State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 4 febbraio 2015

“ La prossima ora abbiamo lezione di latino…con la professoressa che si sposa!”

Originally posted on il blog di Costanza Miriano:

La professoressa si sposa

DI AUTORI VARI

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di Noemi Ferrari
“ La prossima ora abbiamo lezione di latino…con la professoressa che si sposa!”
Questa è ormai diventata la perifrasi preferita con cui mi apostrofano i miei alunni, tra stima e incomprensione, incredulità e commozione. Quando in classe ho comunicato loro la data ormai prossima del mio matrimonio, tra le desinenze del gerundivo e la perifrasi passiva, è calato li silenzio più commovente che un insegnante possa desiderare e, dopo qualche istante di incertezza, si è scatenato il putiferio (decretando la fine del silenzio commovente e il ritorno traumatico nella scuola reale).
“Professoressa –esordisce Francesco- mi scusi se mi permetto, ma lei e il suo fidanzato siete impazziti…cioè…siete nell’età più bella del mondo e vi sposate?!”
“Francesco ha ragione: guardi che è un errore e se ne pentirà presto” incalza Luca.
“Che grande esperienza matrimoniale dovete aver maturato per essere così convinti di ciò che dite!”.
“Professoressa, dai…si sa!” sbotta qualcuno, con il tono di chi si dispiace di chiarire l’evidente realtà a un’ingenua. Fortunatamente dal fondo della stanza emerge dal letargo Giovanni, tre volte ripetente, che mi guarda seriamente: “Io la stimo, almeno c’è ancora qualcuno che si vuole bene davvero”.
“Ma è proprio necessario arrivare a sposarsi per volersi bene davvero?!”.
La discussione comincia a farsi concitata: qualcuno si alza in piedi, si posizionano gli schieramenti e tutti sgomitano per dare il proprio contributo alla questione matrimoniale. Dopo i primi giudizi a freddo, finalmente, piovono le domande, perché i ragazzi ripetono prima ciò che sono soliti ascoltare e, solo dopo aver smaltito un po’ la sbornia dei luoghi comuni, si interrogano. E si interrogano bene, come solo gli adolescenti, audaci ricercatori di senso, sanno fare. Quando si dice loro qualcosa di radicale si accendono e divampano di curiosità perché intuiscono che lì, nella radicalità, c’è una provocazione profonda per la loro vita.
“Ci sposiamo perché ci vogliamo bene, Luca”.
”Si, questo l’ho capito, però il problema è che il suo fidanzato le piace ora ma non teme che con il tempo le piacerà sempre meno e che si annoierà?”
“Ma non capite, ragazzi? È proprio per questo che voglio promettergli ora di amarlo eternamente perché so che lui è la verità della mia vita e a questa voglio essere fedele, anche quando la fatica della quotidianità e della routine potranno offuscarne la certezza! Il mio fidanzato è un dono di proporzioni cosmiche che non avrò mai finito di esplorare. È un frammento di eternità qui sulla terra”.
“Eh, lo sapevo che c’era pure qualcosa di cattolico in tutta questa vicenda!” sbotta Giacomo, l’anticlericale della classe, soddisfatto di aver scoperto l’arcano della follia.
Cattolica e decisa a sposarsi: un affronto al loro sistema di valori. Alcuni scuotono decisamente il capo, altri mi credono ormai senza speranza, altri ancora non osano ammettere che anche a loro piacerebbe qualcuno che desiderasse amarli per sempre. Sta di fatto che per loro io sono la “professoressa che si sposa” e quasi ogni giorno hanno una domanda nuova a proposito di questa presunta pazzia e si interessano dei dettagli.
Non comprendono la scelta matrimoniale e forse nemmeno la stimano ma è evidente che qualcosa in loro si muove e, ormai privati della loro quiete, tentano di accumulare obiezioni, tra le quali è dominante la fatica.
“Professoressa, ma sa quanto è faticoso sposarsi? Soprattutto ora…con la crisi (altro tema su cui si sentono ferratissimi), con i sondaggi dei divorzi alle stelle (tema su cui, purtroppo, davvero sanno troppo)”.
“Si, Giorgio, sposarsi implica tanta fatica, anche io me ne rendo sempre conto ogni giorno di più perché servono soldi, tempo, energie e sacrifici, soprattutto sacrifici. Sai qual è l’etimologia latina di sacrificio? Sacrum facere “rendere sacro”: si rende sacro solo ciò per cui si è disposti a consumarsi. Amare un altro vuol dire perdere qualcosa di sé per riguadagnarlo in un progetto comune. È la fatica che dà senso e che quantifica una passione e tutto ciò che di più bello ci è messo nel cuore non è per un godimento furtivo ma per un lavoro, per la costruzione di un nuovo pezzo di mondo, in questo caso di una famiglia.
“Ma una cosa è meno bella se è faticosa” sbotta Maria.
“Più dura è la lotta e più grandioso è il trionfo e tutta la storia, la letteratura e la vita stessa ci insegnano ciò. Se la guerra contro Cartagine non avesse così tremendamente impegnato e sacrificato il popolo di Roma, la vittoria non sarebbe stata tanto maestosamente celebrata. A proposito, settimana prossima ci sarà la verifica di storia!”
“Professoressa può ripetere…”. “Settimana prossima verif…”.“No…quella cosa latina del sacrum facere…”
“Ah, Giovanni, cominci ad appassionarti al latino finalmente”, “In realtà no, la frase mi serve per una ragazza: non appena incontro quella giusta, gliela dico”.

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