La "dottrina Parot" e la storia di
Marta Obregòn, Serva di Dio e Martire della Purezza
Nei giorni scorsi la Corte Europea di Strasburgo ha condannato la Spagna per la c.d.“dottrina Parot”. Presto liberi diversi membri dell’Eta. Presto libero anche Pedro Luis Gallego, l'assassino di Marta Obregòn, neocatecumena in cammino verso gli altari.
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La seconda vittoria di Inès Del Rio Prada davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo rischia di intasare il calendario spagnolo di scarcerazioni di terroristi e altri criminali nei prossimi mesi.
Strasburgo aveva già ordinato lo scorso anno a Madrid di procedere al più presto alla liberazione della donna, membro del “commando Madrid” dell’Eta.
Bocciata, dunque, l’applicazione retroattiva della cosiddetta “dottrina Parot”, nonostante le autorità spagnole abbiano argomentato che non si trattava di nuova legge, bensì di più corretta interpretazione di quella esistente, da parte della Corte Suprema.
Arrestata nel 1987, era stata condannata, in vari processi tra il 1988 e il 2000, a più di 3.000 anni di carcere, per oltre 20 omicidi compiuti tra il 1982 e l’anno in cui fu catturata.
Il sistema giudiziario spagnolo, basato su riabilitazione e reinserimento, prevedeva allora, e fino al 2003, che non si potessero comunque passare in carcere più di 30 anni, qualunque fosse l’entità della condanna. Cifra poi innalzata a 40.
Alla Del Rio, condannata con la vecchia legge, è stato in seguito applicato uno sconto di pena, grazie al quale sarebbe dovuta uscire nel 2008. Nel frattempo, però, è intervenuta l’interpretazione della “dottrina Parot, così detta perché fu pensata per evitare la liberazione del terrorista Henri Parot, condannato a 4.700 anni per 33 omicidi commessi tra il 1978 e il 1990.
Secondo la nuova interpretazione, gli sconti andavano applicati a ogni singola condanna e non al massimo di pena da scontare.
Ne deriva che gli anni da scontare rimangano 30 e la fine della pena venga riportata al 2017.
Un altro esempio. Un condannato a 822 anni di prigione per 8 omicidi, avrebbe potuto essere libero dopo 24 anni, con la vecchia interpretazione. La nuova prevede che passi in carcere almeno 31 anni.
La decisione della Corte europea potrebbe ora portare a un’accelerazione della messa in libertà di almeno sessanta carcerati di lungo corso, che già hanno fatto ricorso contro il prolungamento delle loro condanne. Nella maggior parte dei casi si tratta di membri dell’Eta, ma ci sono fra essi anche comuni assassini e stupratori.
Euronews
causademarta.net |
La anulación de la 'doctrina Parot' pondrá en la calle a Pedro Luis Gallego, asesino de Marta Obregón, que va camino de los altares
Mon, 04 Nov 2013 17:03:00
Fue la noche del 21 de enero de 1992. Marta Obregón regresaba a su casa después de haber estado unas horas en el club Arlanza, un centro del Opus Dei de la capital burgalesa. La joven periodista había estudiado en la Universidad Complutense de Madrid y se había alojado en el colegio mayor de la congregación de las agustinas misioneras. En su etapa universitaria entró en contacto con el Camino Neocatecumenal, más conocido como los 'kikos', el movimiento liderado por Kiko Argüello. Su compromiso religioso le llevó, también, hasta Taizé, la comunidad de la Borgoña francesa donde muchos jóvenes pasan veranos atraídos por el legado espiritual del hermano Roger.
Marta era una joven feliz y muy guapa. Estaba a punto de cumplir 23 años. Su depredador también se había fijado en ella y aquel fatídico día la estaba esperando en el descansillo de su casa. Su cuerpo apareció cinco días después, cosido a puñaladas, en un descampado de las afueras de Villagonzalo Pedernales, muy cerca de Burgos. Gallego se había cobrado su presa la misma noche del 21 de enero, el día de Santa Inés, la primera mártir oficial de la pureza. Con tan solo 12 años, Inés murió decapitada en el siglo III por negarse a mantener relaciones sexuales con un pretor romano durante la persecución del emperador Diocleciano. En su memoria, cada 21 de enero se bendicen en la plaza de san Pedro los corderos -Agnus/Inés- con cuya lana se tejerán los palios de los arzobispos.
Al oponerse al agresor, Marta Obregón recibió 14 puñaladas, las mismas que María Goretti, la joven italiana que murió en 1902 después de enfrentarse al joven que intentó violarla. Su asesino, Alesandro Serenelli, fue condenado a 30 años de trabajos forzados. Luego se arrepintió de manera pública. Al salir de la cárcel y tras pedir perdón a la madre de su víctima, ingresó como jardinero en un convento capuchino. Asistió a la beatificación de María en 1947 -incluso fue testigo en la causa- y a su canonización, tres años más tarde. Esto sucedió hace 63 años y el proceso se alargó más de 40.
El Vaticano aceptó en 2007 iniciar el proceso de beatificación de Marta Obregón, que cuenta ya con el título de 'Sierva de Dios'. Luego tendrá que ser declarada 'venerable', antes de ser beata y subir a los altares como santa. Sus impulsores destacan su «servicio a la causa de Dios en vida, entregada a Jesucristo al defender la virtud de la castidad». Tanto el Camino Neocatecumenal como el Opus Dei desarrollan una gran actividad para mantener engrasado el proceso, con el arzobispo de Burgos, Francisco Gil Hellín -también del Opus y benefactor de los 'kikos'- a la cabeza. El prelado presentó en Roma la iniciativa ante la Congregación para la Causa de los Santos que, el 28 abril de 2007, emitió el 'nihil obstat' (nada que objetar), declarando que no existe ningún obstáculo por parte de la Santa Sede para el inicio de la causa de beatificación de Marta, que se abrió en junio de 2011.
«No se ha arrepentido»
El veredicto del Tribunal Europeo de Derechos Humanos de Estrasburgo ha devuelto a la actualidad el suceso y el proceso de beatificación de Marta. El abogado de Pedro Luis Gallego ha presentado ya en la Audiencia de Burgos un escrito en el que fundamenta la petición para excarcelar al delincuente en serie, que lleva casi 21 años en prisión, ahora en la cárcel de Teixeiro (A Coruña). En 2008 se le aplicó la 'doctrina Parot', lo que había alargado su condena hasta 2022.
El pasado jueves, el periódico del Vaticano 'L'Osservatore Romano' se hacía eco de la excarcelación de la etarra Inés del Río y del contenido de la sentencia contra la 'doctrina Parot', que va a poner a prueba a la sociedad española y a decenas de familias afectadas. La madre de Marta, miembro del Opus Dei, aseguró en su día que había perdonado al asesino de su hija. Pero no estaba de acuerdo con que saliera de la cárcel porque «no se había arrepentido de sus maldades».
Camineo.info
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Biografia della Serva di Dio MARTA OBREGÓN RODRÍGUEZ, Martire della Purezza
È brillante, sportiva, dinamica. E anche bella. Di una bellezza, anzi, che non la fa passare inosservata, perché si accompagna ad un carattere estroverso e comunicativo “che attira come una calamita”, dicono i suoi amici. Marta Obregón Rodríguez è nata, seconda di quattro sorelle, il 1° marzo 1969 a La Coruña (Spagna), ma la famiglia si trasferisce a Burgos quando lei ha appena pochi mesi. Pratica pattinaggio, nuoto, atletica e nel tennis conquista i suoi primi trofei. Ha una voce meravigliosa, che qualcuno dice somigliare a quella di Bárbara Streisand, e sua inseparabile compagna è la chitarra, con la quale diventa l’anima degli incontri parrocchiali e delle feste tra amici. In famiglia si respira una religiosità profonda, mamma è attiva nell’Opus Dei, Marta invece si sente particolarmente attratta dalla spiritualità dei Neocatecumenali. Il che non la mette al riparo dalla crisi adolescenziale, che attraversa come tutti i coetanei, con una certa freddezza nei confronti delle pratiche religiose, pur non staccandosi mai del tutto dall’ambiente parrocchiale. Sono gli anni, anche, delle prime cotte, degli studi, dell’impegno. Studia lingue e va anche in Inghilterra a perfezionare il suo inglese, prima di orientarsi decisamente verso il giornalismo. A strapparla da questa vita spirituale troppo insignificante risulta decisivo un viaggio a Taizè con i Neocatecumenali nel 1990, dal quale ritorna entusiasta e determinata a dare una svolta al suo cammino di fede. Sembra davvero, lo testimoniano le amiche, che sia stata toccata da Cristo e inondata da un torrente di grazia. Pensa di inaugurare questo suo nuovo percorso spirituale con una buona confessione, ma il sacerdote cui si rivolge non la assolve. Marta entra così in un periodo particolarmente sofferto della sua vita, senza appoggi spirituali e per di più tormentata da una soffocante crisi di coscienza. È un altro sacerdote a farle sperimentare la gioia del perdono: da questa nuova confessione Marta esce come rinnovata e riparte piena di slancio a dare una nuova impronta ad ogni cosa che dice e che fa. Con Gesù tutto è davvero più facile e ne guadagnano tutti. Se ne accorge Javier, il “fidanzatino”, con il quale imposta un rapporto “a tre”, dove Dio gioca un ruolo di primo piano; se ne accorgono gli amici, tra i quali passa con l’allegria contagiosa di sempre, edificando tutti e spingendoli a Gesù. Guarda al suo futuro lavoro come ad un’occasione per fare del bene e per testimoniare la sua fede: basta leggere i suoi primi articoli, in cui si batte per la vita, per la pace, per la giustizia. Ama la limpidezza e la serietà dei rapporti, per cui interrompe prontamente una gratificante collaborazione con una radio locale e un’incisione dei suoi canti, quando si accorge che potrebbero essere il preludio ad un rapporto sentimentale. “Dio è la cosa più importante della mia vita”, dice, “è lui il mio unico amore”, e si stacca anche da Javier per essere libera di seguire Cristo, dandosi disponibile ad andare in missione con i Neocatecumenali. E per prepararsi bene, prende sul serio la vita, lo studio, l’amicizia. “Riusciva ad entrare subito in relazione con tutti, aveva successo in ogni ambiente, tutti volevano stare con lei, parlare con lei, sapere di lei”: è il profumo di Cristo, che si diffonde al suo passaggio. Il 21 gennaio 1992, secondo il suo solito,trascorre molte ore al centro studentesco di Burgos, per preparare gli esami universitari di febbraio. Prima di rientrare in casa fa una sosta prolungata in cappella, davanti all’Eucaristia, perché, dice in quei giorni, “mi sento tanto più libera quanto più confido e mi abbandono a Lui”. Da un po’ di tempo si sente come pedinata e agli amici più cari ha confidato la sensazione che “la vita sia più breve di quello che pensiamo”. Fuori nevica, un amico le offre un passaggio in macchina, scaricandola davanti a casa, ma commette l’imprudenza di non attendere che entri nel portone di casa, ripartendo immediatamente. Mentre sta trafficando con la serratura viene caricata a forza su una macchina e scompare nel nulla. La ritrovano il 27 gennaio, senza vestiti, insanguinata e piena di lividi, buttata come uno straccio lungo l’autostrada, a cinque chilometri da Burgos: ha resistito con tutte le sue forze e non ha ceduto ad un delinquente, tal Pedro Luis Gallego, più conosciuto come il “violentatore dell’ascensore”, perché in ascensore ha assalito le sue cinque precedenti vittime, violentandole senza ucciderle. Su Marta, che aveva dato il suo cuore a Cristo, non è riuscito a prevalere e ha dovuto finirla con quattordici coltellate, una delle quali diretta al cuore. La diocesi di Burgos la ritiene martire della purezza e nel 2007 ha avviato la sua causa di beatificazione.
Gianpiero Pettiti
Serva di Dio Marta Obregon Rodriguez Martire della purezza
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La Coruña, Spagna, 1° marzo 1969 – Burgos, Spagna, 21 gennaio 1992
La ragazza spagnola Marta Obregon Rodriguez, appena ventiduenne, appartiene a quella folta schiera di ragazze cattoliche che non hanno esitato a testimoniare la loro fede difendendo la loro castità attentata dalle insidie di un qualche aggressore. Marta era la seconda di quattro figli, sua madre era membro dell’Opus Dei, ma lei entrò nel Cammino Neocatecumenale. Si fidanzò con Francisco Javier Hernando, militante del Circolo Cattolico. Per mantenere intatta la sua purezza, resistette ai tentativi di violenza messi in atto nei suoi confronti da Pedro Luis Gallego, un delinquente accusato di numerose violenze ed omicidi. La causa di beatificazione di Marta è stata introdotta dall’Arcidiocesi di Burgos ed ha ricevuto il Nulla Osta dalla Congregazione per le Cause dei Santi in data 28 aprile 2007.
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È brillante, sportiva, dinamica. E anche bella. Di una bellezza, anzi, che non la fa passare inosservata, perché si accompagna ad un carattere estroverso e comunicativo “che attira come una calamita”, dicono i suoi amici. Marta Obregón Rodríguez è nata, seconda di quattro sorelle, il 1° marzo 1969 a La Coruña (Spagna), ma la famiglia si trasferisce a Burgos quando lei ha appena pochi mesi. Pratica pattinaggio, nuoto, atletica e nel tennis conquista i suoi primi trofei. Ha una voce meravigliosa, che qualcuno dice somigliare a quella di Bárbara Streisand, e sua inseparabile compagna è la chitarra, con la quale diventa l’anima degli incontri parrocchiali e delle feste tra amici. In famiglia si respira una religiosità profonda, mamma è attiva nell’Opus Dei, Marta invece si sente particolarmente attratta dalla spiritualità dei Neocatecumenali. Il che non la mette al riparo dalla crisi adolescenziale, che attraversa come tutti i coetanei, con una certa freddezza nei confronti delle pratiche religiose, pur non staccandosi mai del tutto dall’ambiente parrocchiale. Sono gli anni, anche, delle prime cotte, degli studi, dell’impegno. Studia lingue e va anche in Inghilterra a perfezionare il suo inglese, prima di orientarsi decisamente verso il giornalismo. A strapparla da questa vita spirituale troppo insignificante risulta decisivo un viaggio a Taizè con i Neocatecumenali nel 1990, dal quale ritorna entusiasta e determinata a dare una svolta al suo cammino di fede. Sembra davvero, lo testimoniano le amiche, che sia stata toccata da Cristo e inondata da un torrente di grazia. Pensa di inaugurare questo suo nuovo percorso spirituale con una buona confessione, ma il sacerdote cui si rivolge non la assolve. Marta entra così in un periodo particolarmente sofferto della sua vita, senza appoggi spirituali e per di più tormentata da una soffocante crisi di coscienza. È un altro sacerdote a farle sperimentare la gioia del perdono: da questa nuova confessione Marta esce come rinnovata e riparte piena di slancio a dare una nuova impronta ad ogni cosa che dice e che fa. Con Gesù tutto è davvero più facile e ne guadagnano tutti. Se ne accorge Javier, il “fidanzatino”, con il quale imposta un rapporto “a tre”, dove Dio gioca un ruolo di primo piano; se ne accorgono gli amici, tra i quali passa con l’allegria contagiosa di sempre, edificando tutti e spingendoli a Gesù. Guarda al suo futuro lavoro come ad un’occasione per fare del bene e per testimoniare la sua fede: basta leggere i suoi primi articoli, in cui si batte per la vita, per la pace, per la giustizia. Ama la limpidezza e la serietà dei rapporti, per cui interrompe prontamente una gratificante collaborazione con una radio locale e un’incisione dei suoi canti, quando si accorge che potrebbero essere il preludio ad un rapporto sentimentale. “Dio è la cosa più importante della mia vita”, dice, “è lui il mio unico amore”, e si stacca anche da Javier per essere libera di seguire Cristo, dandosi disponibile ad andare in missione con i Neocatecumenali. E per prepararsi bene, prende sul serio la vita, lo studio, l’amicizia. “Riusciva ad entrare subito in relazione con tutti, aveva successo in ogni ambiente, tutti volevano stare con lei, parlare con lei, sapere di lei”: è il profumo di Cristo, che si diffonde al suo passaggio. Il 21 gennaio 1992, secondo il suo solito,trascorre molte ore al centro studentesco di Burgos, per preparare gli esami universitari di febbraio. Prima di rientrare in casa fa una sosta prolungata in cappella, davanti all’Eucaristia, perché, dice in quei giorni, “mi sento tanto più libera quanto più confido e mi abbandono a Lui”. Da un po’ di tempo si sente come pedinata e agli amici più cari ha confidato la sensazione che “la vita sia più breve di quello che pensiamo”. Fuori nevica, un amico le offre un passaggio in macchina, scaricandola davanti a casa, ma commette l’imprudenza di non attendere che entri nel portone di casa, ripartendo immediatamente. Mentre sta trafficando con la serratura viene caricata a forza su una macchina e scompare nel nulla. La ritrovano il 27 gennaio, senza vestiti, insanguinata e piena di lividi, buttata come uno straccio lungo l’autostrada, a cinque chilometri da Burgos: ha resistito con tutte le sue forze e non ha ceduto ad un delinquente, tal Pedro Luis Gallego, più conosciuto come il “violentatore dell’ascensore”, perché in ascensore ha assalito le sue cinque precedenti vittime, violentandole senza ucciderle. Su Marta, che aveva dato il suo cuore a Cristo, non è riuscito a prevalere e ha dovuto finirla con quattordici coltellate, una delle quali diretta al cuore. La diocesi di Burgos la ritiene martire della purezza e nel 2007 ha avviato la sua causa di beatificazione.
Autore: Gianpiero Pettiti Note: Per maggiori informazioni: www.causademarta.net |
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