State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

venerdì 29 maggio 2015

Confessioni di una ex top model... Amada Rosa Pérez.

Aborto e passerelle.

 Confessioni di una ex top model

 
Amanda Rosa_
Amada Rosa Pérez 
offre la sua testimonianza

Che l’aborto sia un tema sempre più comune e più relativizzato nel nostro mondo non è una novità. Ne abbiamo sentito parlare tanto che forse ormai ci siamo abituati. Oggi speriamo di trovare in questo video qualche novità. La protagonista è un’ex modella che ci racconta la sua esperienza, ed è necessario perché ci ricorda come gli ideali mondani relativi a bellezza e successo portino le donne a sottoporsi a un aborto senza tener conto delle conseguenze (non solo per le modelle).
Amada Rosa Pérez è colombiana. Come qualsiasi ragazza carina voleva trarre profitto dalla propria bellezza diventando modella e attrice (e in questo non c’è niente di male), ma quando la pressione sociale aumenta in un mondo pieno di standard e criteri superficiali su come deve essere la donna e in cui si dà grande importanza a ciò che dicono gli altri, è sempre più difficile distinguersi dalla massa e fare scelte conseguenti, scelte che implicano la rinuncia a una vita “perfetta”.
L’ex modella ha detto che prima si sentiva vuota ed era immersa in un mondo in cui aveva fama, contratti, denaro e successo, ma sentiva comunque di non avere nulla. “Ho iniziato a cedere alla superbia e alla vanità. Il mio cuore ha iniziato a riempirsi di odio e vendetta”. Come molti di noi, dice che ha dovuto toccare il fondo per ritrovarsi. Un aborto e un tentativo di suicidio sono stati due delle ragioni per le quali ha deciso di cambiare. “Ho abortito e questo ha segnato la mia vita, per questo sono qui a condividere la mia testimonianza”.
È molto triste vedere come molte donne prendano decisioni come queste schiacciate dalla solitudine e dalla paura, dall’incapacità di riconoscersi amate e accompagnate in un mondo che purtroppo si preoccupa di tutto fuorché di questo. “Senti che la vita ti crolla addosso, che non ce la farai, non mi sentivo sostenuta. Mi mancavano amore e comprensione”, ha affermato Amada Rosa.
È proprio per questo che a Madrid è nato il movimento “Ogni vita importa”. Il suo obiettivo è difendere le donne e i bambini che portano in grembo. Gli organizzatori hanno convocato una marcia per il 22 novembre nelle vie di Madrid per protestare contro il Governo che resiste a modificare la legislazione vigente relativa all’aborto. Come persone che valorizzano la vita umana e il diritto alla maternità, vogliono manifestare pubblicamente il proprio impegno nei confronti della vita e delle donne in gravidanza.
Speriamo che video come questo aiutino e diano strumenti per spiegare attraverso la testimonianza e la fede che l’aborto non è MAI la soluzione.




[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

sources: CATHOLIC LINK
Tratto da Aleteia

Fonte:unacasasullaroccia.com 

mercoledì 27 maggio 2015

Dopo l'esito del referendum in Irlanda... Così in Europa.

Kairos: L'Europa sarà castigata!






Domenica scorsa, a Brescia, Kiko Arguello tuonava: "Sto parlando profeticamente. L'Europa sarà castigata!", proprio nelle stesse ore in cui veniva reso noto il risultato della consultazione popolare irlandese. Ma come? E allora, la Misericordia?, si potrebbe chiedere. Il fatto è che c'è bisogno di occhi profetici per penetrare un pochino il senso della storia. Ma che razza di mondo è questo: da una parte lo Stato Islamico che rapisce le donne, le vende all'asta, le stupra, le uccide se non indossano il velo, dall'altra una nazione intera, cattolicissima, che sceglie di introdurre nel suo ordinamento il matrimonio omosex. Ma Dio da che parte sta? Se esiste perchè non parla? "Ah, se squarciassi i cieli e scendessi!", si diceva già nell'Antico Testamento! Ed in effetti Dio è sceso, si è fatto carne in Gesù Cristo, ha vissuto una passione infame, è morto come l'ultimo dei delinquenti, è financo disceso agli inferi, è risorto dopo tre giorni, è asceso al cielo ed ha effuso su di noi il Suo Spirito Santo. E nonostante tutto, ancora siamo incasinatissimi, "incapaci di comprendere la giustizia e le leggi...", non come Salomone però, che ha implorato ed ottenuto il dono della Sapienza. No: noi ce ne freghiamo proprio, siamo inescusabili.
Quanto suonano attuali le parole di Paolo:

"Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. 

 Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. 

 Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? 

 O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? 

 Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,  il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere..." (Rm. 1, 1-6).


E più avanti: 

"Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. 

Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,  poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. 

 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 

Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. 

E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,  maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,  insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 

 E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa." (Rm. 1, 22-32).



Che cosa deve dire la Chiesa? Deve applaudire? Ci si scandalizza delle parole del cardinal Parolin. Di san Paolo, allora? Per non parlare di Gesù, che su certe cose si incazzava di brutto, nonostante il parere contrario del vice direttore della Stampa. 
Si ripropone dunque la domanda: ma Dio non è misericordioso? Risposta: certo che sì, infinitamente.
E dunque, di quale castigo stiamo parlando? Ma di quello che ci infliggiamo noi stessi. Sì, perchè Dio ci ha amati così tanto da crearci LIBERI. LIBERI, davvero e tragicamente. Possiamo porre in essere liberamente e responsabilmente degli atti che ora come un milione di anni fa suonano come uno schiaffo alla Luce. E, come è ovvio, ciascuno di questi atti porta con sè, inevitabilmente, delle conseguenze. Per noi stessi, per chi ci sta vicino e per la creazione intera, per l'intero cosmo. So che è difficile da accettare, ma è verissimo che ogni nostra azione, perfino ogni nostro sguardo, ma di più, ogni moto dell'animo, ogni pensiero, ogni pulsione ha una rilevanza ESCATOLOGICA. Impressionante. Stiamo andando a sbattere, e non perchè Dio non sia misericordioso. Ma semplicemente perchè vogliamo decidere da noi stessi quello che è Bene e quello che è male. Adesso come ai tempi di Adamo ed Eva..
admin

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GRAMELLINI, GESU' E LA VERITA'

di Mario Adinolfi
Massimo Gramellini definisce Gesù "maestro di tolleranza" in uno dei suoi pezzi, diciamoci la verità, un po' intollerabili su quel che la Chiesa dovrebbe dire o fare. Pietra dello scandalo sono le parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha osato dire quel che qualsiasi uomo di Chiesa non può che dire: il risultato del referendum irlandese che inserisce in Costituzione il "matrimonio" omosessuale e equipara dunque ciò che non è equiparabile è "una sconfitta per l'umanità" che rende tristi. Su La Croce - Quotidiano abbiamo ampiamente commentato le parole di Parolin e spiegato anche con chiarezza grazie a Giovanni Marcotullioperché erano inevitabili e perché il gioco tutto mediatico di voler rappresentare una Chiesa pronta ad aprire al matrimonio gay e a dare un via libera anche all'approvazione del ddl Cirinnà in Italia, oscillasse tra il falso macroscopico e l'evidente malafede. Che nel giornalismo non guidano mai nella giusta direzione, che sarebbe quella di raccontare ciò che è vero o almeno ciò di cui si sa qualcosa.
Personalmente ho riportato un articolo che si è preso un'intera pagina di Repubblica in cui si mettevano in bocca a prelati anonimi una serie di dichiarazioni appunto aperturiste sul matrimonio gay, contro il celibato ecclesiastico e a favore della comunione ai divorziati risposati (categoria a cui appartengo e che forse non rappresento, ma davvero nella mia vita non ho mai trovato in chiesa con me un divorziato che pretendesse la comunione). Nel raccontare di quell'articolo di Repubblica mi lamentavo che quei vescovi e sacerdoti citassero agevolmente Freud e Fromm, il coito e il "venire insieme", ma non ci fossero in un'intera paginata mai le parole "Gesù" o "Vangelo". Poi ho letto Gramellini e ho capito che dovevo essere grato all'articolista di Repubblica, che almeno non li aveva nominati invano.
Non sono un sacerdote e faccio fatica a parlare di Gesù, mi verrebbe da dire che appartengo a lui, chiudendola qui. Ma se leggo uno dei giornalisti più famosi d'Italia dire con sicumera che Gesù era un "maestro di tolleranza", riducendolo ad una sorta di icona new age, supero il pudore e provo a dire qualche parola. A Gramellini, da giornalista a giornalista, consiglio di compulsare le fonti, magari partendo da quel piccolo libro chiamato Vangelo che ha cambiato la storia dell'umanità non di certo proponendo una generica "tolleranza". Gesù propone il comandamento dell'Amore e dell'Amore per la verità. Gesù guarda l'altro e invita al perdono, aggiungendo sempre: "Non peccare più". Amore e perdono non sono "tolleranza". Gesù non guardo all'altro come qualcuno da "tollerare", ma per Gesù l'altro è qualcuno da incontrare. E da amare.
Amare comporta conseguenze dure. Lo sappiamo anche nella nostra vita quotidiana, se ami davvero ti metti in gioco, ti esponi al rischio, perché l'amore non esiste senza verità e se in campo c'è la verità, allora siamo nudi, siamo esposti. Le conseguenze dure dell'amore vero, dell'amore per la verità Gesù le spiega senza giri di parole: "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre piú di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia piú di me, non è degno di me". Se a Gramellini non dovesse piacere la versione del Vangelo di Matteo, gli propongo anche quella di Luca: "Pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera". L'amore divide. La verità divide. L'amore per la verità divide.
La vulgata di Gramellini sul Gesù "maestro di tolleranza" somiglia a quella di altri suoi colleghi che definiscono Cristo "il primo rivoluzionario della storia"; oppure, quelli in vena di affiliazioni ideologiche che andavano di moda qualche tempo fa "il primo vero marxista, il primo vero socialista". Ognuno si costruisce la sua versione "à la carte" di Gesù e la propone nei terrazzi alla moda, televisivi e cartacei, con tic linguistici che sono sempre gli stessi e sempre riconoscibili. Noi, che pure abbiamo scelto come testata "La Croce", abbiamo quasi timore a parlare di Gesù. Quando invece forse dovremmo parlare solo di lui, ricordare chi è e cosa ha detto Gesù detto il Cristo, morto in croce perché odiato dagli uomini. Pietra scartata dai costruttori, che è diventata testata d'angolo. Amato dai cristiani nei secoli dell'amore che si deve alla verità e per questo i cristiani sono stati perseguitati, derisi, scannati, emarginati duemila anni fa come oggi, con una costanza temporale nell'odio che non ha eguali nei confronti di nessun'altra religione al mondo.

Ma l'odio è finanche accettabile, la riduzione a macchietta digeribile per questi tempi infami no, proprio no. Gesù indica la via, la verità, la vita. Altro che "maestro di tolleranza". Gesù insegna l'amore, quello vero. E quando siamo innamorati, pensaci Gramellini, vogliamo la verità: non tolleriamo inganni, scorciatoie, imbrogli verbali, bugie. Già, non tolleriamo. La verità è cristallina, chiara, autoevidente. Come è chiaro e autoevidente che ognuno di noi è nato da un uomo e da una donna, che un bimbo nasce da una mamma e se ci raccontano che nasce da due papà e da un utero affittato, ci stanno imbrogliando. Ogni uomo vive per la verità, per conoscerla e amarla. Se la verità è negata l'umanità è sconfitta. Per alcuni di noi quella verità è incarnata da Gesù di Nazaret, per altri è solo un uomo che ha cambiato la storia dell'umanità, per tutti non può che essere una figura cardine. Anche per Massimo Gramellini e per il giornalismo buonista e superficiale da prima serata su Raitre, da grande quotidiano nazionale.

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Archbishop Pietro Parolin

Dopo l'esito del referendum in Irlanda.

di L. Massaro
“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”. Queste sono state le parole assai chiare delSegretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin (Radio Vaticana, 26 maggio)

Parole nette come si vede che hanno reso visibile quale sia il punto di vista della Santa Sede su questo tema, casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi. E' un punto di vista importante che non mette in discussione la posizione di Papa Francesco circa la misericordia e l'abbraccio sempre pronto per il mondo omosessuale. La famosa frase di Bergoglio – quella tanto usata quanto abusata – del “chi sono io per giudicare...” terminava con un altrettanto chiaro “...un omosessuale che cerca il Signore con buona volontà” citando il Catechismo quando – giustamente! - spiega che “non si devono emarginare”. Il problema per la Chiesa, come sempre, è il lobbismo: politico, massonico, gay. Cioè tutto quell'attivismo sotterraneo per attaccare la Chiesa o la famiglia.





Come dice la vaticanista Serena Sartini sul suo blog

“Il cardinale Bagnasco, in una intervista al quotidiano La Repubblica, ha parlato di “rivoluzione”, ribadendo il principio dell’accoglienza e del dialogo con gli omosessuali, ma riaffermando il principio del no alle unioni civili.
“L’esito del referendum – ha detto il numero uno della Cei – fotografa una rivoluzione culturale che riguarda tutti. Come tale, non può non interrogare anche la nostra Chiesa: cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale? Ogni dialogo dev’essere sereno, senza ideologie, innervato di sentimenti ma anche di ragioni. In questo quadro, noi crediamo nella famiglia che nasce dall’unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita; un’unione che costituisce un bene essenziale per la stessa società e che, come tale, non è equiparabile ad altre forme di convivenza”.
Cosa c’è dietro a questa rivoluzione culturale? La Chiesa si interroga. Un mio amico sacerdote risponde che la ragione è banalissima: l’avanzare del consumismo e del conformismo, per cui tutto viene creato con l’obiettivo di morire nel più breve tempo possibile” (Il giornale, 27 maggio).


Ma torniamo a Parolin: "La famiglia - ha anche detto in risposta a una domanda su come procedano i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che in questi giorni ha messo a punto il nuovo 'Instrumentum laboris' - rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell'umanità e della Chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia". "Colpirla - ha proseguito - sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro". Per questo è una sconfitta dell'umanità, perché la famiglia naturale fondata sul matrimonio (come recita la Costituzione italiana) non è una invenzione della Chiesa, né dello Stato che si limitano a riconoscerlo e a santificarlo: ogni manipolazione è quindi pericolosa e da Platone in avanti ogni ideologia politica ha cercato di metterci mano. Orwell con sagacia nel suo “1984” aveva previsto che la fine della socialità umana passava per il divieto della famiglia, dell'amore e dei vincoli di reciprocità tra generazioni.

E' chiaro che il processo di secolarizzazione in Europa (e non solo) è in via di accelerazione, la Chiesa lo sa e sa che deve trovare altrove i pilastri dove appoggiarsi: nel 2050 l'Africa e l'Asia saranno i luoghi da dove la Chiesa trarrà la propria linfa vitale, attestandosi come minoranza nell'Occidente che ha contribuito a svezzare e far crescere (quando si dice i figli ingrati...).



Non sono mancate le critiche dal mondo laico come quella (esemplare) di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, che chiude la sua rubrica quotidiana così:

“a rigore di logica, dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non deplorare una sconfitta dell’umanità. A meno di volere un po’ presuntuosamente fare coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità religiosa (ispirata tra l’altro agli insegnamenti di un maestro di tolleranza come Gesù) con la natura profonda e insondabile dell’amore umano” (27 maggio).


Ma Gramellini non vuole o non sa a cosa allude a Parolin: non si cambia la natura umana a colpi di maggioranza. Del resto a colpi di maggioranza Barabba si salvò e Gesù fu messo in croce. Ci sono – questo è il pensiero della Chiesa – delle cose che non sono a disposizione del legislatore: il matrimonio è una di queste.

Tra l'altro Gramellini sembra non leggere il suo stesso giornale che proprio oggi pubblica i risultati di un sondaggio dell'Istituto Piepoli su sentimento generale degli italiani circa unioni civili, matrimonio gay e adozioni e – cosa molto interessante – sulla possibilità di fare un referendum in Italia sul tema.





Se sulle unioni civili esiste una maggioranza abbastanza forte a favore, questa viene erosa ad un marginale 51% per i matrimoni (segno che anche gli italiani vedono che ci dovrebbe essere per lo meno una differenza giuridica) e tracolla quando viene chiesto se sono d'accordo circa le adozioni dove solo 1 su 4 degli intervistati è d'accordo (quindi almeno uno su due dei favorevoli al matrimonio si pongono dei problemi sul significato della parola 'famiglia' e su cosa sia meglio per un bambino). Se i risultati delle unioni civili sono schiaccianti (67%) e quindi si può dire che in generale c'è consenso – e di sicuro è un fatto di cui bisogna prendere atto – il margine così stretto sul matrimonio ci induce anche a tenere presente il margine di errore dei sondaggi, mediamente più o meno il 2-3% con circa l'8% di indecisi.



Gli italiani non sono in massa omofobi – grazie al Cielo – ma non c'è bisogno di stravolgere buon senso e Costituzione per dimostrarlo...


sources: ALETEIA

lunedì 25 maggio 2015

Incontro vocazionale a Brescia - Pentecoste 2015 - Kerygma e rassegna stampa.

Da Kairòs

Kiko Arguello:

 Incontro vocazionale a Brescia. 

Video del Kerygma e rassegna stampa




Domenica 31/05/2015 Kiko sarà a Catania
In questo incontro ci sarà una chiamata vocazionale per giovani uomini, donne, e famiglie.... un esercito di evangelizzatori. Perché il mondo ha bisogno di essere evangelizzato! 




Erano ventimila, secondo gli organizzatori, i neocatecumenali che hanno gremito Campo Marte nel pomeriggio, per il raduno che ha richiamato fedeli da tutto il Nord Italia ma anche da oltre confine: in ventimila si sono ritrovati nella nostra città per pregare e per incontrarsi.
Un momento di preghiera che è stato anche e soprattutto il momento delle chiamate vocazionali, dei ragazzi e delle ragazze pronti a consacrarsi, e delle famiglie in procinto di proseguire il cammino di fede in un altro Paese, con il mandato a diffondere il messaggio cristiano anche nei luoghi più lontani.
L’incontro è stato aperto dal vescovo Luciano Monari, guida di una Diocesi in cui le comunità di Neocatecumenali sono ben 60, formate, in media, da cinquanta persone: quelle più numerose si trovano nella parrocchia della Ss. Trinità e in quella della Volta. 
A rendere ancora più significativo l'appuntamento di Campo Marte, la presenza dei fondatori del movimento - che, ricevuta una prima apertura proprio dal Papa bresciano, il Beato Paolo VI, ha ottenuto il riconoscimento della Chiesa Cattolica nel 2008 -: gli spagnoli Kiko Arguello e Carmen Hernandez e padre Mario Pezzi, originario di Gottolengo.

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«Grazie al Cammino ho ritrovato la speranza»

Tra i principali collaboratori di Kiko Arguello c'è anche don Mario Pezzi, sacerdote originario di Gottolengo

Tra le migliaia di partecipanti al raduno di ieri a Campo Marte non mancavano i bresciani che hanno abbracciato il «Cammino Neocatecumenale». Non sono stati solo gli ospitanti. Nel Bresciano il movimento fondato da Kiko Arguello e Carmen Hernandez ha una storia che risale all'inizio degli anni 70 quando don Francesco Vergine, parroco a Gottolengo, invito da Roma un equipe di catechisti che seguivano il Cammino. Oggi sono quattordici in diocesi le comunità neocatecumenali di dui due in città, nelle parrocchie della Trinità e della Volta, e dodici in provincia. Ieri insieme ai due fondatori c'era anche don Mario Pezzi, sacerdote bresciano nativo di Gottolengo, che dal 1992 è incardinato nella diocesi di Roma ed è uno dei responsabili del Cammino. Ma sono diversi i bresciani che hanno «consacrato» la loro vita agli ideali cristiani secondo il carismadel Cammino. Fra questi ci sono famiglie in missione nel mondo, dall'Australia all'Albania, dalla Cina a Israele. Ci sono ragazze che hanno scelto la via della clausura nei monasteri della Visitazione a Costalunga e a Salò. Ci sono seminaristi bresciani in Brasile e in Canada, sacerdoti in Francia, catechisti a disposizione per le parrocchie. FRANCESCO, del Villaggio Badia, segue il cammino da tre anni e mezzo: «Sono stato invitato a un incontro neocatecumenale in un momento particolarmente difficile e doloroso della mia vita. Quel messaggio di speranza ha attecchito facendomi trovare la mia strada. Non solo: durante le catechesi ho incontrato anche quella che ora è mia moglie. Ci siamo sposati dopo due anni di cammino insieme». Tra le emozioni che più l'hanno colpito ieri: «Che come Dio ha dato il dono delle lingue agli apostoli, così a Campo Marte la fede ha unito persone di nazionalità diverse. Noi stessi abbiamo aperto le porte di casa ad alcuni fratelli francesi».Mariagrazia, 34 anni, psicologa, fa parte dell'8° comunità del Cammino Neocatecumenale: «Ho iniziato il mio cammino a 14 anni, così come quello che oggi è mio marito. Entrambi venivamo da famiglie che già seguivano il Cammino». Per lei, che ora è mamma di due bambine, «la giornata di ieri è stata all'insegna della famiglia, del valore dell'accoglienza e dell'amicizia».Michele, 28 anni, programmatore, frequenta la parrocchia della Trinità: «essere cristiano mi aiuta in ogni ambito della vita, dal matrimonio al lavoro, nelle attività di tutti i giorni - spiega -. L'emozione di ieri è stata legata, oltre alla messa o alla parola, in particolare alla possibilità d'ascoltare la catechesi di Kiko, sempre calata nel concreto, sempre pratica, facile da ascoltare e affascinante, senza astrazioni teologiche». S.MAS.
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Ventimila neocatecumenali
a Campo Marte

Brescia è stata scelta come segno di omaggio a Paolo VI che aprì  le porte della Chiesa al carisma  del movimento nato in Spagna

A Campo Marte ieri il giorno di Pentecoste è stato all'insegna della festa e della preghiera per migliaia di cattolici neocatecumenali. Gli organizzatori hanno stimato in circa 20 mila le presenze. Alle 14 l'arrivo delle prime delegazioni estere: a sfilare bandiere svizzere, belghe, Irlandesi e francesi (oltre duemila le presenze dei cugini d'oltralpe), ma molti anche i portoghesi, gli spagnoli, gli ungheresi e i tedeschi. In tanti hanno trascorso la notte ospiti di famiglie bresciane.
Per l'Italia, invece, i gruppi confluiti a Brescia sono arrivati dalle regioni del centro-nord (un secondo incontro è previsto per il centro-sud a Catania domenica prossima).
Più di cento i volontari impegnati ad accogliere, dirigere, indirizzare, offrire panini e bottiglie d'acqua. Mentre sul palco fervevano gli ultimi preparativi, qualcuno ha approfittato dell'attesa per giocare a pallone sotto gli alberi o suonare la chitarra.
Il diciottenne Samuele, che nella sua parrocchia in provincia di Udine riveste il ruolo di «cantore», ha spiegato come non si separi mai dallasua chitarra che «la fede e il Signore mi hanno insegnato ad amare ancora di più per il ruolo che può avere nella preghiera». La giornata entra nel vivo meno di tre ore più tardi quando dal palco è presentato ogni gruppo.
Ma l'emozione tocca l'apice quando arrivano i fondatori del movimento Francisco "Kiko" Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi, il presbitero originario di Gottolengo cui si deve in larga parte il merito della diffusione in Italia del «Cammino Neocatecumenale».
L'INTERVENTO di Kiko è stata una vera e propria catechesi. A seguire il coinvolgente momento della «chiamata». «L'incontro - spiega Daniele Robbi dell'organizzazione - voleva infatti espressamente essere di carattere vocazionale: chi è chiamato da Dio, se donna inizierà il percorso verso il convento, se uomo quello che potrebbe portarlo in uno dei 102 seminari diocesani "Redemptoris Mater" aperti nel mondo». «Un'avventura che da principio può fare paura ma che dà tantissimo», conferma Luca, ora al quinto anno di seminario a Bruxelles per cui «incontri come quello bresciano rafforzano ogni volta di più la mia vocazione». Proprio la vocazione alla  missione è uno dei punti centrali della proposta del Cammino.  
UNA VOCAZIONE che si allarga anche alle «famiglie missionarie» che, in risposta a chiamate come quella di ieri, si uniranno alle circa mille che già portano la parola di Dio nel mondo, soprattutto nelle città più secolarizzate dove il processo di scristianizzazione è più avanzato. Andranno dove i rispettivi vescovi ritengono necessario introdurre (o reintrodurre) una presenza cristiana.
«Una vita dura ma piena di soddisfazioni - assicura Maurizia, da 28 anni in Inghilterra -. Io e mio marito abbiamo lasciato il lavoro e siamo partiti da Milano con i nostri tre figli, altri sette li abbiamo avuti oltre Manica. Il vescovo ci ha inviati in quartieri difficili e disagiati. Lì i sacrifici sono stati molti, ma così pure le gioie. Abbiamo incontrato e portato la parola di Dio alle famiglie che c'invitavano oppure ospitavamo altre persone: sono stati gli anni più belli della nostra vita. Oggi continuiamo la nostra attività in forma itinerante per tutta l'Inghilterra». E proprio per il sostegno alle famiglie missionarie, ieri, in chiusura di giornata, l'«invito dei giovani al rosario»: preghiere quotidiane per le attività e la presenza cattolica nelle aree del mondo dove Dio è stato dimenticato.
La scelta di Brescia per il mega raduno del Cammino è stata dettata dal legame che Paolo VI, il Papa bresciano, ha avuto con la storia e lo sviluppo dei neocatecumenali come esperienza di fede riconosciuta dalla Chiesa. La sua recente beatificazione e l'occasione dell'Anno Montiniano indetto dalla diocesi hanno spinto gli organizzatori a scegliere Brescia come sede dell'incontro in segno di omaggio al suo Papa. E ieri è stata soprattutto un'occasione per ribadire l'impegno dei neocatecumenali ad andare in tutto il mondo per portare l'annuncio della Buona Notizia come fu per gli apostoli subito dopo l'effusione dello Spirito Santo a  Pentecoste
Sergio Masini

Il Giornale di Brescia
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  1. Incontro Vocazionale con Kiko a Catania

    Cammino Neocatecumenale - Incontro a Catania - 31/05/2015 con Kiko Arguello, Carmen Hernandez e Padre Mario Pezzi.

venerdì 22 maggio 2015

Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente ....

Essere una persona sensibile...- Susanna Casciani.

Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente .... - Susanna Casciani


Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo.Quando mi sei arrivato davanti con quei tuoi modi semplici, con quei tuoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo.Quando mi hai chiesto come mi chiamavo, quando mi hai fatto ridere, quando mi hai fatto arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni.Tu mi avevi già scelta, mentre io avevo scelto la solitudine.Io non volevo baci, non volevo cene fuori, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che tu mi togliessi la nutella ai lati della bocca, non volevo che tu mi prendessi in giro per la mia voce al telefono.Non volevo affezionarmi, e ti rifuggevo come se fossi stato il Diavolo, o la Morte, o la mia paura più grande.Non volevo passare del tempo con te, non volevo vederti mangiare, vederti correre, vederti dormire, vederti arrabbiato, triste, confuso, o peggio, felice, o peggio, eccitato, o peggio, dolce.Non ero pronta. Non di nuovo. Non ancora.Ma tu insistevi.Io scappavo e tu mi rincorrevi.Io ti dicevo cento no, e tu facevi di tutto per strapparmi un solo sì.“Io sono diverso” dicevi, e lo dicevi con quell'aria sincera, così sincera che a volte ti credevo quasi.Facevi tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c'eri.Stavi con me.Stavi con me a tempo perso, e io ti dicevo che dovevo andare e tu mi volevi accompagnare.Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscita a mandarti via.All'inizio era semplice.“Ma guarda questo, ma chi si crede di essere?”Poi, lentamente, come i mali peggiori, sei andato ad adagiarti sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirti di no era più doloroso di farti restare.Come ogni sciocca che si rispetti, ci sono ricascata.Io.Io che non ti avevo chiesto niente.Tu che mi davi così tanto.Avevi ragione, avevi ragione ad insistere.Insieme eravamo perfetti, davvero. Un amore di quelli che spezza il fiato, che toglie la fame, che trasforma i volti di chi lo vive, uno di quegli amori che forse si incontra una volta, se si è fortunati.Non volevo affezionarmi e mi sono innamorata.E tu?Tu che mi volevi così tanto, ma così tanto, un giorno, dopo aver avuto più di tanto, dopo aver avuto tutto, mi hai detto che non lo sapevi se era ancora il caso, che forse era meglio stare un po’ da soli, che ti sentivi strano, diverso, distante.Io ancora oggi non so che dire.Ancora oggi ho solo una domanda, solo una.Ma perché?Perché non mi hai lasciato stare?”


- Susanna Casciani -





"Forse un giorno scoprirò che anche io ti facevo del male, con tutto quel mio amore, con tutta quella voglia di perdere la testa, con tutta quella dolcezza, con tutto quel voler sentire la vita continuamente.Forse tu volevi solo startene tranquillo, e con me non potevi. Con me non si può. "
- Susanna Casciani -



Inizio a provare dell’astio verso quelli che dicono che...

“devi sorridere”“devi continuare a vivere”“devi andare avanti”“nella vita non c’è solo l’amore”“devi cambiare prospettiva”“la vita è bella”“i prati sono in fiore”“gli unicorni esistono”.

Provateci voi a sorridere con un dito nel culo, perché certi amori sono così, e magari non sono fine, ma insomma…ci siamo capiti.


- Susanna Casciani -





Sarebbe bello se tu mi amassi

Se tu mi chiamassi tra tre minuti esatti.Se ti arrabbiassi a vedermi parlare con un altro.Se ti preoccupassi quando fuori è buio e io non sono ancora tornata a casa.Se ti sfogassi con me.Se mi regalassi un libro.Se mi scrivessi una lettera.Se tu volessi andare a fare l’amore in macchina, stasera.Se mi aspettassi sotto casa ogni domenica.Se tu mi amassi.Se ti piacessero i miei capelli.Se mi prendessi in giro per la mia voce da bambina.Se piangendo mi confessassi cosa non smetterà mai di farti male.Se fossi l’unica di cui ti fidi davvero.Se potessimo mangiare un gelato insieme sul letto.Se potessimo ubriacarci insieme.Se tu mi amassi.Se i miei occhi ti incantassero.Se la voglia del mio corpo ti tenesse sveglio.Se tu volessi baciarmi ORA.Se tu volessi cenare con me.Se tu volessi svegliarti con me.Se tu volessi prendere un aereo con me, un treno con me.
Se tu volessi camminare accanto a me.

- Susanna Casciani -

Oggi consentitemi una piccolo pensiero personale





Tanti auguri di buon compleanno Laura, splendida, meravigliosa e carissima figlia. Mille di questi giorni e che siano tutti felici.Lo so... lo so... è banale... ma altro non mi è venuto in mente... però questa benedizione di don Tonino Bello ti piacerà

La strada vi venga sempre dinanzie il vento vi soffi alle spallee la rugiada bagni sempre l’erbasu cui poggiate i passi.E il sorriso brilli sempresul vostro volto.E il pianto che spuntasui vostri occhisia solo pianto di felicità.E qualora dovesse trattarsidi lacrime di amarezza e di dolore,ci sia sempre qualcunopronto ad asciugarvele.Il sole entri a brillareprepotentemente nella vostra casa,a portare tanta luce,tanta speranza e tanto calore.


e buona giornata a tutti quanti voi :-) 
leggoerifletto.blogspot.it
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Essere una persona sensibile...Susanna Casciani -