State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

martedì 25 aprile 2017

ANGELO dei GENITORI custodi dei BACI e degli ABBRACCI, trame ed orditi di LUCE e d'AMORE ove si tesse il FUTURO di piccoli cuori e grandi SPERANZE.



ANGELO dei GENITORI

custodi dei BACI e degli ABBRACCI, 

trame ed orditi di LUCE e d'AMORE

ove si tesse il FUTURO 

di piccoli cuori e grandi SPERANZE.



Angelo dei Genitori 


domenica 23 aprile 2017

Immaginando quell’immensità che sa donare soltanto l’amore, è con te che mi immagino adesso sotto la volta azzurra del cielo.

Assolo di poesia
assolodipoesia.blogspot.it


Immaginando

Immaginando quei campi di grano
come facevo un tempo, da ragazzo,
e i papaveri rossi accarezzati
dalla mano invisibile del vento.


Immaginando quell’immensità
che sa donare soltanto l’amore,
è con te che mi immagino adesso
sotto la volta azzurra del cielo.




Grano


FOTOGRAFIA DA TUMBLR


Lunario. Aforismi per un anno:



Solo di una



Come mai si incontrano migliaia di persone ma ci si innamora solo di una?
GUILLAUME MUSSO
La donna che non poteva essere qui




Coppia

Dobbiamo fare: dell’interruzione un nuovo cammino, della caduta unpasso di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisognoun incontro.”

Un’alba bellissima mi fa compagnia al risveglio. Mi sembra di toccarla!Ogni alba è una resurrezione, ma la resurrezione di Gesù non fu così naturale da comprendere, anzi. Sembra non sia data di essere creduta solo per voce altrui, almeno così fu in quei giorni, per quei discepoli.Nessuno, dico nessuno crede a Gesù risorto, finché non se lo trova sotto il naso. Non basta l’annuncio delle donne, neppure quello dei due di Emmaus, e a Tommaso quello dei suoi amici. Non basta una testimonianza a voce per un evento del genere, servono le prove, concrete, tangibili. Ma che fede è, verrebbe da domandarsi.Anche io l’altro giorno mi chiedevo in che modo credessi alla resurrezione, e l’unica risposta che mi viene è questa: credo…ogni volta che vedo un gruppo di persone che sogna Dio leggero, ogni volta che tocco con mano il coraggio di alcuni di continuare a vivere nonostante la vita li respinga, ogni volta che ascolto parole che sono un inno alla bellezza nel buio più profondo, ogni volta che fiuto aria di pace malgrado l’odore acre di guerra, ogni volta che gusto parole che da sole sanno accogliere più di una porta aperta.Ora capisco meglio perché la resurrezione è difficile da credere!E lascio alle parole attribuite a Fernando Pessoa di completare nel modo migliore il discorso: “Dobbiamo fare:  dell’interruzione un nuovo cammino,  della caduta un passo di danza,  della paura una scala,  del sogno un ponte,  del bisogno un incontro.”

Per qualche giorno sarò a Romena e dintorni con un gruppo di amici, e non avrò occasione di scrivere. 
Proverò con qualche foto e piccole didascalie a sentirvi vicini. 
Basterà!
Fra Giorgio 

sabato 22 aprile 2017

Ogni freccia lascia un ricordo nel tuo cuore ed è la somma di questi ricordi che ti farà tirare sempre meglio.

Lunario

Frecce


Le parole d'amore sono come frecce tirate da un cacciatore. Il cervo che ne è stato colpito continua a correre e sul momento non sa che la ferita è mortale.
MAURICE MAGRE
La lussuria di Granada

Kathriel

mercoledì 19 aprile 2017

Emmaus...

discepoli_corrono

Luca 24:13-35  Conferenza Episcopale Italiana (CEI)

I discepoli di Emmaus

13 Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, 14 e conversavano di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17 Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro 23 e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

25 Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! 26 Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28 Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32 Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». 33 E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». 35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

fra Giorgio Bonati
Una giornata piena di vento, ed io a sorridere ogni volta che buttavo lo sguardo fuori pensando ai miei alberi festanti, a tutti quei rami sempre a salutare, felici. 

La Pasqua è tutta un movimento, una corsa, un vento nuovo. 
Mi son messo nel cuore di Cleopa, uno dei due di Emmaus, al termine della sua Pasqua…
La Pasqua è tutta un movimento, una corsa, un vento nuovo. 
Mi son messo nel cuore di Cleopa, uno dei due di Emmaus, al termine della sua Pasqua…

Che dovevo dire ai tuoi amici, gli undici rimasti, perché anche loro credessero, dovevo fare uno schemino perché capissero? A già, era il cuore che avrei dovuto far battere, ma ancora non so farlo, non son riuscito a imitarti nel far loro ardere il cuore! Tu invece…ad ogni parola era come se nel ventre entrasse una mistura agrodolce: tenerezza che come miele spalmavi sui nostri cuori, pepe per la forza del richiamo che catturava le menti.
Tu mi capisci vero: io e il mio amico eravamo così tristi e delusi che potevamo solo tornare sui nostri passi, percorrendo a ritroso quell’avventura che sembrava il sogno più bello che mai avremmo potuto immaginare, concluso con quella maledetta pietra rotolata sul sepolcro.
Forse è bastato alzarci e andare, forse a te è bastato questo nostro gesto, alzarci dalla posizione degli arresi e partire, come Abramo, come Giona o Elia. L’infinita pazienza di ricominciare è tutto! A te non interessa da che parte si va, a te interessa solo che da dove ci si ferma, si abbia il coraggio di ripartire. 
E tu sei arrivato come un colpo di vento nelle vele della nostra barca sconquassata e ti sei messo accanto a noi, a me, ancora una volta, proprio Tu in persona, passo passo fino ad Emmaus: pazzo, anche da risorto sempre a venirci incontro, a rimettere in sesto da buon falegname la nostra barca naufragata, ad accoglierci tra le tue braccia come una pecorella smarrita, sempre Tu così attento come quel giorno con Zaccheo, Tu a prenderti cura di noi figli degeneri come il padre buono della parabola.
E noi sempre ciechi, sempre centrati su di noi e … nell’istante che gli occhi si schiudono sul pane e il vino, Tu scompari! Geniale!
Un pezzo di pane e un bicchiere di vino: d’ora in poi non mancheranno mai dalla mia tavola perché so che lì ti troverò e da lì la mia vita ogni giorno nascerà nuova. Un pezzo di pane e un bicchier di vino: tutto qui. Ma da condividere!

Giorgio Bonati 

lunedì 17 aprile 2017

venerdì 14 aprile 2017

VENERDI’ SANTO Liturgia della croce

PIETRE VIVE:

VENERDI’ SANTO 
Liturgia della croce
di ENZO BIANCHI

Giovanni 18,1-19,37 

In quest’ora della croce i cristiani su tutta la terra ascoltano il racconto della passione e della morte di Gesù, il loro Kýrios, Signore. Sono i quattro vangeli a consegnarci questa narrazione lunga, sproporzionatamente lunga rispetto al racconto della vita di Gesù. Noi abbiamo ascoltato la testimonianza del quarto vangelo (Gv 18,1-19,37), la testimonianza del discepolo amato che ha seguito Gesù dalla cattura nel Getsemani fino alla crocifissione. È una testimonianza nella quale la memoria degli eventi ha subito una meditazione e una contemplazione profonda, grazie alla fede nel Crocifisso-Risorto, grazie a una prassi liturgica nella quale sempre il Risorto si mostrava con i segni di questa passione: le piaghe nelle mani e il petto squarciato (cf. Gv 20,20).

Questo racconto è dunque un racconto altro rispetto a quello dei vangeli sinottici, perché tratto dall’altro vangelo, perché scaturito dalla fede dell’altro discepolo. È un racconto lungo, di cui vorrei fornire solo una lettura globale, per comprenderne il significato e cogliere la specificità della cristologia del quarto vangelo.

Chiunque legga la passione secondo Giovanni, prende consapevolezza che questa racconta la violenza subita da Gesù e operata, inflitta da alcuni uomini. Potremmo dire che la violenza subita da Gesù durante la sua vita – violenza soprattutto verbale, consumatasi attraverso giudizi, mormorazioni e calunnie su di lui, che hanno nutrito e preparato il tradimento di Giuda e la condanna – nella passione è diventata persecuzione, tortura, uccisione. Avevano detto: “Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore” (Gv 9,24); “È indemoniato ed è fuori di sé” (Gv 10,20); “È conveniente che lui solo muoia per il popolo, e non vada in rovina la gente” (Gv 11,50; cf. Gv 18,12), quindi avevano preso la decisione di ucciderlo (cf. Gv 11,53).

E ora ecco che tutto si compie, non per un destino, non per una necessitas divina, ma per la responsabilità assunta da quelli che hanno preparato la fine di Gesù. Epifania della violenza: ecco cos’è innanzitutto la passione. Gesù non soffre a causa della sua condizione fragile e umana, a causa della sua carne, ma a causa di una violenza che gli viene inflitta dagli umani, i quali di fronte a un uomo che appare “giusto” non fanno altro che scagliarsi contro di lui, perché non sopportano neppure di vederlo (cf. Sap 2,14). Gesù ha conosciuto la sofferenza, “uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is 53,3) – profetizza Isaia nel quarto canto del Servo del Signore proclamato in questa liturgia –, l’ha conosciuta come uomo (anche se i vangeli non ne parlano).Ma nella passione Gesù soffre non a causa della sua natura umana, bensì a causa degli altri che lo aggrediscono e lo violentano. Gesù aveva anche conosciuto la sofferenza umana negli incontri con ogni sorta di malati, e contro questa sofferenza aveva combattuto. Ma nella passione la sofferenza è altra: è sofferenza frutto della violenza, dell’ingiustizia, della cattiveria degli altri!

Seguendo il racconto della passione, vediamo Gesù catturato, legato, portato di fronte ai potenti religiosi: nell’interrogatorio condotto da Anna viene schiaffeggiato da una guardia (cf. Gv 18,22). Portato di fronte ai potenti di questo mondo, dal rappresentante del potere totalitario, Pilato, Gesù viene flagellato, incoronato di spine e deriso; gli viene fatta indossare la porpora dei re, dei ricchi, dei potenti di questo mondo (cf. Gv 19,1-2), la porpora del potere di Babilonia (cf. Ap 17,4-5). Così è presentato da Pilato alla folla, con i segni della flagellazione e della tortura, derisi dalla porpora di cui Pilato l’ha rivestito: “Idoù ho ánthropos”, “Ecco l’uomo!” (Gv 19,5). C’è qui l’icona centrale di Gesù nella passione secondo Giovanni: Gesù è l’uomo, il figlio di Adamo, da Abele in poi vittima della violenza del fratello (cf. Gen 4,1-16).

E la crocifissione è solo l’atto estremo di questa violenza di cui l’uomo è capace, fino a negare all’altro il diritto di esistere, di vivere. Gesù in croce non è icona del dolore umano, ma icona del dolore inflitto dalla violenza, dalla volontà dell’uomo, dal fratello – dovremmo dire… È la sofferenza dovuta alla violenza, all’ingiustizia che noi non vogliamo vedere. Preferiamo provare emozioni per le vittime dello tsunami, dei terremoti, piuttosto che guardare con realismo la sofferenza delle vittime dell’ingiustizia che regna nel mondo e fa molte più vittime di quelle che fa la natura: è la sofferenza di quelli che muoiono di fame, che sono oppressi, che sono perseguitati, che marciscono nelle carceri, che sono vittime delle guerre sempre decise e condotte dai potenti di questo mondo. Gesù sulla croce è vittima delle violenze! Troppo facile dire che è vittima dei nostri peccati: questo è vero in profondità, ma prima di tutto Gesù è stato vittima della violenza che ci abita, che esce dal nostro cuore, che noi decidiamo responsabilmente… non di qualsiasi nostra azione detta peccato dai legisti della religione. Gesù in croce ci mette in faccia il nostro “io violento”!

Ma se è vero che il racconto della passione è epifania della violenza, è anche vero che è testimonianza di come Gesù ha vissuto questa violenza, dunque è epifania di amore.È soprattutto la passione secondo Giovanni che ci testimonia come Gesù ha vissuto questa sofferenza ingiusta. Fin dalla cattura nel Getsemani Gesù appare come chi entra nella passione con sovrana libertà. Va a passare la notte al di là del torrente Cedron, quel luogo che era conosciuto da Giuda come luogo in cui Gesù passava la notte a Gerusalemme (cf. Gv 18,1-2). Nessuna fuga, nessun tentativo di sottrarsi al tradimento, alla cattura; e quando arriva quel gruppo armato per prenderlo, Gesù risponde liberamente: “Egó eimi”, “Io sono” (Gv 18,6.8), vieta ai suoi la resistenza armata e si consegna nella consapevolezza che “doveva bere il calice che il Padre gli aveva dato” (cf. Gv 18,11). È il primo atto di libertà sovrana di Gesù nella passione.Di fronte alla violenza, c’è il no di Gesù alla violenza: “Rimetti la spada nel fodero!” (ibid.), perché solo così si può cominciare a interrompere la catena della violenza di cui l’uomo è capace.

Poi Gesù, trascinato davanti a sommo sacerdote, di nuovo con sovrana libertà proclama: “Io ho parlato con libertà al mondo (egò parresía leláleka tô kósmo), … non ho detto nulla in segreto … Interroga i miei ascoltatori” (Gv 18,20-21). Che libertà! Che postura quella di Gesù di fronte alla calunnia! Di fronte alla violenza Gesù resta nella parresía, chiede conto della violenza che si scarica su di lui: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23), ma non si vendica, non si difende. E infine, davanti a Pilato Gesù ha il coraggio di dire l’indicibile: “Il mio regno non è di questo mondo, se lo fosse ricorrerei alla violenza … Ma io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, è questa la mia missione: dare testimonianza alla verità, alla Parola di Dio” (cf. Gv 18,36-38). Gesù dice a Pilato: “Sono re metaforicamente, non un re come lo si è in questo mondo, e sono venuto nel mondo per resistere alla menzogna, la madre di ogni violenza, e per essere testimone della Parola di Dio”.

Ma accanto a questa sovrana libertà di Gesù, il quarto vangelo nella passione narra il suo amore. All’inizio della passione è stato detto: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine, fino all’estremo (eis télos)” (Gv 13,1). Sì, in tutta la passione traspare l’agápe di Gesù: amore per suo Padre, Dio, del quale lui vuole fare la volontà, anche a prezzo della morte e dell’umana violenza che si scarica su si lui; e amore per i fratelli, per l’umanità. Per questo Gesù assorbe la violenza, la prende su di sé, non la fa rimbalzare con la vendetta o la difesa simmetrica all’offesa, ma con il silenzio e soprattutto con l’eulábeia (Eb 5,7; 12,28), l’accettazione della violenza che la interrompe, e con la mitezza attiva Gesù mostra che sta vivendo l’amore all’estremo. Lui che aveva salvato gli altri, non salva se se stesso (cf. Mc 15,31 e par.), anzi perde se stesso per salvare gli altri. Ecco come Gesù si è posto di fronte alla violenza. E quando ha esclamato: “È compiuto!” (Gv 19,30), ha voluto dirci che la sua eulábeia è stata vissuta fino alla fine, fino alla pienezza. Ora non ha altro da fare se non consegnare il suo Spirito (ibid.). La passione secondo Giovanni diventa così epifania della gloria di Gesù: dal dolore di Gesù, all’amore di Gesù, alla gloria dell’amore! Così Gesù ha vinto con il bene il male della violenza che gli uomini hanno scaricato su di lui, ha interrotto nella storia la catena della violenza dell’uomo contro l’uomo.
La passione del quarto vangelo è dunque per noi epifania della violenza dell’uomo sull’uomo, ma anche redenzione della violenza nell’eulábeia, e perciò anche epifania dell’agápe, dell’amore. Il passo della Lettera agli Ebrei che abbiamo ascoltato così sintetizza: “Nei giorni della sua carne egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per la sua eulábeia, per la sua sottomissione, venne esaudito” (Eb 5,7)Con questa épignosis, sovraconoscenza che ci viene in dono da Dio, dall’ascolto della sua Parola, guardiamo alla theoría (Lc 23,48), alla contemplazione del Crocifisso, e per questo veneriamo la croce in quanto strumento dell’epifania dell’amore.

giovedì 13 aprile 2017

Vi sono buoni rimedi contro la malinconia: canto, devozione, bere vino, fare musica, fare poesie, vagare senza meta.

ri-po

Lunario. Aforismi per un anno

Contro la malinconia


Vi sono buoni rimedi contro la malinconia: canto, devozione, bere vino, fare musica, fare poesie, vagare senza meta.
HERMANN HESSE
Vagabondaggio



Hermann Hesse Museum

Rami di pesco

Rami di pesco di Ada Negri


Rami di pesco

Ferma al quadrivio, mentre piove e spiove
sotto l’aspro alternar delle ventate
chiaccianti come fruste sulle facce
di chi va, di chi viene, una vecchietta
vende rami di pesco.
O primavera
per pochi soldi! O riso, o tremolìo
di stelle rosee su bagnate pietre!

Scompare agli occhi miei la strada urbana
con fango e folla e strider di convogli
sulle rotaie, e saettar nemico
d’automobili in corsa. Ecco, e in un campo
mi trovo: è verde, di frumento appena
sorto dal suolo: pioppi e gelsi intorno
con la promessa delle fronde al sommo
dei rami avvolti in una nebbia d’oro:
e peschi: oh, lievi, oh, gracili, d’un rosa
che non è della terra: ch'è di tuniche
d’angeli, scesi a benedire i primi
germogli, e pronti, a un alito di brezza,
a rivolar da nube a nube in cielo.


Ada Negri 




Web sul blog

martedì 11 aprile 2017

l’amore guarisce sempre chi lo fa, chi lo vive, chi lo dona!

E’ iniziata l’ultima cena, e da oggi per tre giorni staremo a tavola anche noi con Gesù e la sua combriccola di amici.
E allora io mi trovo il mio posticino in questa tavolata: accanto a Giuda ovviamente, l’unico personaggio sempre citato in questi tre giorni, magari per imparare pure da lui, per guardarlo da vicino, per smettere di scandalizzarmi del suo tradimento, e lasciare che sia la ‘passione’ di Gesù l’unguento che mi cura, che guarisce il mio tradimento.
Osservo, ascolto, leggo tensione sui volti: Gesù sa che è giunta la sua ora, ma non dev’esser facile lasciare libero il tuo amico di tradirti, di venderti al miglior offerente. Ma Lui continua ad offrire, a donare, e così a Giuda offre un pezzo di pane, offre se stesso: è quello stesso pane che nutre da sempre l’umanità intera di Dio!
Pietro, l’uomo tutto d’un pezzo, quello concreto, dei fatti: proprio qui casca, sul più bello, e la sua parola stavolta sarà così distante dalla sua vita! A lui che offre Gesù? Di seguirlo più tardi, quando si sarà reso conto del suo tradimento, quando sarà stato guarito dal sangue donato fino all’ultima goccia per amore.
Ma è Giovanni che mi preoccupa più di tutti oggi: come mai, lui che scopre l’inganno, se ne sta lì tranquillo senza far nulla? Mi son sempre chiesto perché non l’abbia fermato, non abbia fatto qualcosa: anche lui così assente, o forse centrato su di se, sulle sue convinzioni, tale e quale Pietro e Giuda. E a lui Gesù offre niente meno che il cuore, tutto il suo cuore!
Non c’è da star felici con questi amici, ma così è, e l’amore di Gesù sembra non bastare a guarire il cuore dei suoi!
Ma l’amore guarisce sempre chi lo fa, chi lo vive, chi lo dona!
Ci proverò oggi a guarire…
fa Giorgio Bonati

lunedì 10 aprile 2017

Preghiamo per tutti i Martiri... festa delle Palme🎋


“Il più giovane martire di oggi”: un’immagine che dovrebbe colpire e far arrabbiare il mondo.

Quest’immagine, diffusa su Twitter, sta diventando virale sui social media. Diffondetela, condividetela, fatela conoscere.

È una delle ultime fotografie di un giovane chierichetto, scattata durante una liturgia della Domenica delle Palme in Egitto, ieri mattina. Una bomba ha devastato la chiesa uccidendo decine di persone, tra cui questo bambino.

L’eterno riposo dona a lui, o Signore,e splenda ad egli la luce perpetua…

Questa preghiera esprime meglio quanto è nel nostro cuore:

Oh Nuovi Martiri, uccisi durante l’Adorazione mentre accediamo ai nostri giorni più santi, adesso siete al cospetto dei santi antichi. Davanti al trono dell’Onnipotente, vi preghiamo di tenerci nelle vostre preghiere. Ancora una volta ci concentriamo sulla misteriosa geografia in cui l’umanità è prima venuta ad essere, e poi è entrata in contatto con la Realtà del Dio Unico: i luoghi dove tutti, un giorno, saranno finalmente rivelati.

Oggi ci interroghiamo sul perché la nostra attenzione sia costantemente rivolta a questa martoriata regione, il cui dolore ha origine in una forza malefica vecchia quanto l’Eden. Sappiamo che Gesù Cristo è Vincitore sulla morte e Vincitore sul male, ma riconosciamo che le vittorie vengono solo per mezzo della Sua Croce. Oh Nuovi Martiri, voi e le persone della vostra regione condividete quella Croce e noi, nello spirito, la condividiamo con voi. Alla presenza della Perfetta Saggezza, del Santo e Onnipotente che impartisce tutto ciò che è Vero, insegnateci a pregare parole che porteranno pace, se la pace è possibile, o a pregare parole di pura adorazione, contrizione e fiducia, se la pace non è possibile.

Pregate affinché possiamo imparare a diventare quella pace che noi cerchiamo.

Pregate affinché possiamo mettere da parte tutto ciò che è irrilevante per il momento e, guardando sempre verso Oriente, preparare i nostri spiriti per la chiamata a cui potremmo essere chiamati, sia che viviamo in quei luoghi di strade e dimore antiche, o in abitazioni più moderne.

Maria, Genitrice di Dio, prega per noi,

San Michele Arcangelo, prega per noi,

San Giovanni il Precursore, prega per noi,

San Charbel Makhlouf, prega per noi,

Santi Mariam Baouardy e Marie-Alphonsine della Palestina, pregate per noi,

Beato Charles de Foucauld, prega per noi,

Tutti voi santi e sante, pregate per noi.

Amen, Amen.

Amen…

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]



“Se tu sei stanco e la strada ti sembra lunga se tu ti accorgi che hai sbagliato strada non lasciarti scivolare sul filo dei giorni e del tempo ...ricomincia. "

Ogni attesa ha in se una speranza, e finalmente anche il mio glicine si è donato. 
Ho atteso che i suoi tanti fiori a grappoli si aprissero alla vita, ed ora, nell’intreccio di bianco e lilla fa bella mostra di se. 
Una potatura eccessiva fa in modo che il bianco sovrasti il lilla, che la pasqua inondi la quaresima di luce.
Mi piace introdurmi nella settimana santa con questa immagine negli occhi: l’abbondanza di luce, l’abbondanza di palme e ulivi, di olii profumati, di dolore e di amore e di gioia.
Sarà solo l’eccesso ciò che incontreremo, come il gioco dei bimbi che non conosce fine. A noi provare ad immergerci, a lasciarci invadere, avvolgere, abbracciare, per imparare a ricominciare.

“Se tu sei stanco e la strada ti sembra lunga se tu ti accorgi che hai sbagliato strada non lasciarti scivolare sul filo dei giorni e del tempo         ricomincia. 
Se la vita ti sembra troppo assurda 
se tu sei deluso da troppe cose da troppa gente non cercare di comprendere perché ricomincia. 
Se tu hai provato ad amare ed essere amato se tu ti sei reso conto della tua povertà e dei tuoi limiti 
non lasciare le cose a metà 
ricomincia. 
Se gli altri ti guardano con aria di rimprovero se essi sono delusi di te, irritati, non ti voltare, non chiedere loro niente ricomincia. 
Perchè l'albero rigermoglia dimenticando l'inverno 
perchè il ramo fiorisce senza chiedere perchè 
perchè l'uccello fa il suo nido senza pensare all'autunno 
perchè la vita è...                      
sperare e ricominciare.
Fra Giorgio Bonati

sabato 8 aprile 2017

Un consiglio: baciarsi, ma bene...Baciami amore.

 

Sexy-consiglio: baciarsi, ma bene

La bellezza di riscoprire la potenza erotica del bacio. Parola della sessuologa Thérèse Hargot

Ringraziamo Monte di Venere per la disponibilità alla ripubblicazione

L’idea di dormire senza pigiama è stata giudicata secondo tutte le gradazioni possibili: da fantastica a geniale, da sconveniente a inopportuna.
Vediamo cosa mi dite di questo nuovo articolo sull’arte di baciare… anzi, perdon, semplicemente sul fatto di baciare la propria metà della mela. A volte non è accettabile arrivare a togliersi il pigiama: prima bisogna ricominciare dalla base (“baiser”!).
Le prostitute non baciano, si dice. Perché, invece le spose lo fanno? Niente di meno ovvio. Ecco trovato un bel punto in comune, almeno in questo caso.
Sarà anche trash, d’accordo. Ma è vero.
No, davvero, a quando risale il vostro ultimo bacio? Non quello algido in punta di labbra a culo di gallina! Vi parlo di un vero bacio, quello che vi ha fatto vibrare totalmente. Quand’era? Com’era? Con chi?
«Ma a me, non è che mi piaccia tanto in effetti» si sente dire tanto spesso quanto il pretestuoso: «Non abbiamo mica bisogno di baciarci sulla bocca per manifestare il nostro amore». E poi c’è l’igienista: «Sinceramente, lo trovo un po’ schifoso» e l’imbarazzante: «Non mi piace molto il modo in cui bacia». Ops.
Ah sì? «E con il vostro amante o la vostra amante, come lo trovereste?» mi viene voglia di rispondere.
Naturalmente è tutto diverso. Perché il bacio è fatto per gli esseri che si desiderano intensamente. E per gli adolescenti pre-puberi, vero anche questo.
Che felicità suprema (ri)scoprire la potenza erotica di un bacio. Esprime il desiderio, risveglia il desiderio. Ci si sente uniti, ci si abbandona all’altro, il piacere e l’eccitazione sono al massimo.
Quanto è importante allora baciarsi, per una coppia legata da un amore fedele e duraturo! Baciarsi per rimanere amanti anche quando si diventa sposo-sposa, o genitori. Baciarsi per sentire il desiderio, quello che la routine tende a spegnere anche se non vorremmo.
Ah, dimenticavo soprattutto… Quant’è importante, dunque, provare attraverso il bacio questa alchimia tutta particolare tra due esseri, prima di legarsi in matrimonio! Se non vi piace baciare la persona con la quale vi sposerete, allarme rosso: fermate subito tutto! Lasciate perdere, rimanete buoni amici.
Baciate, dunque. Ma bene. A lungo. A modo vostro, senza modello preconcetto. Trovate e rinnovate il vostro modo di esprimere e di risvegliare il desiderio che vi ha uniti.
Bando alle ciance, un bacio vale mille parole. Guardate piuttosto questo video della mia canzone preferita del momento. Che intensità! La adoro, assolutamente.
A presto, e tanti baci,
T.
Thérèse Hargot
[Tradotto per Monte di Venere da Maria Chiara Bonino]