State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

giovedì 27 giugno 2013

per molti nostri figli/e oggi è ...

Un giorno tragico

DI ADMIN
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Comunicato della USCCB  (Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America) 26 giugno 2013
Oggi è un giorno tragico per il matrimonio e per la nostra nazione. La Corte Suprema ha commesso una profonda ingiustizia nei confronti del popolo americano, colpendo in parte la difesa del Marriage Act a livello federale. La Corte ha sbagliato. Il governo federale dovrebbe rispettare la verità, che il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, e la dovrebbe rispettare anche quando i singoli stati mancano di farlo.
La salvaguardia della libertà e della giustizia esige che tutte le leggi, federali e statali, rispettino la verità, inclusa la verità sul matrimonio [...]. Il bene comune di noi tutti, specialmente dei nostri bambini, dipende da una società che si impegni ad affermare la verità del matrimonio. Ora è tempo di raddoppiare i nostri sforzi nel testimoniare questa verità. Queste decisioni sono parte di un dibattito pubblico che avrà grandi conseguenze. Il futuro del matrimonio ed il benessere della nostra società sono in pericolo.
Il matrimonio è l’unica istituzione che metta insieme un uomo e una donna per la vita, offrendo a ogni bambino che dovesse venire dalla loro unione il solido fondamento di una madre e un padre.
La nostra cultura ha dato per scontato troppo a lungo ciò che la natura umana, l’esperienza, il senso comune e il sapiente progetto di Dio confermano: che la differenza tra un maschio e una femmina è importante, e che la differenza tra una mamma e un papà è importante. anche se la cultura ha mancato molte volte nella sua opera di rafforzamento del matrimonio, questa non è una ragione per arrendersi. Ora è tempo di rafforzare il matrimonio, non di snaturarlo.
Quando Gesù insegnò il significato del matrimonio – l’unione esclusiva per tutta la vita di marito e moglie -, egli indicò di nuovo l’origine della creazione da parte di Dio della persona umana come maschio e femmina (Matteo 19). Sfidando i comportamenti e le leggi del suo tempo, Gesù insegnò una verità impopolare che tutti potessero capire. La verità del matrimonio permane, e noi continueremo a proclamarla impavidamente con fiducia e amore.
Ora che la Corte Suprema ha reso nota le sue decisioni, noi con rinnovato impegno invitiamo tutti i leader e le persone di questa buona nazione a unirsi saldamente nel promuovere e difendere l’unico e solo significato del matrimonio: un uomo, una donna, per la vita. Noi chiediamo anche preghiere affinché le decisioni della Corte vengano riviste, e le loro implicazioni ulteriormente chiarite

Supreme Court Decisions On Marriage: 'Tragic Day For Marriage And Our Nation,' State U.S. Bishops

June 26, 2013

WASHINGTON—The U.S. Supreme Court decisions June 26 striking down part of the Defense of Marriage Act and refusing to rule on the merits of a challenge to California’s Proposition 8 mark a “tragic day for marriage and our nation,” said Cardinal Timothy Dolan of New York, president of the U.S. Conference of Catholic Bishops, and Archbishop Salvatore Cordileone of San Francisco, chair of the U.S. bishops’ Subcommittee for the Promotion and Defense of Marriage.

The statement follows.

“Today is a tragic day for marriage and our nation. The Supreme Court has dealt a profound injustice to the American people by striking down in part the federal Defense of Marriage Act. The Court got it wrong. The federal government ought to respect the truth that marriage is the union of one man and one woman, even where states fail to do so. The preservation of liberty and justice requires that all laws, federal and state, respect the truth, including the truth about marriage. It is also unfortunate that the Court did not take the opportunity to uphold California’s Proposition 8 but instead decided not to rule on the matter. The common good of all, especially our children, depends upon a society that strives to uphold the truth of marriage. Now is the time to redouble our efforts in witness to this truth. These decisions are part of a public debate of great consequence. The future of marriage and the well-being of our society hang in the balance.

“Marriage is the only institution that brings together a man and a woman for life, providing any child who comes from their union with the secure foundation of a mother and a father.

“Our culture has taken for granted for far too long what human nature, experience, common sense, and God’s wise design all confirm: the difference between a man and a woman matters, and the difference between a mom and a dad matters. While the culture has failed in many ways to be marriage-strengthening, this is no reason to give up. Now is the time to strengthen marriage, not redefine it.

“When Jesus taught about the meaning of marriage – the lifelong, exclusive union of husband and wife – he pointed back to “the beginning” of God’s creation of the human person as male and female (see Matthew 19). In the face of the customs and laws of his time, Jesus taught an unpopular truth that everyone could understand. The truth of marriage endures, and we will continue to boldly proclaim it with confidence and charity.

“Now that the Supreme Court has issued its decisions, with renewed purpose we call upon all of our leaders and the people of this good nation to stand steadfastly together in promoting and defending the unique meaning of marriage: one man, one woman, for life. We also ask for prayers as the Court’s decisions are reviewed and their implications further clarified.”


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Keywords: marriage, Supreme Court, Proposition 8, Defense of Marriage Act, DOMA, U.S. Bishops, U.S. Conference of Catholic Bishops, Cardinal Timothy Dolan, Archbishop Salvatore Cordileone

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"il matrimonio non e' solo uomo e donna"!

mercoledì 26 giugno 2013

“Finché penso, vivo”

Il film

Finalmente il dvd di “Finché penso, vivo” è pronto!

http://principessasulpisello.com/



Chi è Marina Garaventa
Sono Marina, classe '60, e, dal 2002, vivo grazie ad un respiratore che uso 24 ore su 24. Io non mi muovo, non parlo ma, grazie al mio pc, COMUNICO! Scrivo libri, articoli, mi occupo di sociale, di politica, di musica e di molto altro. Insomma, IO VIVO!

Ciao Martina,

SONO PASSATO NEL TUO BLOG PER CASO !

  O forse non e un caso! 

Hai risposte e anche molte domande! 


Sei del 60 la classe di mia moglie.

Grazie per la TESTIMONIANZA DI VITA 


Ritornerò presto "principessa"

Un abbraccio da Giuliano


martedì 25 giugno 2013

Leggere questo può cambiare la tua vita ... Berlicche

Da Berlicche - il cielo visto dal basso.

Quelle poche parole possono cambiare la tua vita. Possono darti una nuova prospettiva, rovesciare le tue certezze ammuffite, darti l’ispirazione per cose grandi.
Se volessi dare loro un’occhiata. Se le vedessi. Se ti accorgessi di loro, in cui non speri più.

Cos’è degno di attenzione?
Cos’è che ci spinge a prendere quel frammento di pensiero in mezzo a centinaia, migliaia di frammenti simili che ci vengono proposti ogni giorno? C’è così tanto da leggere, da ascoltare, che è impossibile stare dietro a tutto.

E quindi scegliamo quello che ci sembra interessante.
Ma se non ci interessa niente, se non abbiamo più curiosità perché nessuna verità ci sembra possibile, perché “già sappiamo”… allora nessun comunicatore, nessun articolo potrà fare presa su di noi. Persi nel nostro mondo di sogno.
Mentre quanto ci circonda è come una soffitta piena di cartacce dove sia smarrito un manoscritto preziosissimo. Se nessuno lo cerca, sarà mandato al macero con tutto il resto.

Allora veramente il primo passo è risvegliare l’umano. Scuotere dal torpore di giorni in cui nulla accade. Proprio la convinzione che sia tutto già deciso e segnato ci impedisce di cogliere la novità.
Di cercare ciò che possiamo trovare. Di trovare ciò che già ci cerca.
Prima della carità, prima della fede, è la speranza che manca a noi uomini di oggi.

Se i vent’anni sono l’età di Facebook (rete di amici), i trent’anni sono ... i quaranta & i cinquanta ?

Trentatrè

DI EMANUELEFANT
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di Emanuele Fant
Se i vent’anni sono l’età di Facebook (rete di amici), i trent’anni sono l’età di Linkedin (rete professionale).  Mi sono iscritto anch’io, con seguito di scoperte e di riflessioni. Prima scoperta: quelli che al liceo avevano gli occhiali con la montatura rettangolare, sono diventati tutti editor. (Possibile che al mondo servano più  editor che panifici? E poi cosa fa esattamente un editor? Si domanda tutto il giorno chi gli ha portato via la ‘e’ finale?). Seconda scoperta: nessuno è diventato impiegato, operaio, tranviere, casalinga. Quelli che lo sono diventati lo scrivono in inglese per confondere le acque. Ad esempio chi vende le viti è Sales Manager presso la Screw Corporation. Vuoi mettere?
Tutti sono un po’ ingrassati e hanno vestiti migliori.
I trent’anni e passa non hanno portato alla mia vita la sola novità dell’iscrizione al social network. Recentemente alcune news inverosimili hanno minato le mie sicurezze: Andrea e Laura aspettano un bambino, Fabio si sposa a settembre, Linda e Morgan hanno preso un secondo gatto.
Se l’adolescenza è il tempo delle domande irrisolvibili, la stagione che segue è finalmente dedicata alle risposte. La pancetta che affligge tutti a questa età è evidentemente lì a testimoniare che la corsa pazza è finita, che la tensione irrisolvibile non è più necessaria, che adesso ci si può  sedere e finalmente ragionare con calma, magari davanti a una tazza di tisana al finocchio (che depura).
Nel 2001 conobbi al cinema i trentenni urlanti e frustrati di Muccino, rinforzando il mio proposito di morire a ventisette anni come Kurt Cobain e altri eterni giovani famosi. Probabilmente mi ha salvato la mia astemia e il fatto che non faccio mai il bagno dopo pranzo, fatto sta che rimanere qui  mi ha permesso di accedere a un tempo, quello col 3 nelle decine, insospettabilmente fecondo, benedetto, e in speciale connessione con il Senso.
Quando, turbati, io e la mia futura moglie abbiamo parlato per la prima volta a fra Roberto, confidandogli che ci stavamo scoprendo credenti, lui ha ribattuto serafico: “Tranquilli, seguo altri coetanei nelle vostre condizioni”.
Ma perché l’incontro fatale s’incunea spesso a metà vita?
Forse perché la maturità porta con sé le prime decisioni, e le decisioni non si prendono se non si ha un itinerario, una direzione, una mappa stradale, o almeno una applicazione per l’Iphone. Forse perché arriva l’amore che finalmente, questa volta, speri  duri sempre, e sei costretto a fare i conti con che cosa sia l’eternità. Forse perché i figli, voluti o capitati, chiedono dal primo vagito una griglia di significato che è dovere tuo, e non dell’ostetrica, illustrare.
Pure Diouomo in persona ha stabilito che trentatré anni di vita era il momento più opportuno per ricongiungersi col Padre. Perché non prendere esempio, e lasciarsi andare?

lunedì 24 giugno 2013

La Manif Pour Tous en France

Un video da vedere: La Manif Pour Tous en France

Un video che racconta cosa è successo in Francia, negli ultimi nove mesi: il percorso accidentato della controversa legge Taubira (mariage pour tous), le prime manifestazioni,  gli oppositori sempre più numerosi, la nascita del movimento Manif pour Tous, le successive manifestazioni che hanno portato oltre un milione di persone in piazza, i sit-in pacifici, una vera e propria resistenza, gli arresti arbitrari, e tutto, se non ve ne foste accorti, praticamente nel silenzio generale dei grandi media: ecco perché questo è un video da vedere! (è in francese con i sottotitoli in inglese ma è facilmente comprensibile anche per chi ha meno dimestichezza  con le lingue tanto sono eloquenti le immagini).


video

martedì 18 giugno 2013

L'uomo planetario nella Terra del Tramonto (3a parte)


Chi fu Ernesto Balducci? Fu una delle personalità di maggior spicco nella cultura del mondo cattolico italiano nel periodo che accompagnò e seguì il Concilio Vaticano II. Fu legato a Giorgio La Pira, David Maria Turoldo, Lorenzo Milani, Danilo Cubattoli, Silvano Piovanelli, Mario Gozzini, Bruno Borghi, Raffaele Bensi e molti altri cattolici democratici e "di sinistra" vissuti a Firenze tra gli anni cinquanta e gli anni novanta. Intrecciò forti relazioni anche con personalità laiche come Lelio Basso. Nei primi anni 1950 fondò il "Cenacolo", un'associazione che univa l'assistenza d... altro »

giovedì 13 giugno 2013

FILM tratti da grandi raconti Es. Nel paese delle creature selvagge (Where the Wild Things Are)

Ce n'è una in ogniuno di noi ....

<> Nel paese dei mostri selvaggi <> (Where the Wild Things Are)



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Terrible Yellow Eyes: l'illustrazione Nel Paese dei Mostri Selvaggi


Maurice Sendak: Nel paese dei mostri selvaggi

Nel paese dei mostri selvaggi (Where the Wild Things Are) è un romanzo per ragazzi, scritto da Maurice Sendak e pubblicato da Harper & Row nel 1963.
Il libro narra le avventure immaginarie di un bimbo di nome Max. Nel corso della storia, il protagonista incontra i mostri selvaggiche danno il titolo al romanzo (Wild Things nella versione originale). Nonostante la sua brevità, Nel paese dei mostri selvaggi è diventato nel corso degli anni un libro amato da bambini e adulti, ispirando videogiochi, illustrazioni, composizioni musicali e svariati adattamenti per il teatro ed il cinema.
In Italia, il libro è stato pubblicato per la prima volta da Emme edizioni nel 1968, per poi essere ripubblicato nel 1999 dalla casa editrice milanese Babalibri.[2]
Dopo un'iniziale diffidenza, il libro ottenne diversi riconoscimenti nel corso degli anni successivi, tra cui il Caldecott Medal nel1964,[3][4] il Boston Globe-Horn Book Award e il American Library Association Notable Book, e riscosse un largo successo di critica e pubblico,[5] diventando uno dei classici della letteratura americana per bambini.[5]








Where the Wild Things Are --TRAILER--


Nel paese delle creature selvagge - 2009

Nel paese delle creature selvagge




Nel paese delle creature selvagge (Where the Wild Things Are) è un film del 2009 diretto da Spike Jonze.

Scritto dallo stesso regista insieme allo scrittore Dave Eggers, la pellicola è un adattamento cinematografico del libro illustrato di Maurice Sendak Nel paese dei mostri selvaggi. Il film doveva in origine essere distribuito dalla Universal Pictures, ma i disaccordi tra essa e il regista Spike Jonze hanno portato alla nascita del progetto per conto della Warner Bros.

Il film è stato distribuito negli USA il 16 ottobre 2009,[1] dopo un'anteprima svoltasi a New York il 13 ottobre,[1] mentre in Italia a partire dal 30 ottobre dello stesso anno.[1]










Esempi



LO HOBBIT: UN VIAGGIO INASPETTATO (2012) ***


 


 


 



 


 


 


IL SIGNORE DEGLI ANELLI (2002-2004) ***




 


 


 


 

 

 

 

 

 

 





1) La compagnia dell'anello



2) Le due torri



3) Il ritorno del re



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ALTRI FILM








CODICE GENESI (2010) *


 

 




Alcuni titoli




mercoledì 12 giugno 2013

«Noi, la famiglia con sedici figli»



«Siamo una famiglia straordinariamente normale… Ma il merito non è nostro. Semplicemente perché è un’opera di Dio». Mezza Catanzaro è in attesa di un parto insieme straordinario e normale, per dirla con le parole appena usate dal capofamiglia Aurelio Anania, 46 anni, impiegato come coadiutore (quello che un tempo si chiamava bidello) all’Accademia di belle arti di Catanzaro: sua moglie Rita Procopio, 42 anni, partorirà nei prossimi giorni per la sedicesima volta. Stavolta è una figlia, si chiamerà Paola e si aggiungerà alle altre otto sorelle e ai sette fratelli. Aurelio e Rita (lei è ovviamente casalinga, anche se in passato lavorava negli uffici amministrativi del Policlinico Mater Domini) si sono sposati l’8 dicembre ’93 dopo otto anni di fidanzamento e tenendo fede, ci tengono a raccontarlo, al voto di castità prematrimoniale. E da allora è cominciata la serie ininterrotta di figli: per prima Marta, oggi 18 anni, e poi Priscilla, Luca, Maria, Giacomo, Lucia, Felicita, Giuditta, Elia, Beatrice, Benedetto, Giovanni, Salvatore, Bruno fino alla piccola Domitilla, appena un anno e mezzo.

Nessuna storia di marginalità sociale. Al contrario, una scelta consapevole e granitica, come spiega Aurelio Anania: «Non c’è né incoscienza né ignoranza ma il frutto di un cammino di fede, del nostro itinerario neocatecumenale. Se rispondiamo alle domande di qualche giornalista è per testimoniare, nell’anno della Fede proclamato da Benedetto XVI, cosa può produrre la certezza quotidiana del Cristo risorto. Mia moglie ed io non siamo altro che gli umili amministratori di un disegno divino». Naturalmente tutta questa fede si declina, come hanno raccontato sia Catanzaroinforma che il Quotidiano della Calabria , in una vita quotidiana materiale. Lo spiega sempre papà Aurelio: «Volete sapere quanto guadagno? 2.200 euro al mese, inclusi gli assegni familiari». Ma come fate ad arrivare alla fine del mese? «C’è sempre l’aiuto della Provvidenza, sicuro, puntuale e ben tangibile. Si può scoprire, per esempio, in un arretrato imprevisto. In un sostegno che arriva da qualche parte. Sono autentici piccoli miracoli, basta saperli capire. L’uomo può anche offendere, se regala qualcosa a qualcuno. Dio non lo fa mai. E non ti costringe nemmeno a chiedere, perché si muove in anticipo sapendo delle tue necessità».
Al netto di tanta certezza interiore, c’è un’organizzazione familiare perfettamente sperimentata. Ogni giorno servono circa tre chili e mezzo di pane e quattro litri di latte. E il resto? Papà Anania ride: «Per il resto viviamo di offerte speciali. Non abbiamo un supermercato di riferimento ma ci muoviamo in base ai prezzi più bassi». Bastano i soldi per mangiare, per vestirvi? «Potrei dire che solo chi non ha fede si preoccupa di certi aspetti. Ma alla fine sì, bastano. Ha perfettamente ragione papa Francesco quando sostiene che il denaro domina il mondo. I soldi non mi danno la vita ma mi servono per vivere». Casa Anania dispone di 110 metri quadrati, in una stanza i sette maschi, in altre due le femmine. Per mamma e papà la sveglia suona alle 6.15, dopo la colazione i grandi vanno a scuola in autobus, i piccoli accompagnati da papà con il pulmino da nove posti parcheggiato in cortile (nelle uscite di famiglia qualcuno si deve sempre infilare nell’auto di amici). Quando la casa si svuota a mamma Rita restano un lettone e sedici lettini da rifare, le lavatrici, la spesa, il pranzo da preparare nella grande cucina dove il pomeriggio si fanno i compiti. Ma nessuno soffre per la mancanza di spazio in quei 110 metri quadrati di casa. L’ultima battuta di Aurelio Anania, in attesa della piccola Paola, riguarda l’eternità: «Mi basterebbe la certezza che per noi ci fosse la stessa superficie in Paradiso…».

lunedì 10 giugno 2013

"Se Dio ti chiama, congratulations!

Kiko Arguello a Livorno: "Se Dio ti chiama, congratulations!"


A volte si dimentica che Kiko Arguello ha 74 anni. Un’età in cui si tende, di norma, a concludere un ciclo della propria vita e ad iniziarne un altro fatto di ricordi e riposo. Lui invece ieri pomeriggio era a Livorno, reduce dai continui spostamenti tra Spagna, Austria e Italia, pronto a gridare l’amore del Signore davanti a più di 10.000 giovani riuniti nel Palamodì. 
Perché “la cosa più grande che posso fare è annunziare il kerygma” ha detto. Non si può stare fermi allora, a fare “i cristiani da salotto” come dice Papa Francesco, ma bisogna andare ovunque a portare questa buona notizia “che salva gli uomini e il mondo”. Soprattutto in una città “secolarizzata” come Livorno, ha dichiarato il vescovo mons. Simone Giusti. Una città “paradossale” ha detto, dove “il 35% dei bambini non è battezzato e si registra una percentuale molto alta di funerali e matrimoni civili, ma che al tempo stesso “è una città che, seppur lontana dalle parrocchie, ha un grande senso religioso”.
“Occorre pertanto quello che gli ultimi Papi hanno chiamato nuova Evangelizzazione” ha aggiunto; dunque, “una predicazione come quella di Kiko è necessaria a Livorno, come negli anni ’60 nelle periferie di Madrid”. Il Cammino Neocatecumenale, ha affermato il presule, “è infatti un dono grande del Concilio per far sì che le persone riscoprano il Signore. E mi sembra che i frutti ci siano”.
Il clima, ieri pomeriggio, non è stato d’aiuto. Una pioggia ininterrotta ha messo in difficoltà il percorso dei pullman provenienti non solo dalla Toscana, ma anche da Lazio, Piemonte, Triveneto, Umbria, Liguria e addirittura Sardegna, Svizzera e Francia. Il diluvio non ha impedito, però, che i giovani neocatecumenali si riversassero in città già dal mattino a cantare e danzare, attirando l’attenzione dei cittadini.
Qualcuno li definisce “euforici”, eppure non si può negare che ci sia lo Spirito Santo di mezzo quando si assiste a scene come quella della distribuzione degli oltre 150 rosari per pregare per lemissio ad gentes in Francia e Olanda, in cui file incontenibili di ragazzi e ragazze (alcuni sotto i 15 anni) quasi si spintonavano pur di prendere una coroncina. O la corsa sul palco al momento delle “alzate” dei 64 ragazzi che hanno voluto rispondere alla chiamata al seminario e delle 90 ragazze pronte a partire in missione in Cina. (“Per la prima volta nella storia, le donne hanno ‘battuto’ i maschi” ha esclamato Kiko).
Per non parlare dei frutti delle Missioni in 10.000 piazze di tutto il mondo, dovuti proprio a giovani pronti a spendere la domenica per regalare ai passanti l’esperienza del loro incontro con Dio. “Facendo una media di quattro persone per ogni piazza, sono almeno 40.000 i lontani che si sono riavvicinati alla Chiesa” ha affermato Kiko. Veri “miracoli e prodigi” che “Papa Francesco ha apprezzato molto”, quando, incontrando gli iniziatori del Cammino a Santa Marta il 18 maggio, ha visto alcune foto delle missioni. “Il Santo Padre – ha raccontato Kiko - mi ha raccomandato: Dopo questi frutti, ora sta attento ai colpi di coda del demonio”.
Come nelle piazze, anche nel Palasport si respirava un’aria di festa. Prima dell’arrivo di Kiko, è partita una Ola che ha coinvolto tutti gli spalti, seguita da canti e applausi. Un clima forse un po’ troppo da stadio, per un incontro principalmente di preghiera. Ma Arguello l’ha riportato subito nella giusta dimensione dopo l’invocazione allo Spirito Santo e la lettura della Lettera ai Corinzi in cui San Paolo esorta ad essere “ambasciatori di Cristo”.
La processione con la Vergine è stata poi un momento di grande intensità. Preceduti dalla croce astile in oro, i seminaristi dei Redemptoris Mater di Firenze, Trieste, Lugano e Pinerolo hanno trasportato l’effigie della Madonna di Montenero, patrona della Toscana, mentre Kiko e tutti i presenti cantavano “Vittoria, vita eterna in Cristo Risorto”.
È seguito poi l’annuncio del kerygma. “Non siamo qui a fare uno show” ha esordito Kiko, ma a “dire che qui, a Livorno, alle 18, è arrivata la salvezza, il momento favorevole”. Perché “il kerygmaannunzia un atto: che il Signore che conosce te, i tuoi problemi e le tue sofferenze, e per questo ha inviato Suo Figlio a soffrire la morte, affinché diventassimo uno con Lui, primogeniti di una nuova creazione”.
Il problema è avere “l’orecchio chiuso” per accogliere questa notizia. In quel caso, ha avvertito Kiko, si rompe la relazione tra uomo e Dio e si dà ascolto alla ‘contro-catechesi’ del demonio che “vuole convincerti che Dio ti castra, ti limita e che devi essere autonomo, cercando da solo la tua felicità”.
Questo porta “all’inferno del non essere”, al non sentirsi amato, e genera la morte. “È come essere abbandonato negli spazi siderali” ha affermato Arguello, in un “abisso di sofferenza” che spinge a gesti tragici “come l’omicidio della diciassettenne pugnalata e bruciata viva dal fidanzato”. “Dio permette questo – ha detto Kiko - perché dona la libertà all’uomo anche di peccare, in modo da fargli capire che non è un burattino nelle Sue mani”. Soprattutto Dio – ha soggiunto l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale – ha “inviato il Suo unico Figlio, Lo ha risuscitato come garanzia che il peccato è perdonato”. E di fronte a questo kerygma “dobbiamo dire si o no come Maria”.
Lo stesso annuncio è stato ribadito da mons. Giusti. Con un accento marcatamente toscano, il vescovo ha fatto sorridere e commuovere parlando dei miracoli, di quei fatti, cioè, che dimostrano che “il Vangelo non è una bella speranza, ma vita che cambia”. “Cosa ha permesso che il cristianesimo si diffondesse ovunque, con la predicazione di un traditore come Pietro e un persecutore come Paolo?” si è chiesto il presule: credere in quei miracoli “che Cristo ha compiuto” e che vanno oltre quell’“idolo della morte che appare onnipotente”.
“Noi ci sentiamo condannati a morte”, per cui diciamo:“Tanto se devo morire, mando ‘affantasca la mi’ moglie, la mi’ famiglia e arraffo quel che succede…’” ha detto il vescovo. Ma “la morte è vinta” ha esclamato: “Giovanni Paolo II, da quella lastra di marmo nelle grotte vaticane, e tutti gli altri Santi, hanno dovuto dimostrare ciò attraverso grazie, più di mille bambini nati…”. La morte, però, ha precisato mons. Giusti, “la vince chi sa amare”: l'amore “tiene in vita anche le persone care defunte”. E quando “chiama qualcuno - ha concluso il vescovo - è perché vuole che si disseti alla sorgente eterna dell'amore”.
Vale la pena quindi spendere la propria vita per Dio: “Egli è fedele sempre – ha assicurato Giusti - moglie e marito possono fare qualsiasi cosa, con Dio invece si può essere una ‘coppietta’ sempre felice e sempre innamorata”. Sarà per questo che Kiko ad ogni incontro vocazionale ripete: “Se Dio ti chiama, Congratulations!”.
(S. Cernuzio)

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Cammino Neocatecumenale

“Alzarsi” per offrire la propria vita a Dio e annunciare il “Kerigma”, la buona notizia cristiana. È dentro queste parole un po’ misteriose – ma chiarissime nel lessico neocatecumenale – che è germogliata la scelta di Andrea, pubblicitario, ed Erica, psicologa, marito e moglie di 39 anni. La scelta è quella di abbandonare la casa di Ivrea, gli amici, i parenti, due posti di lavoro stabili e gratificanti, e partire in missione di evangelizzazione per il Sudafrica. Con loro Elia, Francesco, Pietro, Maria e Sara, i cinque figli che hanno dai 2 ai 12 anni.
“La nostra decisione non è culturale o semplicemente religiosa ma è nata dopo aver sentito la chiamata e l’amore di Cristo” spiega con voce calma Andrea, chiarendo che l’intenzione di partire è maturata due anni fa, quando insieme alla moglie ha messo a fuoco il “progetto” predisposto da Dio per loro. Perché per comprendere una scelta così radicale è necessario accettare concetti poco alla moda come “provvidenza” e “volontà del Signore”. Parole, invece, di uso comune nel Cammino neocatecumenale, comunità di cui lui e la moglie fanno parte, che garantisce alla Chiesa sempre più vocazioni sacerdotali e famiglie pronte ad “alzarsi” e partire. Non solo per l’Asia e l’Africa ma anche verso paesi come Francia e Svezia, dove il compito delle famiglie in missione è di preservare la fede minacciata dalla secolarizzazione. Proprio grazie al Cammino, Erica e Andrea, sposati dal 2000, hanno superato una profonda crisi coniugale nel 2005: “Abbiamo sperimentato il perdono, che ha ricostruito il nostro matrimonio facendolo rinascere su solide basi cristiane – confida Andrea –. Insomma, ci siamo resi conto che puntare sulla famiglia significa puntare sulla verità”. Da allora, sono arrivati altri tre figli e la scelta, dopo diversi pellegrinaggi, di “alzarsi” e rendersi disponibili per l’evangelizzazione.
A Città del Capo, Erica e Andrea cercheranno una casa, le scuole giuste per i bimbi, nuovi mestieri magari aderenti al loro profilo professionale, e non faranno nulla di diverso da ciò che già fanno a Ivrea. Ovvero “Testimoniare l’amore di Dio nell’esistenza quotidiana: al lavoro, nel quartiere, con i vicini di casa. Ogni buon cristiano ha nel suo dna l’evangelizzazione e noi pensiamo che l’uomo non abbia tanto bisogno di dogmi da seguire ma di segni da vedere” sostiene Andrea. Del resto, si tratta della stessa opera di evangelizzazione svolta dai suoi genitori, anche loro del Camminino, proprio in Sudafrica, dove infatti lui ha già vissuto dai 9 ai 15 anni. Oggi mamma e papà sono ancora in missione, ma in Burkina Faso, e Andrea chiarisce: “Apprendere che la nostra destinazione era Città del Capo è stato sorprendente. La scelta delle mete per le missioni, infatti, spetta all’equipe nazionale del Cammino e dipende esclusivamente dalle esigenze di evangelizzazione”.
Dal 28 giugno, quando un aereo li porterà in Sudafrica, quella di Erica e Andrea sarà una delle circa 1000 famiglie in missione sparse per il mondo. Prima di partire, dovranno congedarsi da Ivrea e dagli affetti, lasciando anche il lavoro che amano, lui da pubblicitario in un’agenzia di comunicazione, lei da psicologa impegnata in vari progetti con il Sert. “Umanamente, proviamo tutto: dalla paura per il futuro alla tristezza per quello che stiamo lasciando. Tuttavia, sentiamo che questa chiamata arriva direttamente da Dio” afferma Andrea, che poi conclude: “Avvertiamo anche il peso che questa decisione avrà nella vita dei nostri bambini. Ma, da padre, sento di dover condividere con i miei figli il valore della fede, più che una vita necessariamente semplice e agiata”.
Gregorio Romeo, L'Huffington Post 




Posted: 11 Jun 2013 03:40 AM PDT





«Siamo una famiglia straordinariamente normale… Ma il merito non è nostro. Semplicemente perché è un’opera di Dio». Mezza Catanzaro è in attesa di un parto insieme straordinario e normale, per dirla con le parole appena usate dal capofamiglia Aurelio Anania, 46 anni, impiegato come coadiutore (quello che un tempo si chiamava bidello) all’Accademia di belle arti di Catanzaro: sua moglie Rita Procopio, 42 anni, partorirà nei prossimi giorni per la sedicesima volta. Stavolta è una figlia, si chiamerà Paola e si aggiungerà alle altre otto sorelle e ai sette fratelli. Aurelio e Rita (lei è ovviamente casalinga, anche se in passato lavorava negli uffici amministrativi del Policlinico Mater Domini) si sono sposati l’8 dicembre ’93 dopo otto anni di fidanzamento e tenendo fede, ci tengono a raccontarlo, al voto di castità prematrimoniale. E da allora è cominciata la serie ininterrotta di figli: per prima Marta, oggi 18 anni, e poi Priscilla, Luca, Maria, Giacomo, Lucia, Felicita, Giuditta, Elia, Beatrice, Benedetto, Giovanni, Salvatore, Bruno fino alla piccola Domitilla, appena un anno e mezzo.



Nessuna storia di marginalità sociale. Al contrario, una scelta consapevole e granitica, come spiega Aurelio Anania: «Non c’è né incoscienza né ignoranza ma il frutto di un cammino di fede, del nostro itinerario neocatecumenale. Se rispondiamo alle domande di qualche giornalista è per testimoniare, nell’anno della Fede proclamato da Benedetto XVI, cosa può produrre la certezza quotidiana del Cristo risorto. Mia moglie ed io non siamo altro che gli umili amministratori di un disegno divino». Naturalmente tutta questa fede si declina, come hanno raccontato sia Catanzaroinforma che il Quotidiano della Calabria , in una vita quotidiana materiale. Lo spiega sempre papà Aurelio: «Volete sapere quanto guadagno? 2.200 euro al mese, inclusi gli assegni familiari». Ma come fate ad arrivare alla fine del mese? «C’è sempre l’aiuto della Provvidenza, sicuro, puntuale e ben tangibile. Si può scoprire, per esempio, in un arretrato imprevisto. In un sostegno che arriva da qualche parte. Sono autentici piccoli miracoli, basta saperli capire. L’uomo può anche offendere, se regala qualcosa a qualcuno. Dio non lo fa mai. E non ti costringe nemmeno a chiedere, perché si muove in anticipo sapendo delle tue necessità».

Al netto di tanta certezza interiore, c’è un’organizzazione familiare perfettamente sperimentata. Ogni giorno servono circa tre chili e mezzo di pane e quattro litri di latte. E il resto? Papà Anania ride: «Per il resto viviamo di offerte speciali. Non abbiamo un supermercato di riferimento ma ci muoviamo in base ai prezzi più bassi». Bastano i soldi per mangiare, per vestirvi? «Potrei dire che solo chi non ha fede si preoccupa di certi aspetti. Ma alla fine sì, bastano. Ha perfettamente ragione papa Francesco quando sostiene che il denaro domina il mondo. I soldi non mi danno la vita ma mi servono per vivere». Casa Anania dispone di 110 metri quadrati, in una stanza i sette maschi, in altre due le femmine. Per mamma e papà la sveglia suona alle 6.15, dopo la colazione i grandi vanno a scuola in autobus, i piccoli accompagnati da papà con il pulmino da nove posti parcheggiato in cortile (nelle uscite di famiglia qualcuno si deve sempre infilare nell’auto di amici). Quando la casa si svuota a mamma Rita restano un lettone e sedici lettini da rifare, le lavatrici, la spesa, il pranzo da preparare nella grande cucina dove il pomeriggio si fanno i compiti. Ma nessuno soffre per la mancanza di spazio in quei 110 metri quadrati di casa. L’ultima battuta di Aurelio Anania, in attesa della piccola Paola, riguarda l’eternità: «Mi basterebbe la certezza che per noi ci fosse la stessa superficie in Paradiso…».