La pace è in silenzio.

 Tre poesie di Raffaele Ferrario.


(c) Ana Tzarev
(c) Ana Tzarev









La pace è in silenzio
P
Accadere
Che
Esista
la PACE salda di fronte alla guerra
Possiamo
Anche
Cantarla
Entusiasti
delle reminiscenze partigiane
Poi
Amarla
Come
Eremiti
nella quiete di preghiere informi
Potrebbe
Andare
Contro
Entità
pari a cupe distorsioni del bene
Per
Aver
Conservato
Endecasillabi
ricoperti di luce in espansione
Poco
Al
Capire
E
ancora meno al calappio del dire
Piante
Anemone
Coronaria
Erbacee
ambasciatrice di calma perfetta
Puntini puntini…
Anno Duemilaquindici
Crea
Evoluzione
sia PACE a chi trasforma il proprio nome
(dall’antologia “La Pace è in fiamme”)

(c) Giorgia Monti






Talento

E se la guarigione
fosse un talento.

La malattia sarebbe
il modo attraverso cui
l’organismo ci comunica
che qualcosa non va.

E se la guarigione
rispettasse solo
la nostra delega
di autoesiliati.

E se ci vivessimo
come corpi già guariti.

E se una semplice liana
potesse mostrarci
chi davvero siamo.

Liana che apra il varco
tra cielo e terra
per ogni camminante
devoto all’altalena di se stesso.

Se il proposito
abbraccia l’intenzione
ciò che deve
diviene manifesto.

E il guanto
è trasceso dalle dita
con la grazia
trasparente della mano.

Fosse un talento
la guarigione
non tarderebbe
più del dovuto.

Solo attendendo
il nostro permesso
di paure in cattività.

Solo attendendo il fischio
luminoso del colibrì.

La guarigione ha talento di cervo
e stato d’animo di tartaruga.

***
Abuela: la liana dell’anima                                                                    
    A Valentina e Massimiliano


In piedi
davanti a me dentro
volli domandarmi
che cosa vuoi fare di te stesso.

Se t’innamori dell’albero
non ignorare la radice.
Da essa è l’albero.

E vive ogni baleno la foglia
sul ramo lungo cui tende
il proprio nòcciolo
dai lineamenti di prisma.

Quando nel granello penetra
l’interno trasparente della pioggia
un cristallo almeno si deposita
dentro il principio di assorbimento.

In quel campo medesimo
dove si specchia la bellezza
di ciò che non potrebbe non essere.

Raccolte in cerchio le leggi
della terra di mezzo
hanno intenti neutrali
sotto le avverse polarità.

Un campo di morti
e feriti se lo si vuole
un corpo benedetto
dalla liana dell’anima
se la grazia fa dolce l’amaro.

In piedi
davanti al terreno
volli domandarmelo
per fare in modo
di potermi replicare.

Sul punto di accogliermi
nel fluire della ruota
dal plesso lunare
al sentimento di cosa vuoi fare.

Punto cardinale
di sesto senso interrogativo
e preciso consenso dell’ombra.

In piedi
connesso alla circonferenza
dal cono del plesso solare
colando mi piove dal ventre
la mia settima liana dell’anima.


(c) Raffaele Ferrario