No non ė un errore di stampa, l’ho proprio voluto scrivere così, perché io non ho proprio nè la voglia nè la ragione di dire che sono Charlie: disapprovo totalmente la loro linea editoriale, non ho mai comprato il loro giornale, le loro vignette mi fanno schifo, perché mai dovrei identificarmi con loro?
Questo ovviamente non c’entra nulla con la più radicale condanna del terrorismo, ça va sans dir.
Ma c’è uno, uno solo, che può dire in verità (ed in verità ha detto) io sono Charlie. Ed è proprio il mio maestro, proprio colui che indegnamente seguo e mi sforzo di imitare e che scegliendo di farsi carico della colpa di tutti, giornalisti, terroristi e terroristi/giornalisti compresi, tutti ci ha redenti e salvati.
Lui, e solo lui, è Charlie, ed è insieme anche Ahmed il poliziotto arabo (e musulmano) ucciso in questa tragedia, ed è insieme ed anche i terroristi. È tutti e ciascuno perché per redimerli e salvarli e dare un senso a questa storia balorda per tutti è morto.
Me compreso, che invece nella mia tapineria e piccineria non son capace di farmi uno con nessuno. Perché non son capace di morire, sai? Perché se non sei pronto a morire per uno e farti carico delle sue colpe proprio non puoi dire “io sono lui”, proprio no, per nessuno.
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