State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

lunedì 31 ottobre 2016

La vostra disgrazia è non sapere quanto siete belli



Finivo con questa storiella della buona notte la messa ieri sera:
Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a consigliarsi dal proprio vescovo. Il buon presule le fece la seguente raccomandazione: «Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusioni. Deve capire che in qualità di vescovo della Diocesi sono io che posso decidere se le sue visioni sono vere o false».
«Certo, Eccellenza».
«Allora, cara signora, faccia quello che le ordino. La prossima volta in cui Dio le apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sapere se è realmente Dio».
«D'accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?».
«Dica a Dio: "Rivelami, per favore, i peccati personali e privati del signor vescovo". Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D'accordo?».
«Farò proprio così, Eccellenza».
Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò: «Le è apparso di nuovo Dio?».
«Credo di sì, Eccellenza».
«Gli ha chiesto quello che le ho ordinato?».
«Certo, Eccellenza!».
«E cosa le ha risposto Dio?».
«Mi ha detto: "Di' al vescovo che i suoi peccati io li ho dimenticati"».
«D'accordo, Eccellenza. Ma qual è la prova?».
«Dica a Dio: "Rivelami, per favore, i peccati personali e privati del signor vescovo". Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro. D'accordo?».
«Farò proprio così, Eccellenza».
Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò:

«Le è apparso di nuovo Dio?». 

«Credo di sì, Eccellenza». 

«Gli ha chiesto quello che le ho ordinato?». 

«Certo, Eccellenza!». 

«E cosa le ha risposto Dio?». 

«Mi ha detto: "Di' al vescovo che i suoi peccati io li ho dimenticati"». 

Chissà quando prenderemo coscienza che Dio non gioca a nascondino con i nostri peccati, che è l’ultima cosa che gli frega. Lui sa che la storia della nostra vita può essere meravigliosa solo se, insieme a Lui, sapremo guardare nel profondo della nostra anima e scoprire di essere a sua immagine, fatti per respirare bellezza, nutrirci d’amore, masticare pace e provare a far crescere ogni giorno questi semi.

Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano ma nell’intensità con cui vengono vissute, per questo esistono momenti indimenticabili, cose inspiegabili e persone incomparabili.







by leggoerifletto



Ti amai - Fernando Pessoa

Ti amai e amandoti
solo te non vedevo…
Eri il cielo e il mare,
eri la notte e il giorno…
Solo quando ti persi
io ti conobbi…
Quando ti avevo innanzi
al mio sguardo perduto
non eri la mia amante…
Eri l’Universo…
Or che non m’appartieni,
sei solo della tua grandezza.
Mi eri lontana nell’anima,
per questo non ti vedevo…
Presenza in me così quieta,
che non la sentivo.
Sol quando l’esser mio ti perse
vidi che non eri tu.
Non so cosa eri. Credo
il mio modo di guardare,
il mio sentire il mio ardore
il mio modo di pensare…
Eri l’anima mia, fuori
dal Luogo e dall’Ora…
Oggi ti cerco e piango
per poterti trovare
neppure ti rammento
in qual modo ti amai…
Né fosti un sogno mio…
Perché ti piango io?
Non so…Ti persi, e oggi sei
reale nel mondo reale…
Come l’ora che fugge,
fuggi e tutto è uguale
a se stesso e è cosi triste
ciò che vedo che esiste.
In quale spazio fittizio,
in quale tempo immoto
fosti il cilicio
che io, nella fede chiuso,
non sentivo e oggi sento
che mi desto e non mi mento…
E le tue mani, tuttavia,
sento nelle mie mani,
il nostro sguardo fisso e muto
quanti momenti vani
al di là di noi visse
né nostro, tuo o mio…
Quante volte sentimmo
con l’anima il nostro contatto
quante volte seguimmo
per il cammino astratto
che v’è tra anima e anima…
Ore di inquieta calma!
E oggi mi domando
chi fu che amai, baciai
con chi persi la fine
dei sogni che sognai…
Ti cerco e neanche vedo
il mio stesso desiderio…
Cosa fu reale in noi?
Cosa fu in noi sogno?
Di cosa, di che voce Noi fummo
la doppia eco ridente
Che unità avemmo?
Che cosa perdemmo?
Noi non sognammo. Eri
reale e reale ero io.
Le tue mani – così sincere…
I miei gesti – così leali…
Tu e io fianco a fianco…
Questo… e questo finito…
Come vi fu tra noi amore
e cessò di esservi?
So che oggi è vago dolore
ciò che allora era piacere…
Ma non so che passò
su noi e ci destò…
Ci amammo davvero?
Ci amiamo ancora?
Se ci penso vedo che eri
quale sei ora… E finisce
tutto ciò che fu l’amore;
così quasi senza dolore.
Senza dolore… Stupore vago
d’aver dovuto amare…
quasi mi ubriaco
al solo pensarlo…
Cosa mutò e dove?
Cosa in noi si nasconde?
Forse senti come me
e non sai sentirlo…
Essere è essere nostro velo
amare è coprirlo,
oggi che ti lasciai
so che ti amai…
Siamo la nostra bruma…
E all’interno vediamo…
Cadono una a una
le comprensioni che abbiamo
e restiamo nel freddo
dell’Universo vuoto…
Che importa? Se ciò che fu
tra noi fu amore,
Se per amarti mi duole
non amarti più, e il dolore
ha un senso intimo,
niente sarà perduto…
E oltre noi, nell’Adesso
in cui non siamo veli
vivremo l’Ora
voltati verso Dio
e nel silenzio
comprenderemo tutto.

- Fernando Pessoa - 

Da “Il mondo che non vedo. Poesie ortonime”




- Fernando Pessoa - 




I sogni hanno questo di volgare: che tutti sognano.


- Pessoa -



Nulla - Fernando Pessoa

Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.

Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.

Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.

Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.

È vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.

Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.

Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.



L’amore e bellezza (1874)
  Sir Edward Coley Burne-Jones (1833-1898)

Uccidere il sogno è uccidere noi stessi. 
È mutilare la nostra anima. 
Il sogno è ciò che abbiamo di realmente nostro, di impenetrabilmente e inespugnabilmente nostro.





Ci basta l’incomprensibilità dell’universo; volerlo comprendere significa essere meno che uomini, perché essere uomini è sapere che non si comprende.




L’uomo non deve potersi guardare in volto, perché è la cosa più terribile che esista.
La Natura gli ha dato il dono di non potersi vedere, come gli ha dato il dono di non poter fissare i suoi stessi occhi.
Soltanto nell’acqua dei fiumi e dei laghi egli poteva fissare il suo volto.
E perfino la posizione che doveva prendere era simbolica.
Doveva curvarsi, abbassarsi per commettere l’ignominia di vedersi.
L’inventore dello specchio ha avvelenato l’animo umano.


Gatto che giochi per via – Fernando Pessoa

Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;
sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.



Nella casa di fronte a me e ai miei sogni - Fernando Pessoa

Nella casa di fronte a me e ai miei sogni
che felicità c’è sempre!
Vi abitano persone sconosciute che ho già visto senza vedere.
Sono felici, perché esse non sono io.
I bambini, che giocano sugli alti terrazzi,
vivono tra vasi di fiori,
eternamente, senza dubbio.
Le voci che salgono dall’intimità domestica
cantano sempre, senza dubbio.
Sì, devono cantare.
Quando è festa qua fuori, è festa là dentro.
E così deve essere laddove tutto si adatta:
l’uomo alla Natura, perché la città è Natura.
Che grande felicità non essere io!
Ma anche gli altri non penseranno così?
Quali altri? Non ci sono altri.
Quanto pensano gli altri è una casa con la finestra chiusa,
o se si apre,
è perché i bambini possano giocare sulla veranda inferriata,
tra i vasi di fiori che non ho mai visto quali fossero.
Gli altri non sentono mai.
Chi sente siamo noi,
sì, tutti noi,
perfino io, che ora non sento più nulla.
Nulla ? Non so…
Un nulla che fa male …





Io ho tre vite. La mia, quella che si inventò gli altri, e quella che gli altri pensano che sia la mia vita. 

- Fernando Pessoa -







Tutte le lettere d'amore e altre poesie - Ferdinando Pessoa

Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.

(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

(Fernando Pessoa)






Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. 
Non è pesante come la stanchezza del corpo, non è inquieta come la stanchezza dell’emozione. 
È un peso della consapevolezza del mondo, un’impossibilità di respirare con l’anima.

- Fernando Pessoa - 




Amo tutto ciò che è stato

Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l'antica e erronea fede,
l'ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.


- Fernando Pessoa -


Nulla - Fernando Pessoa

Gli angeli vennero a cercarla
la trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l'avevano guidata.

Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.

Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.

Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.

Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.

È vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.

Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.

Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.


(Fernando Pessoa)



Buona giornata a tutti. :-)

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sabato 29 ottobre 2016

Un uomo aveva due figli... Saprò perdonarmi davvero?

 
Una catechista aveva raccontato ai suoi ragazzi del catechismo la parabola del figliol prodigo, ma si era accorta che dopo un po' molti si erano distratti. Allora aveva chiesto che gliene scrivessero il riassunto.Uno di loro scrisse così: «Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portando con sé tutti i soldi. Ma ad un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l'altro figlio, quello buono, che gli chiese dove stava andando così di corsa e con quell'arnese: "E' tornato quel disgraziato di tuo fratello; dopo quel che ha fatto si merita un bel po' di botte!". "Vuoi che ti aiuti anch'io, papà?". "Certo", rispose il padre.E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s'era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel'aveva combinata proprio grossa!».
Oggi sarò tutto il giorno ad un convegno sul ‘perdono’. Qualcosa di nuovo arriverà, ovviamente non come questa nuova interpretazione della parabola più bella che ci sia.Inizio a mettermi in attesa, a risvegliare il desiderio di scoprire come qualcuno ha vissuto questo prezioso cammino e proverà a trasmettere il suo insegnamento. Voglio sentirmi libero di accogliere, di lasciarmi stupire. Domani la storia di Zaccheo avrà qualche luce in più, la mia vita avrà un’attenzione nuova: saprò perdonarmi davvero?E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s'era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel'aveva combinata proprio grossa!».Oggi sarò tutto il giorno ad un convegno sul ‘perdono’. Qualcosa di nuovo arriverà, ovviamente non come questa nuova interpretazione della parabola più bella che ci sia.Inizio a mettermi in attesa, a risvegliare il desiderio di scoprire come qualcuno ha vissuto questo prezioso cammino e proverà a trasmettere il suo insegnamento. Voglio sentirmi libero di accogliere, di lasciarmi stupire. Domani la storia di Zaccheo avrà qualche luce in più, la mia vita avrà un’attenzione nuova: saprò perdonarmi davvero?
Fra Giorgio Bonatti 



My Blog LeggiAmo La Bibbia

>>>>>  ZACCHÈO…

giovedì 27 ottobre 2016

Ogni Alba porta un nuovo giorno, lavando con la luce della speranza le macchie e la polvere dello spirito vuoto di ogni giorno passato.

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Sul treno – 27 ottobre


Ogni Alba
Ogni Alba porta un nuovo giorno,
lavando con la luce della speranza
le macchie e la polvere dello spirito
vuoto di ogni giorno passato.
Vuoi celare te stesso!
Il cuore non ubbidisce,
diffonde luce dagli occhi.
Nella vita non c’è speranza
di evitare il dolore:
che tu possa trovare nell’animo
la forza per sopportarlo.
Cieco, non sai che l’andare e il venire
camminano sulla stessa strada?
Se sbarri la strada all’andata
perdi la speranza del ritorno…
(R. Tagore)
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Non sapete quando l'alba arriverà, tengo aperta ogni porta.



by leggoerifletto

C'è un altro cielo - Emily Dickinson

C'è un altro cielo,
sempre sereno e bello,
c'è un'altra luce del sole,
sebbene sia buio là -
non badare alle foreste disseccate,
non badare ai campi silenziosi -
qui è la piccola foresta
la cui foglia è sempre verde -
qui è un giardino più luminoso -
dove il gelo non è mai stato,
tra i suoi fiori mai appassiti
odo la luminosa ape ronzare,
ti prego, Fratello mio,
vieni nel mio giardino!

- Emily Dickinson -


"Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno."
(Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888)



Immagine: Teodor Axentowicz (1859-1938), Spring

Non so incontrare la Primavera - con distacco -
Sento l'antico desiderio
Un'urgenza a un protrarsi, mescolata,
Una licenza d'esser bella
Una competizione nei miei sensi
Con qualcosa, nascosta in Lei 
E quando svanisce, il rimorso
Di non aver visto di più di Lei.






Lottare a voce piena


Lottare a voce piena, è coraggioso
ma so più generoso
chi attacca dentro il petto
la cavalleria del dolore 
chi vince, e le nazioni non vedono
chi soccombe – e nessuno osserva
i cui occhi morenti nessun paese
guarda con amore di patria 
Confidiamo che in piumata processione
gli angeli sfilino per loro
schiera dopo schiera, con i passi a cadenza
e le uniformi di neve.

- Emily Dickinson -

Da: Centoquattro poesie, Einaudi, 2011

Traduzione di Silvia Bre

L'estate è finita 

Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L'acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch'io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.

- Emily Dickinson - 

Fammi un ritratto del sole e altre poesie - Emily Dickinson

Fammi un ritratto del sole
così che io possa appenderlo in camera mia
e possa fingere di scaldarmi
mentre gli altri lo chiamano “Giorno”!
Disegnami un pettirosso su un ramo
così che io possa ascoltarlo mentre dormo
e quando cesserà il lavoro nei campi
anch’io deporrò la mia illusione.
Dimmi se è vero che fa caldo a mezzogiorno
se sono i ranuncoli quelli che volano
o le farfalle quelle che fioriscono.

Poi, manda via il gelo dai prati
e scaccia la ruggine dagli alberi
dammi l’illusione che ruggine e gelo
non debbano più tornare!

- Emily Dickinson - 


Temo un uomo di poche parole –
temo un uomo che tace –
l’arringatore – posso superarlo –
il chiacchierone – posso intrattenerlo –
ma di colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno –
di quest’uomo diffido –
temo ch’egli sia grande.
- Emily Dickinson - 

Dipinto “Autunno” di Kandinskij



“Se avessimo le ali
per fuggire la memoria
molti volerebbero.
Abituati a esseri più lenti
gli uccelli con sgomento...
scruterebbero la folla
di persone in fuga
dalla mente dell’uomo”



Notti selvagge e altre poesie d'amore - Emily Dickinson

 Notti selvagge!
Fossi io con te
Notti selvagge sarebbero
La nostra voluttà!
Futili - i venti -
Per un Cuore in porto -
Via il Compasso -
Via la Mappa!
Vogare nell'Eden -
Ah, il Mare!
Potessi soltanto ormeggiare - stanotte -
In te!

~~~

Wild nights - Wild nights!
Were I with thee
Wild nights should be
Our luxury!
Futile - the winds -
To a Heart in port -
Done with the Compass -
Done with the Chart!
Rowing in Eden -
Ah, the Sea!
Might I but moor - tonight -
In thee!

- Emily Dickinson -

Madeleine Jeanne Lemaire (1845-1928)
La Volupté


Sono più miti le mattine
E più scure diventano le noci
E le bacche hanno un viso più rotondo
La rosa non è più nelle città
L'acero indossa una sciarpa più gaia
E la campagna una gonna scarlatta
Ed anch'io per non essere antiquata
Mi metterò un gioiello.

- Emily Dickinson -

Conrad Kiesel (1812-1903), Autumn

«Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano -
Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena -
O aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
Non avrò vissuto invano.»




Fammi un quadro del sole -
posso appenderlo in camera mia
e fingere di scaldarmi
mentre gli altri lo chiamano "Giorno!".
Disegna per me un pettirosso - su un ramo -
così sognerò di sentirlo cantare
e quando nei frutteti cesserà il canto -
ch'io deponga l'illusione.
Dimmi se è vero che fa caldo a mezzogiorno -
se sono i ranuncoli che "volano"
o le farfalle che "fioriscono".
E poi, sfuggi il gelo sopra i prati
e la ruggine sugli alberi.
Dammi l'illusione che questi due - ruggine e gelo -
non debbano arrivare mai!


Amarti anno dopo anno - 
può sembrare meno 
di sacrificio, e conclusione - 
eppure, caro, 
il sempre potrebbe essere breve, vorrei mostrarti - 
perciò l'ho congiunto, ora, con un fiore. 

- Emily Dickinson -  





Emily Elizabeth Dickinson nasce 10 dicembre 1830 ad Amherst (Massachusetts), in una stimata famiglia, frequenta la scuola sino alle scuole superiori, cosa anomala per l’epoca. 
A soli 23anni decide di ritirarsi in una vita solitaria ed appartata non giustificata da problemi fisici. 
Rimane quindi irrisolto il mistero Emily Dickinson, affidato all'insondabilità della sua coscienza più profonda. Manifesta un carattere contraddittorio e complesso, venato da una fierezza irriducibile. 
Studia in casa come autodidatta, scrive lettere alle quali spesso allega le sue poesie. Compie brevi viaggi, incontra ed entra in amicizia con scrittori, filosofi. 
La casa dei Dickinson è praticamente il centro della vita culturale del piccolo paese, dunque uno stimolo continuo all'intelligenza della poetessa, che in questo periodo incomincia a raccogliere segretamente i propri versi in fascicoletti. 
In pochi anni viene colpita da una serie di disgrazie familiari, muore il padre, l’anno dopo la madre, alcuni amici con i quali era in contatto epistolare. 
I suoi scritti non sono mai stati pubblicati. 
Solo dopo la sua morte avvenuta il 15 maggio 1886 la sorella Vinnie scopre i versi nascosti e fa pubblicare 1775 poesie. 
Una rivelazione editoriale che, grazie all'enorme potenza sensitiva, mentale e metafisica della poesia di Emily Dickinson, ha dato il via ad un vero e proprio fenomeno di culto.
Buona giornata a tutti. :-)


Best of Ludovico Einaudi - Piano Compilation - Relaxing music