Erano anni in cui ero un ragazzino e vivevo nella periferia di un paese, là dove l’asfalto diventava sterrato e in primavera l’aria trasuda odore di fiori e concime. Erano i tempi in cui si costruivano strade veloci.
Una strada era, nel concetto di tutti, il metodo per andare da un luogo all’altro. Direttamente. In fretta. Prendevi l’automobile, e sfrecciavi verso la destinazione. Anche a cento all’ora. Si lavorava per togliere le curve, rendere l’asfalto liscio, perché i guidatori viaggiassero forte.
Noi ragazzini si giocava per strada. Con le buche le auto andavano piano, e non erano poi molte. Non c’era pericolo.
Ma le macchine iniziarono a correre più veloci, e in numero sempre maggiore. Giocare a pallone per la strada era diventato rischioso. Persino camminare, perché c’era chi sfrecciava a velocità folli. Poveri i gatti che prendevano la strada per l’estensione del giardino.
Confesso che la prima volta che ho visto dei dissuasori non potevo credere ai miei occhi. Delle strutture fatte apposta per far rallentare? Mi sembrava un’eresia. A quale scopo studiare forme sempre più aerodinamiche, se non potevi andare più veloce di una bici? Si è lavorato per togliere i dossi, e adesso li si rimettono?
Ma il tempo e l’esperienza possono rendere saggi. Puoi imparare a giudicare non solo sulla base del tuo impulso, della tua voglia di correre correre correre, del tuo desiderio di lasciarti alle spalle le vecchie vie. Cominci a capire che la lentezza qualche volta è tua amica, perché lascia il tempo di guardarti attorno e capire che stai facendo una cavolata. Ci sono certi atti che si pagano molto cari, dopo. Il tempo non torna indietro, ciò che si è rotto difficilmente si unisce ancora.
Così noi siamo adulti nell’era in cui si rallentano le macchine e si accellerano i divorzi, perché non si è ancora capito quanto male possa fare la troppa velocità. Viviamo in un’era schizofrenica, che invita alla responsabilità e poi inneggia all’usa e getta, ma solo se riguarda le persone. Che protegge i ragazzi dai guidatori troppo veloci ma accellera chi vuole travolgere le loro vite. Pensate a cosa si oppone a stabile, a duraturo, a consapevole. A cosa sia l’opposto di pensarci bene, di concedere tempo.
Oggi il divorzio è diventato veloce, domani forse sarà velocissimo, perché alcuni hanno fretta di arrivare. Dove, occorrerebbe chiedere: ma forse questo lo sappiamo tutti già.
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