmente colpito la sua “leggerezza”, il suo estremo garbo e anche la sua ironia (spesso auto-ironia), nell’affrontare temi non dico scabrosi, ma certamente seri ed importanti.
Possiede anche un discreto “sense of humor”, alcune battute direi sarebbero degne di esser citate sul palco di Zelig (quella dell’Apollo 13 con a bordo una donna – non se ne abbia a male la nostra formidabile Cristoforetti – è spassosissima).
Queste peculiarità, certo devono esserle in qualche modo connaturate, per carattere, indole e propria formazione, ma hanno dei tratti che mi piace riportare allo spartito, anzi al pentagramma, che fa da ossatura a queste o quelle note, che diversamente suonerebbero come assoluta cacofonia.
Lo spartito, il sottofondo musicale del dire di Costanza e che ha in comune ad altri, è la Fede, la Fiducia, la Speranza ed anche direi la Carità (quella Evangelica). Questo fa si che come il “bel canto”, il dire non si imponga a forza, non diventi un disturbo, una violenza, ma qualcosa che allieta, che può anche trasformare l’umore di un singolo momento o di un’intera giornata.
Dovrebbe essere credo, l’essenza non tanto dell’Annuncio Cristiano, che può anche avere toni ieratici, profetici, perentori se così Dio vuole, quanto quello della nostra singola, feriale, umana testimonianza. Qualcosa che, indipendentemente da chi ci troviamo di fronte, viene porta all’altro come si porge un dono, un omaggio. Anche spogliando un po’ se stessi, mostrandosi più che mettendosi in mostra, mostrandosi per quello che si è, perché l’altro possa in noi riconoscersi e, come diceva anche Costanza in quell’incontro, pensare: “ma se ce l’ha fatta lei/lui, perché non posso anch’io?”
Ho osservato attentamente durante l’incontro, il “malcapitato” (scherzo, non so se lo era…) che sul palco era certo stato mandato d’ufficio, a rappresentare la Banca “sponsor” – e nessuno si scandalizzi, anche gli “sponsor” sono a volte necessari – e che ha fatto il suo intervento formale e professionale.
Non so nulla di quel giovane bancario, della sua vita, tanto meno della sua Fede o se dentro di sé aveva tirato accidenti per una serata sprecata a cui non aveva potuto sottrarsi, ma… ma vi posso assicurare che se l’è goduta. Non si è perso un passaggio del parlare di Costanza, non s’è perso un battuta, ridendo e applaudendo di gusto con l’assemblea. Un’attenzione troppo viva per non pensare che il tutto l’abbia colpito. Magari in tante cose si è ritrovato, certo credo non sia tornato a casa come era arrivato.
Questo anche è il valore, l’essenza, la gioia, la forma della testimonianza e della testimonianza Cristiana, perché forse la parola “Dio” o il nome di Gesù o i Dogmi o il Catechismo, non sono stati ripetuti a raffica, ma non di meno non potevano essere “non udibili”, perché stavano in quella melodia. Perché la domanda che chiama a conversione non è “come faccio a imparare tute queste cose”, ma “come mai la tua vita è così (e la mia no)?”.
Il far sorgere questa domanda è dato a tutti, se la nostra vita pur con tutti, tutti i nostri limiti è redenta. E non dobbiamo e non possiamo sottrarci, perché non è necessario stare su un palco, aver scritto un libro o essere “Costanza”, basta aver fatto esperienza dell’Amore di Dio e non nasconderlo (come il servo infingardo dell’unico talento).
Vi è un’altra cosa che già da molto mi sorprende, ed è la capacità di sondare le dinamiche umane come il più sapiente degli psicologi o psichiatri, se vogliamo. Sentire parlare Costanza di tutte le dinamiche del rapporto uomo-donna, ma anche uomo-donna-figli, quelle dinamiche che trovano motivo nella nostra profonda e specifica natura e nell’essere diversi ma complementari è sorprendente ma nello stesso tempo risulta naturale.
Potrei quasi dire che nella mente del credente, si trasfonde una conoscenza che è quella che il Creatore ha della Sua Creatura. Una visione che nell’Uomo a me piace chiamare discernimento, che appunto discerne gli spiriti, gli umori, le pulsioni e le persone. Non sto parlando di una mistica arte divinatoria o di chissà quali poteri paranormali, ma il saper leggere l’uomo per quello che è, capirne la psicologia profonda e soprattutto averne misericordia.
Ma misericordia, già sembra un termine di chi è accondiscendente (non parlo ovviamente della Misericordia divina), di chi guarda le cose un po’ dall’alto… parlo invece della misericordia di chi ha “cura”, di chi si fa carico dei pesi dell’altro con la stessa filosofia che è nella parola tanto concreta e materiale della Liturgia di questa Domenica: “Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza…” (2Cor 8, 14). Dove è chiaro che in questo contesto non mi riferisco ad un’abbondanza e un’indigenza solo materiali, anzi.
Così mi auguro che da incontri come questi non si apprendano delle “formulette”, dei piccoli segreti per viver meglio la nostra relazione sponsale o altro che sia, ma che si trovi il desiderio e lo stimolo per la testimonianza bella del bello, del bello che c’è in noi, del bello che c’è in noi nel nostro rapporto intimo con Dio da cui ogni altro rapporto prende senso e misura e pienezza.
Mi sia consentito anche un pubblico e personale grazie, per una cosa semplice come quella di aver avvicinato Costanza e dopo essermi fatto riconoscere per chi ogni tanto è qui ospite di scritto e partecipante a volte invadente, mi sono sentito rivolgere un: “Uhhh, che bello… aspetta aspetta…” per aspettare la sua circumnavigazione del tavolo del palco e poi ricevere un abbraccio, come di chi abbraccia un amico fraterno che si ritrova dopo tempo o a lungo atteso.
Grazie Costanza.



venerdì 26 giugno 2015

MATTUTINO - QUOTIDIANITÀ...... per Ogni Giorno


                                         Fraternità di Romena


QUOTIDIANITÀ

“Se la vostra quotidianità vi sembrerà povera, 
non date ad essa la colpa.
Accusate invece voi stessi di non essere abbastanza poeti 
per scoprire tutte le sue ricchezze.
Per il Creatore, infatti, niente è povero”.
Rainer Maria Rilke



MATTUTINO – QUOTIDIANITÀ…… PER OGNI GIORNO


Copertina anteriore

Le parole del mattino

 Di Gianfranco Ravasi
Per molti di noi le prime parole del mattino sono quelle dei giornali, importanti perché, come diceva Hegel, permettono all'uomo moderno di situarsi quotidianamente nel mondo. D'altra parte, dai mezzi d'informazione apprendiamo per lo più cattive notizie: guerre, delitti, crisi economica e politica sono i tratti che più sembrano caratterizzare la nostra società. Gianfranco Ravasi ci propone di distaccarci per un attimo da questa atmosfera malsana per respirare invece l'aria cristallina del mattino generata da quelle parole, antiche o recenti, che ci permettono di iniziare la giornata con anima purificata e limpidezza interiore. E, nello spirito del precedente Le parole e i giorni , seleziona 366 citazioni letterarie, poetiche, filosofiche, musicali da cui prende spunto per brevi e illuminanti commenti, uno per ogni giorno dell'anno, uno per ogni mattino. Goethe, Molière, Maria Montessori, Enzo Biagi, Oscar Wilde, Gianni Rodari, Pascal, Don Milani. Uomini e donne intelligenti ma soprattutto «sapienti», ci spiega il cardinal Ravasi, a cui accostarsi con umiltà: «Non saprò dare soluzioni o risposte decisive; non potrò incidere nell'esistenza di chi mi leggerà; non riuscirò ad asciugare lacrime e a riportare sorrisi. Potrò essere solo - per i pochi minuti di lettura di queste righe - un compagno di viaggio che condivide le stesse domande, che partecipa alle stesse esperienze di dolore e di gioia, che dubita, teme, spera e talora forse dispera». Con questo spirito, Ravasi ci accompagna in un percorso intessuto dei fondamenti del cristianesimo, capace però di parlare in maniera laica e universale, di provocare un fremito nell'anima, un sussulto nella coscienza, spezzando o almeno increspando la calma piatta dei luoghi comuni e delle banalità che ci circondano. Per imparare a isolarci in una piccola riserva, anche se solo per pochi minuti, godendo di una preziosa opportunità di riflessione intima prima di affrontare gli innumerevoli impegni quotidiani.


NB: 
Siamo nel 1992, mia figlia Giulia non aveva ancora iniziato l'asilo!
Il mattutino era la prima cosa che leggevo, quasi un rito ...  

Giuliano



Il mattutino del  11/02/2011

A cura di Gianfranco Ravasi 


QUOTIDIANITÀ
"Se la vostra quotidianità vi sembrerà povera, non date ad essa la colpa. Accusate invece voi stessi di non essere abbastanza poeti per scoprire tutte le sue ricchezze. Per il Creatore, infatti, niente è povero". 
Il poeta austriaco Rainer Maria Rilke è uno degli autori a me molto cari, anche se sono consapevole che non lo si può consigliare come lettura riposante e lieve, essendo ogni suo verso denso, allusivo, persino gravoso. Oggi, però, propongo una sua osservazione più immediata e trasparente: è "prosa" non solo per il genere con cui è scritta, ma anche nel senso più feriale e quotidiano del termine. Ed effettivamente il tema che propone è appunto quello della quotidianità, un vocabolo che deriva dal latino quotidie che significa «ogni giorno». L'impressione immediata che si associa a questa esperienza è quella dell'abitudine, dello scontato, della routine oppure del trantran, per usare un termine onomatopeico, destinato a illustrare una ripetizione monotona. Certo, alzarsi ogni mattina con la consapevolezza che tutto sarà più o meno uguale al giorno prima, per approdare a sera a un sonno che riporterà la ruota della vita l'indomani al punto di partenza, non è per nulla esaltante. Eppure Rilke ci ricorda che il poeta, cioè chi ha uno sguardo capace di perforare il grigiore della superficie, riesce a intravedere iridescenze colorate anche nell'esistenza più uniforme. Tra le crepe di un muro sbrecciato può sbocciare un fiore; in ogni azione si annida una scintilla che può brillare. Ma lo scrittore aggiunge una nota ulteriore religiosa: per Dio nulla è povero o misero. Anche il semplice gesto quotidiano fatto con amore, pur nella sua umiltà materiale, può custodire un seme di eternità. Non è forse vero che Cristo ha segnalato che in atti così modesti come curare un malato, saziare un affamato, visitare un carcerato si cela già la ricompensa piena ed eterna?

FONTE: www.avvenire.it

 Il seme della parola. Mattutino
 Gianfranco Ravasi

Il seme della parola. Mattutino

 "Mattutino"

"È una parola forse dimenticata, relegata nella memoria dei cristiani un po' attempati: "Mattutino" evoca, infatti, le comunità oranti di monaci o monache che si levano quando ancora si stende sulla terra il sudario della notte e iniziano il loro canto di lode che conduce verso l'alba. È quel "mattinar lo Sposo" da parte della "Sposa di Dio", la Chiesa, a cui fa cenno anche Dante nel Paradiso, nel cielo del Sole (X, 141). Quel vocabolo denomina anche una rubrica che appare ogni giorno accanto al titolo del quotidiano "Avvenire", a partire dal 2 gennaio 1992. Dodici annate, dunque, per un totale di 3.630 articoli, per buona parte raccolti in nove volumi, compreso questo che il lettore ha tra le mani." 
(Gianfranco Ravasi)



Ravasi, Gianfranco
Mattutino 




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MATTUTINO TEMPO DEL SILENZIO - RAVASI - PIEMME 1994

Il segreto della luce. Mattutino


Il segreto della luce. Mattutino

 RAVASI





Copertina di 'Mattutino'

Gianfranco Ravasi

MATTUTINO

Risultati immagini per IL SIGNORE DELL'ALBA MATTUTINO - PIEMME
Gianfranco Ravasi - 
IL SIGNORE DELL'ALBA MATTUTINO - PIEMME

Fremito di luce. Mattutino



Fremito di luce. Mattutino

 


di Gianfranco Ravasi




Dettagli prodotto




Dalla terra al cielo, Mattutino
RAVASI


MATTUTINO …… PER OGNI GIORNO.