State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 24 gennaio 2018

FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERÀ

Fino a quando la mia stella brillerà




"Fino a quando la mia stella brillerà": Liliana Segre si racconta ai ragazzi
DI LILIANA SEGRE.
È nata a Milano. Nel 1944, a tredici anni, ha vissuto l'esperienza della deportazione nel campo di Auschwitz-Birkenau. Da anni si dedica alla testimonianza dell’Olocausto soprattutto tra i ragazzi, perché le sue parole possano seminare il ricordo e farlo arrivare alle generazioni future




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“Ho resistito perché sono stata amata”: Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, nominata senatrice a vita

Paola Belletti/Aleteia Italia

>>>it.aleteia.org/2018/01/23/liliana-segre-sopravvissuta-auschwitz-nominata-senatrice-a-vita


Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte. Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora utili e potevamo andare avanti, o se eravamo vecchi pezzi irrecuperabili. Da buttare. Era un momento terribile. Bastava un cenno ed eri salvo, un altro ti condannava. Dovevamo metterci in fila, nude, passare davanti a due SS e a un medico nazista. Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata. Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro. Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza. Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arrivava, perché avevo tredici anni, poi quattordici. Volevo vivere. Ricordo la prima selezione. Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana. Trattenevo il respiro. Dopo aver riso, insieme agli altri, del medico italiano che mi aveva fatto quella orrenda cicatrice, il dottore nazista mi fece cenno di andare avanti. Significava che avevo passato la selezione! Ero viva, viva, viva! Ero così felice di poter tornare nel campo che tutto mi sembrava più facile. Poi vidi Janine. Era una ragazza francese, erano mesi che lavoravamo una accanto all’altra nella fabbrica di munizioni. Janine era addetta alla macchina che tagliava l’acciaio. Qualche giorno prima quella maledetta macchina le aveva tranciato le prime falangi di due dita. Lei andò davanti agli aguzzini, nuda, cercando di nascondere la sua mutilazione. Ma quelli le videro subito le dita ferite e presero il suo numero tatuato sul corpo nudo. Voleva dire che la mandavano a morire. Janine non sarebbe tornata nel campo. Janine non era un’estranea per me, la vedevo tutti i giorni, avevamo scambiato qualche frase, ci sorridevamo per salutarci. Eppure non le dissi niente. Non mi voltai quando la portarono via. Non le dissi addio. Avevo paura di uscire dall’invisibilità nella quale mi nascondevo, feci finta di niente e ricominciai a mettere una gamba dietro l’altra e camminare, pur di vivere. Racconto sempre la storia di Janine. È un rimorso che mi porto dentro. Il rimorso di non aver avuto il coraggio di dirle addio. Di farle sentire, in quel momento che Janine stava andando a morire, che la sua vita era importante per me. Che noi non eravamo come gli aguzzini ma ci sentivamo, ancora e nonostante tutto, capaci di amare. Invece non lo feci. Il rimorso non mi diede pace per tanto, tanto tempo. Sapevo che nel momento in cui non avevo avuto il coraggio di dire addio a Janine, avevano vinto loro, i nostri aguzzini, perché ci avevano privati della nostra umanità e della pietà verso un altro essere umano. Era questa la loro vittoria, era questo il loro obiettivo: annientare la nostra umanità.”


"SE QUESTO E' UN UOMO"



Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.


Dal Romanzo di Primo Levi
Rappresenta la coinvolgente ma riflettuta testimonianza di quanto fu vissuto in prima persona dall'autore nel campo di concentramento di Auschwitz.



Auschwitz - Augusto Daolio - I Nomadi

Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....

Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...

Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...

Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...

Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...

Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...

Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...



I Nomadi – Canzone per un’Amica



FIUME SAND CREEK - Fabrizio De Andrè


"Si son presi il nostro cuore 
sotto una coperta scura 
sotto una luna morta piccola 
dormivamo senza paura 
fu un generale di vent'anni 
occhi turchini e giacca uguale 
fu un generale di vent'anni 
figlio d'un temporale 

C'è un dollaro d'argento 
sul fondo del Sand Creek. 

I nostri guerrieri troppo lontani 
sulla pista del bisonte 
e quella musica distante 
diventò sempre più forte 
chiusi gli occhi per tre volte 
mi ritrovai ancora lì 
chiesi a mio nonno è solo un sogno 
mio nonno disse sì 

A volte i pesci cantano 
sul fondo del Sand Creek 

Sognai talmente forte 
che mi uscì il sangue dal naso 
il lampo in un orecchio 
nell'altro il paradiso 
le lacrime più piccole 
le lacrime più grosse 
quando l'albero della neve 
fiorì di stelle rosse 

Ora i bambini dormono 
nel letto del Sand Creek 

Quando il sole alzò la testa 
tra' le spalle della notte 
c'erano solo cani e fumo 
e tende capovolte 
tirai una freccia in cielo 
per farlo respirare 
tirai una freccia al vento 
per farlo sanguinare 

La terza freccia cercala 
sul fondo del Sand Creek 

Si son presi il nostro cuore 
sotto una coperta scura 
sotto una luna morta piccola 
dormivamo senza paura 
fu un generale di vent'anni 
occhi turchini e giacca uguale 
fu un generale di vent'anni 
figlio d'un temporale 

Ora i bambini dormono 
sul fondo del Sand Creek"


Sand Creek River

"They are taken our hearts 
under a dark blanket 
Under a moon died young 
we were sleeping without fear 
Was a general of twenty years 
blue eyes and the same jacket 
Was a general of twenty years 
son of a storm 

There is a dollar silver 
on the bottom of Sand Creek 

Our warriors too far 
on the track of bison 
And that distant music 
became ever stronger 
I closed my eyes for three times 
I found myself again here 
I asked my grandfather 
if this was just a dream 
My grandfather said yes 

Sometimes the fish sing 
on the bottom of the Sand Creek 

I dreamed so strong 
that blood went out from my nose 
The lightning in one ear 
in the other paradise 
Tears smaller 
Tears largest 
When the tree of snow 
flourished of red stars 

Now the children are asleep 
in the bed of Sand Creek 

When the sun rose the head 
between the shoulders of the night 
there were only dogs and smoke 
and tends flipped 
I shooted an arrow toward the sky
to make it breathe 
I pulled an arrow in the wind 
to make it bleed

The third arrow look for it
on the bottom of the Sand Creek

They are taken our hearts 
under a dark blanket 
Under a moon died young 
we slept without fear 
Was a general of twenty years 
blue eyes and the same jacket 
Was a general of twenty years 
son of a storm 

Now the children are asleep 
on the bottom of Sand Creek"

https://www.youtube.com/watch?v=_KuTI...

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