Sono senza PC da più di un mese e posto tutto con il mio …
iPhone SE
www.facebook.com/siamonoitv2000 |
un’ora di pace non è semplice da conquistare.
“Credo che tutte le mattine, prima di mettermi al lavoro, dovrò rivolgermi al mio interno e rimanere una mezzora ad ascoltare quello che c’è in me: dovrò “immergermi in me stessa”, potrei anche dire meditare, ma ho ancora qualche difficoltà con questa parola. E perchè dovrei farlo?.
Una mezzora di pace in se stessi.Muovo le braccia e le gambe e gli altri muscoli al mattino in bagno.Ma questo non è sufficiente.L’uomo è fatto di corpo e di spirito.Una mezzora di ginnastica e una mezzora di meditazione posso costituire un’ampia riserva di pace e di concentrazione, bastevole per tutta la giornata.Ma un’ora di pace non è semplice da conquistare.Bisogna costruirla cancellando nel nostro intimo tutti i guazzabugli e le meschinità”
Vincente Van Gogh, Notte stellata
È breve il tempo che resta.
Poi saremo scie luminosissime.
Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) è una poetessa e scrittrice italiana. Ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca negli anni Ottanta. Nella sua opera, sia poetica che di teatro, ha spesso accentuato l’aspetto della “inadeguatezza della parola”.
scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net |
Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi. "Attraversiamo o non attraversiamo?" Stiamo o non stiamo? Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era mai stato. In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più prepotenti gridavano: Lei non sa chi sono io! Gli spiritosi facevano battute sarcastiche: "Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per fare una villetta in campagna! il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai giardini pubblici! Con il giallo sapete che ci fanno? Allungano l'olio d'oliva!" Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cerco la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente. Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: "Poveretti! Io avevo dato il via "libera" per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare..." Gli uomini sono abituati, come gli automobilisti, a vivere con la testa china sul volante, badando alla strada, ciascuno chiuso nella sua scatola di ferro, preoccupati del lavoro, del denaro, delle mille "grane" quotidiane.
"Amarsi. Però c’è una cosa da dire:
che il tempo passa e il problema fondamentale dell’ umanità da duemila anni è rimasto lo stesso: amarsi. Solo che ora è diventato più urgente, molto più urgente e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’ un l’altro sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo, ci dobbiamo affrettare. Affrettiamoci ad amare. Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi. Affrettiamoci ad amare perchè al tramonto della vita saremo giudicati sull’ amore. Perchè non esiste amore sprecato e perchè non esiste un’ emozione più grande di sentire quando siamo innamorati, che la nostra vita dipende totalmente da un’ altra persona, che non bastiamo a noi stessi e perchè tutte le cose ma anche quelle inanimate come le montagne, i mari, ma di più il cielo, il vento, di più le stelle, di più le città, i fiumi, le pietre, i palazzi, tutte queste cose che di per se sono vuote, indifferenti, improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono e perchè? Perchè contengono un presentimento d’amore anche le cose inanimate, perchè il fasciame di tutta la creazione è amore e perchè l’ amore combacia con il significato di tutte le cose, la felicità.Si, la felicità. A proposito di felicità: cercatela, tutti i giorni e continuamente; anzi chiunque mi ascolti ora si metta in cerca della felicità, ora, in questo momento stesso perchè è lì. Ce l’ avete, ce l’ abbiamo perchè l’anno data a tutti noi, ce l’ hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’ hanno data in regalo, in dote ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto come fanno i cani con l’ osso quando lo nascondono e molti di noi l’ hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’ hanno messa ma ce l’abbiamo, ce l’ avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti, i comodini che c’ avete dentro, vedrete che esce fuori. C’è la felicità. Provate a voltarvi di scatto magari la pigliate di sorpresa ma è lì. Dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei fino all’ ultimo giorno della nostra vita."
PADRE DELLA NOTTE
(Parole di R. Kunstler Musica di S. Cammariere)
Padre della notte
che voli insieme al vento togli dal mio cuore la rabbia ed il tormento e fammi ritornare agli occhi di chi ho amato quando è poca la speranza che resta nel mio cuore Padre della notte che le stelle fai brillare tu che porti vento e sabbia dalle onde del mare Tu che accendi i nostri sogni e li mandi più lontano come barche nella notte che da terra salutiamo
e fammi ritornare
tra le braccia di chi ho amato quando è vana la speranza che resta nel mio cuore quando è poca la speranza che resta nel mio cuore dammi una pace limpida come un limpido amore
Padre della notte
ovunque è il Tuo mistero dentro ogni secondo come in ogni giorno intero Tu che hai dato a noi la fede come agli uccellini il volo Padre della terra Padre di ogni uomo Padre della notte della musica e dei fiori Padre dell’arcobaleno dei fulmini e dei tuoni Tu che ascolti i nostri cuori quando soli poi restiamo nel silenzio della notte solo in Te noi confidiamo e fammi ritornare tra le braccia di chi ho amato Fammi ritrovare un giorno l’amore che ho aspettato quando è poca la speranza che resta nel mio cuore Dammi una pace limpida come un limpido amore
Padre della notte
che voli insieme al vento togli dal mio cuore la rabbia ed il tormento e quando un giorno sta finendo quando scende giù la sera Fa’ che questa mia canzone diventi una preghiera. |
Dio_è un_bacio |
anipponnight.wordpress.com
BIOGRAFIA
Hayao Miyazaki nasce a Bunkyo, uno dei quartieri speciali di Tokyo, il 5 Gennaio 1941, secondo dei quattro figli dell’ingegnere aeronautico Katsuji Miyazaki (1915-1993) e di sua moglie Dola (1909-1980). Nonostante il conflitto bellico la sua infanzia trascorse tranquilla insieme ai fratelli Arita (1939), Yutaka (1944) e Shirou. Miyazaki visse infatti in condizioni agiate dal momento che suo padre Katsuji era direttore della Miyazaki Airplane, azienda di famiglia che produceva componenti di veicoli aeromobili. Tra queste produzioni figuravano anche i famosi e temutissimi caccia Zero, aerei centrali nella trama del suo ultimo film Si alza il vento. Nel dopoguerra il padre passò poi a lavorare, sempre in qualità di ingegnere, per conto della Toyo Radiator Company. Il lavoro del padre e l’azienda di famiglia contribuirono alla grande passione che Miyazaki sviluppò fin da piccolo per il volo e per le macchine volanti e che divenne in seguito uno degli elementi ricorrenti nella sua produzione artistica. Tra il 1947 e il 1955, quando Miyazaki aveva tra i 6 e i 14 anni, sua madre Dola fu ricoverata quasi ininterrottamente in ospedale per una tubercolosi spinale dalla quale non si riprese, fino alla morte avvenuta nel luglio 1980. A questo evento il regista fa esplicitamente riferimento nei film Il mio vicino Totoro e Si alza il vento...
fonte:anipponnight.wordpress.comHayao Miyazaki – L’essenza dell’animazione |
La Principessa Mononoke, il film diretto da Hayao Miyazaki
Principessa Mononoke, il film diretto da Hayao Miyazaki e uscito in Giappone nel 1997. Come per altre opere dello Studio Ghibli (tra cui “Si alza il vento”) anche in questo caso la colonna sonora è stata affidata a Joe Hisaishi, compositore e pianista giapponese. Quasi tutti i brani inseriti nel lungometraggio sono in versione strumentale, fanno eccezione solo “Tatara Fumu Onnatachi” e “Mononoke Hime”.
Il primo brano intitolato “Tatara Fumu Onnatachi” (cioè le donne che spingono il mantice) è il ritornello intonato dalle donne del villaggio di Tataraba durante il lavoro con il mantice appunto, apparecchio utilizzato dai popoli antichi nella metallurgia per raggiungere elevate temperature all’interno della fucina.
www.studioghibli.it/la-colonna-sonora-di-principessa-mononoke/ |
“Mononoke Hime” (la principessa spettro), invece, è la canzone che viene suonata in sottofondo quando Ashitaka, ferito, si risveglia con San accanto e guarda il suo volto pensieroso. Subito dopo, uscito dalla grotta, avrà un colloquio con Moro della tribù dei Mononoke, che ha allevato la ragazza lupo
La tremula corda d'un arco teso…Fremente alla luce della Luna……il tuo animo.Lo splendore d'una lama affilata…Assai simile alla sua punta……il profilo tuo.Nella tristezza e nella rabbia…è celato un animo sincero…a conoscerlo sono gli spiriti del bosco…soltanto gli spettri……soltanto gli spettri