La notte dei morti: un dolce ricordo:
Ho trascorso la mia infanzia a San Fratello ,in Sicilia dove vivevo con i miei nonni materni
ed una giovane zia ancora da sposare.
Ero una bimba allegra, tranquilla ed ubbidiente, ma il fatto stesso di essere 'un'orfana dell'emigrazione', cioè lasciata in custodia ai nonni affinchè anche mia madre potesse lavorare in terra straniera, dopo aver sposato mio padre, faceva di me una bambina ultra privilegiata, da coccolare e crescere con amore e cura. Di me si prendeva cura anche l'intero vicinato, ero la beniamina di tutti. Sono cresciuta in un clima di serenità, accanto alla mia adorata nonna, il cui ricordo non mi abbandona un momento. Le mie radici sono affondate nella terra Sanfratellana e ne ho assimilato la lingua, gli usi, i costumi e le tradizioni. Ed è proprio di una di queste tradizioni che desidero scrivere.La notte tra il primo novembre ed il due era per me, quand'ero ancora bambina (come per tutti i bambini di San Fratello), una notte molto particolare e speciale. Era la notte dei morti. Oh, ma nulla di lugubre e di spaventoso. Aspettavo che i morti, della nostra famiglia ed anche conoscenti, venissero a farmi visita per portarmi tante cose buone! Era l'attesa di un incontro, un incontro gioioso. In questo modo, noi bambini imparavamo a non avere paura dei morti, a sentirli presenti e vivi in mezzo a noi. Naturalmente sapevo che non li avrei visti perché sarebbero venuti di notte, alla chetichella, ma nonostante ciò, ero consapevole della loro visita, certissima della loro presenza quella notte in casa nostra. Come mai tanta sicurezza? Perché ogni anno era lo stesso, mai una delusione: al mattino, appena sveglia, mi precipitavo in cucina, sicura di trovare una sorpresa, il tavolo pieno di dolciumi e regali!!!!!! .Quello era il segno che i defunti che erano in Cielo, miei conoscenti e soprattutto mio nonno paterno (all'epoca era l'unico defunto della mia famiglia) era venuto a farmi visita. Tutto questo mi lasciava una grande gioia ed il cuore colmo di gratitudine. Sapevo che i morti non erano morti ma continuavano a vivere in Cielo, con Gesù; che erano sempre accanto a me, che mi amavano, mi proteggevano e pregavano per me. Naturalmente la gioia per i regali era anche tanta, soprattutto per le caramelle colorate di cui ero golosa e poi c'erano i dolci tipici di San Fratello, i biscotti (le ossa di morto), frutta martorana, frutta secca, e poi qualche regalo utile, un paio di scarpe o di calze, un indumento di cui avevo bisogno in quel momento. Com'era bello! E noi bambini non vedevamo l'ora di far vedere tutto al resto della famiglia. Mi ricordo i sorrisi di mia nonna e di mia zia nel vedere la mia esultanza davanti a quel tavolo con i doni! Questo era un giorno che aspettavo con curiosità, trepidazione e letizia e la sera di Ognissanti non riuscivo a prendere sonno nell'attesa dei miei morti. In modo particolare mi assillava una domanda: come avrebbero fatto ad entrare in casa se tutte le imposte erano chiuse? Allora la mia immaginazione di bambina ingenua si dava una risposta: ero convinta che entrassero dalla serratura della porta; semplicemente così! Da allora sono trascorsi molti anni ed insieme ai miei anni sono aumentati i cari che hanno lasciato questa terra. Non mi aspetto più i doni, non sono più così ingenua, ma credo ancora che i miei defunti non sono morti e che vivono in Cielo con Gesù, che sono sempre accanto a me, che mi amano, mi proteggono e pregano per me. Mio padre, mio suocero, i miei nonni, i miei zii e tanti altri ancora......non sono morti ma vivono......nell'eternità della Bellezza......
...Le porte della Terra di Mezzo:
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