State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

giovedì 28 agosto 2014

Bau...Stran(ier)o...Straniera

DI AUTORI VARI
cagnolino31
di fra Roberto Pasolini
L’esperienza in montagna ci insegna che più si va in alto, più si rimane in pochi. Soli addirittura, quando la vetta da raggiungere è particolarmente ardua. Il profeta Isaia sostiene invece che sul monte del Signore le cose vanno al contrario: la sua casa sarà capace di accogliere una moltitudine, «si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,7). Dio allarga, aumenta, include. Agisce in modo radicalmente diverso da come facciamo noi che, dopo sporadiche e incostanti aperture, tendiamo a ritirarci per chiuderci in noi stessi. Che bello! In un mondo pieno di cose irraggiungibili ed esclusive, la Chiesa non si stanca di ammirare un Dio inclusivo, che vuole invitare e accogliere tutti nella sua casa.
Continua a leggere 

L’Uomo vale più della sua malattia. WWW.MEETINGRIMINI.ORG

Aggiornamento...

6 SETTEMBRE 2014

L’Uomo vale più della sua malattia

DI AUTORI VARI
koyaanisqatsi-middle 
di Mario Barbieri
Grazie all’invito di un amico (anch’egli lettore di questo blog), ho avuto, lunedì scorso, l’opportunità e la gioia (la “fortuna” come si usa dire…) di assistere a uno dei tanti incontri che si svolgono durante il Meeting di Rimini. L’incontro dal tema “L’Uomo vale più della sua malattia”, ha visto le testimonianze di due relatori: la Dott.ssa Marta Scorsetti e il Reverendo Gerald Mahon.

Continua a leggere 



WWW.MEETINGRIMINI.ORG 

PASSAPAROLA
Promuovi il Meeting con noi!
Anche quest’anno proponiamo a tutti coloro che ci conoscono di collaborare alla promozione della manifestazione.

In questi anni il ‘passaparola’ si è rivelato lo strumento più efficace nella comunicazione dell’esperienza del Meeting, attraverso rapporti personali quotidiani, negli ambienti di lavoro, presso centri culturali, parrocchie, circoli, centri e attività commerciali, sagre e feste di paese o altri eventi e manifestazioni.


VIVILO CON NOI! #meeting14
Condividi e invita a condividere tutti i nostri contenuti sui social network: 
Clicca ‘Mi Piace’ sulla nostra pagina Facebook www.facebook.com/meetingrimini 
Segui i tweet sul nostro profilo Twitter www.twitter.com/MeetingRimini
Condividi i video sul nostro canale Youtube www.youtube.com/meetingdirimini
Condividi le foto su Flickr www.flickr.com/photos/meetingdirimini
Condividi le immagini su Instagram http://instagram.com/meetingrimini

Clicca qui per leggere la notizia


EVENTI NELLA TUA CITTA'
Il Meeting si rende disponibile per contribuire a realizzare incontri di presentazione e ad inviare il nostro materiale di comunicazione.
Per info rivolgersi ad Angela Matteonimeeting@meetingrimini.org



STRUMENTI
Il Meeting mette a disposizione strumenti cartacei (dépliant, locandine, manifesti) che possono essere richiesti all’Ufficio Promozione, segnalando anche persone, gruppi, realtà, con cui non siamo già in rapporto, ma che potrebbero essere interessati al Meeting.
Per richiedere il materiale promozionale: Scarica qui il modulo.
Per info rivolgersi a: Daniela Schettini, Ufficio Promozione,promozione@meetingrimini.org 



Testimonianze dalle periferie


Ecco le foto e i video delle testimonianze
Tra gli incontri, gli spettacoli e le mostre, la XXXV edizione del Meeting ha riservato un posto di rilievo alle testimonianze: ai racconti di persone che hanno fatto esperienza concreta della “periferia”.
La prima testimonianza è stata lunedì 25 agosto, sul tema L’uomo vale più della sua malattia”. I partecipanti: Gerald Mahon (Fr. Jerry), Pastor of the Church of St. John the Evangelist in Rochester, USA; Marta Scorsetti, Responsabile di Unità Operativa di Radioterapia dell’Istituto Clinico Humanitas. Ad introdurre Letizia Bardazzi, Presidente dell’Associazione Italiana Centri Culturali.
La seconda testimonianza c'è stata martedì 26 agosto, alle 11.15, sul tema "Educazione, introdurre alla realtà". Hanno partecipato Alberto Bonfanti, Insegnante di Storia e Filosofia e Presidente di Portofranco; José Medina, Insegnante, USA. Introduce Emilia Guarnieri, Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.
La terza testimonianza mercoledì 27 agosto, alle 15, sul tema "Libertà dietro le sbarre". Hanno partecipato: Rosa Alba Casella, Direttore del Carcere di Modena e Direttore Reggente del Carcere di Rimini; Patrizia Colombo, Responsabile di Progetto della Cooperativa Sociale Onlus Homo Faber presso la Casa circondariale di Bassone, Como; Massimo Parisi, Direttore della Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate. Ha introdotto Nicola Boscoletto, Presidente Consorzio Sociale Giotto. In occasione dell’incontro è stato proiettato il video-intervento di Guido Brambilla, Magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di Milano.
Quarta ed ultima testimonianza, giovedì 28 agosto, sul tema "Un soggetto per lo sviluppo", nel Salone Intesa Sanpaolo D5. Hanno partecipato: Stefania Famlonga, Responsabile di Avsi in Ecuador; John Waters, Giornalista. Ha introdotto Davide Perillo, Direttore di Tracce.

www.meetingrimini.org Gallery

Testimonianze dalle periferie: L’uomo vale più della sua malattia

“Il destino non ha lasciato solo l’uomo, da Abramo a Maria fino ad ognuno di noi, per portare a compimento il segno di fedeltà. Il filo rosso delle testimonianze è costituito dalle parole di papa Francesco che indicano la direzione di marcia, verso le periferie esistenziali”. Queste le parole con le quali Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazione italiana centri culturali, apre alle 15 nel salone Intesa Sanpaolo D5, il primo dei quattro incontri sulle testimonianze dalle periferie che si terranno lungo la settimana riminese. 
La malattia è il tema al centro di questo primo incontro, una situazione che l’animo umano vive con intensità ma che rischia di sospingerlo alle periferie. L’uomo però ha la necessità di non sottrarsi alla realtà, quando è mosso dal desiderio di vedere come Dio risponde al suo cuore. Marta Scorsetti, responsabile di unità operativa di radioterapia dell’istituto clinico Humanitas, tocca il cuore del pubblico in sala, raccontando numerose esperienze che nella sua vita lavorativa sono state definite dal suo rapporto con Cristo. “Io sono la prima periferia che Dio ha incontrato” dice la dottoressa, che individua nel proprio cammino tre tappe fondamentali del rapporto con il prossimo e con il divino. La prima tappa è “lasciati amare da Cristo”, perché “non si può dare se non quello che si è”. “C’è sempre qualcuno” è il secondo passo. Qualcuno “che rimane con te, ti attende e non ti lascia mai solo, perché quando qualcuno ti attende, la vita diventa una cosa diversa”. L’essere umano infatti per natura desidera e la malattia non può annientare né il pensiero né il desiderio di essere felice, anzi “se la malattia non può impedire di desiderare, non può impedire neanche di vivere”. “La vita è un cammino - conclude l’oncologa evidenziando il terzo punto - è una coscienza limpida e pura del destino che non si compie perché uno si trova nella malattia piuttosto che nella salute, ma nel cammino verso Dio. Ogni giorno è un passo verso il destino e non bisogna fare altro che accettarlo: Dio viene e tutto si compie. La morte non è la fine di tutto, ma la chiamata a una vita nuova. L’uomo vale più della sua malattia”. 
Gerald Mahon (per tutti padre Jerry) è pastore della chiesa di St. John the Evangelist in Rochester, negli Stati Uniti. “Desidero vivere alla periferia dove Cristo si fa presente”, è il suo esordio. “Spesso la fede timida e la paura mi hanno impedito di vivere molte esperienze, ma quando ho incontrato don Giussani la mia umanità si è risvegliata. Il suo carisma ha cambiato la mia vita e la mia fede, il percorso è stato segnato da nuovi inizi che vanno oltre la mia immaginazione”. Il destino non ha lasciato solo l’uomo, prosegue il pastore citando il titolo del Meeting: “Cercavo qualcosa e proprio allora è arrivato l’abbraccio di don Giussani”. Padre Jerry chiude il suo intervento citando ancora il fondatore di Cl: “Nulla nel mondo può giustificare la sospensione della memoria di Cristo”. E cosa significhi memoria, lo dice Letizia Bardazzi ringraziando gli ospiti e salutando il pubblico, quando ricorda che “la vita non è fare, ma guardare cosa Dio fa con gli uomini”.
(C.R., L.T.)

Un tappeto per la mia ragazza. Piccolo, a colori vivaci,..

Un tappeto a colori vivaci

JORGE RIECHMANN



HAND-MADE IN INDIA


Un tappeto per la mia ragazza. 
Piccolo, a colori vivaci,perché i suoi piedi si ricordino di me ogni mattina. 
Mi è costato meno di tremila pesetasin un negozio del quartiere vecchio:                                                         
 hand-made in India.

Poi leggo sul giornaleche ho una possibilità su tre che sia stato tessutodalle dita agili di un bambino schiavocapace di star seduto per ore e orenella stessa posizioneil che determina incrementi di produttività importanti.Hand-made in India,
                                  il suo corpo torto,
le mani sfibrate.
Il mondo è diventato
così piccolo che è difficile
serbare la minima distanza d’igiene necessaria
davanti allo sfruttamento
e le nostre digestioni si risentono.
In qualche momento sono stato condannato all’inferno
ma altri scontano la condanna al posto mio.
                                  il suo corpo torto,le mani sfibrate.Il mondo è diventatocosì piccolo che è difficileserbare la minima distanza d’igiene necessariadavanti allo sfruttamentoe le nostre digestioni si risentono.In qualche momento sono stato condannato all’infernoma altri scontano la condanna al posto mio.Casa di molti pianisenza scale, e una cantina sigillatadove a volte sprofondo per non respirare.(da Il taglio sotto la pelle, 1994 - Traduzione di Stefano Bernardinelli)
.
Una poesia d’amore che si trasforma in una denuncia sociale: perché meravigliarsi? La vita non è solo di rose e fiori, è anche di spine e di pensieri. Il poeta spagnolo Jorge Riechmann (Madrid, 1962), sebbene intento spesso a cantare l’eros e la forza vitale dell’amore, non dimentica temi quali l’ambiente e, appunto, la sociologia. Perché se la poesia è un andare al di là del visibile, ancor di più sarà in grado di superare le apparenze che il mondo globalizzato vuole spacciare per vere.
.
6_z3j9s
HENRI MATISSE, “RAGAZZA CON VESTITO VERDE”
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------LA FRASE DEL GIORNOIo ho scritto / in più di un’occasione / dalla parte dei vinti / e non senza enfasi // ma in realtà mi trovo / dalla parte dei vincitori.JORGE REICHMANN, Il taglio sotto la pelle

lunedì 25 agosto 2014

Il microchip contraccettivo di Bill Gates.


Anche senza il consenso della donna
(Lucetta Scaraffia) Ci sono ricorsi storici che stupiscono e fanno pensare. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento era soprattutto la fondazione Rockfeller a sostenere finanziariamente e mediaticamente la campagna contro l’aumento demografico, agitando la minaccia della cosiddetta “bomba umana” che giustificò per anni interventi anche non consensuali di sterilizzazione o contraccezione sulle donne, in particolare del Terzo mondo. Oggi l’ossessione antiprocreazione è stata ereditata da un altro miliardario americano, Bill Gates. Questi, insieme alla moglie — che sta continuando la sua opera — ha investito i suoi capitali nella ricerca di un preservativo migliore e anche di un nuovo tipo di anticoncezionale, somministrato attraverso un microchip.
Si tratta di un minuscolo distributore che può essere inserito in una parte del corpo da dove rilasciare, nella quantità e secondo i tempi stabiliti, la dose di farmaco necessaria. L’erogazione può essere controllata dall’esterno, sospesa o aumentata, a seconda delle necessità. È stata un’idea di Gates — che ha poi pagato perché venisse realizzata la relativa ricerca — quella di utilizzare questo sistema di somministrazione come un nuovo anticoncezionale femminile, che adesso è pronto per essere sperimentato e poi sottoposto alla trafila burocratica di accettazione sul mercato.
La durata di attività di questo microchip arriva a quindici anni, cioè circa la metà della vita fertile di una donna. La contraccezione, così, farà parte di quell’insieme di microchip che dovrebbero essere inseriti nel corpo umano per migliorarne le prestazioni fisiche e intellettuali: la contraccezione considerata quindi come una sorta di perfezionamento del corpo femminile che, ahinoi, ha il difetto di procreare. Secondo la Cbs News, «la Fondazione Bill y Melinda Gates ha investito dei fondi per realizzare la sperimentazione di un microchip controllato da chi lo utilizza, che può prevenire con efficacia le gravidanze non desiderate, a partire dai sedici anni. Questo nuovo metodo di controllo delle nascite potrà essere sul mercato a partire dal 2018».
L’aspetto più inquietante di questa nuova terapia — che fa della contraccezione una costante sempre attiva nel corpo femminile, in un certo senso snaturalizzandolo completamente — è che il microchip può essere attivato anche da altri, estranei al corpo in cui è stata inserita. Attraverso questo congegno, insomma, il corpo delle donne può essere controllato da entità esterne, anche senza tener conto dei loro desideri.
Pensando alla simpatia sempre mostrata da Gates nei confronti dell’eugenetica — anche qui una coincidenza con Rockfeller, grande finanziatore degli eugenisti americani — c’è il fondato timore che possa venire messa in atto una nuova forma di controllo della procreazione a fini selettivi, decisa da un potere scientifico e politico. La tentazione di diminuire le spese della sanità, garantendo la procreazione solo agli individui sani, e di controllare l’aumento della popolazione indigente, quella bisognosa di assistenza, sono sempre state infatti le “buone intenzioni” di chi voleva “migliorare” l’umanità intervenendo in modo costrittivo per impedire la nascita di esseri umani “difettosi”.
Nell’iniziativa “umanitaria” della fondazione Gates si celano dunque molti pericoli: oltre a quelli che corre la salute femminile, mai ben garantita, si assiste a una manipolazione seria del corpo della donna che si può attivare anche senza il suo consenso. Speriamo che le donne si accorgano di quanti pericoli nasconde questa innovazione scientifica, che viene diffusa ammantata dall’aura mitica di una nuova iniziativa per facilitare la libertà sessuale femminile.L'Osservatore Romano

domenica 24 agosto 2014

Agosto BLOG sempre aperto

Men and women are different, with different, equally sacred, roles

DI AUTORI VARI
new-logo
by Sofia Florencia Abasolo-The Catholic Universe-
In light of this fact, the news that women can now beordained as bishops in the Anglican Church, althougun surprising, is saddening. It is a decision symptomatic of a country whose Christian ethos has increasingly been compromised in order to assimilate the values and the beliefs, i.e. the errors, of its time.
This is bad news for women. If anyone understood, cared for,and valued women (as women, not as late arrivals to amasculine world) it’s Christ; and he didn’t call them tothe priesthood. Miriano tells us that imagination, but also ambition, are lacking in campaigns where women demand‘equal’ rights. As a woman in my twenties living in theUK, I am used to ambition being automatically equated withthe ambition to be the same as men. Being an ambitiouswoman, in the sense that thesediscourses prescribe, meansonly to seek to earn as much as my male counterparts, to want to be considered for the same roles as them in theworkplace, not to let motherhood compromise my career, whichmust be situated outside of the home.
What I find so liberating about the Church’s position is that it validates my much greater ambition than that of most of my peers; an ambition to live in a society that
recognises my wholly different desires from those of my male counterparts, without penalising or stigmatising these differences. I want to be granted the right to live life at my own natural pace, a pace dictated by a female anatomy, which I don’t consider a handicap to be medicated. I want the right to stop being considered the only person legally responsible for the choices affecting life growing inside of me, life that I would not be able to create single-handedly.
More than anything I want the right to stop being treated as a sufferer of testosterone deficiency, purely because it’s not in my interest to have the biggest paycheck, the most senior role, because I derive more satisfaction from my gifts being appreciated than I do from acquiring status.
My hope is that those men who voted against female ordination will take this opportunity to further contemplate their faith and the role of women within it. I hope that many will return to the Church and join us in proclaiming the same simple truth: that men and women are different, with different, equally sacred, roles, to be guarded at all costs.”
***

NEWSNIGHT: Marry and Submit Yourself


A chapter of 

 ***
Nella sua intervista su Newsnight, la giornalista Italiana Costanza Miriano disse, con la sua tipica precisione, quello che io credo: “Le donne che chiedono gli stessi diritti che gli uomini manca immaginazione ed ambizione.”
Non stava parlando dell’ ordinazione delle donne, ma rispondeva all’enorme terremoto con il quale fu ricevuto il suo libro, Sposati e sii Sottomessa, nella Spagna.
Il libro non e’ ancora stato tradotto in inglese – ma posso immaginare come sarebbe ricevuto un simile titolo nel Regno Unito. Eppure -come è spesso il caso degli autori che aderiscono alla posizione della Chiesa- ha ragione.
Il libro della Miriano e’ davvero scorrevole; una collezione di lettere agli amici,  che offre consigli per far funzionare il matrimonio. “Se fosse per lei”, scrive la sua casa editrice, “produrrebbe delle encicliche, ma siccome non è il Papa mescola i padri della Chiesa e lo smalto Chanel, la teologia e Il grande Lebowski, sostenendo
con ferrea convinzione la dottrina cristiana del matrimonio senza perdere d’occhio l’ultima uscita di Philip
Roth.”
Dal modo in cui la stampa liberale parla di lei, uno penserebbe che il suo libro è un violento manifesto terrorista: “mi domando come non sia finita in un programma di protezione testimoni per nascondersi dalle femministe furiose,” scrive Sinead Moriarty nell’Independent.
Francis Philips ha già spiegato che la parola ‘sottomessa’ del titolo dovrebbe essere intesa come ‘donarsi’ invece di degradarsi’. La stessa Miriano ha detto infinite volte che le donne sottomesse sono come “le colonne del palazzo che lo reggono dal fondo, perché sono più forti [degli uomini].” Nonostante il contesto, chiaramente positivo, nel quale queste affermazioni sono state fatte, diverse donne le hanno interpretate assurdamente, come un invito a ritornare ad una scena tipo Mad Men: una facciata di falsa gioia matrimoniale dove le donne silenziosamente sopportano il loro tradimento di mariti egoisti che solo desiderano una cena pronta alla sera.
Questi “obiettori di incoscienza” sembrano non rendersi conto del punto cruciale: la sottomissione, anche degli uomini, quando essi si sottomettono a Dio, deve essere volontaria per poter dare frutti.
Non so esattamente come abbiano fatto a non notare questo punto, siccome viene ripetuto diverse volte nel libro della Miriano, sul suo blog, e molte altre volte nelle sue interviste. Sta semplicemente riportando quello che la Chiesa ha proclamato da secoli. Io credo che questi “obiettori di incoscienza” semplicemente non siano interessati a capire alcunché.
Ultimamente, dire ciò che è ovvio e’ diventato un atto di ribellione. La Chiesa e’ tra le poche istituzioni che non si sottomette alle mode contemporanee e continua a ricordarci che gli uomini e le donne esistono, e che sono radicalmente diversi.
Alla luce di questo fatto la notizia che riguarda le ordinazione delle donne vescovi nella chiesa Anglicana non sorprende, ma ci rattrista.
E’ una brutta notizia per le donne. Se c’è qualcuno che ha capito, si e’ preso cura, ed ha valorizzato le donne (come donne, non come treni in ritardo nel mondo maschile) e’ Cristo; e non le ha chiamate al sacerdozio.
La mia speranza e’ che quegli uomini che hanno votato contro l’ordinazione delle donne prendano questa opportunità per contemplare la loro fede. Spero che molti ritornino alla Chiesa e si uniscano a noi per proclamare la stessa semplice verità: gli uomini e le donne sono diversi, con diversi -ugualmente sacri- compiti, da custodire a tutti i costi.

giovedì 21 agosto 2014

Ogni bambino è di per sé simbolo e sacramento della libertà personale...

La natalità come salvaguardia della libertà

DI ANDREAS HOFER
G.K.-Chesterton-and-Child

di Andreas Hofer
Ogni bambino è di per sé simbolo e sacramento della libertà personale. È un nuovo libero arbitrio che si aggiunge ai liberi arbitri del mondo.
(G. K. Chesterton)
Distruggere la famiglia. È l’imperativo categorico che in ogni tempo ha animato le macchine totalitarie. (1)
Le ideologie sono vere e proprie agenzie di separazione familiare. Sempre, con ostinazione pari solo alla loro ferocia, hanno cercato di dare vita alla più assurda e innaturale delle astrazioni: il mito di un « individuo puro ». Nella realtà storica, infatti, non si dà un individuo assoluto: non esiste un essere emancipato da ogni legame, privo di relazione con qualche suo simile.
Continua a leggere 


*James Foley La preghiera mi ha reso un uomo libero



martedì 19 agosto 2014

Quel che Dio ha unito. Saggio sull’amore

Agosto BLOG sempre aperto

Dio non ha creato che unendo

DI ADMIN 
  Originally posted on Gustave Thibon:

La creazione, nella sua infinita varietà, costituisce un insieme armonioso, le cui parti sono legate fra loro e vivono le une in funzione delle altre. Dall’atomo all’angelo, dalla coesione delle molecole alla comunione dei santi, niente esiste da solo né per se stesso.
Dio non ha creato che unendo. Il dramma dell’uomo è quello di separare. Egli si separa da Dio con l’irreligiosità, dai suoi fratelli con l’indifferenza, l’odio e la guerra, si separa infine dalla sua anima con la ricerca dei beni apparenti e caduchi. E quest’essere, separato da tutto, proietta sull’universo il riflesso della sua divisione interiore; egli separa tutto intorno a sé; porta le sue mani sacrileghe sulle più umili vestigia dell’unità divina; sbriciola tutto fin dentro le viscere della materia. L’uomo atomizzato e la bomba atomica rispondono l’uno all’altra.
La metafisica della separazione è la metafisica stessa del peccato. Ma poiché l’uomo non può vivere senza…
View original 154 altre parole

domenica 17 agosto 2014

Cronache dall’ombrellone



Agosto BLOG sempre aperto

Cronache dall’ombrellone

DI COSTANZA MIRIANO
628x471
di Costanza Miriano

Scrivo da sotto l’ombrellone – il direttore e il vice sono stati implacabili, per nulla inteneriti dal fatto che io sia in vacanza, quattordici fugaci giorni, e peraltro giorni in cui i quattro figli hanno comunque bisogno di panni lavati, pasti cucinati, pavimenti almeno apparentemente non sporchissimi. Scrivo da una situazione di riposo, dicevo, relativo ma comunque una pacchia rispetto al ritmo solito. Dormo un numero di ore vergognoso – diciamo a esaurimento scorte – ed è una sorpresa per me scoprire quanto è vero che il Signore “ne darà ai suoi amici nel sonno”.
FONTE: credere.it/

sabato 9 agosto 2014

La crisi dell’obbedienza

Agosto BLOG sempre aperto

La crisi dell’obbedienza

DI ADMIN
Originally posted on Gustave Thibon:
obbediremeglio
di Gustave Thibon
È una banalità constatare che le persone non sanno più ubbidire: i figli ai propri genitori, gli studenti ai loro professori, i cittadini allo Stato ecc.
Ma sono in grado di comandare in maniera migliore? È un altro luogo comune quello di lagnarsi che i veri capi – cioè gli uomini capaci di prendere una decisione e assumersene le responsabilità – stiano diventando sempre più rari. Il vecchio imperativo: « nella vita bisogna tuffarsi » ha ceduto il posto al riflesso della fuga: « prima di tutto, non bagnarsi ».
View original 883 altre parole

 
Tutti cerchiamo il segreto della felicità. Qualcuno vorrebbe convincerci che si trova nell'assoluta libertà. E se, al contrario, quel segreto si nascondesse nell'obbedienza? Obbedienza a come la natura ci ha creati, alle regole di saggezza che i secoli hanno tramandato; obbedienza alla propria vocazione, ai consigli di chi ne sa, e perfino a quel marito o a quella moglie il cui amore forse è da riscoprire. Insomma, non fidiamoci troppo di noi, dei nostri sentimenti a volte strampalati, ma indossiamo, quando ce n'è bisogno, un abito di umiltà. I problemi, anche quelli più difficili, appariranno in una luce diversa e cominceranno a risolversi. Costanza Miriano racconta, con spirito vulcanico, la propria vita, frenetica e divertente - quattro figli, due lavori - e quella dei suoi amici molto speciali, che lei chiama la Compagnia dell'agnello. In dieci capitoli popolati da eroi della vita quotidiana alle prese con piccole e grandi battaglie, per le quali le energie sembrano non bastare mai, ci vengono presentati altrettanti esempi virtuosi di uomini e donne che ce la fanno: a tenere unita la famiglia, a crescere i figli, a rimboccarsi le maniche sul lavoro, a non avere paura degli anni che passano. A ognuno di noi è capitato un posto di combattimento, una piccola fetta di trincea. L'importante è sapere che accettare la realtà, non ribellarvisi, farsi docili e ascoltare le ragioni degli altri, ci rende molto più forti.

martedì 5 agosto 2014

fare buon uso della vecchiaia

AGOSTO aperto
Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, olio su tela, 1818, Hamburger Kunsthalle, Amburgo.

Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, olio su tela, 1818, Hamburger Kunsthalle, Amburgo.

Enzo Bianchi: fare buon uso della vecchiaia

JESUS, agosto 2014
Rubrica di ENZO BIANCHI
La bisaccia del mendicante-6 

Senesco. Divento vecchio. I giorni, gli anni volano via, e io mi ritrovo a essere sempre più vecchio, sempre più capace di misurare la distanza della mia andata via da questo mondo. Non ho ancora perso le forze, le sento solo diminuite. Non sono malato ma sono più debole, e piccoli mali alle ginocchia, ai piedi, alla schiena sono sempre più frequenti. Non ho perso la memoria ma ricordo le cose in modo nuovo, come se fossero realtà più distanti…
Quanto al mio cammino umano, ci sono acquisizioni di atteggiamenti prima non facilmente consolidati, e ci sono invece alcune virtù che appaiono con un’urgenza nuova, oltre che essere messe a fuoco come mai mi era successo. Una di queste virtù è la pazienza, che so tradurre il grecohypomoné, parola che contiene l’idea del “restare sotto” (hypó), per sostenere certo, ma che implica anche una sottomissione. Sì, ci si deve mettere sotto per restare sotto. Pazienza non è resa ma sottomissione. Proprio la debolezza che si incontra con la vecchiaia autorizza alla pazienza, che diventa però una forza, una grande forza capace di perseveranza.
Tutto questo non viene da sé, non è automatico, ma se si è capaci di fare buon uso della vecchiaia, allora è un possibile cammino da aprirsi solo camminando. Un cammino tra limiti crescenti che appaiono uno dopo l’altro senza troppo rumore e senza annunciarsi prima. Lentezza nello svegliarsi e nell’attendere ai primi riti del “venire al giorno”; insofferenza sempre più marcata verso i rumori, la folla, il vociare; l’emergere della penombra come uno spazio che può essere abitato da pace e gioia; l’alzarsi più faticoso dalla poltrona su cui si ama leggere i giornali. E poi il constatare la crescita della propria dipendenza dagli altri: si accresce la coscienza dei propri limiti, si ha più bisogno degli altri e sovente si deve scegliere se chiamarli o rinunciare a qualcosa.
Ogni piccola malattia appare come una piccola morte, una sospensione del tempo che altera il ritmo della vita e ci spinge in una situazione di estraneità a noi stessi. Non sono più le malattie dell’infanzia, piene di favole raccontate, in attesa delle visite dei compagni e dei doni delle spremute o del gelato o della granatina. Allora diventare malati sembrava un’occasione per sottrarsi alla routine della scuola. Ora invece la piccola malattia offre familiarità con la fragilità del corpo, che diventa qualcosa che si ha, che si trascina, che ci fa sentire il male.
Quanto alla rete degli amici, ci si accorge che sono distanti, che non hanno tempo, che è diventato difficile, proprio a causa dell’età, reincontrarsi. “Ormai ci muoviamo poco”, “siamo diventati pigri”, “non mi fido più a guidare l’auto”: e così non la presenza ma la voce viene a spezzare la nostra solitudine. “Pazienza!”, si dice con una certa amarezza…
E poi cosa succede agli amanti? I loro corpi non più erotizzati devono imparare la vicinanza e l’intimità senza aggressività e senza passione, ma in un possibile amore estatico che conosce altre profondità. Com’è diversa la carezza di un giovane alla sua ragazza da quella di un uomo anziano alla sua donna! La mano trema non per la vecchiaia, ma per un eccesso di coscienza dell’amore.
Questa fase ultima della mia vita, così disarmata e dipendente, non è forse ciò che mi attende come cammino di fede? Mi viene chiesta pazienza, sottomissione, non resa. E con la pazienza ciò che la può sostenere: la fiducia. Sì, vengono i giorni in cui sarò sempre più povero, in cui neanche i libri che fanno da parete alla mia cella mi diranno qualcosa, e forse non troverò viatico in nulla, in nulla! Gli altri hanno troppo da fare per seppellire i morti, e io, non potendo più nulla, potrò solo avere fiducia, aiutato in questo dalla sempre crescente dipendenza. Altro che arte di lasciare la presa! Solo arte di tendere le mani al di là della morte verso le mani del Signore tese verso di me per prendermi nel suo abbraccio.