State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

venerdì 29 luglio 2016

E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!


Lettera ad un figlio - Rudyard Kipling



SE – IF


di  Joseph Rudyard Kipling
Se saprai mantenere la lucidità quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa;
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio;
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggiamente;
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo;
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori;
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi;
Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa o croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita;
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”;
Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso;
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo;
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
.
If you can keep your head when all about you
Are losing theirs and blaming it on you;
If you can trust yourself when all men doubt you,
But make allowance for their doubting too;
If you can wait and not be tired by waiting,
Or being lied about, don’t deal in lies,
Or being hated, don’t give way to hating,
And yet don’t look too good, nor talk too wise;
If you can dream—and not make dreams your master,
If you can think—and not make thoughts your aim,
If you can meet with Triumph and Disaster
And treat those two impostors just the same;
If you can bear to hear the truth you’ve spoken
Twisted by knaves to make a trap for fools,
Or watch the things you gave your life to, broken,
And stoop and build ‘em up with worn-out tools;
If you can make one heap of all your winnings
And risk it on one turn of pitch-and-toss,
And lose, and start again at your beginnings
And never breathe a word about your loss;
If you can force your heart and nerve and sinew
To serve your turn long after they are gone,
And so hold on when there is nothing in you
Except the Will which says to them: “Hold on!”;
If you can talk with crowds and keep your virtue,
Or walk with Kings—nor lose the common touch;
If neither foes nor loving friends can hurt you,
If all men count with you, but none too much;
If you can fill the unforgiving minute
With sixty seconds’ worth of distance run,
Yours is the Earth and everything that’s in it,
And—which is more—you’ll be a Man, my son!



Alberto Lupo legge una poesia di Rudyard Kipling: SE

Silenzio



www.romena.it/rubriche/il-vangelo-della-domenica
By leggoerifletto

da: "Silenzio" - Romano Battaglia

La nostra vita scorre in mezzo al chiasso, tra fiumi di parole spesso inutili che servono solo a coprire le nostre incertezze, il disagio interiore quando siamo a contatto con gli altri. 

Ho sperimentato l'effetto del silenzio su di me, sulle mie sensazioni, sul mio animo nelle lunghe notti estive, quando la folla degli incontri pomeridiani al “Caffè de La Versiliana” era ormai lontana e l'aria di protagonismo degli ospiti e del pubblico si era dissolta alle soglie della cattedrale verde del bosco, le voci, i discorsi, gli applausi si erano spenti.
L'ho trovato, il silenzio, la notte, nel mio giardino, sotto il cielo stellato, in mezzo alle piante di pitosforo e rosmarino, tra il profumo delle rose, nel luogo dove mi piace pensare sosti l'anima che vuole ritornare bambina.
In queste ore notturne, in compagnia di un gatto e al lume di candela, ho rievocato episodi vicini e lontani. Ho rivisto i volti di tante persone, ho risentito le loro voci, ho riflettuto sulla vita, sugli errori che mi hanno condizionato, sulle paure, sui sentimenti, sui dubbi che hanno frenato l'azione.


Queste notti mi hanno permesso di rivalutare il silenzio: esso solo ci consente di ritagliare spazi di buonsenso per non essere travolti dal ritmo incalzante dell'arroganza dilagante, per intrecciare un dialogo sereno con noi stessi e con gli altri.

- Romano Battaglia -
da: Silenzio, Milano 2005


Il silenzio è la forza che agisce in questo libro come un solco vero e inafferrabile.
E una linea di fuga che un uomo non più giovane sceglie per tentare di liberarsi dal gioco balordo degli incontri e degli inviti intrisi di protagonismo.
Ed è una scommessa vincente, perché nella solitudine, lontano dalla civiltà del rumore e del fatuo, l’uomo ritrova la parte più autentica di sé, quella che pensava di aver sepolto molti anni prima insieme ai sogni e ai progetti mai realizzati.

- Romano Battaglia - 
da: Silenzio, Milano 2005


Bastava una sola, semplice cosa: il silenzio, il non parlare portava molto più tempo per pensare.
Pensare portava più tempo ad ascoltare.
Ascoltare portava amore per l’immobilità, e l’immobilità era la strada per la risposta…

- Romano Battaglia - 
da: Silenzio, Milano 2005


Bisogna saper ascoltare il silenzio del cielo per capire il significato della nostra vita su questa terra.
Il cielo ci aiuta a ricordare.

- Romano Battaglia -
Il silenzio del cielo

Buona giornata a tutti. :-)


mercoledì 27 luglio 2016

...perchè ... almeno una volta ogni tanto , anzichè la cosa giusta, bisognerebbe fare la cosa che rende felici.

                                                           by leggoerifletto

La valigia del morto

Un uomo morì. A un certo punto vide avvicinarsi Dio, portando con sè una valigia.
E dio disse: – Figlio, è ora di andare.
L’uomo stupito domandò: – Di già? Così presto? Avevo tanti piani.
– Mi dispiace ma è giunta la tua partenza.
– Cosa porti nella valigia? domandò l’uomo.
E Dio gli risposte: – Ciò che ti appartiene.
-Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?
Dio Risposte: -Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.
-Porti i miei ricordi?
– Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.
-Porti i miei talenti?
-Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.
-Porti i miei amici, i miei familiari?
-Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano del cammino.
-Porti mia moglie e i miei figli?
-Loro non ti sono mai appartenuti, erano del cuore.
-Porti il mio corpo?
-Mai ti è appartenuto, il corpo era della polvere.
-Allora porti la mia anima?
-No, l’anima è mia.
Allora l’uomo pieno di paura scaraventò via la valigia che Dio portava con sé e aprendosi vide che era vuota.
Con una lacrima che scendeva dagli occhi, l’uomo disse: 
-Non ho mai avuto niente?
-Così è, ogni momento che hai vissuto è stato solo tuo. La vita è un solo momento.

Un momento solo tuo. Per questo mentre hai il tempo sfruttalo nella sua totalità.
Che nulla di quello che ti è appartenuto possa trattenerti. 
Vivi ora, vivi la tua vita e non dimenticare di essere felice, è l’unica cosa che vale davvero la pena.
Le cose materiali e tutto il resto per cui hai lottato restano qui.
Apprezza chi ti apprezza, non perdere tempo con coloro che non hanno tempo per te.

(fonte sconosciuta)

I peggiori sono quelli che vivono sempre nel mezzo. Non scelgono. Non si sbilanciano. Non fanno mosse, pur di non fare sbagli. Inutili.


Alcuni dovrebbero vivere una seconda volta come premio, altri come castigo.

- Stanisław Jerzy Lec -




Non si tratta di vivere, ma di vivere essendo e mostrandosi interamente come si è... e infine vivere così non basta. È necessario anche vivere con gloria.

- Henry de Montherlant -


Buona giornata a tutti. :-)

martedì 26 luglio 2016

Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura...

Last Tuesday

Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.

(Sun Tzu)

Lunga la strada per capire, o almeno intuire, chi sei e dove vuoi andare.

È tutto cosi “liquido”… Ci sono dei momenti nei quali sei in sintonia con ciò che ti circonda ed altri momenti nei quali hai bisogno di andare contro corrente.

Momenti nei quali ti domandi qual è il valore dell’ opposto e di una scelta pazza e controcorrente… ti chiedi qual è il prezzo da pagare per essere uno, avere un’ anima, uscire dai ranghi.

Quanto vale un Pinocchio che vuol diventare bambino?

È piovuto tutta la notte e sul treno fa freddo. Le carampane sono euforiche mentre dissertano di malattie e sindromi varie. Non so se non le sopporto proprio o se, in fondo, mi mancheranno. Il cielo invece è meraviglioso e sembra un acquerello. Uscirà il sole.

Il treno corre e si ferma…

Menocinque, menoquarantasette.

PicsArt_1469512319091

https://chiediloamanu.wordpress.com/2016/07/26/last-tuesday/

Dio non poteva essere ovunque, è per questo che ha creato le madri.


By leggoerifletto

Memorandum per il bambino fantasioso - Erma Bombeck

Durante i mesi estivi, quando i bambini sono troppo grandi per la baby-sitter e troppo piccoli per cavarsela da soli, io trovo che quello che ci vuole per mettere in chiaro che cosa ci si aspetta da loro sia il Memorandum per il Bambino Fantasioso.

Memorandum per il bambino fantasioso

- Questa è una casa. È proibito portare veicoli in casa.
- È pericoloso e illegale introdurre in questa casa più di duecento persone.
   I contravventori saranno legalmente perseguiti.
- In casa c'è un cane. Si chiama Spot. A Spot piace correre e giocare e riportare il bastoncino. Gli piace anche liberarsi l'intestino e la vescica con una certa regolarità.
Fate attenzione ai segni rivelatori, come salti più alti del soffitto, morsi alla maniglia e tentativi di strisciare sotto la porta.
- Mangiare è bello. Vedete il latte? il burro? gli affettati? Non corrono. Non camminano. Non hanno gambe. Devono essere presi e rimessi in frigorifero altrimenti diventano verdi. Il verde non è un bel colore.
- Sentite il telefono? Sta suonando. Questo significa che qualcuno vuol parlare con voi. Continua a suonare. Quando il telefono suona, sollevate la cornetta e parlateci dentro. Dite «Pronto». Dite «Arrivederci». Dite qualcosa.
- Le stanze da letto sono posti particolari. Cercate il vostro letto tutti i giorni. Provateci. A volte non vi riesce di vederlo perché è coperto di cianfrusaglie. Questo non è igienico. Le stanze ingombre sono disordinate.
I pesci muoiono nelle stanze disordinate. Le mamme non riescono a respirare nelle stanze disordinate.
Le stanze disordinate non sono adatte agli esseri umani. In questa casa ci sono anche esseri umani.
- La stanza da bagno vi vuol bene. È vostra amica. È sempre lì quando ne avete bisogno.
Ai coperchi delle tazze non piace stare alzati in continuazione. Si stancano. Agli asciugamani non piace stare sul pavimento. Non vedono niente. Ugh. 
Al sapone non piace stare a sciogliersi nell'acqua. Bah!
- Ecco la mamma che torna a casa. Ecco il papà che torna a casa. Si trascinano sulle ginocchia. Siate buoni con la mamma e con il papà. «Ehi, mamma, ascolta, Brace è uno stronzo. Glielo sto dicendo, Debbie. Non sono stato io, papà.»
Volete far impazzire la mamma?
Volete che al papà scoppi una vena del collo?
E allora datevi una regolata.

- Emma Bombeck -




Ogni madre mette a disposizione del figlio una sorta di eccedenza, una specie di credito illimitato.

Ogni madre possiede tanto amore materno che nessun bambino, anche il più affettuoso, sarà mai in grado di restituirle, comunque non ora durante il periodo dell'attesa.
La madre conserva questa eccedenza d'amore sempre disponibile sia per il figlio che per i suoi giorni a venire, belli o brutti che siano. 

- Adrienne von Speyr -


Dio non poteva essere ovunque,
è per questo che ha creato le madri.

Detto ebraico


Buona giornata a tutti. :-)

lunedì 25 luglio 2016

voglio spazio per cantare crescere errare e saltare il fosso della divina sapienza.…

Fiori di Poems

Alda Merini


spa-po
Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.

Alda Merini

Fiori di Poems

domenica 24 luglio 2016

Manca...manca la vita cosa farò?


ANOTHERSEA

Manca… :-)


13423738_1787259328221209_2355992542739436796_n

Manca  dolcezza, il tatto e un pizzico grande di tenera passione,
manca lo stupore, l’incanto e la Poesia
mancano i tramonti infuocati e le albe radiose
mancano carezze e baci: vortici infiniti e pizzichi allo stomaco
manca l’allegria, la follia e l’audacia di stringersi in ogni pensiero
manca la vita
cosa farò?
mi inventerò qualcosa come sempre, l’urgenza di scappare è più forte
perchè ci provo sai, ma non resisto a lungo  nell’insoddisfazione
manca tutto e so di essere porta e finestra in questa solitudine:
entra ed esce ogni cosa
resiste soltanto quel che ancora so di voler trattenere!
G.M  by montgiusi

venerdì 22 luglio 2016

Vita di Carmen, una poesia di donna ( Carnen Hernández) - FUNERAL


Madrid, funerali di Carmen Hernandez nella cattedrale dell’Almudena - 21 luglio 2016


di Raffaele Dicembrino – La Croce, giovedì 21 luglio 2016 (testo preso dal sito di Radio Maria)
È apparsa nel messaggio di Kiko come una donna al balcone mentre arriva l’amato, tanto che quel comunicato aveva più dell’elegia e della serenata che del “necrologio”. Tanti scoprono solo ora la forza della sua presenza discreta e ordinatrice, alle spalle e al fianco del fondatore del “Cammino”. Ma chi è stata Carmen, e qual è la sua storia che ha commosso tanti cavalieri, papi e re?
Si è spenta ad 85 anni, a Madrid, nella sua amata Spagna, Carmen Hernandez che insieme con Kiko Argüello ha iniziato il Cammino neocatecumenale negli anni ’60. Era responsabile dello stesso Cammino a livello internazionale insieme a Kiko e Padre Mario Pezzi.
La ricordano le oltre 22mila comunità neocatecumenali, presenti in 110 Paesi del mondo. Le esequie si terranno oggi 21 luglio alle ore 18.00 nella cattedrale dell’Almudena a Madrid e saranno presiedute dall’arcivescovo della capitale spagnola monsignor Carlos Osoro Sierra. Maria del Carmen Hernández Barrera nasce a Olvega, Navarra, in Spagna, il 24 novembre 1930. Ha passato l’infanzia con la famiglia a Tudela: il padre, Antonio Hernández, è stato il fondatore della società Herba, una delle industrie del riso più importanti della Spagna. Carmen frequentò la scuola dei Gesuiti a Xavier, ricevendo un’impronta missionaria che caratterizzerà tutta la sua vita. Per desiderio del padre, iniziò gli studi di chimica all’Università di Madrid e, dopo la laurea, lavorò per un periodo nell’industria di famiglia. Ma presto, lasciò questo per ritrovare la sua vocazione missionaria giovanile. Entrò in un istituto femminile, sorto da poco: “Le Missionarie di Cristo Gesù”, per coronare il suo sogno.
Per prepararsi alla missione in India, si recò in Inghilterra per apprendere l’inglese.
Erano gli anni ’60 e, con l’inizio del Concilio, anche il suo Istituto entrò in crisi, ponendosi su due binari diversi: da una parte chi voleva restare fedele all’idea originaria della missione e dall’altra chi voleva orientarsi verso una vita religiosa più “normale”.
L’incontro con alcuni studiosi di liturgia (mons. Pedro Farnes Sherer, professore all’Istituto Liturgico di Parigi, Dom Botte, L. Bouyer, ecc.), che stavano mettendo in atto un profondo rinnovamento conciliare, riscoprendo l’Eucaristia, la centralità della Pasqua, l’importanza della catechesi, la necessità di una iniziazione cristiana nelle parrocchie, orientarono Carmen verso il mondo ebraico e verso la Parola di Dio. Passò due anni in Israele, visitando tutti i luoghi sacri, con la Scrittura in mano, meditando e pregando. Con questo profondo e ricco bagaglio, tornò a Madrid alla ricerca di alcuni giovani che potessero unirsi a lei in un progetto di evangelizzazione che voleva avviare concretamente in Bolivia, per aver conosciuto un vescovo disposto ad accogliere questa esperienza. Non vuole rientrare nell’ambiente familiare e va a vivere tra i baraccati di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Qui si incontra con Kiko Argüello, un giovane di buona famiglia, anch’egli alla ricerca di un’esperienza di vita cristiana più autentica. Non pensa ad un lavoro sociale, ma piuttosto – ispirandosi a Charles de Foucauld – ad una presenza di povero tra i poveri, certo della parola di San Giovanni XXIII che la salvezza della Chiesa sarebbe venuta attraverso i poveri. E qui, tra questi poveri, zingari, quiquies, ex prostitute, handicappati, si venne formando una comunità cristiana, così radicale, così semplice e sincera, così povera ed evangelica che quando Carmen la incontrò ne rimase affascinata.
L’evangelizzazione lasciava di essere una teoria teologica o un progetto pastorale da mettere in atto: era una comunità cristiana.
Nel dialogo con quella povera gente nasce a poco a poco una nuova sintesi teologico-catechetica che non solo tocca la vita delle persone, ma la va cambiando, trasformando poco a poco in una novità: nasce una preghiera sincera, la comunione tra persone socialmente e intellettualmente “incapaci” di questo, si aprono con entusiasmo all’evangelizzazione. Carmen ne è affascinata. Dalla periferia di Madrid, inizia l’annuncio nelle parrocchie, dalla Spagna si passa in Italia: l’azione si va organizzando come un vero e proprio catecumenato post-battesimale. Al fascino catechetico di Kiko (che parla con forza e canta e scruta la scrittura e forma comunità…), Carmen offre una solida base teologica e liturgica, un amore alla Chiesa ed al Papa in particolare, davvero ammirevoli, specie in un tempo tanto critico contro tutte le istituzioni. È sempre attenta alla condizione della donna, di cui prende spesso le difese con originalità e profondità…Famosi i suoi interventi durante le Gmg a difesa della donna, contro gli attacchi che il demonio che dalla Genesi all’Apocalisse la attacca, proprio perché ella ha la fabbrica della vita nel suo seno. Le sue catechesi, semplici ma profonde, coinvolgono spesso il cosmo stesso, strappando l’uomo dalla meschinità della sua vita sedentaria e lanciandolo dentro un ritmo ed un movimento che stanno alla base della sua visione pasquale della creazione e della salvezza. Il Cammino Neocatecumenale non sarebbe ciò che esso è senza la presenza intelligente e creatrice di Carmen. Ha partecipato alla redazione dello Statuto del Cammino, dando un contributo fondamentale davanti a difficoltà e dubbi ed ha gioito quando nel 2011 ha visto la sintesi catechetica che, con Kiko ed i poveri aveva contribuito a mettere insieme, è stata approvata dalla Santa Sede come “Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale”. Schiva di ogni adulazione e di ogni onorificenza, si rifiutò sempre di ricevere riconoscimenti particolari. Solo nel 2015 accettò il Dottorato Honoris Causa in Sacra Teologia, in riconoscimento del suo immenso contributo alla formazione cristiana in tutto il mondo, conferitole dalla Catholic University of America di Washington, l’unica università pontificia negli Stati Uniti. Ha partecipato sino alla fine, anche quando era ormai già molto malata, in modo eroico all’evangelizzazione. Un tratto che rivela l’anima di questa donna eccezionale, dal carattere e dal linguaggio diretto, mai doppio, mai ipocrita – e per questo spesso quasi temuta – è quanto ha confessato una volta a Kiko: “Vedi, Kiko, io spesso passo da scorbutica e da impertinente davanti a vescovi e cardinali, ma lo faccio perché essi accettino te!”.
La notizia della morte di Carmen Hernandez l’ha voluta dare lo stesso Kiko Argüello con una lettera a tutti gli aderenti al Cammino neocatecumenale. “Carmen, che grande aiuto per il Cammino! Mai mi ha adulato, sempre pensando al bene della Chiesa. Che donna forte! Non ho mai conosciuto nessuno come lei. Carmen è stata per me un avvenimento meraviglioso: la donna, il suo genio grande, il suo carisma, il suo amore per il Papa e, soprattutto, il suo amore alla Chiesa”. “Per me ha concluso Kiko – è stato commovente che abbia atteso che io giungessi, la baciassi e le dicessi: ‘Animo”. E dopo averle dato un bacio è spirata. Lo stesso Kiko ha poi dichiarato ai media: “Carmen è stata una donna libera. Tutte le ragazze del Cammino hanno detto che grazie a Carmen hanno trovato l’orgoglio di essere donne, perché Carmen è stata fantastica. Ha sempre parlato dell’importanza della donna nella Chiesa. La donna è la figura più importante per questo è stata perseguitata dal demonio dalla prima pagina della Bibbia fino all’ultima, dalla Genesi fino all’Apocalisse. Carmen ha avuto l’ispirazione di chiedere ragazze per i monasteri di clausura. Oggi abbiamo monasteri pieni di ragazze del Cammino: sono più di quattromila le giovani che oggi sono suore di clausura! Lei era innamorata della Veglia pasquale. Ha passato la sua vita studiando attraverso padre Farnes, che era il migliore studioso di liturgia in Spagna, che ha conosciuto quando quest’ultimo andava all’Istituto liturgico di Parigi. Lei ha studiato tutta la riforma liturgica del Concilio e ha donato questa conoscenza al Cammino”. “Come la immagino? Carmen è felicissima insieme al Signore, con Gesù Cristo che l’amava moltissimo! E io sono qui che soffro. Speriamo che ora sia ancora più forte e che aiuti il Cammino. Mi mancherà! 50 anni insieme, predicando il Vangelo! Abbiamo percorso mezzo mondo, abbiamo visitato 40 nazioni!”. Come non ricordare le parole di Papa Francesco sulle opere del cammino neocatecumenale: “Tre parole come un sigillo: unità, gloria, mondo. Tre parole come un “passaporto” consegnato dal Papa ai duemila missionari del Cammino Neocatecumenale – tantissimi mamme e papà e i loro 1.500 figli – che presto si dissemineranno ovunque: 14 missio ad gentes in Asia, 30 in Europa, 6 in Africa, 4 in Oceania e 2 in America. Il demonio, afferma, può tentarci e “farci credere” che siamo “magari migliori degli altri”, tentazione che può insinuarsi “anche nei carismi più belli.
Ogni carisma è una grazia di Dio per accrescere la comunione. Ma il carisma può deteriorarsi quando ci si chiude o ci si vanta, quando ci si vuole distinguere dagli altri. Perciò bisogna custodirlo. Custodite il vostro carisma. Come? Seguendo la via maestra: l’unità umile e obbediente”. “La comunione è essenziale”, ribadisce Francesco, e va vissuta con la consapevolezza che “la Chiesa è la nostra Madre”, con la quale i figli hanno “somiglianza”: “Dopo il Battesimo non viviamo più come individui isolati, ma siamo diventati uomini e donne di comunione, chiamati ad essere operatori di comunione nel mondo. Perché Gesù non solo ha fondato la Chiesa per noi, ma ha fondato noi come Chiesa. La Chiesa non è uno strumento per noi: noi siamo Chiesa (…) Anche l’istituzione è infatti un carisma, perché affonda le radici nella stessa sorgente, che è lo Spirito Santo”. La seconda parola affidata dal Papa al Cammino Neocatecumenale è “gloria”, quella del Vangelo opposta – ricorda Francesco – alla fama che il mondo attribuisce a chi gode di ammirazione e importanza: “È una gloria paradossale: senza fragore, senza guadagno e senza applausi.
Ma solo questa gloria rende il Vangelo fecondo. Così anche la Madre Chiesa è feconda quando imita l’amore misericordioso di Dio, che si propone e mai si impone (…) Chi annuncia l’amore non può che farlo con lo stesso stile d’amore”. Dunque, non la “mondanità” – che anzi Dio “detesta”, rimarca il Papa – piuttosto il “mondo” che il Padre ama. “Mondo” è la terza parola con la quale Francesco si sofferma in particolare sul compito – non facile, riconosce, sofferto ma fatto “per amore” – che ora attende le famiglie missionarie: “Considerate un dono le realtà che incontrerete; familiarizzate con le culture, le lingue e gli usi locali, rispettandoli e riconoscendo i semi di grazia che lo Spirito ha già sparso. Senza cedere alla tentazione di trapiantare modelli acquisiti, seminate (…) la buona notizia che deve sempre tornare, altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita”.
“Vi accompagno e vi incoraggio (…) Io rimango qui, ma col cuore vado con voi”. Noi vogliamo ricordarla con queste sue parole: “Io fin da piccolissima mi sono sentita chiamata per il Signore alle missioni. Chissà perché, nonostante sia nata ai piedi del Moncayo in Olveda; sebbene mia madre ci facesse nascere lì per via dei nonni e della casa, noi abbiamo sembre vissuto a Tudela, sulla riva dell’Ebro. E lì c’era una sede dei Gesuiti. Non so come stanno ora le cose, ma lì non abbiamo mai avuto Salesiani, o Domenicani né altro; il “San Francesco Saverio” era il collegio più grande che avevano i Gesuiti…enorme e meraviglioso, dove io ho visto passare fin da molto piccola missionari del Giappone, dell’India, della Cina, che sempre ci proponevano i filmini, ci parlavano delle missioni, e poi il collegio di suore della Compagnia di Maria dove andavo io, era proprio accanto ai Gesuiti.
Forse attraverso questo e per grazia del Signore ho sentito sempre fin da molto piccola la chiamata alle missioni. Io dico sempre che prima di San Paolo ho conosciuto San Francesco Saverio, che per me era l’ideale del cristianesimo, e tutto il mio ideale era partire per le missioni e, non so perché, per l’India. Fu così che poi mio padre trasferì la famiglia a Madrid quando i miei fratelli hanno cominciato ad andare all’Università, e a 15 anni che avevo quando sono andata a Madrid, ho fatto la proposta di andarmene da sola in India. Non so cosa pensavo di fare, però ho fatto questa proposta a casa mia che mio padre non mi ha dato uno scapellotto, però mi ha proibito tassativamente di andare in India. Io avevo una perfetta convinzione per la evangelizzazione.
Però la cosa più grande per me, è che io debbo moltissimo ai Gesuiti… per questo mi piace tanto Sant’Ignazio di Loyola, che è un uomo straordinario e non conosciuto; è stato importantissimo nella Chiesa, come tutti gli Ordini, e oggi stanno riuniti tutti i religiosi nel sinodo, e sarà una cosa fantastica, un rinnovamento oggi per loro. Noi non siamo nulla in confronto a ciò che sono i Gesuiti, i Domenicani e tutti, è una cosa fantastica quella dei missionari e di santi che hanno dato le Congregazioni. A quindici anni avevo un proposito – io ho sempre propositi.
Avevo uno zio Gesuita, primo fratello carnale di mia madre. Ogni anno mi proponevo di andarmene, e così presi il diploma. Però il fatto è che in quegli anni giovanili – per questo credo molto alla chiamata ai giovani e alle giovanette – Dio mi diede tantissime grazie, e debbo molto a Padre Sanchez, santo gesuita che stava a Madrid, che mise nelle mie mani il libro di Padre Lapuente. Il Padre Lapuente è un classico dei gesuiti per la meditazione, mi introdusse molto nell’orazione. In questo Padre Lapuente, oltre al metodo gesuitico, è sempre colpito dalla sacra Scrittura: ogni pagina che sfogliavo era piena di Sacra Scrittura. Io sono entrata nella Sacra Scrittura attraverso Padre Lapuente. Ed anche direttamente, perchè lo stesso Padre Lapuente fu il primo in Spagna a pubblicare una Bibbia in spagnolo, molto prima della Nácar Colunga e della De Bouver. Quindi già a 16 anni tenevo una Bibbia in mano. Il Signore mi ha colmato di ispirazione e di grazia. Cosicchè veleggiavo sicuramente con questa chiamata, persino negli studi mi diedero in tutto il massimo dei voti, anche alla maturità: mi veniva tutto facile. Non sono giochi da ragazzi eh? E sono comunque molto interessanti. Trovai molto aiuto in questo Padre Sanchez. Quando feci il diploma, feci un serio tentativo di andarmene, ma mio padre, siccome avevo 17 anni, diceva che in nessun modo avrei potuto andarmene. Così cominciai l’Università, che mio padre aveva i suoi piani industriali, che avrei avuto successo e avrei lasciato tutto per l’industria, sarei andata a Madrid e uno di noi diventava fisico, un altro chimico, un altro ingegnere, un altro economista, aveva già costruito il suo castello. Mi chiamò e mi disse: “Guarda, il primo a dirti che non c’è nulla di più importante di Dio nella vita è proprio tuo padre; ma non capisco perché te ne vuoi andare con le suore mettendo da parte tuo padre che ti può aiutare più di tutti per le missioni.” Cioè che aveva fede, ma voleva che lo facessi con lui e attraverso la scienza, attraverso la chimica, le fabbriche e queste cose.
Però già a 21 anni che facevo Chimica, stavo proprio con mio padre in una delle fabbriche che aveva in Andújar e me ne sono scappata da lì. Mi ricordo che mi lasciò in hotel – che lì erano quasi tutti maschi – e me ne scappai a Madrid; da Madrid fuggo a Pamplona e alla fine arrivo a Javier che era il posto da cui partire per l’India (mio padre mi aveva inseguito a Madrid e io stavo invece là). Quindi ho vissuto lì a Javier anni fantastici. Di spirito missionario, di orazione, di grazia del Signore, di forza evangelizzatrice enorme. In un momento andarono in Giappone, in India, in Congo, da tutte le parti: partivano come frecce. Lì il Signore mi diede moltissime grazie, mi stavo preparando. Molte mie compagne dopo il noviziato le mandavano a studiare Medicina perchè visto che andavano in zone difficili era molto utile studiare Medicina. Rendo moltissime grazie al Signore perché quello fu per me un autentico cenacolo di orazione, di grazie del Signore immense. Così, visto che avevo studiato Chimica, mi fecero studiare Teologia, e grazie a questo Arcivescovo di Valencia che era molto aperto, molto buono, un uomo santo – ora vogliono introdurre la sua causa di canonizzazione – era un uomo molto intelligente. Anche a Valencia, quando lo trasferirono a Valencia da Pamplona, aprì una casa di formazione teologica per religiose e mise lì i migliori professori che aveva a Valencia, fra questi il Padre Sauras che era il numero uno che la Spagna ha avuto tra i Domenicani nella nostra epoca, e il primo che scrisse un libro nuovo sulla Cristologia. Fu al Concilio come consultore. Con lui ho conosciuto i Domenicani e tutta la santa Teologia che si insegna ai sacerdoti, con tutta la Summa di san Tommaso – che questo Padre fantastico spiegava molto bene, con grazia enorme. Alla fine, mi fecero fare quella teologia. E per un anno intero ho lavato roba, che non avevo lavatrice: ho lavato sudari a montagne. Ed infine mi destinano all’India”…. Un giorno il Signore, attraverso una visione o un sogno fantasioso, come volete chiamarlo, mi manda come un’apparizione e mi dice “tu seguimi”. Però il “tu seguimi” risulta essere che si apre una finestra e che devo buttarmi.
Sono spaventata. E Gesù Cristo “Seguimi”: e va bene ti seguo. Esco da questa finestra e comincia una caduta verso il basso come senza paracadute e cioè cadi, vai a terra con una velocità tale da sfracellarti. E Gesù Cristo mi diceva: “Perchè non mi dici che vuoi seguirmi?” ed io “Sì!”. Quando dico questa accettazione, “con te”, incomincia un cambio radicale, un’ascesa. Sapete che sono molto devota dell’Ascensione perché ho vissuto – fuori o dentro la mia carne, non lo so, diceva San Paolo – ciò che è l’Ascensione. E cioè entrare in un’Ascensione immensa di allegria che non ha nessun paragone con nessun piacere sessuale, qualcosa che sa di eternità, che è entrare in Dio, nell’eternità. Qualcosa che l’unica cosa che io potevo dire era “Basta, Signore, basta!”……………. Voglio dire che il contenuto del Cammino non nasce con Kiko che apre la Bibbia a caso come racconta lui.
Ciò che stiamo tenendo tra le mani è il Concilio Vaticano II vero e proprio. E Dio si servì anche di Morcillo, l’Arcivescovo di Madrid, che fu l’altro miracolo che ci fu nelle baracche; cioè il giorno in cui io ho cominciato a collaborare seriamente con Kiko, perché non mi fidavo di lui. Tanto è così che siamo stati senza parlarci per mesi, io avevo un altro gruppo in un altra parte delle baracche. La mia intenzione era sempre di partire per le missioni. Morcillo fu importantissimo: senza di lui, né io né Kiko saremmo mai andati nelle parrocchie.
Il primo incontro che ho avuto con Kiko Argüello fu in casa sua, mentre suonava la chitarra. Io che venivo da sofferenze enormi, a Madrid, con la mia famiglia che mi stava perseguitando ed altro, lui stava lì, suonando la chitarra e mangiando pollo, facendo il galletto con la svedese; alla fine, non ci ho fatto caso, ho pensato: è una creatura. Poi andai alla Fortuna, il quartiere dei trappisti, aspettando, perché mio padre mi diceva: “ora sai che tuo padre può fare tutto ciò che vuoi per te: ora vieni qui a casa a mangiare e a farti la doccia”. Stavo dormendo in una farmacia e poi andai alla Fortuna con i poveri, aspettando di vedere cosa voleva Dio, perché le mie amiche ancora non volevano imbarcarsi. Intanto Kiko andava a fare il servizio militare. Nel primo incontro che ho avuto con lui in un bar delle Palomeras, dove stavano queste amiche mie – che si unirono alla lotta sociale, alle Commissioni Operaie – Kiko mi racconta le sue visioni, che la Vergine gli aveva detto di formare piccole comunità come la Famiglia di Nazareth. Mi ricordo del bar. E mi dicevo: “Questo ragazzo è tanto moderno ed è un semplice”. Perché in quei tempi Conciliari per me San Giuseppe non aveva più importanza. Immaginavo che era stato mesi interi a Nazareth, che era stato lì nella grotta ore ed ore con grande devozione. Tutto ciò lo aveva unito all’annuncio, alla mia idea missionaria; però la Sacra Famiglia di Nazareth a quei tempi a me sapeva di rancido, come quelle statue che erano dappertutto ed erano insopportabile. Intanto per me San Giuseppe era sparito dal globo. Quando ho sentito che diceva di formare piccole comunità come la Famiglia di Nazareth… E come vedo che veramente è stato così. L’importanza oggi della famiglia”. Già la famiglia! Che Carmen Hernandez possa proteggerla da lassù.

https://www.facebook.com/segnideitempi/posts/1182223111809549

fonte: www.radiomaria.it


FUNERAL CARMEN HERNANDEZ