State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

domenica 3 settembre 2017

“Nel corso della vita ho raggiunto la certezza che le catastrofi servono ad evitarci il peggio”


christiane_singer

 

“Nel corso della vita ho raggiunto la certezza che le catastrofi servono ad evitarci il peggio”.  Christiane Singer alza i suoi occhi curiosi per indugiare su quelli spaesati di chi ascolta.  Poi continua:“Sapete che cosa è il peggio? È aver trascorso la vita senza naufragi, è esser  sempre rimasti alla superficie delle cose”.  

Del buon uso delle crisi”, si intitola così quella conferenza poi divenuta un libro.  Se potessi spingerei a forza tutto il testo dentro queste righe. “Nella nostra società – leggo  ancora –tutta l’attenzione è concentrata a sviarci da ciò che è autentico. Viviamo la più  gigantesca cospirazione di una civiltà contro l’anima”. In quest’epoca, secondo la scrittrice  francese, la crisi diventa “l’unico ariete capace di sfondare le mura della fortezza in cui ci  siamo rinchiusi”, l’unico modo per riconsegnarci a noi stessi, oltre ogni maschera. 

Crisi e opportunità. Mi nego l’accento, non me lo sono guadagnato. Per me una crisi è un  detonatore di ansia. E l’ansia, nelle crisi, si fa largo, ti lascia senza respiro.  La mia è una fragilità molto comune; che sia personale, esistenziale, o sociale, la crisi oggi  è pericolosa perché si gonfia di paure, e così perde di vista ogni orizzonte. 

Bisogna irrobustirsi. E Christiane ci aiuta, invitandoci a dare fiducia alla vita, accettandone  anche il carico di sofferenze, senza anestesie: “Quando si è cominciato a capire che la vita  è un pellegrinaggio, quando a una tappa di questo pellegrinaggio ci si guarda indietro, ci  si accorge che le donne e gli uomini che ci hanno fatto soffrire su questa terra sono i nostri  veri maestri, e che le sofferenze, le disperazioni, le malattie, i lutti sono stati veramente le  nostre sorelle e i nostri fratelli lungo la strada”. 

Ci è prezioso sapere che una crisi produce nuovi passi nel nostro cammino di vita. Ma il  problema è quando ci sei dentro, quando la vivi. Noi, ci dice Christiane, di solito reagiamo  in due modi: con lo sfogo, cioè con il gridare ciò che fino ad ora era represso, o con la rimozione,  cioè semplicemente ingoiando rospi e avvelenandosi così corpo e anima.  Eppure c’è anche una terza possibilità: “Sedersi in mezzo al disastro e divenire testimoni,  svegliare in sé quell’alleato che altro non è se non il nucleo divino in noi”. Dentro un uragano esiste un punto, spiega la scrittrice, in cui niente si muove. Bisogna non  fuggire, avere il coraggio di restare e trovare quel punto. Perché se lo si trova la vita si rovescia,  e quella situazione nella quale sentivamo di perderci, in realtà ci permette di ritrovarci,  ma in un luogo diverso, con un punto di vista nuovo. 

Solo teoria? Alcuni anni dopo aver scritto questo testo, Christiane ha saputo che le restavano  pochi mesi di vita. Da quel momento si è dedicata a congedarsi con tenerezza da tutto ciò che  amava. Ogni giorno, finché le energie glielo hanno consentito, ha composto un libro-diario (“Ultimi frammenti di un lungo viaggio”), cucendo parole e vita in un unico ordito: “Coloro  che vedono nella malattia un fallimento o una catastrofe – scrive – non hanno ancora iniziato a vivere. Perché la vita comincia nel punto in cui si frantumano le categorie. Ed è  uno spazio di immensa libertà”. 

Il libro di Christiane non ci sta qui dentro. Possiamo però immaginare lei, voce calda, sguardo  di luce, checi legge la frase con cui lo conclude.  È un verso di Rainer Maria Rilke: “E, di sconfitta in sconfitta, egli cresceva”.

Christiane Singer da: lettere da romena

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