Separazione-divorzio: una domanda a Padre Alberto Maggi
Volevo fare una domanda molto semplice, ma molto pratica. Lei ha parlato prima a lungo del concetto di comunione con Dio. Io sono divorziata, tornerò mai in comunione con Dio?
C’è un libro pubblicato qui da La Cittadella “A partire dai cocci rotti”, dove, insieme ad altri, tratto l’argomento. E’ un argomento dolorosissimo, questo.
C’è un libro pubblicato qui da La Cittadella “A partire dai cocci rotti”, dove, insieme ad altri, tratto l’argomento. E’ un argomento dolorosissimo, questo.
E’ un argomento delicato che andrebbe trattato con le dovute maniere e nella dovuta sede. Comunque, non sono un profeta, naturalmente, ma non ci vuole molto a dire “siate ottimisti, perché è questione di tempo e la legislazione della chiesa cattolica riguardo i divorziati cambierà!”
Perché oggi la chiesa si trova di fronte a una grande contraddizione alla quale non sa dare una risposta.
La chiesa rivendica, giustamente, la capacità che il Signore le ha dato di perdonare ogni colpa; ebbene, oggi la chiesa si trova di fronte all’impossibilità di perdonare la colpa del divorzio.
Non solo, l’assurdo è che, mentre la chiesa può perdonare gli omicidi, non può perdonare i divorziati.
Tant’è vero che il consiglio che io do spesso a queste persone che hanno questi problemi è: “Ammazza il tuo ex, fallo ammazzare se non hai il coraggio. Con un buon avvocato ti farai uno o due anni, ma poi sei a posto!”
Perché oggi la chiesa si trova di fronte a una grande contraddizione alla quale non sa dare una risposta.
La chiesa rivendica, giustamente, la capacità che il Signore le ha dato di perdonare ogni colpa; ebbene, oggi la chiesa si trova di fronte all’impossibilità di perdonare la colpa del divorzio.
Non solo, l’assurdo è che, mentre la chiesa può perdonare gli omicidi, non può perdonare i divorziati.
Tant’è vero che il consiglio che io do spesso a queste persone che hanno questi problemi è: “Ammazza il tuo ex, fallo ammazzare se non hai il coraggio. Con un buon avvocato ti farai uno o due anni, ma poi sei a posto!”
Allora, possibile che sia più grave divorziare dal proprio coniuge che ucciderlo? Certo no.
Quindi la chiesa si trova di fronte a queste situazioni.
Le risposte che ha dato –perché lo sapete i divorziati risposati sono esclusi dalla comunione con Dio – a meno che ... A meno che hanno trovato – io non so da quale parte è venuto fuori .... Quel problema è sempre lì.
Il problema non è mai nel cervello, mai nel cuore, ma è sempre giù... nei genitali –
A meno che non vivano come fratello e sorella.
Io ho sempre avuto la curiosità di sapere che rapporto aveva con la sorella questo qui che ha detto questa cosa. E’ qualcosa di pazzesco.
Ma allora il problema è tutto lì? Il problema è collocato nei genitali?
Allora la chiesa, sapete, in passato, alle origini, non consentiva ai vedovi di risposarsi. Poi man mano la chiesa – pensateci su, la chiesa è cambiata – ha consentito di contrarre di nuovo matrimonio però, pensate, che fino al Concilio Vaticano II, nella liturgia del matrimonio dei vedovi risposati non c’era la benedizione per la sposa. “Oh, sei stata benedetta una volta, mica la vorrai di nuovo!”
Allora chiediamoci: tra un divorziato e un vedovo non c’è grande differenza, per uno il coniuge è vivo e per l’altro è defunto, ma quando l’altro ormai s’è rifatto una vita, ormai non c’è più.
Perché costringere?
Come dice Gesù, “perché mettete dei pesi che neanche voi siete capaci di sopportare?”.
Vedete, noi preti abbiamo fatto una scelta, quella del celibato, che viene chiamata “carisma”, cioè è un impegno da parte dell’uomo, ma è anche una risposta da parte di Dio.
Le risposte che ha dato –perché lo sapete i divorziati risposati sono esclusi dalla comunione con Dio – a meno che ... A meno che hanno trovato – io non so da quale parte è venuto fuori .... Quel problema è sempre lì.
Il problema non è mai nel cervello, mai nel cuore, ma è sempre giù... nei genitali –
A meno che non vivano come fratello e sorella.
Io ho sempre avuto la curiosità di sapere che rapporto aveva con la sorella questo qui che ha detto questa cosa. E’ qualcosa di pazzesco.
Ma allora il problema è tutto lì? Il problema è collocato nei genitali?
Allora la chiesa, sapete, in passato, alle origini, non consentiva ai vedovi di risposarsi. Poi man mano la chiesa – pensateci su, la chiesa è cambiata – ha consentito di contrarre di nuovo matrimonio però, pensate, che fino al Concilio Vaticano II, nella liturgia del matrimonio dei vedovi risposati non c’era la benedizione per la sposa. “Oh, sei stata benedetta una volta, mica la vorrai di nuovo!”
Allora chiediamoci: tra un divorziato e un vedovo non c’è grande differenza, per uno il coniuge è vivo e per l’altro è defunto, ma quando l’altro ormai s’è rifatto una vita, ormai non c’è più.
Perché costringere?
Come dice Gesù, “perché mettete dei pesi che neanche voi siete capaci di sopportare?”.
Vedete, noi preti abbiamo fatto una scelta, quella del celibato, che viene chiamata “carisma”, cioè è un impegno da parte dell’uomo, ma è anche una risposta da parte di Dio.
Perché, se questo è un impegno, a volte non facile, viene addossato a persone che non hanno scelto il celibato, ma hanno scelto una vita insieme?
Perché mettere dei pesi che neanche noi vogliamo sopportare, e possiamo portare?
Allora la legislazione sui divorziati indubbiamente cambierà.
E’ questione di tempo – purtroppo i tempi della chiesa sono biblici – ma ricordiamoci soltanto questo – e lo ricorderemo domani nell’Eucaristia: Gesù non si presenta come un premio, ma come un regalo.
Il premio dipende dalle condizioni e dai meriti di chi lo riceve, il regalo dalla generosità del donatore.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Perché mettere dei pesi che neanche noi vogliamo sopportare, e possiamo portare?
Allora la legislazione sui divorziati indubbiamente cambierà.
E’ questione di tempo – purtroppo i tempi della chiesa sono biblici – ma ricordiamoci soltanto questo – e lo ricorderemo domani nell’Eucaristia: Gesù non si presenta come un premio, ma come un regalo.
Il premio dipende dalle condizioni e dai meriti di chi lo riceve, il regalo dalla generosità del donatore.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
- Padre Alberto Maggi -
AVVERTENZA: La risposta a questa domanda è stata data in modo colloquiale da P. Alberto Maggi durante una conferenza. Il testo non è stato ne riveduto,ne corretto.
Con la benedizione del matrimonio, si riceve la forza per amarsi ed essere fedeli l'uno all'altra e in quanto sacramento, la grazia di portare su di sé i limiti e gli errori dell'altro come fossero i propri.
Qualsiasi marito e qualsiasi moglie sbaglia a volte così come ogni madre a volte sbaglia col figlio.
Non siamo onniscienti e onnipotenti: non vediamo tutti gli elementi, non possiamo controllare nemmeno quelli che vediamo e l'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile.
In altre parole, non siamo Dio e guai a chi venera idoli anche all'interno del matrimonio. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione.
- Gilbert Keith Chesterton -
A me non piace la famiglia delle fiabe, quella dove tutti vivono felici e contenti.
Mi piace la famiglia reale, basata sull’amore vero e imperfetto, con i suoi problemi , con i suoi alti e bassi. Dove non mancano i contrasti, ma c’è sempre la volontà di affrontarli e risolverli insieme.
La famiglia basata sulla “presenza” dei genitori e sull’esempio che danno ai figli, che vale cento volte più delle belle parole e delle prediche.
Mi piace la famiglia dove ciascuno fa qualche piccola rinuncia che non gli pesa, perché fatta con amore, per amore.
Mi piace la famiglia unita dove il rispetto e la libertà consentono a tutti di esprimersi e di crescere liberamente. Dove l’unità significa anche diversità. Dove si vive bene insieme ma dove ciascuno ha i propri spazi. E soprattutto dove si respira amore, rispetto e comprensione reciproca.
- Agostino Degas -
Buona giornata a tutti. :-)
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