State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

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State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 12 febbraio 2014

“UN CORAGGIO ENORME, UNA UMILTA’ INFINITA”. Dialogo con Bergoglio dieci minuti dopo le dimissioni di Benedetto XVI

I due papi 600

“UN CORAGGIO ENORME, UNA UMILTA’ INFINITA”. Dialogo con Bergoglio dieci minuti dopo le dimissioni di Benedetto XVI

Un anno passa in fretta. Ci pensavo ieri. Un anno fa gli avevo telefonato. Per sospendere un appuntamento che mi aveva dato. Avremmo dovuto vederci undici giorni dopo, ma io non potevo più andarci e in quel momento non potevo certo pensare che anche lui non avrebbe potuto esserci.
“Grazie per avvertirmi” mi ha detto. “Così tuo fratello ha deciso di non compiere gli anni! Digli che se anche non li festeggia li fa lo stesso. Meglio festeggiarli perché il tempo passa comunque”.
Si ricordava meglio di me il motivo dell’udienza e del viaggio sospeso. Dovevo avvisarlo che non avrei potuto andare perché disponesse a suo piacere del tempo che mi aveva promesso, ma non potevo nemmeno evitare di menzionare la notizia ascoltata, appena vista dieci minuti prima di chiamarlo, e gli ho chiesto: e adesso cosa succede? La risposta è stata: “Non lo so. Passa tutto in tempo reale. Per te e per me. Anch’io l’ho appena saputo”. Nessuno scoop giornalistico. Poi la sua domanda: “Ci scriverai su?”. Non ho scelta, ho risposto. “Allora devi partire dall’idea che per prendere una decisione così bisogna avere un coraggio enorme e una umiltà infinita. Partendo da questo punto non ti puoi sbagliare”.
Ad un anno di distanza da quell’annuncio l’immagine dell’uomo, fisicamente sopraffatto ma moralmente e spiritualmente intatto, che rinuncia al papato, torna mostrando che il “coraggio enorme e una umiltà infinita” erano le condizioni sine qua non per poter prendere una decisione come quella.
Joseph Ratzinger, il Papa Emerito Benedetto XVI, oggi deve avere la pace interiore che proviene dal sapere che ha operato bene, rettamente, secondo la propria coscienza e per il bene della sua Chiesa. Ben più facile sarebbe stato lasciarsi trascinare! Percorrere la strada in discesa dell’assenso allo status quo, al potere in ultima analisi, e, dietro il potere, all’impossibilità di cambiamento che si celava.
Nessuno può negare che in questo tempo la Chiesa sia cambiata e il primo cambiamento è stato quello, quasi incredibile nel succedersi dei secoli, di un Papa che si dimette.
La notizia ha sconcertato chi meno ci credeva, chi sperava in una nuova cappa di vernice sulle altre già spalmate. Per un momento ci hanno creduto, ma per un momento solo. Poi si sono scagliati con indignazione contro quel ribelle che si rifiutava di stare lì, rigido e irrigidito, sino alla morte. Per questa ragione, e per molte altre, bisognava avere “un coraggio enorme e una umiltà infinita” per fare quello che Benedetto XVI ha fatto.
Un gesto di coraggio, e di umiltà allo stesso tempo. Un gesto semplice e inedito – storico lo si è qualificato – per risuscitare speranza. Joseph Ratzinger ha avuto il coraggio e l’umiltà di spalancare le porte della Chiesa al terzo millennio.
Diciamo molte volte che non si possono chiedere gesti di coraggio agli anziani perché il coraggio loro se lo devono riservare tutto per il momento in cui dovranno affrontare la morte. Anche per questo il suo esempio è stato grandioso. Poteva rannicchiarsi sotto le coperte della vecchiaia che giustifica tutto, invece il vecchio soldato ha usato le forze residue non per se, per il proprio benessere, ma per il destino della Chiesa e ha aperto le porte alla possibilità di una rinascita. “Un coraggio enorme e una umiltà infinita”. Forse non li aveva in nella quantità che ha mostrato, forse li ha ricevuti per poter compiere quest’ultima opera.
E’ curioso che chi me l’ha sottolineato non prevedesse la parte che avrebbe avuto in questa storia.
“Allora quando vieni a Buenos Aires?” mi ha chiesto. Non so, a marzo, ad aprile… quando mio fratello si deciderà a fare gli anni e invitarmi al festeggiamento, gli ho risposto.
“Meglio se facciamo così; io adesso devo andare a Roma, al Conclave. Al ritorno ti chiamo e ci mettiamo d’accordo su quando possiamo vederci”.
Non da profeta, ma da chi vuol fare una battuta, gli ho detto: E se non torni?
Non è tornato.

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