State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 11 febbraio 2015

lettera di Kayla Jean Mueller (1988–2015)

Kayla
Kayla-Mueller
A tutti voi, se avete ricevuto questa lettera significa che sono ancora prigioniera ma che i miei compagni di cella (a partire dal 2 novembre 2014) sono stati liberati. Ho chiesto loro di contattarvi e darvi questa lettera. È dura trovare qualcosa da dire. Sono in un posto sicuro e sto bene (ho persino messo su peso); sono stata trattata con rispetto e la massima gentilezza. Volevo scrivervi una lettera fatta come si deve ma non so quando se ne andranno i miei compagni, se tra giorni o tra mesi, quindi potrei non avere molto tempo; inoltre riesco a scrivere solo un paragrafo alla volta perché soltanto pensare a voi mi fa piangere.Se si può dire che ho “sofferto”, in tutta questa esperienza, è solo per la consapevolezza della sofferenza a cui vi ho costretti; non vi chiederò mai di perdonarmi, dato che non merito perdono. La mamma mi ha sempre detto che alla fine della fiera quello che ti resta sempre davvero è Dio. Sono arrivata a quel punto in cui, in tutti i sensi, mi sono arresa al nostro creatore, perché non c’è letteralmente nessun altro… e grazie a Dio e alle vostre preghiere mi sono sentita teneramente cullata in questa caduta libera. Nelle tenebre mi è stata mostrata la luce e ho imparato che persino in prigione una persona può essere libera.Mi sento grata. Ho capito che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo cercarlo. Prego ogni giorno che se non altro abbiate sentito un certo senso di vicinanza con me e che vi arrendiate a Dio anche voi, e che abbiate formato un vincolo d’affetto e sostegno tra di voi… Mi mancate tutti, come se ci tenessero separati forzatamente da dieci anni. Ho avuto molte lunghe ore per pensare, per pensare a tutte le cose che farò con Lex, alla nostra prima gita di famiglia in campeggio, al primo incontro all’aeroporto. Ho avuto molte ore a cui pensare a come soltanto in vostra assenza, a 25 anni, ho finalmente capito il vostro posto nella mia vita, il dono che ciascuno di voi è per me, la persona che sarei e che non sarei se non foste parte della mia vita, la mia famiglia, il mio sostegno. IO NON voglio che i negoziati per la mia liberazione siano un vostro dovere, se c’è qualsiasi alternativa coglietela, anche se richiede più tempo. Questa cosa non sarebbe mai dovuta diventare un peso per voi. Ho chiesto a queste donne di aiutarvi, per favore cercate il loro consiglio.Se non lo avete ancora fatto, [omissis] può contattare [omissis] che ha un certo tipo di esperienza con queste persone. Nessuno di noi poteva avere idea che ci sarebbe voluto così tanto tempo, ma sappiate che anch’io sto combattendo nei modi in cui mi è possibile e che ho ancora molta forza per lottare. Non mi sono spezzata, non mi arrenderò, non importa quanto tempo ci vorrà. Ho scritto una canzone mesi fa che dice: “La parte di me che soffre di più mi tira anche fuori dal letto, mentre senza speranza non rimarrebbe niente”. Il pensiero della vostra sofferenza è la fonte della mia, allo stesso tempo la speranza della nostra riunione è la fonte della mia forza.Per favore, siate pazienti, offrite il vostro dolore a Dio. So che volete che resti forte. È esattamente quel che sto facendo. Non abbiate paura per me, continuate a pregare come faccio io, e se Dio vorrà presto saremo di nuovo insieme.Con tutta me stessa,    Kayla

"Arrendetevi a Dio anche voi"

KaylaOriginally posted on Discernere:
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Kayla Mueller aveva 26 anni, veniva dall’Arizona, era andata in Siria con l’organizzazione internazionale umanitaria “Support to Life” ed era stata sequestrata nell’agosto del 2013.
«Prima ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono» (Gb 42,5)
No, non si tratta di fare paragoni. Sarebbe facile prendere Kayla, la giovane volontaria trucidata dai tagliagole dell’Isis, e affiancarla ad altre volontarie, ma non si può strumentalizzare l’opera della Grazia. Perché questa splendida ragazza è una scultura celeste, un’incarnazione moderna di quelle storie che trovi nella Bibbia e che ti sembrano così lontane. Giobbe, per esempio. Sì, c’è anche lui nella drammatica vicenda di Kayla: “Sono arrivata a quel punto in cui, in tutti i sensi, mi sono arresa al nostro creatore, perché non c’è letteralmente nessun altro”.
Giobbe aveva scoperto la stessa identica cosa dopo un lungo processo intentato a Dio; amici sapientoni si ergevano a…
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L’ultima lettera

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kayla
Andrebbe letta, riletta, meditata. Andrebbe stampata, affissa in casa, in ogni casa, e lasciata bene in vista, così che tutti gli ospiti la possano vedere e leggere pure loro. L’ultima lettera che la Kayla Jean Mueller (1988–2015), l’operatrice umanitaria americana di 26 anni rapita dall’Isis e morta pochi giorni fa in Siria, ha recapitato alla famiglia è infatti molto più di una semplice lettera: è un vero e proprio inno alla vita e alla speranza, un testamento terreno che però sembra scritto dal Cielo, tanta è serenità che irradiano le parole che lo compongono. Andrebbe letta e riletta integralmente – dicevamo – ma della versione integrale, tradotta da Viviana Mazza per il Corriere e disponibile on line, eccone i passi più toccanti: 
«Ricordo che la mamma mi diceva sempre che alla fin fine l’unica cosa che ci rimane davvero è Dio. Sono arrivata in un punto della mia esperienza in cui, nel vero senso della parola, mi sono arresa al  nostro creatore perché letteralmente non c’è nessun altro… e grazie a Dio e alle vostre preghiere mi sono sentita teneramente cullata in caduta libera. Mi è stata mostrata l’oscurità e la luce e ho imparato che anche in prigione, si può essere liberi. Sono riconoscente. Ho imparato a capire che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo cercarlo. Prego ogni giorno che, se non altro, abbiate anche voi sentito una certa vicinanza e abbandono a Dio e abbiate formato un legame d’amore e supporto l’uno con l’altro». 

Credo che davanti a un testo simile vi sia ben poco da aggiungere, se non la sorpresa per come, pur nelle condizioni di prigionia e di lontananza dai suoi cari in cui trovava, la povera Kayla sia riuscita a descrivere la condizione che vive una persona cui sono destinate preghiere, «teneramente cullata in caduta libera». Anzi, forse sono state quelle condizioni così difficili e la sensazione che quella lettera avrebbe potuto essere l’ultima – come purtroppo poi è stato – a spingere la giovane a cercare l’essenziale, quello che conta, l’origine di ogni autentica pace: Dio, il primo artefice della gioia ed anche il solo in grado di consolare veramente; Kayla lo aveva capito e la speranza con cui ha concluso la sua lettera sa tanto di invito a (ri)scoprire questa straordinaria verità: 
«Vi prego di essere pazienti, di offrire a Dio la vostra sofferenza».

Posted by giulianoguzzo 

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