State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

martedì 31 luglio 2012

Buone vacanze a tutti ... cambiare si può!

DA GiuMa



Ma prima una riflessione  ...

Cambiare si può!

Scritto da Maddalena Negri              |Sulla strada di Emmaus            

Alle volte, l'impressione è quella di viaggiare sopra un piano inclinato, perennemente in discesa.
La volontà annichilita, i ricordi troppo pressanti, la paura di sbagliare è paura di rimanere impigliati, come in una ragnatela. Quando il passato si ripresenta, rischia di provocare l'effetto di una gomma americana sotto la suola delle scarpe, in una giornata d'estate: rallenta l'incedere del nostro cammino, appesantisce il passo e affatica ogni movimento.
Quando il passato torna a farsi sentire,
se non è un ricordo lieto, spesso si tratta solo di un impedimento, che aumenta l'angoscia e l'inquietudine, risvegliando i ricordi di fallimenti e cadute, di spiacevoli sorprese, di eredità scomode, da cui ancora non ci si è saputi districare. Ci pare di camminare su strade inevitabili, di non essere padroni del nostro destino.
E molto spesso gli altri contribuiscono a mantenere questa convinzione. Il passato condiziona il presente. Un errore ne porterà altri, e poi altri ancora. Da una caduta non è possibile rialzarsi; se non per cadere nuovamente. Questa è la mentalità che ci pervade, che ascoltiamo, che viviamo. Che esclude il cambiamento e la possibilità di fare un'inversione a u. E togliere ad altri questa possibilità non è diverso dal toglerla a noi stessi. C'è l'incapacità di perdonare agli altri il torto che si è subito.
Ma talvolta, esiste un perdono ancora più difficile da impartire: quello da destinare a se stessi.
Condizionati forse dalla società stessa –  che tende a etichettare le persone una volta per sempre (così che chi ha sbagliato non avrà mai la possibilità di essere considerato nel giusto) – i primi a fare fatica a perdonare noi stessi siamo proprio noi. Guardiamo all’errore come a una macchia non lavabile, come a un passo falso non rimediabile. Anche quando, invece, non è affatto così. Anche quando il rimedio è possibile e alla portata di tutti, la tendenza è quella di pensare alla “reputazione rovinata” e all’impossibilità di tornare come prima. Ci sono meccanismi complessi e condizionamenti infantili che rischiano di soggiogarci: “sono fatto così”, “so che reagisco così”, “finisce sempre allo stesso modo” sono ritornelli familiari con cui proviamo a giustificare la nostra incapacità di cambiare o, meglio, credere che un cambiamento vero sia possibile.
È qui che risiede la vera fonte della difficoltà di perdonare gli altri, o – meglio – di consentire loro di uscire da un’identificazione totale di questi ultimi con il proprio errore. E totale – in questo caso – rappresenta un’imprescindibile parola – chiave: perché naturalmente anche gli errori, come pregi, difetti, esperienze di ogni tipo fanno parte di noi, costituendo il nostro vissuto. Eppure, neanche la somma di tutto ciò è sufficiente a descrivere l’essere umano. Nessun essere umano è solo il proprio vissuto. C’è sempre un qualcosa in più che esonda, esuberante e che rappresenta, almeno simbolicamente, quell’abisso misterioso e inconoscibile (sia interpretato in modo assolutamente positivo, naturalmente!) che rende l’uomo – sempre e in ogni circostanza – ricco di fascino e di risorse insospettabile.
Oltre al perdono, c'è la necessità di azzerrare le paure del passato e consentire nuove possibilità e nuova fiducia, a se stessi e agli altri. È questo, in realtà, il passo più difficile e impegnativo per una vera riconciliazione che possa segnare un vero ed effttivo ricominciare da capo, di nuovo, da dove si era caduti. Ma non per cadere di nuovo, bensì per iniziare un nuovo cammino, non meno impegnativo e altrettanto ricco di sorpreso, con nuova grinta e nuova voglia di fare!
Questo passo è senza dubbio il più complesso, non perché sia meno umano, al contrario: il problema è che decidere di farlo significa contrastare tutto un retaggio culturale – forse ancestrale – secondo il quale, molto semplicemente, “chi sbaglia paga”. Non è forse quello che ci insegnano fin da piccoli?
Però è un principio insufficiente. Attenzione: non ho detto che è sbagliato. È giusto e necessario. Ma non sufficiente. Perché fermarsi a questo  principio significa tarpare le ali alla potenzialità umana, significa ritenere che non c’è altro che lo possa identificare, oltre al proprio errore. È questo non è svalutante per un solo uomo, ma per tutti gli uomini: per l’intera umanità. Sì, perché dire “non credo alla redenzione di un assassino” significa dire “per me tu puoi essere solo e soltanto un assassino”. E questo può essere esteso a qualunque persona, qualunque sia la sua professione o la sua capacità. Ma è facile capire come non solo nel male ma anche nel bene, sia oltremodo riduttivo restringere le possibilità dell’essere alle concrete e comprovate abilità di fare, nel bene o nel male.
«Ma a che cosa serve – domando – guarire un uomo se resta lebbroso? A che cosa serve strapparlo alla lebbra, se nel nostro cuore resta lebbroso, se un uomo guarito, non contagioso, non può trovare una casa nel suo villaggio, non può sposarsi, non può costituire una famiglia, non può trovare lavoro? Bisognava dunque riabilitarlo socialmente. E devo dire onestamente che questa è stata la mia sfida più difficile».

Proviamo a sostituire, in questo breve estratto, la parola lebbra con “omicidio”, “rapina”, “stupro” o qualsivoglia delitto e la parola lebbroso con “assassino”, “stupratore” o qualunque altro nome simile, che definisca un uomo in base al delitto commesso. Probabilmente, molti penseranno che esagero. Eppure il principio è lo stesso. Così come al lebbroso non basta guarire dalla lebbra per ritrovare il proprio posto nella società: è una condizione necessaria ma non sufficiente. È necessario che non sia più lebbroso anche agli occhi degli altri. E lo stesso si può dire per chi, commesso un reato, si trova nella condizione per cui non è sufficiente scontare la propria giusta condanna. C’è una condanna più atroce: quella di restare, per sempre, marchiati dal proprio errore.
Una differenza tra le due condizioni c’è. La malattia non è mai cercata, il crimine spesso è scelto. Ma fino a che punto è libera scelta? E dove è reazione (fragile, se vogliamo) a condizioni di asprezza e di disagio? Lungi dal giustificare, è innegabile come sia più costruttivo se ci prendessimo cura gli uni degli altri, piuttosto che pensare esclusivamente a come allontanarli. E il primo aiuto è senza dubbio quello della speranza di chi crede che esiste sempre
un’altra possibilità: “per capire, per perdonare, per cambiare e tornare ad amare” (Francesco Tricarico).  
«I Santi si son fatti Santi perché hanno avuto il coraggio di ricominciare daccapo ogni giorno»    (E. P. Baetman):

questa frase, mentre ci incita a percorrere la strada della santità perché non è preclusa a nessuno, ci ricordi ogni giorno che non dobbiamo essere noi a sentirci in dovere di precluderla a qualcun altro!



immagini dal web


venerdì 20 luglio 2012

ROSSELLA URRU LIBERA DOPO 270 GIORNI.

<> UNA BELLISSIMA NOTIZIA <>

     LIBERATA ROSSELLA URRU

La notizia è stata data da Al Jazeera, che cita fonti di un giornale senegalese, ma mancano ancora conferme certe (in aggiornamento)
 
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Urru arrivata a Roma, ad accoglierla Monti

La giovane cooperante, rapita in Algeria, è stata liberata in Mali

 

giovedì 5 luglio 2012

Il tempo è la culla dell'anima di Angela


Da Il tempo è la culla dell'anima di Angela

Appoggio sull'intera
anima mia, tutte le emozioni...
non respiro,mi sento sollevare,
 nella brezza della sera,
da un vento sconosciuto
che mi depone ovunque,
come granello di polvere…
sento di essere prigioniera
di me stessa, un  infinito
aperto sul mondo
da cui non voglio uscire…
sento scendere la pace
con il cadere della notte.
                                           (Angela Baldi)



Non vedo, non sento, non parlo (Angela Baldi)


Dalla bloger  Angela "Non vedo, non sento, non parlo & il tempo è la culla dell'anima"




Spending review: un altro termine inglese introdotto dal governo per prendere in giro i poveri italiani.
Il governo taglierà 4 miliardi di euro fra sanità e i servizi pubblici con la scusa della spending review, ma non taglia un euro sulla spesa delle pensioni d'oro,mentre con il taglio alle pensioni d'oro si risparmierebbe oltre 2,3 miliardi di euro!
Perchè non lo fà? Perchè le pensioni d'oro vanno ai manager pubblici e ai politici che ci governano e ci hanno governato per 20 anni.
LEGGI CON ATTENZIONE QUESTI DATI UFFICIALI SULLA SANITA'
Le informazioni sono state raccolte, elaborate e, infine, divulgate in Rete dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture (Avcp). Dunque si tratta di cifre ufficiali.
Vediamo di capire quanto le Aziende Sanitarie Locali scialacquino i nostri soldi. Partiamo dalle siringhe. E consideriamo, ad esempio, quelle di “plastica sterile monouso cono luer lock senza ago (ml 5)”. Secondo lo studio dell’Avcp, il loro “prezzo di riferimento”, ovvero quello al quale dovrebbero essere acquistate dalle Asl, ammonta a 0,02 euro; mentre il loro “prezzo mediano”, ovvero quello medio al quale le Asl le acquistano, è di 0,043 euro. Se la matematica non è un’opinione (e il caldo non mi ha mandato in fumo il cervello): il doppio.

Consideriamo, adesso, un “Ago cannula a due vie con prolunga integrata (G18 ÷ G 24)”: le Asl dovrebbero pagarlo 2,11 euro (prezzo di riferimento), ma arrivano a pagarlo, in media, 4,575 euro (prezzo mediano). Più del doppio.

Passiamo, poi, ai “Cateteri guida per angioplastica periferica varie forme e misure da 6 a 9 Fr”: il loro prezzo di riferimento è 43, 00 euro; le Asl, per acquistarli, arrivano a sborsarne, in media, anche 80,00 (prezzo mediano). Praticamente il doppio.

Occupiamoci, adesso, delle “Suture riassorbibili sintetiche monofilamento in polidiossanone montato (cm 45 filo, ago tagliente di precisione)”. In questo caso, il prezzo di riferimento è 3,46 euro; il prezzo al quale le Aziende Sanitarie le acquistano, in media, è 8,995 (prezzo mediano). Quasi il triplo.

Prendiamo in considerazione, poi, le “Suturatrici lineari rette monopaziente con lama per chirurgia aperta (Linea di sutura: 55-60mm, altezza punto 3,5 – 4,8 mm)”, il cui prezzo di riferimento è 178,00 euro; mentre quello mediano è 218,00. Oppure si valuti le “Suturatrici lineari articolate monopaziente con lama per laparoscopia (linea di sutura: 35 -45 mm, lunghezza stelo 27-44cm, altezza punto mm 2,5-3,8)”, che alle Asl dovrebbero costare 189,12 euro (prezzo di riferimento), mentre costano loro, in media, 307,20 euro (prezzo mediano).

Non c’è trucco e non c’è inganno: venghino, signori, venghino.

Passiamo all’ovatta. Consideriamo quella di “cotone idrofilo per uso sanitario non sterile in confezione da 500g”. Ebbene, essa dovrebbe costare 0,753 euro (prezzo di riferimento); le Asl, invece, arrivano a pagarla, sempre in media, 1,6 euro (prezzo mediano).

Occupiamoci, ora, delle “Garze in cotone piegate senza filo radiopaco sterili (strati 16, cm 10 x 10)”. Dovrebbero costare, alle Aziende Sanitarie, 0,03 euro (prezzo di riferimento), invece arrivano a costare loro, in media, 0,08 euro (prezzo mediano). Più del doppio; quasi il triplo.

Ora, invece, è il turno della “Benda di garza elastica orlata, non adesiva, monoestensibile, non sterile, in confezione singola completa di fermagli (cm 20 x 4/5 mt in tensione in confezione da max 20 pezzi)”, il cui prezzo di riferimento è 0,29 euro, mentre quello mediano è 0,47325 euro.

Passiamo, poi, alla “Medicazione sterile in schiuma di poliuretano sagomata per sacro”: le Asl dovrebbero pagarla 2,4 euro (prezzo di riferimento), e invece arrivano a pagarla, in media, 6,1 euro (prezzo mediano). Quasi il triplo.

Vorremmo mica farci mancare i cerotti? Nient’affatto. Eccone i prezzi.

“Cerotti per fissaggio di aree estese (TNT, altezza 15 cm, lunghezza =9 m)“: dovrebbero costare 1,5 euro (prezzo di riferimento) e, invece, arrivano a costare, in media, 2,075 euro (prezzo mediano).

Adesso passiamo ad una tipologia un po’ più sofisticata di prodotti medicali: le protesi. Nelle cui compravendite, come molteplici inchieste della Magistratura hanno evidenziato, girano tangenti cospicue. Occhio ai loro prezzi, dunque.

Iniziamo con le “Protesi vascolari rette in dacron maglia impregnate con gelatina”, il cui prezzo di riferimento è 185,00 euro, mentre quello a cui le acquistano le Asl è, in media, 379,50 euro.

Saliamo di categoria.

“Protesi vascolari rette in dacron maglia con rivestimento in argento, mis da 70”: il loro prezzo di riferimento è 293,00 euro, mentre quello che pagano le Asl per procurarsele è, in media, 1.130,22 euro (prezzo mediano). Sono necessari commenti? Non credo.

Continuiamo.

“Protesi vascolari rette in dacron maglia trattate con eparina”: il loro prezzo di riferimento è 637,50 euro; quello mediano, invece, è 1.553,82 euro.

“Protesi vascolari rette in PFTE semplici (lunghezza = 70 cm)”: il loro prezzo di riferimento è 317,00 euro; quello mediano, invece, è 1.067,20 euro.

“Protesi vascolari rette in PFTE rinforzate con supporto radiale, lunghezza cm 40 ca.”: il loro prezzo di riferimento è 320,00 euro; quello mediano, invece, è 938,90 euro.

Chiudiamo il capitolo delle protesi occupandoci di quelle “vascolari rette in PFTE rinforzate con anelli rimovibili, lunghezza cm 70 ca.”: il prezzo al quale le Asl dovrebbero acquistarle, è 398,10 euro (prezzo di riferimento), quello a cui le comprano, invece, è, in media, 1.984,50 euro (prezzo mediano).

Questo è il modo in cui le Asl gestiscono i soldi del Contribuente quando devono comprare “dispositivi medici”. Ulteriori dettagli, nel rapporto dell’Avcp.

Passiamo, adesso, al capitolo farmaci e principi attivi.

Consideriamo, allora, la “B01AB ENOXAPARINA SODICA 10000 UI FIALA/SIRINGA”, il cui prezzo di riferimento ammonta a 2,63 euro, mentre quello mediano a 4,1euro. Quasi il doppio.

È il turno, poi, della “B01AB ENOXAPARINA SODICA 6000 UI FIALA/SIRINGA”: il suo prezzo di riferimento è 0,86 euro, quello mediano, invece, ammonta a 2,1085 euro.

Passiamo, adesso, alla “B03XA EPOETINA ALFA 10000UI FIALA/SIRINGA”, il cui prezzo di riferimento è pari a 17,6 euro, ma le Asl la pagano, in media, 35,5 euro (prezzo mediano). Circa il doppio.

Consideriamo, ora, il “J01DH MEROPENEM TRIIDRATO 1000 MG FIALE”: le Aziende Sanitarie dovrebbero pagarlo 5,89 euro (prezzo di riferimento); lo pagano, invece, in media 9,25 euro (prezzo mediano).

Adesso, invece, occupiamoci di “L01XA OXALIPLATINO 5 MG/ML 50 MG FIALE”. Ebbene, il suo prezzo di riferimento ammonta a 3,175 euro, ma le Asl lo pagano, in media, 6,9845 euro. Più del doppio.

Chiudiamo il capitolo “farmaci e principi attivi” (ed anche il post) occupandoci di “L03AA FILGRASTIM 0,3 MG/ML FIALA/SIRINGA”: il suo prezzo di riferimento è 8,8 euro; quello mediano, invece, è 25,125 euro. Più del triplo...
(Dati pubblicati su FB da Giannattilio Certo in data 4 giugno)

mercoledì 4 luglio 2012

Pensieri d'oriente & "la leggenda del caffè"

Dal blog   un te' alla menta Pensieri d'oriente 

Posa i tuoi occhi sulla tua debolezza e sarai fortificato

Faouzi Skali
Insegnante alla Scuola normale superiore di Fes, in Marocco, appartiene a una famiglia di sharif (discendenti del Profeta) ed è membro di una tariqa (confraternita) sufi. È direttore del Festival de Fès des Musiques sacrées du Monde (Festival di Fes delle musiche sacre del mondo).

Venditore di caffè a Mokha da La leggenda del caffè da www.granellidisabbia-najim.blogspot.it/

In Arabia esiste un’affascinante leggenda riguardante l’origine della comunissima bevanda.
Si narra che, nel XV secolo, lo sceicco Alì ibn Omar al-Shadhili, dopo aver bevuto il latte delle sue pecore, avesse sempre molta difficoltà a prender sonno. Pensò allora di fare alcune ricerche e scoprì che le sue greggi si cibavano delle bacche di una pianticella che era rimasta bruciata in un incendio. In vena di esperimenti, lo sceicco preparò un infuso con le stesse bacche, lo bevve e sorpreso dalle sue proprietà eccitanti lo elesse come suo ricostituente guadagnandosi, per questa sua  scoperta, anche la stima di tutti i suoi paesani. Alcuni marinai portoghesi di passaggio nello Yemen e precisamente nella città di Mokha, dove viveva lo sceicco, si trovarono ad assaggiare la nuova bevanda e, sentendosi rinforzati ne apprezzarono talmente  gli effetti benefici che decisero di portarne alcuni sacchi nella madrepatria. Ben presto la ricetta si diffuse in tutta Europa..
La bevanda, attirò anche l’interesse di inglesi ed olandesi e già nel XVII furono aperte le prime botteghe di caffè in Europa: a Vienna, Amsterdam, Londra e Venezia. Le più note compagnie di commercio mandarono i loro delegati per fare scorta delle bacche di caffè, e questo portò alle prime rudimentali relazioni diplomatiche tra continente europeo e l’ odierno Yemen. Il caffè, coltivato nell’entroterra montagnoso (cresce solo ad alta quota), veniva quindi trasportato per chilometri e chilometri a dorso d’asino o di cammello fino ad arrivare al porto di Mokha per poi essere esportato. 
Naturalmente la situazione di monopolio yemenita era scomoda per tutti (eccetto che per lo Yemen); cosicché gli europei si decisero a spostare le coltivazioni di caffè in località più propizie sotto il loro dominio coloniale. Gli olandesi, ad esempio, lo spostarono in Indonesia. Il risultato di questo processo fu la fine della potenza commerciale di Mokha, che divenne irreversibile nel XIX secolo, quando si accompagnò ad un cospicuo calo di popolazione. Tuttavia, a detta di molti la migliore varietà della ormai popolarissima bevanda rimane quella della penisola arabica, che premia la difficile e poco redditizia coltivazione sulle terrazze abbarbicate alle impervie montagne yemenite.

domenica 1 luglio 2012

Il gioco è una cosa seria & L'altro goal di Mario Balotelli. Contro l'ignoranza


Riportato da "Libero" dal blog  KAIRO'S


Il gioco è una cosa seria

 a firma di Antonio Socci. Non solo per consolarci...




Il gioco è una cosa seria. Non a caso da bambini si impara a conoscere il mondo e se stessi proprio giocando.  ....
continua UN GIOCO DIVINO  Lo Straniero di Antonio Socci