Domenica scorsa, a Brescia, Kiko Arguello tuonava: "Sto parlando profeticamente. L'Europa sarà castigata!", proprio nelle stesse ore in cui veniva reso noto il risultato della consultazione popolare irlandese. Ma come? E allora, la Misericordia?, si potrebbe chiedere. Il fatto è che c'è bisogno di occhi profetici per penetrare un pochino il senso della storia. Ma che razza di mondo è questo: da una parte lo Stato Islamico che rapisce le donne, le vende all'asta, le stupra, le uccide se non indossano il velo, dall'altra una nazione intera, cattolicissima, che sceglie di introdurre nel suo ordinamento il matrimonio omosex. Ma Dio da che parte sta? Se esiste perchè non parla? "Ah, se squarciassi i cieli e scendessi!", si diceva già nell'Antico Testamento! Ed in effetti Dio è sceso, si è fatto carne in Gesù Cristo, ha vissuto una passione infame, è morto come l'ultimo dei delinquenti, è financo disceso agli inferi, è risorto dopo tre giorni, è asceso al cielo ed ha effuso su di noi il Suo Spirito Santo. E nonostante tutto, ancora siamo incasinatissimi, "incapaci di comprendere la giustizia e le leggi...", non come Salomone però, che ha implorato ed ottenuto il dono della Sapienza. No: noi ce ne freghiamo proprio, siamo inescusabili.
Quanto suonano attuali le parole di Paolo:
"Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.
Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.
Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?
O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?
Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere..." (Rm. 1, 1-6).
E più avanti:
"Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.
E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa." (Rm. 1, 22-32).
Che cosa deve dire la Chiesa? Deve applaudire? Ci si scandalizza delle parole del cardinal Parolin. Di san Paolo, allora? Per non parlare di Gesù, che su certe cose si incazzava di brutto, nonostante il parere contrario del vice direttore della Stampa.
Si ripropone dunque la domanda: ma Dio non è misericordioso? Risposta: certo che sì, infinitamente.
E dunque, di quale castigo stiamo parlando? Ma di quello che ci infliggiamo noi stessi. Sì, perchè Dio ci ha amati così tanto da crearci LIBERI. LIBERI, davvero e tragicamente. Possiamo porre in essere liberamente e responsabilmente degli atti che ora come un milione di anni fa suonano come uno schiaffo alla Luce. E, come è ovvio, ciascuno di questi atti porta con sè, inevitabilmente, delle conseguenze. Per noi stessi, per chi ci sta vicino e per la creazione intera, per l'intero cosmo. So che è difficile da accettare, ma è verissimo che ogni nostra azione, perfino ogni nostro sguardo, ma di più, ogni moto dell'animo, ogni pensiero, ogni pulsione ha una rilevanza ESCATOLOGICA. Impressionante. Stiamo andando a sbattere, e non perchè Dio non sia misericordioso. Ma semplicemente perchè vogliamo decidere da noi stessi quello che è Bene e quello che è male. Adesso come ai tempi di Adamo ed Eva..
admin
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GRAMELLINI, GESU' E LA VERITA'
di Mario Adinolfi
Massimo Gramellini definisce Gesù "maestro di tolleranza" in uno dei suoi pezzi, diciamoci la verità, un po' intollerabili su quel che la Chiesa dovrebbe dire o fare. Pietra dello scandalo sono le parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha osato dire quel che qualsiasi uomo di Chiesa non può che dire: il risultato del referendum irlandese che inserisce in Costituzione il "matrimonio" omosessuale e equipara dunque ciò che non è equiparabile è "una sconfitta per l'umanità" che rende tristi. Su La Croce - Quotidiano abbiamo ampiamente commentato le parole di Parolin e spiegato anche con chiarezza grazie a Giovanni Marcotullioperché erano inevitabili e perché il gioco tutto mediatico di voler rappresentare una Chiesa pronta ad aprire al matrimonio gay e a dare un via libera anche all'approvazione del ddl Cirinnà in Italia, oscillasse tra il falso macroscopico e l'evidente malafede. Che nel giornalismo non guidano mai nella giusta direzione, che sarebbe quella di raccontare ciò che è vero o almeno ciò di cui si sa qualcosa.
Personalmente ho riportato un articolo che si è preso un'intera pagina di Repubblica in cui si mettevano in bocca a prelati anonimi una serie di dichiarazioni appunto aperturiste sul matrimonio gay, contro il celibato ecclesiastico e a favore della comunione ai divorziati risposati (categoria a cui appartengo e che forse non rappresento, ma davvero nella mia vita non ho mai trovato in chiesa con me un divorziato che pretendesse la comunione). Nel raccontare di quell'articolo di Repubblica mi lamentavo che quei vescovi e sacerdoti citassero agevolmente Freud e Fromm, il coito e il "venire insieme", ma non ci fossero in un'intera paginata mai le parole "Gesù" o "Vangelo". Poi ho letto Gramellini e ho capito che dovevo essere grato all'articolista di Repubblica, che almeno non li aveva nominati invano.
Non sono un sacerdote e faccio fatica a parlare di Gesù, mi verrebbe da dire che appartengo a lui, chiudendola qui. Ma se leggo uno dei giornalisti più famosi d'Italia dire con sicumera che Gesù era un "maestro di tolleranza", riducendolo ad una sorta di icona new age, supero il pudore e provo a dire qualche parola. A Gramellini, da giornalista a giornalista, consiglio di compulsare le fonti, magari partendo da quel piccolo libro chiamato Vangelo che ha cambiato la storia dell'umanità non di certo proponendo una generica "tolleranza". Gesù propone il comandamento dell'Amore e dell'Amore per la verità. Gesù guarda l'altro e invita al perdono, aggiungendo sempre: "Non peccare più". Amore e perdono non sono "tolleranza". Gesù non guardo all'altro come qualcuno da "tollerare", ma per Gesù l'altro è qualcuno da incontrare. E da amare.
Amare comporta conseguenze dure. Lo sappiamo anche nella nostra vita quotidiana, se ami davvero ti metti in gioco, ti esponi al rischio, perché l'amore non esiste senza verità e se in campo c'è la verità, allora siamo nudi, siamo esposti. Le conseguenze dure dell'amore vero, dell'amore per la verità Gesù le spiega senza giri di parole: "Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre piú di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia piú di me, non è degno di me". Se a Gramellini non dovesse piacere la versione del Vangelo di Matteo, gli propongo anche quella di Luca: "Pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera". L'amore divide. La verità divide. L'amore per la verità divide.
La vulgata di Gramellini sul Gesù "maestro di tolleranza" somiglia a quella di altri suoi colleghi che definiscono Cristo "il primo rivoluzionario della storia"; oppure, quelli in vena di affiliazioni ideologiche che andavano di moda qualche tempo fa "il primo vero marxista, il primo vero socialista". Ognuno si costruisce la sua versione "à la carte" di Gesù e la propone nei terrazzi alla moda, televisivi e cartacei, con tic linguistici che sono sempre gli stessi e sempre riconoscibili. Noi, che pure abbiamo scelto come testata "La Croce", abbiamo quasi timore a parlare di Gesù. Quando invece forse dovremmo parlare solo di lui, ricordare chi è e cosa ha detto Gesù detto il Cristo, morto in croce perché odiato dagli uomini. Pietra scartata dai costruttori, che è diventata testata d'angolo. Amato dai cristiani nei secoli dell'amore che si deve alla verità e per questo i cristiani sono stati perseguitati, derisi, scannati, emarginati duemila anni fa come oggi, con una costanza temporale nell'odio che non ha eguali nei confronti di nessun'altra religione al mondo.
Ma l'odio è finanche accettabile, la riduzione a macchietta digeribile per questi tempi infami no, proprio no. Gesù indica la via, la verità, la vita. Altro che "maestro di tolleranza". Gesù insegna l'amore, quello vero. E quando siamo innamorati, pensaci Gramellini, vogliamo la verità: non tolleriamo inganni, scorciatoie, imbrogli verbali, bugie. Già, non tolleriamo. La verità è cristallina, chiara, autoevidente. Come è chiaro e autoevidente che ognuno di noi è nato da un uomo e da una donna, che un bimbo nasce da una mamma e se ci raccontano che nasce da due papà e da un utero affittato, ci stanno imbrogliando. Ogni uomo vive per la verità, per conoscerla e amarla. Se la verità è negata l'umanità è sconfitta. Per alcuni di noi quella verità è incarnata da Gesù di Nazaret, per altri è solo un uomo che ha cambiato la storia dell'umanità, per tutti non può che essere una figura cardine. Anche per Massimo Gramellini e per il giornalismo buonista e superficiale da prima serata su Raitre, da grande quotidiano nazionale.
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Dopo l'esito del referendum in Irlanda.
di L. Massaro
“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”. Queste sono state le parole assai chiare delSegretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin (Radio Vaticana, 26 maggio)
Parole nette come si vede che hanno reso visibile quale sia il punto di vista della Santa Sede su questo tema, casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi. E' un punto di vista importante che non mette in discussione la posizione di Papa Francesco circa la misericordia e l'abbraccio sempre pronto per il mondo omosessuale. La famosa frase di Bergoglio – quella tanto usata quanto abusata – del “chi sono io per giudicare...” terminava con un altrettanto chiaro “...un omosessuale che cerca il Signore con buona volontà” citando il Catechismo quando – giustamente! - spiega che “non si devono emarginare”. Il problema per la Chiesa, come sempre, è il lobbismo: politico, massonico, gay. Cioè tutto quell'attivismo sotterraneo per attaccare la Chiesa o la famiglia.
Come dice la vaticanista Serena Sartini sul suo blog
Ma torniamo a Parolin: "La famiglia - ha anche detto in risposta a una domanda su come procedano i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che in questi giorni ha messo a punto il nuovo 'Instrumentum laboris' - rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell'umanità e della Chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia". "Colpirla - ha proseguito - sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro". Per questo è una sconfitta dell'umanità, perché la famiglia naturale fondata sul matrimonio (come recita la Costituzione italiana) non è una invenzione della Chiesa, né dello Stato che si limitano a riconoscerlo e a santificarlo: ogni manipolazione è quindi pericolosa e da Platone in avanti ogni ideologia politica ha cercato di metterci mano. Orwell con sagacia nel suo “1984” aveva previsto che la fine della socialità umana passava per il divieto della famiglia, dell'amore e dei vincoli di reciprocità tra generazioni.
E' chiaro che il processo di secolarizzazione in Europa (e non solo) è in via di accelerazione, la Chiesa lo sa e sa che deve trovare altrove i pilastri dove appoggiarsi: nel 2050 l'Africa e l'Asia saranno i luoghi da dove la Chiesa trarrà la propria linfa vitale, attestandosi come minoranza nell'Occidente che ha contribuito a svezzare e far crescere (quando si dice i figli ingrati...).
Non sono mancate le critiche dal mondo laico come quella (esemplare) di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, che chiude la sua rubrica quotidiana così:
Ma Gramellini non vuole o non sa a cosa allude a Parolin: non si cambia la natura umana a colpi di maggioranza. Del resto a colpi di maggioranza Barabba si salvò e Gesù fu messo in croce. Ci sono – questo è il pensiero della Chiesa – delle cose che non sono a disposizione del legislatore: il matrimonio è una di queste.
Tra l'altro Gramellini sembra non leggere il suo stesso giornale che proprio oggi pubblica i risultati di un sondaggio dell'Istituto Piepoli su sentimento generale degli italiani circa unioni civili, matrimonio gay e adozioni e – cosa molto interessante – sulla possibilità di fare un referendum in Italia sul tema.
Se sulle unioni civili esiste una maggioranza abbastanza forte a favore, questa viene erosa ad un marginale 51% per i matrimoni (segno che anche gli italiani vedono che ci dovrebbe essere per lo meno una differenza giuridica) e tracolla quando viene chiesto se sono d'accordo circa le adozioni dove solo 1 su 4 degli intervistati è d'accordo (quindi almeno uno su due dei favorevoli al matrimonio si pongono dei problemi sul significato della parola 'famiglia' e su cosa sia meglio per un bambino). Se i risultati delle unioni civili sono schiaccianti (67%) e quindi si può dire che in generale c'è consenso – e di sicuro è un fatto di cui bisogna prendere atto – il margine così stretto sul matrimonio ci induce anche a tenere presente il margine di errore dei sondaggi, mediamente più o meno il 2-3% con circa l'8% di indecisi.
Gli italiani non sono in massa omofobi – grazie al Cielo – ma non c'è bisogno di stravolgere buon senso e Costituzione per dimostrarlo...
Dopo l'esito del referendum in Irlanda.
di L. Massaro
“Questi risultati mi hanno reso molto triste. Certo, come ha detto l’arcivescovo di Dublino, la Chiesa deve tenere conto di questa realtà, ma deve tenerne conto nel senso che, a mio parere, deve rafforzare proprio tutto il suo impegno e fare uno sforzo per evangelizzare anche la nostra cultura. Ed io credo che non sia soltanto una sconfitta dei principi cristiani, ma un po’ una sconfitta dell’umanità”. Queste sono state le parole assai chiare delSegretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin (Radio Vaticana, 26 maggio)
Parole nette come si vede che hanno reso visibile quale sia il punto di vista della Santa Sede su questo tema, casomai qualcuno avesse ancora dei dubbi. E' un punto di vista importante che non mette in discussione la posizione di Papa Francesco circa la misericordia e l'abbraccio sempre pronto per il mondo omosessuale. La famosa frase di Bergoglio – quella tanto usata quanto abusata – del “chi sono io per giudicare...” terminava con un altrettanto chiaro “...un omosessuale che cerca il Signore con buona volontà” citando il Catechismo quando – giustamente! - spiega che “non si devono emarginare”. Il problema per la Chiesa, come sempre, è il lobbismo: politico, massonico, gay. Cioè tutto quell'attivismo sotterraneo per attaccare la Chiesa o la famiglia.
Come dice la vaticanista Serena Sartini sul suo blog
“Il cardinale Bagnasco, in una intervista al quotidiano La Repubblica, ha parlato di “rivoluzione”, ribadendo il principio dell’accoglienza e del dialogo con gli omosessuali, ma riaffermando il principio del no alle unioni civili.
“L’esito del referendum – ha detto il numero uno della Cei – fotografa una rivoluzione culturale che riguarda tutti. Come tale, non può non interrogare anche la nostra Chiesa: cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale? Ogni dialogo dev’essere sereno, senza ideologie, innervato di sentimenti ma anche di ragioni. In questo quadro, noi crediamo nella famiglia che nasce dall’unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita; un’unione che costituisce un bene essenziale per la stessa società e che, come tale, non è equiparabile ad altre forme di convivenza”.
Cosa c’è dietro a questa rivoluzione culturale? La Chiesa si interroga. Un mio amico sacerdote risponde che la ragione è banalissima: l’avanzare del consumismo e del conformismo, per cui tutto viene creato con l’obiettivo di morire nel più breve tempo possibile” (Il giornale, 27 maggio).
Ma torniamo a Parolin: "La famiglia - ha anche detto in risposta a una domanda su come procedano i lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia che in questi giorni ha messo a punto il nuovo 'Instrumentum laboris' - rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia perché ogni futuro dell'umanità e della Chiesa anche di fronte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni rimane la famiglia". "Colpirla - ha proseguito - sarebbe come togliere la base dell'edificio del futuro". Per questo è una sconfitta dell'umanità, perché la famiglia naturale fondata sul matrimonio (come recita la Costituzione italiana) non è una invenzione della Chiesa, né dello Stato che si limitano a riconoscerlo e a santificarlo: ogni manipolazione è quindi pericolosa e da Platone in avanti ogni ideologia politica ha cercato di metterci mano. Orwell con sagacia nel suo “1984” aveva previsto che la fine della socialità umana passava per il divieto della famiglia, dell'amore e dei vincoli di reciprocità tra generazioni.
E' chiaro che il processo di secolarizzazione in Europa (e non solo) è in via di accelerazione, la Chiesa lo sa e sa che deve trovare altrove i pilastri dove appoggiarsi: nel 2050 l'Africa e l'Asia saranno i luoghi da dove la Chiesa trarrà la propria linfa vitale, attestandosi come minoranza nell'Occidente che ha contribuito a svezzare e far crescere (quando si dice i figli ingrati...).
Non sono mancate le critiche dal mondo laico come quella (esemplare) di Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa, che chiude la sua rubrica quotidiana così:
“a rigore di logica, dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non deplorare una sconfitta dell’umanità. A meno di volere un po’ presuntuosamente fare coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità religiosa (ispirata tra l’altro agli insegnamenti di un maestro di tolleranza come Gesù) con la natura profonda e insondabile dell’amore umano” (27 maggio).
Ma Gramellini non vuole o non sa a cosa allude a Parolin: non si cambia la natura umana a colpi di maggioranza. Del resto a colpi di maggioranza Barabba si salvò e Gesù fu messo in croce. Ci sono – questo è il pensiero della Chiesa – delle cose che non sono a disposizione del legislatore: il matrimonio è una di queste.
Tra l'altro Gramellini sembra non leggere il suo stesso giornale che proprio oggi pubblica i risultati di un sondaggio dell'Istituto Piepoli su sentimento generale degli italiani circa unioni civili, matrimonio gay e adozioni e – cosa molto interessante – sulla possibilità di fare un referendum in Italia sul tema.
Se sulle unioni civili esiste una maggioranza abbastanza forte a favore, questa viene erosa ad un marginale 51% per i matrimoni (segno che anche gli italiani vedono che ci dovrebbe essere per lo meno una differenza giuridica) e tracolla quando viene chiesto se sono d'accordo circa le adozioni dove solo 1 su 4 degli intervistati è d'accordo (quindi almeno uno su due dei favorevoli al matrimonio si pongono dei problemi sul significato della parola 'famiglia' e su cosa sia meglio per un bambino). Se i risultati delle unioni civili sono schiaccianti (67%) e quindi si può dire che in generale c'è consenso – e di sicuro è un fatto di cui bisogna prendere atto – il margine così stretto sul matrimonio ci induce anche a tenere presente il margine di errore dei sondaggi, mediamente più o meno il 2-3% con circa l'8% di indecisi.
Gli italiani non sono in massa omofobi – grazie al Cielo – ma non c'è bisogno di stravolgere buon senso e Costituzione per dimostrarlo...
sources: ALETEIA
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