State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

domenica 23 ottobre 2016

Anziché pensare a come ricevere amore, inizia a darlo. Se lo dai, lo riceverai. Non esiste altra via.

By leggoerifletto.blogspot.it

da: "Meditazione: La prima e ultima realtà - Osho

Essere solo: la natura del tuo sé La solitudine è un fiore, un loto che sboccia nel tuo cuore. Essere soli è positivo, è salutare. 
È la gioia di essere se stessi. È la gioia di avere il proprio spazio. Meditazione significa questo: la beatitudine dell'essere soli. Si è veramente vivi quando si è in grado di stare soli, allorché non esiste più dipendenza da qualcun altro, da nessuna situazione contingente, da nessuna condizione imposta. E poiché ti appartiene, può perdurare il mattino, la sera, il giorno, la notte, nella gioventù oppure nella vecchiaia, quando sei sano, oppure malato. Nella vita, come nella morte, può perdurare perché non viene a te dall'esterno. È qualcosa che nasce in te. È la tua stessa natura, è la natura del tuo sé. Un viaggio interiore è un viaggio verso la solitudine assoluta; non puoi portare nessuno con te. Non puoi condividere il tuo centro con nessuno, neppure con colui o colei che ami. La natura delle cose non lo permette: non ci si può fare nulla. Nell'istante in cui entri in te stesso, tutti i collegamenti con il mondo esterno si spezzano; tutti i ponti vengono infranti. Di fatto, il mondo intero scompare. Ecco perché i mistici hanno definito maya, illusorio, il mondo: non che sia inesistente, ma per chi medita, per colui che è entrato in se stesso, è pressoché inesistente. Tale è la profondità del silenzio che nessun rumore lo penetra. La solitudine è così intensa, che occorre coraggio. Ma da quella solitudine si sprigiona la beatitudine. Da quella solitudine, si esperimenta Dio. Non esiste altra via: non è mai esistita, né mai esisterà.  Celebra la solitudine, celebra il tuo spazio puro, e nel tuo cuore sorgerà un canto sublime. E sarà un canto di consapevolezza, sarà un canto di meditazione. Sarà il canto di un uccello solitario che da lontano lancia il suo richiamo: non chiama qualcuno in particolare, si limita a chiamare perché il suo cuore è colmo e vuol chiamare, perché le nuvole sono gonfie e desiderano sciogliersi in pioggia, perché il fior è pieno e i petali si aprono e si sprigiona una fragranza che non ha una meta, non ha indirizzo. Lascia che la tua solitudine diventi una danza. 




Milioni di persone si lasciano sfuggire la meditazione solo perché questa ha assunto la connotazione sbagliata. Si presenta come una cosa seria, lugubre, ricorda qualcosa di clericale; sembra essere adatta a qualcuno che è già morto, o sta per morire: a persone fosche, serie, dal volto lugubre, che hanno perso ogni allegria, ogni senso del piacere, del gioco, della festa... In realtà, sono proprio queste le qualità della meditazione: una persona che medita veramente è allegra; per lei la vita è un divertimento, la vita è leggera, è un gioco. Chi medita gioisce immensamente. Non è serio. È rilassato. 



Sii paziente Non aver fretta. Troppo spesso la fretta provoca ritardi. 
Anche se muori di sete, aspetta con pazienza: più profonda è l'attesa, prima la tua sete verrà lenita. 
Hai seminato, ora siedi all'ombra e aspetta che accada. 
Il seme si romperà, fiorirà, ma tu non puoi accelerare questo processo. Forse che ogni cosa non richiede il suo tempo? 
Devi lavorare, ma lascia a Dio i frutti del tuo lavoro. 
Nulla nella vita va mai sprecato, specialmente i passi compiuti verso la verità. Ma a volte si è presi dall'impazienza; l'impazienza accompagna la sete, ma è un ostacolo. Conserva la tua sete e scaccia l'impazienza. Non confondere l'impazienza con la tua sete. 
La sete comporta un'ardente aspirazione, ma non la lotta; l'impazienza comporta lotta, ma nessuna aspirazione ardente. 
Un'ardente aspirazione porta con sé l'attesa priva di pretese; l'impazienza comporta pretese, senza attesa alcuna. La sete è accompagnata da lacrime silenti; l'impazienza è conflitto irrequieto. 
Non è possibile mettersi a cavallo della verità e guidarla a proprio piacimento: la si consegue arrendendosi, non lottando. La si conquista attraverso una resa totale. 

- Osho - 



Devi diventare Uno! - Osho

Il Maestro Zen Gutei era solito alzare un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli.
Prova a osservare la tua vita: se stai facendo qualcosa e tutto a un tratto smetti, chi se ne accorge?
Ti tieni occupato con cose banali dalla mattina alla sera, e come unico risultato alla sera sei stanco morto e te ne vai a dormire.
Al mattino poi sei pronto a ricominciare tutto da capo – ancora le stesse cose inutili. È un circolo vizioso: vivi una vita non-essenziale, ti incontri con altri esseri non-essenziali, ti ci attacchi…
Ma hai una tale paura a dare un’occhiata alla banalità di questa vita, che continui a volgere le spalle, è troppo deprimente rendersi conto della banalità della tua vita – «Ma che sto facendo?»
E se poi ti accorgi che tutto quello che stai facendo è assolutamente inutile, il tuo ego va a pezzi, perché l’ego si sente importante solo quando fai qualcosa che giudichi di capitale importanza.
E così ti inventi dei significati per le cose insulse che continui a fare. Devi credere che stai facendo il tuo dovere di cittadino, che stai servendo la patria, la famiglia, l’umanità – come se senza di te le cose non potessero andare avanti. In realtà niente di quello che stai facendo è importante, ma tu devi dargli un significato, come potrebbe altrimenti sopravvivere il tuo ego?
Vivi nell’ignoranza e continui a fare cose non-essenziali. E qualunque cosa tu faccia, persino le tue meditazioni, le tue preghiere, il tuo andare a messa… tutto è futile.
Anche se preghi non può essere una cosa più profonda che leggere il giornale, perché il problema non è quello che fai, il problema è come sei tu. Se tu hai profondità, allora dovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia, le tue azioni saranno essenziali, profonde.
Ma se tu sei superficiale, anche se vai a messa o preghi tutto il giorno, non fa nessuna differenza: entri in chiesa allo stesso modo in cui entreresti al cinema. Tu sei lo stesso, perciò che sia un cinema o una chiesa non può fare molta differenza.
Perché Gutei alzava un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli?
Tutti i tuoi problemi nascono perché non sei uno, sei frammentato, diviso, in conflitto. Tutti i tuoi problemi sorgono perché c’è il caso dentro di te, non c’è nessuna armonia.
Quando la tua mente è divisa non riesci a pregare, non sei in grado di meditare, perché c’è sempre un conflitto dentro di te.
E ricordati questo: la parte in cui ti stai impegnando di più perde energia ogni momento che passa, e la parte avversa, che è poi la parte critica, diventa sempre più forte e alla fine sarà quella che deciderà il tuo comportamento.
Pazienza significa che sei pronto ad aspettare all’infinito. E se sei veramente pronto ad attendere all’infinito, non ti sfiorerà più il pensiero che non è ancora successo niente.
Non ha più alcun senso chiedersi perché si sta sprecando tanto tempo… se sei pronto ad aspettare all’infinito non c’è più niente che vada sprecato, e se la tua attesa è eterna, infinita, l’altra parte non avrà più niente da dire, viene automaticamente resa impotente.
È necessario raggiungere l’unità, annullare la continua lotta interiore. Ecco perché Gutei era solito alzare un dito ogni volta che parlava dello Zen. Con questo gesto intendeva dire: «Sii uno! – e tutti i tuoi problemi saranno risolti».
Vi sono molte religioni, molti cammini spirituali, molti metodi, ma il punto essenziale è sempre lo stesso: devi diventare uno.
Qualunque cosa tu scelga di essere diventa uno, e se riesci ad essere infinitamente paziente, se puoi abbandonarti totalmente, diventerai uno.
Se entrerai in silenzio profondo, se non vi saranno più pensieri e sarai in stato di meditazione, raggiungerai l’unità. Se preghi Iddio e la tua preghiera diventa così intensa che tu non esisti più, ti sei completamente dissolto nella preghiera, questo basterà.
Potando il tuo giardino, se riesci a farti assorbire totalmente da quello che stai facendo, e non vi è più spazio o pensiero per nient’altro – allora sei in meditazione, allora colui che medita è diventato la meditazione – e improvvisamente tutte le onde del maya scompaiono, e tutte le illusioni cadono.
Sei pervenuto tutto a un tratto a un livello diverso, hai raggiunto un differente spazio dell’essere, sei arrivato all’Uno.
Quando tu sei uno, ecco che raggiungi l’Uno, il Supremo.
Quando sei molte persone, quando sei diviso, sei nel mondo. I mondi sono tanti e Dio è Uno.
Ma per conoscere quell’Uno devi prima diventare tu uno, prima d’allora non potrai mai conoscerlo”

- Osho Rajneesh - 
da: "Dieci storie zen", pp. 119-124 


Anziché pensare a come ricevere amore, inizia a darlo.
Se lo dai, lo riceverai.
Non esiste altra via.

- Osho Rajneesh -
Innamorarsi dell’amore


Amare, significa.... Osho

Amare significa lasciare all’altro la libertà di essere se stesso in ogni istante del proprio cammino insieme, ed esserne capaci implica aver raggiunto una maturità interiore tale da non temere neanche il venir meno dell’affetto o dell’interesse da parte dell’amato. 

Amare vuol dire desiderare la gioia del proprio amato senza porre alcuna condizione e senza aspettarsi nulla in cambio. 

L’amore è una qualità del proprio essere, se la si possiede, ne beneficia indistintamente chiunque ne venga a contatto, un amante, un amico, un figlio, uno sconosciuto. 
Si dovrebbe stare insieme soltanto perché si sta bene "con", e invece molto spesso si sta insieme perché si sta male "senza". 

Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare.

Solo se ami la solitudine ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.

(Osho)

Buona giornata a tutti. :-)

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