State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

sabato 28 aprile 2012

Domenica prossima, nella giornata mondiale delle vocazioni, Benedetto XVI ordinerà nove sacerdoti,anche Daniele Natalizi, ventisettenne originario di Vicenza.


 Dal Collegio diocesano Redemptoris Mater il vicentino  Daniele Natalizi della parrocchia San Marcello dei Padri Filippini  Vicenza.

Da    Cammino.info 
Domenica prossima, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, alle 9 nella basilica vaticana Benedetto XVI presiederà la messa durante la quale conferirà l'ordinazione sacerdotale a nove diaconi provenienti dai seminari diocesani di Roma. Otto - tra i quali anche un ex giudice e avvocato dello Stato e un pilota d'aereo - diventeranno sacerdoti per la diocesi. Insieme a loro sarà ordinato, per la diocesi di Bui Chu, ilvietnamita Giuseppe Vu Van Hieu, formatosi come gli altri nella capitale, all'Almo Collegio Capranica.

Arriva dal Capranica anche don Piero Gallo, 42 anni, alle spalle una carriera da magistrato e quindi, per otto anni, da avvocato dello Stato. "L'esperienza che ha cambiato la mia vita? L'ascolto delle catechesi sui dieci comandamenti", riferisce.

Il Vicariato di Roma spiega che sono tre i nuovi presbiteri provenienti dal Pontificio Seminario Romano Maggiore: don Giuseppe Cippitelli, don Claudio Fabbri e don Alfredo Tedesco. Quest'ultimo, formatosi nell'Azione cattolica della parrocchia di Santa Maria della Mercede, fidanzato, laureato in chimica, racconta di aver avvertito presto che "la realtà che vivevo mi stava stretta". A 22 anni è entrato al Maggiore per l'anno propedeutico. Domenica a San Pietro alla celebrazione per la sua ordinazione parteciperà anche la sua ex fidanzata con il futuro marito.


Al Collegio diocesano Redemptoris Mater si sono formati infine gli ultimi quattro ordinandi: il trentenne ivoriano Jean Florent Agbo; il colombiano Jorge Alexander Suarez Barbaran, 31 anni; Daniele Natalizi, ventisettenne originario di Vicenza, e il romano Marco Santarelli, che compirà 30 anni a novembre. Pilota di aereo privato con il sogno di portare, un giorno, un Boeing 747, don Marco parla della Giornata mondiale della gioventù di Toronto, nel 2002, come occasione nella quale la chiamata da parte del Signore lo ha raggiunto in modo significativo "attraverso le parole di Giovanni Paolo II che invitava i giovani a seguire Gesù Cristo senza paura". Due anni dopo entrava in seminario, accompagnato dalla sua comunità neocatecumenale


Dal 1 Maggio si svolge alla Fiera di Rimini la 35^ Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo.


Accedi...


Da oggi al primo maggio si svolge alla Fiera di Rimini la 35^ Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo. Di seguito il Messaggio del Presidente di RnS, Salvatore Martinez e il programma.






Canto: Questo è il mio corpo (RnS)


I Vangeli di questi giorni, la prossima domenica (IV di Pasqua, la domenica del "Buon Pastore), e la 35^ Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo che si terrà a Rimini a partire da domani sono altrettante occasioni per meditare sul grande Mistero che celebriamo.
Sotto le parole e gli accordi di questo canto del RnS.

QUESTO E’ IL MIO CORPO Janet Lunt
BROKEN FOR ME © 1978 Mustard Seed Music; Universal Songs, Holland; Ed. Platz Music s.r.l. Milano.




Re Si- Sol La
QUESTO E’ IL MIO CORPO SPEZZATO PER TE.
Re Si- Sol La
QUESTO E’ IL MIO SANGUE VERSATO PER TE.


Fa#- Sol Mi- La Fa#- Sol Mi- Do
  1. Prendi il mio Corpo offerto a te. Prendi il mio Sangue donato a te,
La Re La Re
donato a te. Donato a te. Rit.


  1. Vieni alla mensa e cena con me, mangia il mio pane e bevi il mio vino
e bevi il mio vino. Rit.


  1. Mangia il mio Corpo in memoria di me bevi il mio sangue
in memoria di me, in memoria di me. Rit.


giovedì 19 aprile 2012

Siamo "custodi" della bellezza" & La bellezza dell'uomo secondo Giovanni Paolo II

Lettere al direttore "Avvenire"

 La bellezza salverà il mondo ....


Gentile direttore,
in questi giorni gli alberi da frutto sono in fiore:
 peri, peschi, ciliegi, meli.
 Li ha mai visti da vicino i fiori del melo? Sono così belli, leggiadri e teneri da far male al cuore.
Davanti a essi si rimane estasiati.
E non come davanti a un capolavoro dell’arte umana, ma come davanti a un’opera non fatta da mano d’uomo: un’icona appunto, presenza dell’Altissimo.
Si potrebbe dire che la bellezza è tempio di Dio.
Ammirando i fiori del melo mi è venuto spontaneo chiedere a Dio il dono di capire la bellezza che ci circonda. Se tutti (o quasi tutti) gli uomini comprendessero la bellezza che ci circonda, ci sarebbe la felicità sulla terra. Perché la bellezza è Dio.
Chi ha detto che la bellezza salverà il mondo?
Chiunque l’abbia detto, ha certamente capito che la bellezza è Dio e che non c’è salvezza all’infuori di Dio.
Piaccia o no. Purtroppo, da quello che si vede oggi nel mondo, mi pare che viviamo nella nebbia fitta, ci agitiamo nelle tenebre, barcolliamo nella fuliggine che brucia gli occhi e ci accieca e così, camminando a tentoni, vediamo poco o nulla e roviniamo il giardino che non siamo degni di abitare. Che ne dice?
Ho esagerato? Io dico di no, e lei? 
Fiore Marra, Canelli (At)


Alberi in fiore, del "giardino" del mondo che Dio ci ha messo a disposizione.
Giappone ciliegi in fiore
Fioritura di peschi a Rouen cattedrale de Notre Dame

Primavera " Immagini dal web"

Risposta: Marco Tarquinio

L’affermazione «la bellezza salverà il mondo»
 (proposta ne "L’idiota" in forma di citazione e di domanda) è di Fëdor Dostoevskij.
 E dice, gentile signora Marra, del compito che ci tocca, qui e ora. Lei pensa che non siamo degni del "giardino" che Dio ci ha messo a disposizione, e basta guardarsi attorno per concludere che purtroppo non esagera. Io, che forse esagero, credo invece che con fatica, poco a poco e nonostante errori e disastri, stiamo imparando a essere degni del Creato. Creazione e redenzione, come insegna Papa Benedetto, sono inscindibilmente legate. Conto che ci sia ancora moltissimo da mantenere bello quando verrà il giorno in cui avremo finalmente capito che siamo chiamati a «essere custodi della Terra e a svilupparne i doni».




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La bellezza dell'uomo secondo Giovanni Paolo II
In occasione della prima memoria liturgica del Beato Papa Giovanni Paolo II (lo scorso 22 ottobre), don Fabio Rosini ha parlato di tre tematiche riguardanti la bellezza dell'essere umano secondo il pensiero del Papa. Sono stati pubblicati i tre video con la catechesi sulla felicità dell'uomo!



Parte I 
         

Parte II
  

Parte III
(Giovanni Paolo II) 2012 autore: Don Fabio Rosini






venerdì 13 aprile 2012

Un giorno ...


Un giorno (pps) 

ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Arturo e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me: perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? Deve essere un ragazzo strano. Io avevo il mio weekend pianificato (feste e una partita di pallone con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminatoMentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro ad Arturo .. Gli arrivarono addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nel erba un paio di metri più in là. Lui guardo in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi.Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli:"quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere." Arturo mi guardo e disse: "grazie!" C'era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine. Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo mai visto prima. Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembra un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a calcio con i miei amici e lui disse di si. Stemmo in giro tutto il weekend e più lo conoscevo più Arturo mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arriv il lunedì mattina ed ecco Arturo con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: "ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!" Egli rise e mi diede metà dei libri. Nei successivi quattro anni io e Arturo diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare all'università, Arturo decise per Roma ed io per un altra città. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Arturo sarebbe diventato un medico mentre io mi sarei occupato di cause e litigi. Arturo era il primo della nostra classe e io l'ho sempre preso in giro per essere un secchione. Arturo doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Il giorno dei diplomi, vidi Arturo, aveva un ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po riempito nel aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi qualche volta ero un po geloso! Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e li dissi: "giovane te la caverai alla grande!" Mi guardo con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) sorrise e mi disse: "grazie". Inizi il suo discorso schiarendosi la voce: "nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvi una storia: "Guardai il mio amico Arturo incredulo non appena cominci a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il weekend. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stesse portando a casa tutte le sue cose. Arturo mi guard intensamente e fece un piccolo sorriso. "Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvo dal fare quel terribile gesto" Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri. Ora tu hai due scelte, tu puoi:

1) passare questo messaggio ai tuoi amici o 

2) cancellarlo e agire come se non ti avesse toccato il cuore. 

Come puoi vedere io ho scelto la numero 1. 
 "gli amici sono angeli che ci sollevano i piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola." 
 Non cè né inizio né fine. Ieri è storia. Domani è mistero. 
 Questa è la settimana del amicizia. Mostra ai tuoi amici quanto ci tieni.  

>>>>  Giuli@no

venerdì 6 aprile 2012

Da Giuliano tanti ...



          PREGÓN PASCUAL. (preconio pasquale)

 



    La-         Sol          La-
P.  Exulten los coros de los ángeles
     Do                  La-
    exulte la asamblea celeste,
                  Sol
    y un himno de gloria
                                      La-
    aclame el triunfo del Señor resucitado. .............. QUI



dal sito web: pitestiromania.ro

RISURREZIONE


domenica 1 aprile 2012

Cristo morto, PER Amore ... solo per Amore.





http://www.reginamundi.info/esamecoscienza/
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KYRIE ELEISON, Signore abbi pietà

Dal vangelo di Marco (15,33-39)
       Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spu­gna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.
Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!».

cristo-morto-Andrea Mantegna (150 d.c.)


San Lorenzo (SPERI) Vicenza
E' proprio amore 


Quel Cristo morto  per me, per te ...  per tutti noi ! 

Disgraziato e pure graziato. Il dispetto di Dio
(omelia per la Settimana Santa) Scritto da don Marco Pozza


Chi è per noi Gesù di Nazareth da kairosterzomillenio.it


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Nota introduttiva sul Vangelo di Marco (15,33-39)

(Letto sul blog della Comunità di Sant’Agata comunità dei Padri Sacramentini,

 che vivono nella  spiritualità di San Pier Giuliano Eymard, purtroppo non più in aggiornamento)

            “La croce, scandalo e follia…”
            Riportiamo alcune affermazione di Celso, filosofo pagano, di fronte al Cristo della croce, una reazione che è davvero quella della sapienza umana che giudica la croce stoltezza e follia (cfr 1 Cor 1,20-25)
            “Che ha fatto Gesù di veramente grande come Dio? Ho disprezzato forse gli umani nemici, si è preso gioco di loro e ha volto a scherzo ciò che gli era accaduto?”
            “Come mai, se non allora, almeno adesso non rende manifesta la sua divinità e non si libera da questa vergogna (passione e croce) e non fa giustizia di quelli che hanno oltraggiato lui e il padre suo?!
            “Quale dio, a quale demonio, o quale uomo intelligente, prevedendo che dovevano capitargli tali cose (le sofferenze della passione) non avrebbe fatto tutto il possibile per sfuggirle e si sarebbe lasciato sorprendere dalla sofferenza che aveva previsto?”
            “E’ forse convincente il suo grido sulla croce quando stava per spirare e il terremoto e le tenebre sopraggiunte? Quando era vivo non fu capace di badare a se stesso e da morto egli invece è riuscito a risorgere mostrando i segni della sua passione e le mani trafitte dai chiodi. Ma chi li ha visti? Una donna isterica, e qualche altro della sua cricca, forse un visionario per partito preso, oppure un sognatore che traduceva in realtà l’oggetto del suo desiderio, oppure un mistificatore che voleva ingannare gli altri con questa storia prodigiosa.”
            “Gesù avrebbe dovuto apparire a quegli stessi che l’avevano oltraggiato e a quello che lo aveva condannato”
            “Quand’anche i profeti avessero predetto che il grande Dio, per non dire nulla di più offensivo, avrebbe dovuto patire la schiavitù, o essere infermo o andare incontro alla morte, sarebbe stato proprio necessario che questo Dio patisse la morto perché dopo morto si potesse credere che era un Dio? Ma neanche i profeti avrebbero potuto prevedere questo: perché questa è una cosa cattiva ed empia. Pertanto non si deve stare a guardare se l’hanno predetto o no, ma se il fatto è degno di Dio ed è bello. Ora come si può definire buono che tali cose siano state sofferte da Gesù e da un Dio?”
            “I predicatori che dicono tali cose intorno a Gesù hanno solo la possibilità di convincere gente sempliciotta, volgare e stupida, connette e giovincelli”:

Parole da sottolineare

            “…mezzogiorno, si fece buio fino alle tre…”: le tenebre durano tre ore, come tre giorni di buio precedettero l’uscita di Israele dall’Egitto. Adesso la terra di schiavitù è la “terra promessa”, ma la morte di Gesù annuncia liberazione per tutti gli oppressi. Gesù sulla croce è la nuova norma del giudizio: essere in suo favore o contro di lui decide il destino di ognuno.
            “Eloì, Eloì, lemà sabactàni”: Il lamento di Gesù fa sue le parole del salmo 22, mostrando nello stesso tempo la sua adesione incondizionata e fiduciosa in Dio e il suo stato di abbandono. Non è un grido di disperazione ma una confessione di fede, pur nella sofferenza estrema, in colui che resta l’unica presenza cui rivolgersi.
            “Ecco, chiama Elia!”: Secondo la dottrina degli scribi Elia doveva precedere la venuta del Messia e prepararne il trionfo. I presenti vedono o pretendono di vedere in quel grido la confessione del suo fallimento e il desiderio di essere liberato dal supplizio.
            “di aceto una spu­gna”: l’aceto esprime l’odio e sottolinea la mancanza di misericordia e di umanità. Ci si prende burla di Gesù per dimostrargli che nessuno lo difende, che Dio lo ha abbandonato.
            “spirò”: Marco non usa la parola “morte”, che denota passività ed inevitabilità. Gesù non si spegne nel supplizio e nella debolezza; la sua morte è il momento culminante della sua vita e della sua pienezza; il verbo “spirare” è vicino a “spirito” e significa “esalare lo spirito: la morte è il momento nel quale Gesù effonde il suo Spirito sugli uomini.
            “Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso”: Questa manifestazione di Dio in Gesù invalida l’antico santuario. Dio non vincolato ad alcun luogo, ma solo all’Uomo-Dio e, con lui, ad ogni uomo che riceve lo Spirito. Dio era rimasto sempre nascosto (tenda), ora, per la prima volta, si squarcia il velo: ciò che Dio è si manifesta in Gesù.
            “il centurione … disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!»”: Solo un pagano, il centurione, reagisce positivamente di fronte a quella morte, riconoscendo nell’uomo Gesù la divinità. Per i Giudei la morte era sconfitta e dimostrava la falsità delle pretese di Gesù; per questo pagano, invece, quella morte dimostra che in Gesù c’era la vita di Dio stesso. Adesso, finalmente, il segreto. nascosto per tutto il vangelo, è svelato. Adesso sappiamo davvero che Gesù è Figlio di Dio!

Riflessione

  Lo strappo dell’inutile velo
            Il luogo più sacro del tempio, là dove risiedeva la presenza dell’Altissimo segnata dall’arca dell’alleanza, era separato dallo spazio riservato al popolo e da quello riservato si sacerdoti, da una tenda. Era la parte più misteriosa ed inaccessibile del santuario.
Pensata forse (Es 26,33; 40,31) per proteggere e custodire la preziosa presenza della divinità – così come nelle nostre case custodiamo gelosamente le cose di valore – la tenda aveva finito per diventare barriera inaccessibile e per provocare nella sensibilità e nella religiosa del popolo la consapevolezza di un Dio fuori dalla vita e dalla storia. Un pezzo di cielo dentro alla terra, ma pur sempre, credo, straordinario fin che si vuole ma che non “sporcava” con la terra.
            E così Dio era diventato il Dio totalmente altro, ma anche totalmente fuori. Un po’ alla volta la tenda era  stata sostituita, nella mentalità della cultura religiosa, da un muro che rendeva possibile da una parte, la sterilità dei riti e del culto, gesti che non avevano nulla a che fare con la vita, compiuti nel tempio solo per dovere e per soddisfare le esigenze stravaganti di un Dio che si accontentava di lunghe preghiere, di incensi e di sacrifici e, dall’altra, la sensazione che l’uomo fosse abbandonato in preda alle proprie sofferenze, ai disagi, alle angherie che subiva… senza che Dio avesse nulla da dire e nulla da fare per manifestare all’uomo interesse e misericordia.
Dio di là della tenda e l’uomo di qua… nell’impossibilità di una relazione vitale e liberante.
            Al momento della morte di Gesù si straccio l’ormai inutile velo del tempio: Dio si rivela in Gesù. L’inaccessibile diventa visibile e il totalmente altro si confonde con la storia dei più umili e dei più disperati.
Adesso sappiamo che Dio è amore, è passione per la vita, è condivisione con le nostre anche povere e sofferte situazioni.
Adesso sappiamo che Dio non è fuori ma dentro, dalla parte dell’uomo e della sua vicenda.
Ma adesso anche sappiamo che è finito il tempo della divisione tra sacro e profano e tutto l’umano è invaso dalla sacralità della presenza di Dio.
Adesso sappiamo che Dio torna a percorrere i sentieri degli uomini – come faceva nell’Eden – e a condividere anche i percorsi più sofferti e drammatici.
Adesso sappiamo che la nostra storia sta davvero a cuore a Dio, a quel Dio che in Gesù Cristo ha voluto condividere fino in fondo la nostra condizione.
Adesso è chiaro che il vero santuario è in quel Figlio dell’Uomo – immagine e vocazione di ogni uomo -: è Lui la sede della presenza divino e il suo corpo, squarciato sulla croce, manifesta il vero volto di Dio.
            Da quel momento cercare Dio è cercare il volto dell’uomo,di ogni uomo per riconoscere in lui i lineamenti e i tratti della divinità.
Da quel momento sappiamo che anche gli spazi più tristi, anche le amarezze più sconvolgenti, anche i cammini più tortuosi là dove, come il Cristo in croce, ci sembra di esperimentare la maledizione di Dio e il suo silenzio… sono invece spazio e luogo del suo manifestarsi.
            E… desistiamo dalla tentazione di ricucire lo strappo, di ricollocare la presenza di Dio al di là e al di fuori; desistiamo dalla tentazione di ricostruire spazi privilegiati di presenza: Lui ha voluto (“dall’alto”) abitare tutta la storia e di tutti gli uomini.

            “Quest’uomo era davvero il Figlio di Dio”
            Nel corso della lettura del vangelo di Marco abbiamo più volte accolto il grande interrogativo che sottende tutta la narrazione: “Ma chi è mai costui?”
E’ la domanda che i discepoli, la gente, i potenti e i piccoli si pongono di fronte ai gesti e alle parole di Gesù. Qualcuno l’ha intuito (Pietro), qualcuno ha detto di sapere (i demoni scacciati)… ma i più hanno manifestato incomprensione ed incapacità di collocare la figura di Gesù dentro qualche schema di conoscenza. Stupore, meraviglia, domande senza risposta, sorpresa… tutto questo ha provocato Gesù ma la domanda sulla sua identità è rimasta tale senza trovare una risposta che esprimesse consapevolezza e chiarezza di comprensione.
            Adesso, sotto la croce, di fronte al un condannato a morte, il centurione romane esclama: “Questi è davvero il Figlio di Dio!”. Il mistero è finalmente svelato ed è svelato da un pagano.
E’ sorprendete che Marco abbia messo in bocca ad un pagano l’espressione più alta del suo vangelo, la rivelazione di quel “segreto messianico” che dall’inizio aveva accompagnato tutta l’attività di Gesù.
            E’ il primo grande frutto dello strappo del velo. Se prima i pagani erano esclusi dalla possibilità di conoscere Dio, per loro non c’era salvezza, se prima per loro c’erano i divieti di accesso al tempio… adesso anche per loro, nel nuovo santuario che è Gesù, c’è la possibilità di conoscere la verità e la forza dell’amore che Dio manifesta verso tutti gli uomini.
            Ma che cosa avrà mai visto questo centurione da rendergli possibile questa affermazione? Lui che ne ha visti tanti condannati morire, lui abituato a vedere esecuzioni… cosa avrà colto di tanto straordinario da renderla capace di dire ciò che nessuno ha mai detto, neppure di fronte ai grandi segni che Gesù aveva posto in precedenza?
            Ha visto un uomo capace di risposte d’amore anche verso chi lo ha assassinato.
            Ha visto l’amore realizzato e portato a compimento in un uomo che, violentato e defraudato di tutto, anche della dignità, non ha mai smesso di amore e ha concluso: “solo Dio può amare così!”
            Siamo arrivati all’apice del Vangelo. In questa affermazione del centurione tutto si fa chiaro: quel volto di Dio fino ad allora chiuso e tenuto nascosto, imbarazzante nel suo silenzio e nella sua lontananza, adesso si fa chiaro: è volto di amore, di dono e di perdono. Ed è questo il linguaggio di Dio, un linguaggio che tutti possono capire.
            Adesso sappiano che ogni gesto di amore è rivelazione di Dio, che ogni generoso affacciarsi sulla vita dei piccoli e dei poveri, degli esclusi e degli emarginati è manifestazione del divino che invade l’umano.
            Adesso sappiamo che non occorre cercare Dio chissà dove e chissà attraverso quali percorsi… ma che lo dobbiamo cercare in scelte di generosità, di misericordia e di condivisione.
            Adesso sappiamo che se, come cristiani e come chiesa, parliamo il linguaggio dell’amore, saremo capiti da tutti.


Preghiera

La tua croce, a Cristo Gesù,
è la fonte della speranza,
è la sorgente della nostra salvezza.
Il velo del tempio squarciato dalla tua morte
è la testimonianza che tu sei vicino a noi
e che nell’infinito tuo amore crocifisso
il cielo e la terra si sono uniti.
Ora, o Dio vicino, non dobbiamo cercarti
negli strepitosi miracoli:
sarebbe illusorio;
non dobbiamo cercarti
fra le stelle del cielo:
sarebbe fuorviante.
Donaci piuttosto, o Signore,
la forza di cercarti e di riconoscerti
nel buio della croce.
E’ solo lì che tu ti fai presente,
è solo nel dolore crocifisso e offerto
che tu semini in noi
la tua vita nuova,
la tua vita eterna,
la tua vita…
che sa già di risurrezione.

Per la revisione di vita

            * Vivo la mia esistenza consapevole che è abitata dalla presenza del Signore, che Lui condivide i miei percorsi, anche quelli della fatica e del dolore?
            * So parlare quel linguaggio che tutti possono capire, il linguaggio dell’amore, aprendomi ogni giorno ai gesti di dono e di attenzione ai fratelli?
            * So riconoscere in ogni gesto di bontà, anche quando è posto da gente che non conosce o che appartiene ad altre culture o ad altre religioni, che lì davvero è il Signore che si manifesta?



             Preghiera  Comunità di Bose