«NELLA VITA NON BISOGNA MAI RASSEGNARSI, ARRENDERSI ALLA MEDIOCRITÀ, BENSÌ USCIRE DA QUELLA “ZONA GRIGIA” IN CUI TUTTO È ABITUDINE E RASSEGNAZIONE PASSIVA, BISOGNA COLTIVARE IL CORAGGIO DI RIBELLARSI.»
– GEORGES PEREC
«L’arte del puzzle inizia con i puzzle di legno tagliati a mano quando colui che li fabbrica comincia a porsi tutti i problemi che il giocatore dovrà risolvere, quando, invece di lasciare che il caso imbrogli le piste, vuole sostituirgli l’astuzia, la trappola, l’illusione: il modo premeditato, tutti gli elementi che figurano sull’immagine da ricostruire – questa poltrona di broccato d’oro, quel tricorno nero ornato da una piuma nera un po’ sciupata, quell’altra livrea color giunchiglia tutta coperta di galloni d’argento — saranno il punto d’avvio di un’informazione ingannevole: lo spazio organizzato, coerente, strutturato, significante, del quadro verrà spezzettato non solo in elementi inerti, amorfi, poveri di significato e informazione, ma anche in elementi falsificati, portatori di false informazioni: due frammenti di cornicione che s’incastrino perfettamente mentre in realtà appartengono a due parti molto distanti del soffitto, la fibbia di una cintura di uniforme che si rivela in extremis un pezzo di metallo reggitorcia, vari pezzi tagliati quasi allo stesso modo appartenenti, gli uni a un arancio nano sulla mensola di un caminetto, gli altri al suo riflesso appena appannato in uno specchio, sono i classici esempi di trabocchetti tesi all’appassionato.
Se ne potrà dedurre quella che è probabilmente la verità ultima del puzzle: malgrado le apparenze, non si tratta di un gioco solitario: ogni gesto che compie l’attore del puzzle, il suo autore lo ha compiuto prima di lui; ogni pezzo che prende e riprende, esamina, accarezza, ogni combinazione che prova e prova ancora, ogni suo brancolare, intuire, sperare, tutti i suoi scoramenti, sono già stati decisi, calcolati, studiati dall’altro.»
Se ne potrà dedurre quella che è probabilmente la verità ultima del puzzle: malgrado le apparenze, non si tratta di un gioco solitario: ogni gesto che compie l’attore del puzzle, il suo autore lo ha compiuto prima di lui; ogni pezzo che prende e riprende, esamina, accarezza, ogni combinazione che prova e prova ancora, ogni suo brancolare, intuire, sperare, tutti i suoi scoramenti, sono già stati decisi, calcolati, studiati dall’altro.»
– Georges Perec –
da: “La vita istruzioni per l’uso (La vie mode d’emploi)”, BUR, 1984
«Gli altri si arrabattano con la furbizia, coi calcoli e con gli inganni, e alla fine, machiavellici come sono, si ritrovano tuttavia con un pugno di mosche. A me invece, che agisco sempre con sincerità e seguendo i miei migliori istinti, che odio l’inganno e il calcolo, a me, l’ingenuo, l’uomo che non sa vivere, tutto va di bene in meglio. Loro cercano di farsi largo a furia di imbrogli, e di malafede e non riescono ad uscire dal loro stato mediocre. Io invece, neppure mi curo di farmi avanti, bado soltanto a procurarmi degli amici, a creare dei legami di affetto, ad essere in buoni e veri rapporti con ogni persona che conosco, e mi ritrovo poi alla fine avvantaggiato, e quegli amici, quei legami d’affetto, quei rapporti, si rivelano come i migliori strumenti della mia fortuna. Tanto è vero che la migliore furbizia è non essere furbi.»
– Alberto Moravia –
da: “Le ambizioni sbagliate” , ed. A. Mondadori, 1935
«Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.»
– Rita Levi-Montalcini –
con Giuseppina Tripodi, La clessidra della vita, Baldini Castoldi Dalai, 2008.
«Tu sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza, senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza.»
– Cesare Pavese –
dal diario intimo, citato in A. Comte-Sponville, Petit traité des grandes vertus, 1995
Buona giornata a tutti.
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