State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 24 settembre 2014

Il TITANO e la formica ... di Maddalena Negri

Gustave Doré: La lotta di Giacobbe con l'angelo
Gustave Doré:
La lotta di Giacobbe con l'angelo

Il guado di Yabbok 

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Ogni commercio è e sarà a favore del sesso, anche sfrenato. Perché comporta arricchimento.
La castità difficilmente trova - né troverà - sponsor, non muovendo interessi economici. La castità è promossa da gratuità e autenticità, virtuosamente forti ma economicamente deboli.
Per comprenderlo, basti pensare a tutti i prodotti legati al sesso: medicinali, preservativi, giochi erotici, riviste pornografiche, cinematografia a luci rosse, night club e così via.
Quali sono invece i prodotti legati alla castità? Non essendo più in commercio la cintura di castità, attualmente non ne ricordo proprio nessuno. Ecco perché, dal punto di vista economico, il libertinismo sessuale è un titano, mentre la castità (cioè un utilizzo ordinato della sessualità, in base allo stato di vita scelto) si rivela essere una formica!
Ipotizziamo per un attimo che, in tutto il mondo, in modo generalizzato, si rinunciasse almeno per un mese a tutti i prodotti precedentemente citati. Tutti! Si fa presto a immaginare il danno economico, vero?
Ma il danno morale come lo si quantifica? A partire dallo squallore che risalta dalle indagini sulle baby squillo del Parioli, in cui una madre incoraggia la figlia quindicenne a prostituirsi, invece di andare a scuola?
Sui media, è ripetuto come un mantra che bisogna fare sesso sicuro. Ma al sicuro da cosa? Ci rendiamo conto del paradosso? Figli del '68, abbiamo a tal punto mitizzato il sesso da definirlo pericoloso. Se è pericoloso dobbiamo averne paura; questa è la reazione normale, di fronte a ciò che è definito pericoloso, no?
E i pericoli annunciati sono due: le malattie (dovute al cambio dei partner sessuali) e andare incontro a una gravidanza.
In entrambi i casi, la raccomandazione è usare il condom. Raccomandazione che porta al delirio d'onnipotenza, che fa pensare che basti ricordarsi di metterlo per sentirsi "al sicuro".
Ora, però, se non si cambia partner, non c'è pericolo di malattie, giusto? Dunque, non sarebbe un metodo più sicuro ancora fare l'amore quando si trova un amore esclusivo e duraturo (quindi non si cambia!)? «Eh già, ma cosa ne sai che il tuo compagno non ti ha tradito?» è la pronta replica.
Ma se io amo, non è naturale che io mi fidi? E se non mi fido, come posso affermare di amare? L'atto stesso diventa bugiardo se il preservativo è messo per sfiducia. Come si può far l'amore senza amore? Sarebbe un atto privo di contenuto, in cui i corpi fanno una promessa, svilita dalla paura e dalla mancanza di fiducia (reciproca o unilaterale che sia).
Anche solo considerando l'atto sessuale unicamente come atto d'amore, si propone come un evidente fallimento già sul nascere.
Per la Chiesa (che parte dal Vangelo!), poi, i fini dell'atto sono sempre due: unitivo (celebra l'amore dei coniugi) e procreativo (si rende aperto, almeno potenzialmente, alla vita) - ecco il secondo motivo per cui questa pratica si trova in contrasto con la dottrina della Chiesa.
E del resto, mi viene da dire, come considerare un pericolo la conseguenza che è espressamente non solo ciò per cui i genitali sono fatti, ma anche ciò per cui tutto il corpo è predisposto, specialmente quello femminile, dal momento che le principali differenze rispetto a quello maschile (seno, larghezza del bacino) sono spiegabili proprio in base alla gravidanza e all'allattamento?
Ma c'è da riflettere anche sulle conseguenze pratiche registrate nei paesi dove contrastare l'AIDS è lotta quotidiana. Ebbene, anche nei programmi che ne prevedono l'uso, il preservativo è in terza posizione (ricordato con l'anagramma ABC), mentre i primi due consigli sono astinenza (la possibilità di dire no alla proposta) e essere fedeli (be faithful). Questi tre passaggi sono strettamente legati: se il preservativo non rappresenta l'extrema ratio, ma, al contrario, la principale, tutto è capovolto - e compromesso (risultati medici effettivi compresi!) -.
L'astinenza educa alla fedeltà. Il sesso ad ogni costo "tanto c'è il condom" spalanca le porte all'infedeltà e ad altre malattie veneree in cui il condom è meno efficace (la sifilide è in aumento in Occidente). Al contrario, se il rapporto è sessualizzato c'è il rischio di trasformarlo in commercio, ricatto dentro e fuori dal letto. Se tutto gira intorno al sesso, non c'è tempo né modo per costruire "tutto il resto", che sarà fondamentale (cioè di fondamento per un'unione duratura, quando il desiderio sessuale non sarà più così in primo piano); anzi, la sfera sessuale rischia di diventare terreno privilegiato di richieste e "ritorsioni", di cui spesso la donna sente il peso maggiore, con ragionamenti del tipo "Visto che lui mi è venuto incontro in questo, devo acconsentire a quest'altra sua richiesta, anche se non ne sono molto convinta".
A proposito poi della contraccezione, torniamo al discorso iniziale. I metodi naturali per regolamentare le nascite e ottenere una paternità e maternità responsabili, suggeriti in quanto maggiormente rispettosi sia delle persone che dell'amore che le lega, sono avvolti in un'aura negativa che ne sostiene l'inefficacia. Inefficacia che nessuno pare osare mettere in discussione, nonostante, in altri ambiti, ci sia un dilagare di una moda "green" alla ricerca dei metodi naturali. Allora perché, invece, in una sfera dove l'assunzione di ormoni e medicine può condizionare anche in modo piuttosto invasivo la vita, si accetta senza fiatare che ogni altro metodo sia fallimentare, spesso senza neppure informarsi adeguatamente al riguardo di tale proposta?
Il vero motivo di questo sospetto sfiduciato è tutt'altro.
«Se vi è una fallibilità dei Metodi Naturali questa è da ricercare non nel capitolo della scientificità quanto nel loro uso. Il dubbio sulla attendibilità scientifica dei Metodi Naturali è indotto dal fatto che nell'ambiente medico se ne parla poco o quando lo si fa è per screditarli. E poi diciamola tutta a chi può interessare studiare, approfondire, dedicare del tempo a diffondere una metodica che non arricchisce le tasche di nessuno? Ricordiamo che non c'è alcun rientro economico e che tutto, dagli studi scientifici all'insegnamento, si svolge a livello di volontariato gratuito. Perciò non ci sono costosissime cliniche che propongono i Metodi Naturali o si impegnano nella ricerca. Soltanto la Chiesa che ha a cuore il vero bene dei suoi figli è disposta a rimetterci e non ha paura di dire tutta la verità circa il male della contraccezione e invece la bontà dei Metodi Naturali» (Fonte: Punto Famiglia).
E allora, la lotta col Titano possa riprendere!
Come si vede, nella pratica dei fatti, ciò che ci è annunciato come una maggiore libertà femminile diventa, in realtà, un'attribuzione coatta dei tratti maschili alle necessità femminili, rischiando di non tenere presente che, anche e soprattutto in questa sfera, la libertà si manifesta in modi differenti e che la grande assente potrebbe essere la tenerezza (fondamentale per entrambi, ma maggiormente necessaria da ricevere dal versante femminile). Alcuni hanno domande più specifiche e si chiedono ad esempio se ci siano posizioni che la Chiesa vieta. Inutile che andiate a cercare nel Catechismo. No, non ce ne sono. Tale testo rimanda a linee guida fondamentali per fare scelte personali. In un'ottica cattolica, l'amplesso, essendo vissuto all'interno del matrimonio, che segue il sacramento della maturità, cioè la Cresima o Confermazione, avviene tra credenti che hanno piena maturità personale e spirituale, quindi affida ai coniugi ed alla loro coscienza (che si suppone libera, retta ed educata al bene) certe scelte riguardanti la vita di coppia. Un breve ma interessante articolo spiega il motivo di ciò riassumendo che la posizione suggerita dalla Chiesa è una posizione ragionevole (Vedi: Tempi).
Se questo presupposto risulta poco chiaro e può provocare confusione, l'aiuto inatteso può arrivare, per assurdo, proprio dal filosofo che per molti è l'emblema assoluto dell'ateismo,Immanuel Kant: «Agisci in modo da trattare l'umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo». Nel momento in cui è chiaro cosa si intenda per "fine" e "mezzo", credo risulti molto più semplice applicare un discernimento di comportamenti specifici ponendo una domanda a cui credo ognuno riesca a rispondere senza necessità di ricorrere ad esperti, cioè: "Questo comportamento prevede di utilizzare l'altro come una cosa che mi provoca piacere, oppure si tratta di un atto che al contrario realizza, al contempo, sia me che lui/lei?". Posta in questi termini, senza voler entrare in situazioni specifiche e considerando anche la persistenza di una soggettività sia dell'individuo che della coppia, forse ci si riesce a muovere più agevolmente tra molti dubbi che attanagliano anche coppie cristiane sposate da anni.
L'importanza di guardarsi negli occhi è forse lo spunto cruciale. Perché, se gli occhi sono lo specchio dell'anima, anche ma non solo simbolicamente, significa accettare di amare la persona tutta intera, non compiere un gesto meccanico per raggiungere il proprio piacere personale. Del resto, in ogni giudizio etico, fondamentale è l'intenzione: dunque, pare evidente che dalla ricerca unicamente del proprio piacere personale fino alla masturbazione unilaterale, forse l'amore è da tutt'altra parte!
Basti pensare un dettaglio: l'unica, ma fondamentale differenza tra un rapporto sessuale ed uno stupro sta precisamente nella reciproca e totale consensualità. Il gesto, nudo e crudo, potrebbe essere così simile da potersi anzi dire uguale. Eppure gli strascichi psicologici di dimensioni abnormi, già da soli, suggeriscono che la connotazione ed il significato da attribuire ai due atti sia di segno completamente e indubitabilmente opposto.
Spesso, viene contrapposto l'amore cosiddetto agapico a quello erotico: quello erotico è visto come egoistico, al contrario di quello agapico che è invece gratuito e altruistico. In realtà, trovo che, quando ci sia amore vero, in realtà proprio l'unione sessuale è un atto altruista. Se ci pensiamo bene, quando ciascuno dei due pensa al bene dell'altro, il risultato è che ciascuno dei due ne riceve, dandolo. Amore messo in circolo. Nella differenza.Perché il corpo femminile e maschile sono tra loro diversi, almeno quanto la mente. Uno dona, l'altro accoglie.
Apro una parentesi: il fatto che all'interno del matrimonio cristiano la formula parli di accoglienza per entrambi quando, quanto meno a livello fisico (in altri ambiti decisamente no!), si tratta di una prerogativa tipicamente femminile, dovrebbe quanto meno dare da riflettere ai tradizionalisti dell'anticlericalismo applicato.
E proprio in questo termine (accoglienza) trovo la motivazione laica da aggiungere a tutte le altre che possiamo trovare nel Vangelo, ma che ogni tanto ci fanno storcere il naso.
Accogliere non è scegliere, come al supermercato. L'obiezione che è necessario convivere o avere rapporti prematrimoniali, perché altrimenti manca un tassello importante, mentre è necessario sperimentare, equivale in sostanza a sostenere che il valore di una persona equivale alla sua prestazione a letto e non al fatto di ricevere amore dalla persona che si ama. In altri termini, si parcellizza la persona intera in base all'intesa sessuale, ignorando la possibilità che essa sia al contrario facilitata dall'intesa su tutti gli altri aspetti che sono, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, maggiormente rilevanti all'interno della coppia. L'intimità si raggiunge prima e innanzitutto in altri aspetti (intellettuale, emotivo, dei desideri e della progettualità). Senza quella, è difficile arrivare ad una vera comunione che possa rendere anche l'esperienza dell'intimità fisica gradevole e appagante.
Anche ipotizzando dei rapporti quotidiani, quale parte della giornata intaccano? Non è forse primario imparare ad accogliere tutti quei piccoli e grandi pregi e difetti che rendono la persona che sta accanto esattamente quella che è?
Se anche ci fosse un'ottima intesa sessuale, ma non riuscissimo a tollerare quel difetto fisico, quella mania, quel tic, quel vezzo, quell'hobby, la routine quotidiana inevitabilmente lacererà quell'unione che, essendo stata costruita sulle fragili fondamenta del sesso, rischierà di crollare.
Dovrebbe dar da riflettere che il condom, obbligatorio per i lavoratori del sesso, sia proposto anche all'interno del matrimonio. Equiparare queste due situazioni dovrebbe essere sentito come un insulto, non come un sussulto di libertà. Perché mi pare sia chiaro a chiunque quanta differenza corra tra i due tipi di sesso. Dunque, perché farli assomigliare di più? E sarebbe mai possibile renderli simili, senza svilire i rapporti coniugali in cui l'amore domina tutto, al contrario di quanto accade a chi lo fa per mestiere?...
L'anima dov'è? La poesia dov'è? Senza un senso, che senso ha il sesso?
Precisando che nel Catechismo non c'è alcuna indicazione specifica, mi pare chiaro che la Chiesa si dimostri madre anche nel fidarsi della coscienza dei singoli e della coppia, ai quali è casomai caldamente consigliato di continuare o di iniziare un cammino di direzione spirituale insieme, per il motivo abbastanza comprensibile che un occhio esterno risulta in genere più adatto nel cogliere i primi sintomi di problematiche in fase germinale.
Per chi è ancora perplesso sui risultati, riporto una ricerca al riguardo, che spiega i motivi perché questa mentalità triplicemente unitiva (sentimenti, corpo ed anima) del rapporto coniugale, capace di coinvolgere le persone in modo integrale, lo renda anche più appagante:
«Per avere un rapporto sessuale soddisfacente, è necessario coinvolgere tutto noi stessi: fisicità, dimensione relazionale e spiritualità. Se si tralascia una qualsiasi di queste tre dimensioni, si rende il sesso meno interessante e piacevole. I devoti cattolici, coloro che usano i metodi di pianificazione naturale (NFP), sono pronti a coinvolgere tutte e tre queste dimensioni per la loro sessualità coniugale. I metodi naturali, infatti, rendono la coppia intimamente consapevole del corpo, questi metodi chiamano la coppia a comunicare ad un livello più profondo rispetto alle altre sulla natura del loro desiderio sessuale per l'altro. Infine, i cattolici che fanno uso dei metodi naturali si rendono conto che il sesso non è solo un atto fisico, ma spirituale (pensiamo al Cantico dei Cantici).» (Fonte: UCCR)
Infatti se, da un lato, gli ormoni che intervengono durante l'unione sessuale possono essere motivo di legame per la coppia, è anche vero che l'aver raggiunto pienamente un'intimità in pensieri, desideri, progetti sul futuro e ricordi passati resta senza dubbio l'ingrediente essenziale perché la condivisione genitale diventi il coronamento dell'unione di quella coppia. Come ogni cosa preziosa, il suo fulgore aumenta se inserita nel contesto che le dà più valore!
Rispetto, poi, alla difficoltà, in alcune coppie, di seguire i metodi naturali per i più svariati motivi di salute, va tuttavia ricordato che «tutti i sessuologi sanno, per esempio, che il coito interrotto e la barriera artificiale del profilattico costituiscono un ostacolo alla piena gratificazione sessuale, mentre i farmaci contraccettivi sono nocivi alla salute della donna». L'auspicio è quindi che la scienza possa promuovere una conoscenza maggiore per poter sfruttare appieno metodi naturali e rispettosi della persona umana. Nel frattempo, ai coniugi che avessero difficoltà specifiche e peculiari con i metodi naturali, sono da suggerire «tra vari procedimenti, quelli che comportano meno elementi negativi ed esprimano sufficientemente l'unione dei corpi e l'amore scambievole; procedimenti artificiali che possono essere definiti veniali, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto non nocivi alla salute e destinati a sospendere solo temporaneamente le funzioni procreative». Sono invece da evitare «quelle tecniche chimiche o fisiche comportanti la sterilizzazione irreversibile o l'omicidio dell'essere umano anche nella sua fase di zigote: tecniche che possono essere definite mortali, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto destinate a distruggere irreversibilmente le funzioni procreative o finalizzate all'uccisione del prodotto del concepimento» (Fonte:Holy queen, prof. Bruto Maria Bruti). Parlando in generale, senz'altro il profilattico, tra i mezzi illeciti, è tutto sommato il meno grave, evitando i danni peggiori degli anticoncezionali, cioè modificazioni fisiche permanenti (come negli interventi chirurgici di sterilizzazione maschile e femminile), oppure alterazioni ormonali (tutti quelli chimici - cerotto compreso -), nonché l'inconveniente peggiore causato dagli abortivi - anche indiretti, come la pillola! - cioè l'impedimento dell'annidamento e la compromissione dell'ambiente intrauterino, cosa che comprometterebbe la possibilità di gravidanze successive (è ad esempio - molti lo ignorano! - il caso della spirale che, tecnicamente, è un abortivo).
In ultima istanza, per maggior completezza scientifica, è bene sottolineare che, sebbene ogni metodo abbia percentuali più o meno elevate di concepimento nonostante il suo utilizzo, l'unico metodo infallibile per non rimanere incinta è l'astinenza. Ogni rapporto sessuale, infatti, è in sé potenzialmente sempre procreativo.
Non solo negli esseri umani, ma anche in tutti gli esseri sessuati, l'apparato riproduttore è appositamente predisposto precisamente per garantire la continuazione della specie: quindi questo non dovrebbe destare particolare sorpresa.
Concludo la questione della pianificazione famigliare con una riflessione rivolta agli scettici: se i metodi naturali non sono sicuri in quanto prevedono l'astinenza in alcuni giorni durante un mese, perché è possibile invece rispettare la richiesta talvolta anche di diversi mesi in uno stesso anno, magari in più occasioni (ciò si rende necessario, frequentemente, durante il terzo trimestre di una gravidanza, così spesso passano mesi dopo il parto prima della ripresa dei rapporti a causa dei punti di sutura)? Se è possibile praticare l'astinenza per mesi, perché dovrebbe rivelarsi richiesta eccessiva l'astinenza per qualche giorno?
Questo "rovesciamento" di prospettiva che ho utilizzato, nell'affrontare domande che mi parevano abbastanza comuni nei riguardi dei consigli che la Chiesa offre nell'ambito della sessualità, vuole sottolineare che la visione che ne emerge non è di uno sguardo negativo sulla sessualità; al contrario, il tentativo è precisamente di riempire a tal punto l'atto coniugale da renderlo un "troppo pieno" di cui persino chi lo compie fatichi a comprendere in modo totale il valore, ma possa almeno intuirlo, avvicinarglisi, nella certezza che, se Dio è amore, Egli è naturalmente presente in ogni atto d'amore. Anzi, lo è particolarmente nel rapporto coniugale che diventa la celebrazione stessa del matrimonio (quindi, un atto sacro).
Se la Chiesa considera il matrimonio un atto sacro, che contempla un legame tra Dio e l'uomo, è forse possibile che lo ritenga anche un peccato o qualcosa che è bene evitare? Oppure, questa visione suggerisce l'idea che spesso una comunicazione sbagliata o l'indisponibilità all'ascolto reciproco abbiano causato l'equivoco di attribuire alla Chiesa una concezione negativa, che in realtà non le è propria?
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    Nello sguardo dell'altro, che non mi giudica, ma mi ama e mi accoglie integralmente nel mio essere diversa, posso scoprire sfaccettature che mi rivelano la mia identità, che da sola non riuscirei mai a scoprire né a valorizzare.
    Dall'occhio di chi mi sa guardare il cuore arriva uno spicchio di verità che va ad illuminare una fetta del mistero, svelandomi a me stessa.
    Niente quanto noi stessi ci pone dinanzi al mistero dell'abisso dell'animo umano.   Leggi tutto...>>>


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    mercoledì 17 settembre 2014

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    DA SPERARE PER TUTTI

    La strategia per fermare papa Francesco

    (ALBERTO MELLONI, Corriere della Sera, 17 settembre 2014) 
    I concili e i sinodi hanno una così lunga tradizione nella storia cristiana non perché hanno ridotto la discussione, ma perché hanno aumentato la comunione. La sinodalità infatti non accelera le decisioni, ma le fa maturare. 
    Questo era ed è lo scopo dei due sinodi consecutivi sulla famiglia che il Papa ha convocato: uno composto dai presidenti delle conferenze episcopali nel 2014 (in termine tecnico «straordinario») e uno formato da vescovi eletti nel 2015 (cioè «ordinario»). Preparato da un questionario che ha mostrato come la Chiesa, quando vuole, sa farsi domande scomode e introdotto da un documento base teologicamente esile, il Sinodo è stato individuato da alcuni porporati come l'occasione per una rivincita sul Papa.
    Lo si era capito a febbraio, quando nel concistoro il cardinale Camillo Ruini aveva fatto davanti a tutti il conto dei pareri espressi sulla relazione del cardinale Walter Kasper che riguardava appunto la famiglia: 15 a favore, 85 contro, disse allora l'ex Vicario. Il che faceva intravvedere la possibilità di una manovra: mandare il Papa in minoranza al Sinodo e trattare così da posizioni di forza le molte e decisive nomine in agenda. 
    A febbraio il Papa fece scudo alla relazione Kasper: la lodò come un esempio di «teologia in ginocchio», il che non esclude che si possa fare buona teologia anche seduti, ma diceva la serietà del suo intento. Perfino Ratzinger, allora, intervenne: indicando pubblicamente come suo unico compito quello di pregare per il successore, si sottrasse al sogno di chi gli chiedeva di assumere una funzione moderatrice e dar corda alla tesi bislacca di tal Stefano Violi secondo cui le dimissioni di Benedetto XVI riguardavano l'esercizio e non il ministero petrino. 
    Nell'avvicinarsi del Sinodo, dunque, era ragionevole attendersi qualche sorpresa: e la sorpresa è arrivata. Cinque cardinali, un arcivescovo, e tre professori hanno scritto per l'editore Cantagalli di Siena un «libro bianco sulla famiglia», in uscita il 1° ottobre, curato dal rettore dell'Istituto Augustinianum, che chiede fin dal titolo di «Permanere nella verità di Cristo»: come se su questo Francesco avesse bisogno di sorveglianti. Sono interventi diversi disposti attorno alla disciplina della penitenza dei divorziati risposati: e vedono sfilare i cardinali Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke, e soprattutto Gerhard Ludwig Müller — prefetto della Congregazione per la dottrina della fede che deluse Ratzinger nella trattativa coi lefebvriani. 
    Tesi in gran parte conosciute. L'effetto deflagrante che l'operazione si proponeva di ottenere a ottobre è stato forse favorito dalla decisione di non render note le risposte delle conferenze episcopali al questionario dell'anno scorso: far vedere, senza infingimenti, criticità e diversità avrebbe ridimensionato la posizione di chi non è tanto in disaccordo su soluzioni (che non ci sono), quanto piuttosto lo è sull'idea stessa di ascoltarsi. 
    Ma la scelta di uscire con un «non possumus» — sorprendente non certo per le tesi, ma per le firme di chi le sostiene, i tempi in cui le enuncia e il coordinamento che le ispira — indica meglio di altre cose il grado di affettuosa ostilità che circonda Santa Marta. Ostilità che il Papa ha mostrato di accogliere con gesuitica indifferenza riservando circa metà dei posti di sua nomina speciale in Sinodo ai suoi avversari. 
    L'idea di rimproverare al Papa una scarsa adesione alla tradizione, di insinuare che cattivi consiglieri gli suggeriscono soluzioni pericolose è cosa tutt'altro che nuova. Cinquant'anni fa esatti, attorno a Paolo VI, fu stesa una cortina di ansietà e di sospetti logoranti perché fermasse quei passi del Concilio che, pur nella loro timidezza, indicavano la via della collegialità e della comunione. Paolo VI, nel clima di quegli anni e nella temperie conciliare, era meno difeso di quanto non sia oggi Francesco: ma i «buoni» risultati ottenuti allora, che poi si riducevano alla perdita di fiducia reciproca fra la maggioranza conciliare e il Pontefice, rimangono il sogno nascosto di alcuni gruppi nella Chiesa. Un sogno che non disdegna una manovra dai fini politici chiari. E sbagliati.
    Perché la Chiesa non ha il problema di mettere la propria morale alla luce della modernità, per tenerla immobile o per cambiarla a basso prezzo; ma di mettere tutto alla luce del Vangelo. In quel tutto non esiste «la» famiglia ma esistono «le» famiglie, che come diceva il Papa nella sua omelia ai nubendi di domenica sono storia e vita, caduta e cammino, fatica e gioia, dolore e tenerezza infinita. 
    Tutte cose a cui solo il Vangelo può parlare: non le morali a basso prezzo, non quelle eccitate del rigorismo, e tanto meno le paure di coloro che quando temono un papato che dice il Vangelo, in fondo, mostrano di aver indovinato quel che di quel papato è il centro.
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    La preghiera purificata dallo zen


    IACOPO SCARAMUZZI, Jesus, naggio 2012 
    Padre Luciano Mazzocchi sa bene cosa significa per un prete cattolico avvicinarsi al buddhismo. Nel corso dei suoi 72 anni questo missionario saveriano ha vissuto in Oriente, ha scoperto la spiritualità zen, l'ha portata in Italia. Ha animato centri di meditazione e dibattiti, ha affascinato centinaia di persone e ha anche incontrato qualche incomprensione – poi superata – con il Vaticano. «La Chiesa», afferma, «ha bisogno del buddhismo».
    Padre Mazzocchi è stato missionario in Giappone dal 1962 al 1982. «Ho conosciuto lo Zen vivendo con la gente», racconta. «Capii che il buddhismo è un grande valore non solo per chi si professa buddhista o per chi vive in Oriente, ma più in generale per il cammino umano». Quando torna in Italia, Mazzocchi trascorre alcuni anni impegnato nella formazione dei futuri missionari; poi, al momento di tornare in Giappone, chiede invece al superiore di potersi occupare di «promuovere l'incontro con la spiritualità dello Zen». È il 1994 e il segretario della Commissione del dialogo interreligioso della Conferenza episcopale giapponese – l'attuale generale dei gesuiti Adolfo Nicolas – chiede a Mazzocchi di accogliere un gruppo di monaci zen in arrivo in Italia per conoscere il cristianesimo. Di lì a poco iniziano anche i primi guai. Mazzocchi fonda con il monaco buddhista Jiso Forzani il laboratorio di dialogo religioso "La stella del mattino". Ma nel 1996 la Congregazione per la dottrina della fede, guidata all'epoca da Joseph Ratzinger, notifica al vescovo di Lodi Giacomo Capuzzi le proprie riserve sul libro Il Vangelo e lo Zen scritto dal saveriano con Annamaria Tallarico e pubblicato dai dehoniani. Inizia una corrispondenza tra Roma e Lodi per chiarire i punti controversi. Nel 1998 sulla Civiltà cattolica appare un articolo col quale padre Giuseppe de Rosa critica la comunità di Mazzocchi. Il segretario dell'ex Santo Uffizio, all'epoca Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano, chiede di incontrarlo. All'incontro partecipano, oltre a Bertone e Mazzocchi, alcuni consultori della Dottrina della fede. «Al termine dell'incontro che durò due ore, uno dei consultori presenti esordì così: "Ci dica, padre, come mai il buddhismo, la religione del nulla, svuota le chiese nel Nord Europa! Perché attira così tanto? Cos'ha che manca al cristianesimo?" ». La vicenda si conclude, anche se non del tutto, quando nel 2000 l'allora cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, scrive al vescovo di Lodi una lettera con l'approvazione «di massima» dell'esperienza di Mazzocchi. Rimane qualche dubbio sulla partecipazione eucaristica, che viene chiarita in seconda battuta. «Ciò ovviamente mi ha dato conforto », commenta Mazzocchi. «Il dialogo è fecondo anche fra arcivescovi e missionari».

    Nel frattempo il missionario e il monaco Jiso Forzani proseguono per strade separate. Presentato al cardinale Carlo Maria Martini, il saveriano diviene cappellano della comunità cattolica giapponese di Milano, funzione che svolge ancora oggi. Contemporaneamente ha fondato una nuova comunità a Desio, Vangelo e Zen, dove da poco tempo abita con due giovani che hanno scelto questa particolare vita "monastica": Alessio, operaio che ora fa un corso di giardinaggio, e Raul, appena uscito dall'università. A loro dovrebbe aggiungersi prossimamente Paolo, impiegato, che svolge anche il ruolo di economo della comunità. «I giovani hanno sete di silenzio, mentre in tutto il frastuono della società non si percepiscono più», spiega Mazzocchi, che sottolinea l'intenzione di promuovere «una spiritualità che ha la sua sede nel laicato, nella gente che vive nella società, non in un eremo isolato». Oltre alle attività dell'orto e ai lavori che ognuno svolge, nella villa di Desio si medita, si studia, si ascolta il Vangelo, e il sabato la comunità apre le porte a chiunque voglia passare una giornata di meditazione. Amico del cantautore Franco Battiato, Mazzocchi fa inoltre conferenze per l'Italia, alle quali partecipano ogni volta centinaia di persone.
    Padre Luciano Mazzocchi.
    Padre Luciano Mazzocchi.
    Per spiegare perché cristianesimo e Zen non sono incompatibili, il missionario usa una metafora: «Come il mio corpo assorbe il sale, lo zucchero, e tutto trasforma in vita, così l'incontro con il buddhismo non è un confronto tra teorie, ma due percorsi che sono dentro di me perché entrambi sono per me». Lo Zen, spiega, «mi rende più cristiano, al tempo stesso più buddhista. E più vero. L'appartenenza religiosa può essere un tranello, perché può bloccare il cammino vero, che è pellegrinare la verità». In questo senso, «l'incontro col buddhismo purifica la comprensione di Cristo senza togliere nulla al cristianesimo». Anzi. «A volte», afferma padre Mazzocchi, «la Chiesa è solo luce che illumina. In certi casi il cristianesimo è diventato una religione che dà risposte, mentre il buddhismo fa spazio al silenzio da cui scaturiscono le domande, e a quel punto fornisce delle risposte. In fondo Gesù non ha insegnato a pregare ai suoi discepoli finché non gli hanno domandato di insegnare loro a pregare». Con una metafora, il saveriano spiega che «il messaggio cristiano è un annuncio vero e proprio, è il seme gettato, mentre il buddhismo cura molto l'orecchio, è arare il campo. Se il cammino cristiano scavalca la cura dell'ascolto e subito cerca la salvezza, si inaridisce. Così, il buddhismo può bloccarsi in un narcisismo religioso, in un campo sempre arato che non dà frutti. Per questo è preziosa l'integrazione delle loro differenze». Insomma, «la Chiesa ha bisogno del buddhismo, del silenzio vero».
    Quella di padre Mazzocchi non è un'esperienza unica in Italia. Nel corso degli anni, il fenomeno delle pratiche di meditazione di matrice buddhista si è diffuso anche negli ambienti cattolici. In prima fila i gesuiti, che hanno una lunga tradizione di missionari in Estremo Oriente. Padre Davide Magni ha approfondito l'incontro con il buddhismo in una serie di soggiorni in Sri Lanka, India, Thailandia, Cambogia, Taiwan e Cina. E spiega così le «numerosissime esperienze di reciproco arricchimento» tra buddhismo e preghiera ignaziana: «Le forme della tradizione meditativa buddhista sono molteplici. Forse il percorso più famoso tra i tanti rimane quello del gesuita tedesco, missionario in Giappone, Hugo Enomiya Lassalle, promotore dell'affinità tra meditazione zen e spiritualità ignaziana. Il confratello giapponese Kakichi Kadowaki ne è stato il continuatore. Io, con altri gesuiti sparsi tra Asia, Europa e Nord America, stiamo riflettendo e proponendo delle possibili analogie tra il testo ignaziano e il Visuddhimagga (Il cammino della purificazione). Si tratta di una enciclopedia spirituale sulla via interiore. Fu compilato da Buddhaghosa (V secolo d.C.) dall'antico materiale canonico. La sua autorevolezza è ancora oggi indiscussa ed è il compendio fondamentale della meditazione vipassana»
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    martedì 16 settembre 2014

    Da Tempi.it... Ai vostri figli non raccontate di essere dei perfetti supereroi, ma dite loro: «L’amore da cui sei nato, c’è ancora»


    Non supereroi ma genitori che si amano

    DI COSTANZA MIRIANO tempi.it

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    Gli-Incredibili-19-wpcf_970x545
    dal blog di Costanza Miriano
    «Mamma, il pericolo è il tuo mestiere. «Oddio, non direi. Anche se alla fine lo scivolone kamikaze in piscina l’ho fatto». «No, dicevo che è la mamma il mestiere più pericoloso. Fai un figlio, e non sai quello che ti capita. Poi te lo devi tenere tutta la vita. Con me ti è andata bene». Non l’avevo mai pensata così, in effetti, e a vederla da questa angolatura fa un po’ paura, più del kamikaze (l’addetto alla piscina mi ha assicurato che non era mai morto nessuno lanciandosi dal tubo giallo, comunque, e non ha fatto nessuna osservazione spiritosa sul fatto che sembravo seduta su un bidet quando sono scesa). Essere una famiglia significa consegnarsi per sempre a delle persone a cui sarai legato per tutta la vita (e con un figlio non sai mai chi ti metti in casa, come diceva Achille Campanile). La cosa può dare una certa vertigine. Per sempre, soprattutto in quest’epoca dello spontaneismo in cui viviamo, è un bel po’ di tempo.
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    venerdì 12 settembre 2014

    GiuM@ PRESENTE con la Fam. al Sacrario di REDIPUGLIA

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    Papa Francesco PapaBoys

    LIVE TV – Segui in diretta con noi dei Papaboys (grazie al player del Centro Televisivo Vaticano) la visita di Papa Francesco a Redipuglia e la Celebrazione della S. Messa al sacrario militario di questo 13 settembre 2014 dalle ore h.09.45.
    Al termine della diretta il video resterà disponibile nella sezione PAPABOYS WEB TV di questo sito per la visualizzazione.

    Buona visione!

    Visita del Papa al Sacrario militare di Redipuglia


    Papa Francesco: la guerra come Caino, “A me che importa?”

    IL SACRARIO MILITARE DI REDIPUGLIA

    Papa Francesco sarà domani mattina in Friuli Venezia Giulia, prima al cimitero austro-ungarico di Fogliano e poi nel vicino Sacrario militare di Redipuglia per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e lanciare un messaggio di pace al mondo. Il Papa è atteso alle 8.30 all’aeroporto di Ronchi dei Legionari dove sarà accolto, tra gli altri, dall'arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, e dal premier italiano, Matteo Renzi. In auto coperta raggiungerà poi il luogo della cerimonia, dove sono attese decine di migliaia di persone.

    Dettaglio dei gradoni

    inviato Luca Collodi:

    Dopo 22 anni un Papa torna pellegrino a Redipuglia. Giovanni Paolo II, la sera del 3 maggio del 1992, ricordò il sacrificio e le sofferenze di migliaia di giovani vittime della Prima Guerra Mondiale che riposano nel Sacrario militare: centomila caduti di cui 60mila ancora senza nome, morti nelle trincee del Carso e dell’Isonzo. Domani, Papa Francesco pregherà, da solo, prima nel vicino cimitero austro-ungarico di Fogliano, dove riposano le spoglie dei caduti austriaci e ungheresi, il nemico di allora. Un segno forte di invocazione alla pace e di preghiera per i caduti di tutte le guerre, per dire che la guerra è ancora una “inutile strage” e  fa male, a quelli che la combatterono nel  Novecento ma anche a chi la combatte, “a pezzi”,  oggi nel mondo.  Poi l’ingresso nel Sacrario di Redipuglia dove celebrerà, davanti ad almeno 10 mila fedeli, la Messa con i cardinali di Vienna e Zagabria ed i vescovi provenienti da Slovenia, Austria, Ungheria e Croazia e dalle diocesi del Friuli Venezia Giulia, oltre ai vescovi ordinari militari e cappellani militari, ai quali, al termine della Messa, consegnerà la lampada della Pace di San Francesco che verrà accesa nelle rispettive diocesi durante le celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra Mondiale, di cui ricorre quest’anno il centenario.

    Il Papa non userà per gli spostamenti la macchina scoperta, per conservare raccoglimento e preghiera. L’annuncio del pellegrinaggio a Redipuglia fu dato direttamente da Francesco il 6 giugno scorso a Roma, in occasione della cerimonia per i 200 anni di fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Ad accogliere il Papa a Redipuglia sarà l’ordinario militare italiano, arcivescovo Santo Marcianò. In una lettera pastorale ai cappellani, ai militari e a tutti i fedeli dell’Ordinariato militare, dal titolo “Il Dio che stronca le guerre”, edita dalla Lev, mons. Marcianò propone una riflessione sulla dimensione politica, sociale ed evangelica della pace. Riguardo alla dimensione “politica” della pace, l’ordinario scrive come non si deve fare la guerra, ma “lavorare per fermare le violenze” nel mondo. Citando il Beato don Gnocchi, cappellano militare nella Seconda Guerra Mondiale, mons. Marcianò sottolinea come la guerra sia “un temporaneo distacco dell’uomo da Dio, e un temporaneo abbandono della storia alla logica dell’errore”. Al termine della Messa, il saluto delle autorità militari, con la consegna al Papa da parte del capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Binelli Mantelli, del foglio matricolare del nonno, Giovanni Bergoglio, bersagliere, soldato nella Prima Guerra Mondiale. 
    Il Sacrario Militare di Redipuglia

    IL SACRARIO MILITARE DI REDIPUGLIA

    Redipuglia (GO), dallo sloveno"sredij polije" ovvero terra di mezzo" è il più grande Sacrario Militare Italiano e venne realizzato su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni.

    Inaugurato nel 1938, custodisce le salme di 100.000 caduti della Grande Guerra.
    Seguono disposte su ventidue gradoni le salme dei 39.857 caduti identificati.

    Nell'ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 Caduti Ignoti.
     Da I luoghi della memoria(esercitodifesa.it)


    ECCO IL PROGRAMMA COMPLETO DEL VIAGGIO:
     h. 07.30 – trasferimento in auto dal Vaticano all’aeroporto di Ciampino.
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    h. 08.00 - partenza per l’aeroporto di Ronchi dei Legionari, dove l’atterraggio è previsto 50 minuti dopo.
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    h. 09.15 - il Pontefice si recherà al cimitero austro-ungarico di Fogliano di Redipuglia, dove sosterà davanti al monumento centrale per una preghiera e un omaggio floreale.
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    h. 10.00 - celebrazione della Messa al Sacrario militare di Redipuglia. Al termine verrà recitata una preghiera per i caduti e le vittime di tutte le guerre. Francesco consegnerà agli ordinari militari e ai vescovi presenti una lampada che verrà accesa nelle rispettive diocesi nel corso delle celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra mondiale.
    La diretta della Messa al Sacrario militare di Redipuglia inizierà alle ore 09:45 .

    h. 12.00 - partenza per Roma.
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    h. 12.50 - arrivo all’aeroporto di Ciampino e trasferimento in auto in Vaticano.


    Le porte della Terra di Mezzo:


    Le porte della Terra di Mezzo-

    DELL'AMOR LA FORMA
    Sono rimasta affascinata da queste parole e non ho mai smesso di pensarci, cercare di coglierne tutte le sfumature, anche le più nascoste ed improbabili, per capirla al meglio. Lo spunto per la continua riflessione me l'ha dato proprio il film "SHREK" (ne ho parlato qui per anticipare questa mia riflessione). In seguito mi sono imbattuta per caso nella frase di san Gregorio di Nissa (qui)ed il cerchio si è chiuso. 
    Il sacro ed il profano sono sempre alla ricerca del bello, del vero e del bene, perché la Verità, che è Gesù Cristo Nostro Signore, chiama, affascina e parla al cuore di ogni essere umano. L'uomo di buona volontà cerca e trova, in quanto si lascia plasmare ed affascinare dallo splendore della vera bellezza e della Verità, mentre l'uomo superficiale si accontenta della copia. Il cuore umano cerca sempre di essere felice, di godere di ciò che lo appaga e questo ritengo sia bene perché è Dio creatore che ha reso il cuore dell'uomo capace di ammirare la bellezza, di percepire la gioia e di desiderarle per sè. Lo scopo di ciò però non si esaurisce con l'ammirazione, la contemplazione ed il desiderio di possesso, ma deve andare oltre la semplice materialità. Dio ha voluto e concepito così le sue creature perché, affascinate le une dalle altre, rispondessero ad un richiamo più sublime, profondo e più bello. Sant'Agostino ha scritto che il cuore dell'uomo è fatto per Dio e questo non riposerà fino a quando non Lo avrà trovato. Ecco allora da dove scaturisce il nostro bisogno di felicità, di amore, di godimento di ciò che di bello e gioioso la vita ci offre. Il desiderio di felicità ci spinge a cercare nelle persone e nelle cose Colui che solo ci può dare ciò che cerchiamo. Ma non è sbagliato cercare negli altri, nella persona amata, nei figli, negli amici il senso della nostra gioia e questo a motivo del fatto che abbiamo bisogno di concretezza, abbiamo bisogno di guardare e di toccare. Dio stesso ci ha insegnato il grande valore del nostro corpo con la sua santa incarnazione. Il rischio però di idealizzare i rapporti e le persone è concreto perché siamo fatti per rapportare tutto all'infinito, all'eternità, al per sempre, poiché siamo stati creati eterni, per sempre. Allora ci viene incontro, ancora una volta,  il Signore che ci ricorda che dobbiamo amare il prossimo come noi stessi e Lui più di ogni altro e più di ogni altra cosa al mondo: ecco l'ordine e le priorità ristabilite! Ma come si fa a fare questo? E' una domanda alla quale non so rispondere. Credo la cosa migliore sia amare di un amore disinteressato, fedele, caritatevole - i tanti modi ce li ha elencati san Paolo nel celeberrimo e bellissimo 'Inno alla carità' (1Cor 13, 1-13)- e avere la consapevolezza che solo in questo modo noi contempliamo ed amiamo il Signore e che Lo vediamo riflesso negli occhi e nel volto di chi amiamo e di chi serviamo. Ecco che allora prenderemo la forma di ciò che guardiamo e amiamo: il Signore riflesso negli altri. San Giovanni apostolo nella sua prima lettera al capitolo 4 dal versetto sette in poi ci spiega proprio come interpretare nella vita il comandamento dell'amore a Dio ed ai fratelli(qui tutta la lettera). In particolare ce lo rivela con questi versetti: 'Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello'(1 Giov. 4, 17-21).        
    I santi hanno capito e messo in pratica questo comandamento nel migliore e più versatile dei modi, sicchè ognuno di loro mostra ed offre, all'ammirazione di tutti, un aspetto della multiforme grazia di Dio, un aspetto della Divinità e della maestosità di Dio stesso. Essi mostrano come si ama Dio ed il prossimo. 

    Dell'amor la forma parte prima

    Dell'amor la forma parte seconda

    Dell'amor la forma parte terza

    Dell'amor la forma parte quarta  

    La vera correzione fraterna è dolorosa, perché è fatta con amore in verità e con umiltà.

    Kairos: 
    Il Papa - vera correzione fraterna è dolorosa...




    La vera correzione fraterna è dolorosa perché è fatta con amore, in verità e con umiltà. Se sentiamo il piacere di correggere, questo non viene da Dio. E’ quanto ha detto il Papa nell’omelia mattutina a Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Memoria liturgica del Santissimo Nome di Maria.

    Nel Vangelo del giorno Gesù ammonisce quanti vedono la pagliuzza nell’occhio del fratello e non si accorgono della trave che è nel proprio occhio. Commentando questo brano, Papa Francesco torna sulla correzione fraterna. Innanzitutto, il fratello che sbaglia va corretto con carità:
    “Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli”.
    In secondo luogo, – ha proseguito – bisogna parlare in verità: “non dire una cosa che non è vera. Quante volte nelle comunità nostre si dicono cose di un’altra persona, che non sono vere: sono calunnie. O se sono vere, si toglie la fama di quella persona”. “Le chiacchiere – ha ribadito il Papa - feriscono; le chiacchiere sono schiaffi alla fama di una persona, sono schiaffi al cuore di una persona”. Certo – ha osservato – “quando ti dicono la verità non è bello sentirla, ma se è detta con carità e con amore è più facile accettarla”. Dunque, “si deve parlare dei difetti agli altri” con carità.
    Il terzo è punto è correggere con umiltà: “Se tu devi correggere un difetto piccolino lì, pensa che tu ne hai tanti più grossi!”:
    “La correzione fraterna è un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, quando ricuciono, lo fanno con tanta delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce, e tu diventerai un cieco ipocrita, come dice Gesù. ‘Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio….’. Ipocrita! Riconosci che tu sei più peccatore dell’altro, ma che tu come fratello devi aiutare a correggere l’altro”.
    “Un segno che forse ci può aiutare” – ha osservato il Papa - è il fatto di sentire “un certo piacere” quando “uno vede qualcosa che non va” e che ritiene di dover correggere: bisogna stare “attenti perché quello non è del Signore”:
    “Del Signore sempre c’è la croce, la difficoltà di fare una cosa buona; del Signore è sempre l’amore che ci porta alla mitezza. Non fare da giudice. Noi cristiani abbiamo la tentazione di farci come dottori: spostarci fuori del gioco del peccato e della grazia come se noi fossimo angeli… No! E’ quello che Paolo dice: ‘Non succeda che dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato’. E un cristiano che, in comunità, non fa le cose - anche la correzione fraterna - in carità, in verità e con umiltà, è uno squalificato! Non è riuscito a diventare un cristiano maturo. Che il Signore ci aiuti in questo servizio fraterno, tanto bello e tanto doloroso, di aiutare i fratelli e le sorelle a essere migliori e ci aiuti a farlo sempre con carità, in verità e con umiltà”. 

    Il perdono

    DI ANDREA TORQUATO GIOVANOLI


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     Il perdono
    di Andrea Torquato Giovanoli
    Traffico intenso. E fretta.
    Così ti insinui in ogni pertugio libero, smanetti il cambio come fosse un joystick, rubacchiando un sorpasso alla pista ciclabile, prendendoti una precedenza ai limiti della legalità alla rotonda e sgommando ai semafori manco fossi ai blocchi di partenza del Gran Premio di Montecarlo.
    Che poi il segreto inconfessabile è che sotto-sotto un po’ ti piace anche: ché hai la scusa di sentirti anche tu uno Schumacher (dei poveri, ma pur sempre uno Schumacher).
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    giovedì 11 settembre 2014

    “Immagine”:

                                 Imagine - John Lennon


    Imagine - John Lennon (Sottotiloli ITA)

    “ la pace secondo John Lennon e la massoneria " >>> Testa del Serpente

    Imagine john lennon
    E’ considerata una delle canzoni più belle di sempre per il suo messaggio di pace e solidarietà tanto da essere ritenuta un vero e proprio inno della pace e della fraternità tra i popoli, le razze e le religioni. E’ per questo che nella recente Partita Interreligiosa per la Pace, ispirata e voluta da papa Francesco, è stata cantata da Violetta, la giovanissima cantante argentina idolo di tanti bambini e teenager di tutto il mondo.

    Peccato però che la canzone Imagine del cantante britannico John Lennon – componente dei famosi Beatles-,  contenga invece un chiaro, inequivocabile, messaggio antireligioso. Frasi come “Imagine there’s no heaven” oppure “and no religions too” sono risuonate come note fortemente stonate durante lo spettacolo (dallo spirito più religioso che sportivo) che ha coinvolto milioni di spettatori in tutto il mondo.

    Evocare un mondo senza paradiso, senza inferno e senza religioni, non era esattamente ciò che intendeva il Papa quando ha suggerito un momento di gioco e di comunione tra le diverse religioni in favore della solidarietà e della pace. Evidentemente gli organizzatori dell’evento hanno cercato su Google “canzoni per la pace” e, ignorando il vero significato della canzone, hanno scelto il celebre brano di Lennon per inaugurare la manifestazione.

    E’ come se in un ipotetico raduno di atei di tutto il mondo, impegnati a far rinsavire il mondo accecato dall’oppio della religione e decisi a pianificare l’eliminazione della Chiesa e della fede, si cominciasse tutti in piedi, a mani giunte, cantando l’Ave Maria. Sembrerebbe molto strano e fuori luogo, perlomeno un po’ contraddittorio. Forse tutto sarebbe più in ordine se in quell’ipotetico raduno di atei antireligiosi si fosse cantato Imagine mentre allo Stadio Olimpico, l’altra sera Violetta, o chi per lei, avesse intonato un Ave Maria.
    Lennon Ono
    Il testo della canzone in questione rivela tutto lo spirito pacifista, ma anche nichilista, materialista e anticristiano, del suo autore. John Lennon fu un’icona pacifista degli anni sessanta, protagonista di numerose iniziative contro la guerra, ma fu anche un acerrimo nemico del capitalismo e del cristianesimo. Visse un’esistenza sregolata all’insegna della trasgressione e del libertinismo morale, abusando di alcol e droghe fin dall’adolescenza, promuovendo l’amore libero, l’abolizione di ogni morale e la disobbedienza ad ogni autorità religiosa e politica.
    Personalità controversa e rivoluzionaria, contestatore e provocatore, John Lennon si schierò apertamente in diverse occasioni contro il cristianesimo con il suo stile di vita e con i suoi messaggi; in un’intervista, rilasciata nel 1966, con presunzione profetica ne preannunciò la scomparsa (“Il cristianesimo scomparirà, si ridurrà e svanirà”) e con spavalderia assicurò: “Noi (Beatles) siamo più popolari di Gesù Cristo”, frase che poi tentò di ritrattare a seguito delle numerose proteste provocate in tutto il mondo.
    Molti studiosi e biografi hanno evidenziato i legami con l’occultismo e l’influenza satanica nella vita e nei versi di John Lennon e dei Beatles (incuriositi e attratti dall’induismo, dalla meditazione trascendentale, lo yoga, lo spiritismo e altre forme di misticismo orientale) ipotizzando che, alla radice del loro successo planetario, ci fosse un patto stipulato col Diavolo. In molti brani sono stati trovati numerosi messaggi subliminal: invocazioni a Satana, bestemmie, incitamenti a pratiche sessuali estreme o violente.
    lennon for peace
    Il mondo auspicato da John Lennon in Imagine è un mondo di pace e fratellanza universale, sogno utopico del pensiero New Agee massonico ma soprattutto dell’ideologia marxista e comunista: un mondo senza frontiere (Imagine there’s no countries), senza religioni (…and no religion too), senza proprietà privata (Imagine no possessions). Un mondo senza paradiso (no heaven) né inferno (no hell below us), senza nulla per cui morire (Nothing to kill or die). Insomma, un nuovo ordine mondiale libero dalla religione, senza fede né speranza. Il succo del messaggio è che solo in un mondo senza Dio e senza religioni potrà realizzarsi il sogno di pace e la fraternità universale, solo sbarazzandoci di Dio avremo finalmente la pace.
    Si tratta dell’avvento di una società senza classi ipotizzato e auspicato da Marx; un mondo privo di paradiso giacché il comunismo ha “chiuso” il cielo sopra l’uomo eliminando ogni speranza di vita ultraterrena. Fu proprio lo stesso Lennon a dire che la canzoneImagine era “virtualmente il Manifesto del Partito Comunista” di Marx, non un inno della pace ma un brano “anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista”.
    Nulla di più lontano dalla Gerusalemme celeste annunciata dai profeti della Bibbia dove regneranno giustizia e pace e dove “Nessuna nazione alzerà la spada contro un’altra nazione” (Mi 4,3). Nulla di più lontano dall’idea di pace presente nel cristianesimo e auspicata da papa Francesco in questo momento storico così tristemente afflitto da violente guerre, persecuzioni e genocidi di massa. La Gerusalemme celeste – i cielo nuovo e terra nuova – rappresenta il fine ultimo del piano salvifico di Dio con gli uomini: è “la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio” (Ap. 21).
    Resta da capire come mai gli organizzatori della Partita Interreligiosa ispirata da papa Francesco siano scivolati così ingenuamente scegliendo questa canzone – evidentemente fuori luogo – per questo evento. Forse per non essere politicamente, o meglio, religiosamente scortesi, si è vista la necessità di scegliere un brano “laico” che non si identificasse con nessun dio né con nessuna religione… Se così fosse sembra che si sia un po’ esagerato, perché Imagine è talmente laica da essere atea, da non rappresentare nessun dio, nessuna religione, nessun disegno di pace verosimilmente realizzabile. Come a dire, per non offendere nessuna religione, le hanno offese tutte!
    Ovviamente non ci è stata nessuna protesta e tutti hanno applaudito calorosamente l’iniziativa. Non oso immaginare cosa si sarebbe scatenato se si fosse cantato (più esplicitamente, ma il concetto è lo stesso): “Image there’s no Islam“. Sarebbero stati guai seri, molto seri.


    Martina Stoessel (Violetta) nella partita per la pace (01/09/2014)