State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

venerdì 16 gennaio 2015

‘Il pugno ...di Papa Francesco’


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LACROCE quotidiano

Il Papa delle parole chiare

Il merito principale di Papa Francesco è quello di adottare un linguaggio privo di qualsiasi ambiguità, di scegliere parole chiare. E dalla conversazione con i giornalisti nel volo verso le Filippine emergono concetti netti: la religione non si insulta, non si deride; la libertà d’espressione è un diritto ma anche un dovere; in nessun caso si deve reagire con la violenza. Anche quella frase in “bergogliese” (“non si giocattolizza la religione degli altri”) ha nel neologismo il pregio dell’evidenza, del charire ancor meglio un concetto difficile da esprimere con le parole note e codificate.
Il riferimento al pugno da dare poi a chi parlasse male della sua mamma è così denso di umanità da provocare insieme un sorriso e anche un accenno di lacrima. Ognuno di noi ha sicuramente rivolto il pensiero alla propria mamma e altro che genitore 1 e genitore 2 (oggi nel giornale ci occupiamo di ideologia del gender non a caso), meglio che non ce la tocchino la mamma altrimenti abbiamo il permesso di Papa Francesco anche di dare un pugnettino non violento all’interlocutore.
Questo viaggio in Asia del Pontefice si sta rivelando ricco di passaggi di una tale importanza che è sconcertante che non siano approfonditi da una stampa e soprattutto da una televisione che appare in qualche modo distratta. Le notizie ci sono, le immagini pure, ma sembra
che non ci sia voglia di andare oltre. Le parole ai capi religiosi affinché cessino gli equivoci rispetto alla violenza adottata in nome di Dio, ad esempio, non sono state sufficentemente sottolineate. C’è un dovere, riteniamo noi de La Croce, del giornalismo di accompagnare una riflessione articolata che inneschi una vera e propria rivoluzione religiosa sopratutto nel mondo musulmano. Papa Francesco in Asia sta svolgendo il suo lavoro di pontefice, sta appunto “costruendo ponti”, ora c’è bisogno che qualcuno aiuti le persone a incamminarsi su questo percorso fatto di ragioni d’incontro. Il richiamo al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, riecheggiato nelle parole del Papa argentino, non a caso ha rappresentato il leitmotiv d’apertura del nostro giornale in questi giorni.
Solo l’incontro con un Dio che è Logos, che è Parola ed è Ragione, salva il mondo da una dimensione di conflitto violento permanente. La lezione della Chiesa è questa, la lezione di Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco oggi è questa e passa anche attraverso le parole chiare di un pugno da dare a chi parla male di nostra madre, perché la libertà d’espressione è un diritto e anche un dovere. E la religione non si insulta. Non si capisce a chi faccia bene insultarla. E dove non c’è bene non c’è libertà.

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“Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede.”

Ecco le parole di Papa Francesco, sulla libertà di espressione e sulla libertà religiosa, ai giornalisti durante il volo dallo Sri Lanka alle Filippine.
Prima di leggerle però, vi invito ad ascoltarle qua, anche se l’audio non è dei migliori, perché dal tono e nell’intero contesto della conversazione avuta coi giornalisti, si possono comprendere meglio le parole sapienti del Santo Padre.
Credo che tutti e due siano diritti umani fondamentali, la libertà religiosa e la libertà di espressione.
Non si può… Lei è francese? andiamo a Parigi, parliamo chiaro. Non si può nascondere una verità che ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente, e così facciamo, vogliamo fare tutti.
Secondo, che non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio.
A noi, stupisce, ma pensiamo alla nostra storia. Quante guerre di religione abbiamo avuto. Lei pensi alla notte di San Bartolomeo. Come si capisce questo? Anche noi siamo stati peccatori su questo.

Ma non si può uccidere in nome di Dio. Questa è un’aberrazione, uccidere in nome di Dio, è un’aberrazione.
La libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà e il diritto ma anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune, l’obbligo.
Pensiamo a un deputato, a un senatore che non dice quello che pensa sia la vera strada, non collabora al bene comune.

Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può agire violentemente ma se il dottor Gasparri dice una parolaccia contro la mia mamma, gli aspetta un pugno, ma è normale…
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Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede.
Papa Benedetto, in un discorso non ricordo bene dove, ha parlato di questa mentalità post-positivista della metafisica post-positivista che portava a credere che alla fine, che le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di sottocultura, che sono come … poca cosa, non sono nella cultura illustrata, e questa è un’eredità dell’illustrazione.

Quanta gente sparla delle religioni, le prende in giro, diciamo gioca con il santo con la religione degli altri, provocano, e può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasparri se dice qualcosa contro la mia mamma, c’è un limite.

Ogni religione ha dignità (…) e io non posso prenderla in giro e questo è un limite.
Ho preso questo esempio del limite per dire che nella libertà di espressione ci sono dei limiti, come quello della mia mamma, non so se sono riuscito a rispondere alla domanda.
fermenticattolicivivi.wordpress.com
(Trascritto dalla registrazione riportata nel post http://www.avvenire.it/Audio/Pagine/Audio.aspx). 
                                             
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Il pugno papale

Sono rimasto sorpreso dal dibattito sul "pugno papale". E anche un po' scocciato, lo ammetto: ma con le tante urgenze che ci sono, bisogna fare disquisizioni su una frase che è evidentemente una battuta estemporanea dentro il flusso della colloquialità?
Eppure, l'eco è stata enorme e ha suscitato riflessioni sul rapporto tra libertò religiosa e libertà di espressione, tra religione e laicità. In questi discorsi, c'è una parte di malizia in chi strumentalizza l'episodio e d'ingenuità in chi cerca in ogni gesto o parola del papa significati politici o dottrinali. Spesso, questi ultimi sono proprio alcuni laici che in ciò si dimostrano molto clericali.
Comunque, visto che il dibattito di fatto c'è e su temi importanti, provo a dire una parola di buon senso.
La frase è stata isolata. Inseriamola, invece, nel discorso a cui appartiene.
Papa Francesco aveva appena speso parole inequivocabili sul dialogo interreligioso, sulla libertà religiosa e sull'aberrazione della violenza compiuta in nome di Dio (qui la conversazione completa). Riporto il passaggio immediatamente precedente al "pugno"
Credo che tutte e due siano diritti umani fondamentali: la libertà religiosa e la libertà di espressione. Non si può… pensiamo… Lei è francese, andiamo a Parigi! Parliamo chiaro. Non si può nascondere una verità, che ognuno ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente. Così facciamo, vogliamo fare tutti. Secondo, non si può offendere, fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci fa un po’… ci stupisce. Ma sempre pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla “notte di San Bartolomeo”… come si capisce questo? Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. Questa è una aberrazione. Uccidere in nome di Dio è un’aberrazione. Credo che questo sia la cosa principale sulla libertà di religione: si deve fare con libertà, senza offendere, ma senza imporre ed uccidere.
La libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà, il diritto, ha anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L’obbligo. Pensiamo ad un deputato, ad un senatore: se non dice quello che pensa che sia la vera strada, non collabora al bene comune. E non solo questi, tanti altri. Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere.
Allora, se si legge senza pregiudizi, a me sembrano chiare due cose.
1. Non c'è dubbio sul no alla violenza. E qui il papa dichiara apertamente le mancanze degli stessi cattolici al riguardo.
2. Non c'è dubbio neanche sulla libertà di espressione, che anzi è addirittura dovere.
Il punto è il classico principio, fatto risuonare con forza da Martin Luther King: la mia libertà finisce dove comincia la vostra. La libertà non è solo mia, è nostra: perciò, include anche il rispetto.
Se la satira, come qualsiasi altra forma di libertà, diventa offesa gratuita di un altro, di ciò che gli è caro, non ha nessun valore di denuncia, di discorso pubblico, di irrisione dei potenti (che sono le funzioni che la rendono preziosa e necessaria), ma ferisce il più debole. Molti, alle parole di Francesco, per riflesso condizionato hanno pensato alla chiesa, nel senso dell'istituzione che difende e vuole imporre un potere. Francesco, però, parlava per tutte le religioni e parlava del sentimento profondo di uomini e donne comuni.
Dal discorso, inoltre, mi sembra chiaro che Francesco non parlava di limiti che nascono da coercizioni legislative o poliziesche. Anche qui scattano secondo me dei riflessi condizionati ("il papa vuole imporre dei limiti alla laicità"). Si appellava, invece, alla responsabilità personale, parlava di limiti che nascono dalla coscienza la quale sa capire quando un uso improprio della libertà infrange la libertà altrui.

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