Per molti di noi le prime parole del mattino sono quelle dei giornali, importanti perché, come diceva Hegel, permettono all'uomo moderno di situarsi quotidianamente nel mondo. D'altra parte, dai mezzi d'informazione apprendiamo per lo più cattive notizie: guerre, delitti, crisi economica e politica sono i tratti che più sembrano caratterizzare la nostra società. Gianfranco Ravasi ci propone di distaccarci per un attimo da questa atmosfera malsana per respirare invece l'aria cristallina del mattino generata da quelle parole, antiche o recenti, che ci permettono di iniziare la giornata con anima purificata e limpidezza interiore. E, nello spirito del precedente Le parole e i giorni , seleziona 366 citazioni letterarie, poetiche, filosofiche, musicali da cui prende spunto per brevi e illuminanti commenti, uno per ogni giorno dell'anno, uno per ogni mattino. Goethe, Molière, Maria Montessori, Enzo Biagi, Oscar Wilde, Gianni Rodari, Pascal, Don Milani. Uomini e donne intelligenti ma soprattutto «sapienti», ci spiega il cardinal Ravasi, a cui accostarsi con umiltà: «Non saprò dare soluzioni o risposte decisive; non potrò incidere nell'esistenza di chi mi leggerà; non riuscirò ad asciugare lacrime e a riportare sorrisi. Potrò essere solo - per i pochi minuti di lettura di queste righe - un compagno di viaggio che condivide le stesse domande, che partecipa alle stesse esperienze di dolore e di gioia, che dubita, teme, spera e talora forse dispera». Con questo spirito, Ravasi ci accompagna in un percorso intessuto dei fondamenti del cristianesimo, capace però di parlare in maniera laica e universale, di provocare un fremito nell'anima, un sussulto nella coscienza, spezzando o almeno increspando la calma piatta dei luoghi comuni e delle banalità che ci circondano. Per imparare a isolarci in una piccola riserva, anche se solo per pochi minuti, godendo di una preziosa opportunità di riflessione intima prima di affrontare gli innumerevoli impegni quotidiani.
NB:
Siamo nel 1992, mia figlia Giulia non aveva ancora iniziato l'asilo!
Il mattutino era la prima cosa che leggevo, quasi un rito ...
Giuliano
Il mattutino del 11/02/2011
A cura di Gianfranco Ravasi
QUOTIDIANITÀ
"Se la vostra quotidianità vi sembrerà povera, non date ad essa la colpa. Accusate invece voi stessi di non essere abbastanza poeti per scoprire tutte le sue ricchezze. Per il Creatore, infatti, niente è povero".
Il poeta austriaco Rainer Maria Rilke è uno degli autori a me molto cari, anche se sono consapevole che non lo si può consigliare come lettura riposante e lieve, essendo ogni suo verso denso, allusivo, persino gravoso. Oggi, però, propongo una sua osservazione più immediata e trasparente: è "prosa" non solo per il genere con cui è scritta, ma anche nel senso più feriale e quotidiano del termine. Ed effettivamente il tema che propone è appunto quello della quotidianità, un vocabolo che deriva dal latino quotidie che significa «ogni giorno». L'impressione immediata che si associa a questa esperienza è quella dell'abitudine, dello scontato, della routine oppure del trantran, per usare un termine onomatopeico, destinato a illustrare una ripetizione monotona. Certo, alzarsi ogni mattina con la consapevolezza che tutto sarà più o meno uguale al giorno prima, per approdare a sera a un sonno che riporterà la ruota della vita l'indomani al punto di partenza, non è per nulla esaltante. Eppure Rilke ci ricorda che il poeta, cioè chi ha uno sguardo capace di perforare il grigiore della superficie, riesce a intravedere iridescenze colorate anche nell'esistenza più uniforme. Tra le crepe di un muro sbrecciato può sbocciare un fiore; in ogni azione si annida una scintilla che può brillare. Ma lo scrittore aggiunge una nota ulteriore religiosa: per Dio nulla è povero o misero. Anche il semplice gesto quotidiano fatto con amore, pur nella sua umiltà materiale, può custodire un seme di eternità. Non è forse vero che Cristo ha segnalato che in atti così modesti come curare un malato, saziare un affamato, visitare un carcerato si cela già la ricompensa piena ed eterna?
FONTE: www.avvenire.it
Il seme della parola. Mattutino
Gianfranco Ravasi
"Mattutino"
"È una parola forse dimenticata, relegata nella memoria dei cristiani un po' attempati: "Mattutino" evoca, infatti, le comunità oranti di monaci o monache che si levano quando ancora si stende sulla terra il sudario della notte e iniziano il loro canto di lode che conduce verso l'alba. È quel "mattinar lo Sposo" da parte della "Sposa di Dio", la Chiesa, a cui fa cenno anche Dante nel Paradiso, nel cielo del Sole (X, 141). Quel vocabolo denomina anche una rubrica che appare ogni giorno accanto al titolo del quotidiano "Avvenire", a partire dal 2 gennaio 1992. Dodici annate, dunque, per un totale di 3.630 articoli, per buona parte raccolti in nove volumi, compreso questo che il lettore ha tra le mani."
(Gianfranco Ravasi)
Ravasi, Gianfranco
Mattutino
MATTUTINO TEMPO DEL SILENZIO - RAVASI - PIEMME 1994
Il segreto della luce. Mattutino
RAVASIGianfranco Ravasi -
IL SIGNORE DELL'ALBA MATTUTINO - PIEMME
Fremito di luce. Mattutino
di Gianfranco Ravasi
Dalla terra al cielo, Mattutino
RAVASI
Nessun commento:
Posta un commento
... ROSES & ESPINE..