State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 2 marzo 2016

Quando eravamo femmine. Lo straordinario potere delle donne.

il blog di Costanza Miriano

Quando eravamo femmine: una proposta d’identità

di autori vari
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di monsignor Riccardo Mensuali

Gentile Costanza,

con molto piacere ho accolto e letto, in pochi giorni, il tuo
Quando eravamo femmine e volentieri condivido con te alcune considerazioni. In un tempo dove la parola “passione” sembra termine da museo, in compagnia dell’entusiasmo, leggerti fa scoprire una persona che ha passione e che è mossa da un ardore di entusiasmo. A chi non ti conosce, viene voglia di incontrarti, credo. Si ride, durante la lettura, e tu ricordi che far ridere è più difficile che far piangere. Parlare di cose alte strappando qualche risata è un servizio, te ne siamo grati. Ma non siamo al cuore del libro. Che a me pare questo: “l’amore non è solo un sentimento, ma prima di tutto un comandamento”.

Detta così, scritta così, con leggerezza, tra una lettera e l’altra del libro, sembra cosa normale. Che sfiora quel vago senso di apparente banalità che tutti i tuoi libri sfacciatamente presentano. Poi la rileggi, la frase. E decidi che in questo nostro mondo può costituire una risorsa immensa di novità e di senso.

Una frase che potrebbe costituire una rivoluzione. Amatevi come io vi ho amato non è un comandamento? Ama il prossimo tuo come te stesso cos’è? Una cortese concessione? C’è il comando e c’è il dono di un modello. È anche vero che è fondamentale lasciarsi amare, lasciarsi riempire del dono dell’amore e farsi plasmare dall’amore ma un po’ di chiarezza, in tempi incerti e confusi, è quello che ci vuole. Fa storcere il naso a molti che Papa Francesco pretenda dire ciò che è cristiano e ciò che non lo è. Alzare muri non lo è, stendere ponti lo è. Non ha detto che non è da “repubblicani”, hanno la libertà di infilare nei programma politici quel che gli aggrada, i politici. Ha detto, il Papa, che c’è qualcosa di cristiano e qualcosa che non lo è. Come pretende? Siamo adulti ormai e a forza di sfumature le identità sono – debbono diventare – così mutevoli che non ne esiste più una.

Vuoi essere padre? Comprati un figlio e chiamalo amore.

Vuoi essere un politico cristiano? Usa il nome di Gesù e spargi odio.

Vuoi bene ai vecchi? Uccidili appena lo diventano, questo sì che è amore.

Ami appassionatamente i disabili? Ma non li far neppure nascere, questa sì che è passione.
I libri di Costanza Miriano suscitano interesse e scandalo perché hanno la medesima pretesa. Raccontare che esiste una identità cristiana e cattolica, presentarla come possibile, moderna, attuale, attrattiva e comunicativa. Pretendono, con cortese virilità, di dire che l’amore è fatto in un certo modo e non in un altro. Il vostro parlare sia sì sì, no no. In più lo fa come donna libera. Propone perché racconta una testimonianza. Se vuoi, chiudi il libro e vivi al contrario di come vive lei. Però non potrai più fare a meno di pensare che una donna è stata creata e pensata (da chi?) anche per essere madre, compagna fedele di un unico uomo per tutta la vita, capace di conciliare perfettamente figli e lavoro e persino abbastanza brava ed efficace nell’amore e persino – addirittura – nel sesso. Sia mai! Catholics do it better? E tutto questo solo ed esclusivamente per la cieca certezza che il matrimonio è un affare a tre: l’uomo, la donna e Dio.

Questa si chiama identità e credo che il tuo libro vada non a riempire, che è grande troppo, ma a prendere del posto nello spazio di un vuoto enorme. Il vuoto che oggi si spalanca come una voragine sotto la domanda: chi è il cristiano? Nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie si danno risposte a questa fondamentale domanda? Credo tu sia in compagnia della testimonianza di Papa Francesco, che ti dice, solo esistendo, chi è un prete, cosa sta a fare al mondo un prete. Che l’amore non sia un sentimento, non solo almeno, ma un comandamento, significa molto. Vuol dire che ad amare si impara. Che il cristianesimo è salita, ascesi, lavoro su di sé. Vuol dire che la natura, il desiderio, la bellezza degli inizi, sono un presupposto, una via, non il fine. Con coraggio parli di desiderio, di bellezza. Di trucco, sostegno alla bellezza. Sembra frivolo, il trucco, ma gli antropologici ci spiegano che la maschera e il trucco sono antichi quanto l’umanità.

“Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Queste parole costituiscono la pretesa di un’impresa grande. Grande opera, grande lavoro, grande impegno, grande amore. Benedetto XVI, disse a Milano, nel 2012:


…Si vede che l’innamoramento è bello, ma forse non sempre perpetuo, così come è il sentimento: non rimane per sempre. Quindi, si vede che il passaggio dall’innamoramento al fidanzamento e poi al matrimonio esige diverse decisioni, esperienze interiori. Come ho detto, è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici.

Infine: un ritratto di una donna moderna e cristiana. Costanza, tu non sei inutilmente e pesantemente nostalgica. Si stava meglio quando si stava peggio. Non scrivi mai “famiglia tradizionale”. Tanto la tradizione, se è morta, è un museo. Bello, ma chi ci vive in un museo? La delusione non è il tuo forte. Ma tu vuoi essere perfetta? Oggi? Sposa fedele, madre premurosa ed educatrice attenta, rispettosa delle regole cattoliche di morale sessuale, professionista di successo ma sempre presente in casa? La perfezione non è di questo mondo, ma dell’altro.

Eppure una proposta identitaria o è perfetta, nel senso di compiuta sino in fondo, o non è. Questa è la pretesa. L’importante è che non sia – la proposta – antipatica, saccente, arrogante e dunque repellente, capace solo di alzare una barriera fra noi giusti e voi peccatori. Perché chi alza muri non è cristiano, no? Bisogna leggerlo, il tuo libro, per scorgerne invece, nella proposta pretenziosa e alta, l’aspetto di un’offerta gratuita, di una mano tesa. Il libro, a volerne trovare, è pieno di donne che aiutano la vita. Attraenti, affascinanti. Forti, salde, piene di dubbi, che hanno incontrato problemi e ferite, hanno fatto errori. Come tutti. E che hanno deciso di attraversarle, le ferite, con il messaggio del Vangelo insieme alla Chiesa. Vien voglia di andarci a cena. Se avessero tempo. Saranno anche belle. Di maschi non se ne ha traccia, in Quando eravamo femmine. Aspettiamo, da qualche parte, un Quando eravamo maschi. O forse no: ma certo, noi maschi non abbiamo bisogno di identità. È già chiara, come dubitarne. Basta mettere insieme il nuovo macho americano che ama vivere un giorno da leone con il nuovo padre italiano che compra figli come si compra un’ auto. Li metti insieme e fai il maschio moderno. Se ci capsici qualcosa. Mi sa che un aiutino potrebbe essere utile.

Ciao, a presto, don Riccardo

mirianoQUANDOcover

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