Della GMG ricordo il Padre Nostro in tutte le lingue, i canti e balli notturni a Santiago de Compostela a Parigi e sopratutto l'immagine del Beato Giovanni Paolo II° a Tor Vergata 19 Agosto 2000
ma CON IL CUORE sono A RIO ...
CON il PAPA alla GMG con TV2000
e Lisa Rossa
Domenica 21 luglio a partire dalle ore 8.20 in diretta dagli studi di "Nel cuore dei giorni" con il Direttore Dino Boffo, entriamo nel vivo della Gmg. Seguirà alle 08.30 la Santa Messa dalla Parrocchia Pontificia di S. Tommaso da Villanova di Castel Gandolfo. Da lunedì 22 luglio gli studi del programma "Nel cuore dei giorni" saranno aperti ininterrottamente dal primo pomeriggio fino alle prime ore del mattino seguente. Alla cronaca degli appuntamenti più importanti del viaggio di Papa Francesco a Rio de Janeiro per la Gmg2013, come la cerimonia di benvenuto, la via Crucis sul Lungomare di Copacabana, la veglia di preghiera nel Campus Fidei a Guaratiba e la Santa Messa di domenica, si alterneranno le voci e le testimonianze raccolte in Brasile dai nostri inviati. In studio durante il programma "Nel cuore dei giorni" non mancheranno gli ospiti invitati a commentare le immagini in arrivo da Rio de Janeiro, Aparecida e Guaratiba, tra cui esperti di cultura brasiliana, rappresentanti dell'associazionismo cattolico e testimoni delle passate edizioni della Gmg.
Tv2000 entra nel cuore della Gmg2013 domenica 21 luglio a partire dalle ore 8.20 in diretta dagli studi di “Nel cuore dei giorni” con il DirettoreDino Boffo. Seguirà alle 08.30 la Santa Messa dalla Parrocchia Pontificia di S. Tommaso da Villanova di Castel Gandolfo.
Da lunedì 22 luglio il programma “Nel cuore dei giorni” dedicherà ampio spazio all’incontro dei giovani di tutto il mondo con Papa Francesco attraverso dirette, collegamenti con i nostri inviati in Brasile e nelle diocesi italiane, ospiti in studio e approfondimenti. Si parte alle ore 8.10con il collegamento dall’aeroporto di Fiumicino per la partenza dell’aereo che condurrà il Papa in Brasile. La sera, a partire dalle 20.30, in collaborazione con il Ctv, trasmetteremo lo “Speciale nel Cuore dei giorni” all’interno del quale verrà trasmessa l’accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale Galeão/Antonio Carlos Jobim, la cerimonia di benvenuto nel Giardino del Palazzo Guanabara e la visita di cortesia al Presidente della Repubblica sempre nel Palazzo Guanabara a Rio de Janeiro alle 24.30
Martedì 23 luglio a partire dalle 15.00 “Nel cuore dei giorni – Azzurro Speciale Gmg” accompagnerà i telespettatori dentro questo grande evento di Chiesa fino al collegamento da Lourdes per il Rosario alle 18.00 e il Tg2000 delle 18.30. Tv2000 tornerà a ricollegarsi con il Brasilealle 20.30 in attesa della Messa di apertura della Gmg2013 presieduta da monsignor Orani Joao Tempesta, arcivescovo di Rio de Janeiro, da Copacabana.
Mercoledì 24 luglio appuntamento alle 14.15 con “Nel cuore dei giorni – Azzurro Speciale Gmg” fino alle 18.00. All’interno del programma verrà trasmessa la venerazione dell'Immagine della Vergine nella Sala dei 12 Apostoli del Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida; seguirà la Santa Messa nella Basilica del Santuario presieduta da Papa Francesco. Alle 20.30 Tv2000 torna a Rio de Janeiro per seguire in diretta la visita di Papa Francesco all'Ospedale São Francisco de Assis na Providência.
Giovedì 25 luglio “Nel cuore dei giorni” torna in diretta alle 14.00 per trasmettere, in collaborazione con il Ctv, la consegna delle chiavi della città al Santo Padre e la benedizione delle bandiere olimpiche nel Palazzo della Città a Rio; seguirà la visita alla Comunità di Varginha (Manguinhos). “Nel cuore dei giorni” riprenderà alle 20.30 e accompagnerà i telespettatori alla Festa di accoglienza dei giovani sul lungomare di Copacabana alle 22.30.
Venerdì 26 luglio alle ore 15.00 il viaggio di Papa Francesco per la Gmg2013 prosegue alle ore 17.00 con la preghiera dell'Angelus Domini che Tv2000 trasmetterà in diretta dal Balcone centrale del Palazzo Arcivescovile St Joaquim di Rio. Seguirà un’allocuzione del Santo Padre.Alle 20.30 inizierà lo Speciale “Nel cuore dei giorni – Azzurro” all’interno del quale andrà in onda intorno alle 22.30 la Via Crucis con i giovani sul Lungomare di Copacabana.
Sabato 27 luglio da non perdere l’appuntamento con le dirette di Tv2000 che partiranno alle 13.00 per trasmettere la Santa Messa presieduta dal Papa con i vescovi, con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi nella Cattedrale di San Sebastiano a Rio, seguirà l’incontro con la classe dirigente del Brasile nel Teatro Municipale a Rio de Janeiro e alle ore 20.30 “Nel cuore dei giorni” accompagnerà i telespettatori fino alle 24.00, ora di inizio della Veglia di preghiera con i giovani nel Campus Fidei a Guaratiba.
Domenica 28 luglio all’interno del programma “Nel cuore dei giorni” sono previsti interviste e collegamenti da Rio con i nostri inviati a partire dalle 13.45. Alle 14.30 Tv2000, in collaborazione con il Ctv, trasmetterà la Santa Messa presieduta da Papa Francesco dal Campus Fidei a Guaratiba; seguirà la recita dell’Angelus. A partire dalle 20.30 per lo “Speciale nel cuore dei giorni – Gmg di Rio”, l’incontro con i volontari della Gmg nel Padiglione 5 di Rio Centro e, alle ore 23.30, “Nel cuore dei giorni” seguirà la cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale Galeão/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janeiro.
Lunedì 29 luglio trasmetterà alle ore 19.30, all’interno del programma “Nel cuore dei giorni - Indaco” da Rio de Janeiro la diretta de “La chiamata, incontro vocazionale” dei giovani in Brasile, con Kiko Argüello, Carmen Hernández e P. Mario Pezzi, iniziatori del Cammino Neocatecumenale, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.
GMG - Roma Tor Vergata 2000
Nuovo inizio della Chiesa in Brasile
Il cardinale Hummes sul viaggio di Papa Francesco.
(Gianluca Biccini) «Il Papa dimostra con i gesti e con le parole come nel ministero petrino l’opzione preferenziale per i poveri sia fondamentale». Ritorna su un tema a lui caro il cardinale brasiliano Cláudio Hummes tracciando per il nostro giornale un bilancio del viaggio pontificio in Brasile. Per diciott’anni arcivescovo di San Paolo, poi per altri quattro prefetto della Congregazione per il Clero, il porporato francescano è stato l’ecclesiastico più vicino al cardinale Bergoglio durante il conclave, come ha confidato il Santo Padre ai giornalisti ricevuti in udienza all’indomani dell’elezione.
Lei ha potuto vedere da vicino Papa Francesco durante la sua visita in Brasile. Che impressione le ha fatto?
Per lui è stato bello tornare nell’America Latina, di cui conosce molto bene la storia e la realtà: anche il Brasile conosce molto bene, in particolare il santuario mariano di Aparecida. E nei suoi discorsi c’erano numerosi riferimenti alla cultura e alle tradizioni di fede del nostro popolo.
Qual è stato il momento più bello della gmg di Rio?
Considero particolarmente importante è la messa dell’invio, in cui i giovani divengono evangelizzatori e missionari. Tutto ciò che è stato fatto prima della celebrazione finale sulla “orla” di Copacabana è stata una preparazione. Direi che con questa celebrazione la gmg di Rio non si è conclusa, ma ha segnato un nuovo inizio, soprattutto per la Chiesa qui in Brasile e nell’intero continente latino-americano. Dal punto di vista del raccoglimento e della partecipazione anche la veglia del sabato sera è stata impressionante, specie durante l’adorazione del Santissimo Sacramento. Una moltitudine di giovani che fino a poco prima avevano vissuto tra loro e con il Papa una lunga festa fatta di balli, musiche e coreografie, si sono raccolti in preghiera silenziosa per adorare Gesù nell’eucaristia.
Durante l’incontro con i vescovi del Brasile, Papa Francesco ha voluto ringraziarla personalmente per il lavoro da lei svolto come presidente della commissione episcopale per l’Amazzonia. Quali conseguenze avrà l’appello del Papa per quello che è considerato il polmone verde del pianeta?
Innanzitutto bisogna chiarire che era un discorso rivolto ai vescovi del Brasile: ci ha dato indicazioni molto chiare per l’evangelizzazione e la pastorale. L’Amazzonia rappresenta per l’episcopato del nostro Paese una grande responsabilità, e l’invito del Papa a consolidare il volto amazzonico della Chiesa dev’essere per noi un impegno prioritario nel campo della formazione del clero indigeno e della tutela delle popolazioni locali. Più in generale ha lasciato un segno di come la Chiesa deve andare avanti: nella forma più semplice, riportandoci di nuovo alle cose essenziali.
«Non dimenticarti dei poveri!»: è stato lo stesso Papa Francesco a rivelare al mondo la raccomandazione che lei gli ha rivolto al momento dell’elezione. Ritiene che in questi primi mesi di pontificato l’abbia ascoltata e messa in pratica?
Penso proprio di sì: è il suo modo di essere. Lui era già un Francesco a Buenos Aires. Tutta la sua vita è stata e continua a essere un messaggio molto forte in tal senso. Anzi adesso, da Papa, dimostra con i gesti e con le parole come nel ministero petrino l’opzione preferenziale per i poveri sia fondamentale. E quello che ha fatto per l’Argentina prima e per l’America latina poi, grazie al ruolo avuto ad Aparecida, ora lo fa per la Chiesa universale.
In che modo?
Aprendo i cuori, indicando la via sulla quale egli intende condurre la Chiesa. I suoi gesti, il suo modo di entrare in rapporto con la gente, fatto di prossimità, lo hanno portato verso quelli che vivono nelle “periferie”: le persone che hanno bisogno, quelle che stanno soffrendo, i poveri. Con semplicità Papa Francesco insegna a tutti noi che non dobbiamo lavorare soltanto a progetti di ampio respiro, ma impegnarci con chi ci vive accanto, con i nostri vicini, nei quali dobbiamo vedere l’aspetto umano e non considerarli dei numeri. Un insegnamento che vale soprattutto per i giovani, chiamati a evangelizzare i loro coetanei
*
A Rio de Janeiro accolti dai poveri
(Gualtiero Bassetti, Arcivescovo metropolita di Perugia - Città della Pieve) I giorni di ogni pellegrinaggio sono un tempo di grazia, nel quale il Signore si serve di ogni occasione per illuminare, scuotere e cambiare il cuore. Tra le testimonianze della giornata mondiale della gioventù, una esprime bene lo spirito di questo pellegrinaggio. Alcuni ragazzi della mia diocesi, dopo aver vissuto alcuni giorni ospiti nelle favelas di Rio de Janeiro, hanno detto di aver trovato tra quei poveri, che avevano rinunciato al cibo e al letto per ospitarli, dei veri e propri genitori adottivi. Non degli amici, dunque, ma addirittura dei genitori che avevano donato loro quel poco che avevano.
Quei ragazzi, sperimentando la tenerezza di Dio, hanno vissuto quei giorni come un kairòs, un tempo favorevole nel quale la grazia di Dio è stata accolta. In maniera sincera e forse inconsapevole, hanno reso concrete le parole di Papa Francesco che ha detto, durante la visita alla comunità di Varginha, di non lasciare entrare «nel nostro cuore la cultura dello scarto», perché tutti siamo fratelli e «nessuno è da scartare». Non esistono scarti per il Signore perché tutti siamo figli di Dio e coeredi di Cristo, come scriveva san Paolo ai cristiani di Roma.
Moltissimi di questi giovani che, proprio nei giorni di Rio, hanno maturato scelte di vita importanti attraverso un discernimento profondo, hanno dimostrato di saper essere dei «cristiani autentici», proprio come ha invocato il Santo Padre nell’omelia a Copacabana, e di non essere, quindi, «cristiani part-time» o addirittura «cristiani inamidati» o di «facciata». A loro Francesco ha infatti affidato un compito fondamentale: essere gli «atleti di Cristo» e «i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore».
Il Brasile, come tutta l’America latina, è terra ricca di umanità e di fede, di gioia e di colori, ma anche di povertà e di contraddizioni. Le «periferie dell’esistenza» di cui spesso parla il vescovo di Roma non sono un concetto intellettuale, ma una realtà concreta e ben visibile. Tra la spiaggia di Copacabana, circondata da hotel lussuosi, e le favelas non c’è soluzione di continuità. Tra la striscia sul mare, dove la società dei consumi mette in mostra la sua orgogliosa vanità, e le colline circostanti, dove sorgono quegli agglomerati caotici, la distanza non è molta e non è solo geografica, ma esistenziale.
Non sono solo i beni materiali a distinguere un uomo da un altro. Ma è soprattutto l’incontro autentico con la parola di Dio che trasforma l’esistenza. Ed è l’accoglienza di questo messaggio di speranza e salvezza che differenzia, concretamente, il ricco e il povero. Così, si può essere ricchi di beni e in realtà non avere niente. Oppure essere come la povera vedova che mette nel tesoro del tempio di Gerusalemme tutto quel poco che possiede e, così facendo, avere tutto. Cioè la fede e la consapevolezza che è Cristo l’unico tesoro inestinguibile. La cultura del superfluo, dello scarto e dell’usa e getta, della quale si ciba con avidità — e, in parte, inconsapevolmente — la società dei consumi, allontana l’uomo dal suo creatore con una «catechesi della rimozione» antitetica all’annuncio del Vangelo. Concentrando tutta l’esistenza umana sull’efficienza e sul raggiungimento del profitto, questa «catechesi al contrario» impone subdolamente all’uomo di vivere come se Dio non ci fosse, cancellando dalla vita quotidiana i riferimenti al trascendente: dai simboli religiosi nei luoghi pubblici al disconoscimento della sacralità della vita, dalla marginalizzazione della domenica come giorno di riposo fino all’abbandono del povero.
La scelta evangelica della povertà, invece, senza rivendicazioni classiste ma, al contrario, attraverso «la rivoluzione della tenerezza» più volte evocata dal Santo Padre, rovescia tutto e fa comprendere ai giovani che si può essere discepoli del Signore solo se si accetta questa speranza, che è Cristo, nella propria esistenza. Francesco ha destato l’attenzione dei milioni di giovani che erano a Copacabana, con parole che assomigliano a una carezza, ricordando che il centro da cui partire è sempre Cristo. Solo da questo centro si può arrivare «con gioia» alle periferie, concrete ed esistenziali, dell’umanità.
Benedetto XVI nel Gesù di Nazareth ha descritto la gioia che caratterizza l’annuncio cristiano. Quando Cristo sale al cielo benedicendo, «le sue mani restano stese su questo mondo» e sono, allo stesso tempo «come un tetto che ci protegge» e una «presenza» nella nostra vita. Questa gioia della fede, anche attraverso la settimana di Rio, ha contagiato tutti. «Gesù semina» ricordava Francesco durante la veglia di preghiera. E allora, «in silenzio, lasciamo entrare la semente di Gesù». Lasciamola crescere, «e Dio ne avrà cura».
(Gualtiero Bassetti, Arcivescovo metropolita di Perugia - Città della Pieve) I giorni di ogni pellegrinaggio sono un tempo di grazia, nel quale il Signore si serve di ogni occasione per illuminare, scuotere e cambiare il cuore. Tra le testimonianze della giornata mondiale della gioventù, una esprime bene lo spirito di questo pellegrinaggio. Alcuni ragazzi della mia diocesi, dopo aver vissuto alcuni giorni ospiti nelle favelas di Rio de Janeiro, hanno detto di aver trovato tra quei poveri, che avevano rinunciato al cibo e al letto per ospitarli, dei veri e propri genitori adottivi. Non degli amici, dunque, ma addirittura dei genitori che avevano donato loro quel poco che avevano.
Quei ragazzi, sperimentando la tenerezza di Dio, hanno vissuto quei giorni come un kairòs, un tempo favorevole nel quale la grazia di Dio è stata accolta. In maniera sincera e forse inconsapevole, hanno reso concrete le parole di Papa Francesco che ha detto, durante la visita alla comunità di Varginha, di non lasciare entrare «nel nostro cuore la cultura dello scarto», perché tutti siamo fratelli e «nessuno è da scartare». Non esistono scarti per il Signore perché tutti siamo figli di Dio e coeredi di Cristo, come scriveva san Paolo ai cristiani di Roma.
Moltissimi di questi giovani che, proprio nei giorni di Rio, hanno maturato scelte di vita importanti attraverso un discernimento profondo, hanno dimostrato di saper essere dei «cristiani autentici», proprio come ha invocato il Santo Padre nell’omelia a Copacabana, e di non essere, quindi, «cristiani part-time» o addirittura «cristiani inamidati» o di «facciata». A loro Francesco ha infatti affidato un compito fondamentale: essere gli «atleti di Cristo» e «i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore».
Il Brasile, come tutta l’America latina, è terra ricca di umanità e di fede, di gioia e di colori, ma anche di povertà e di contraddizioni. Le «periferie dell’esistenza» di cui spesso parla il vescovo di Roma non sono un concetto intellettuale, ma una realtà concreta e ben visibile. Tra la spiaggia di Copacabana, circondata da hotel lussuosi, e le favelas non c’è soluzione di continuità. Tra la striscia sul mare, dove la società dei consumi mette in mostra la sua orgogliosa vanità, e le colline circostanti, dove sorgono quegli agglomerati caotici, la distanza non è molta e non è solo geografica, ma esistenziale.
Non sono solo i beni materiali a distinguere un uomo da un altro. Ma è soprattutto l’incontro autentico con la parola di Dio che trasforma l’esistenza. Ed è l’accoglienza di questo messaggio di speranza e salvezza che differenzia, concretamente, il ricco e il povero. Così, si può essere ricchi di beni e in realtà non avere niente. Oppure essere come la povera vedova che mette nel tesoro del tempio di Gerusalemme tutto quel poco che possiede e, così facendo, avere tutto. Cioè la fede e la consapevolezza che è Cristo l’unico tesoro inestinguibile. La cultura del superfluo, dello scarto e dell’usa e getta, della quale si ciba con avidità — e, in parte, inconsapevolmente — la società dei consumi, allontana l’uomo dal suo creatore con una «catechesi della rimozione» antitetica all’annuncio del Vangelo. Concentrando tutta l’esistenza umana sull’efficienza e sul raggiungimento del profitto, questa «catechesi al contrario» impone subdolamente all’uomo di vivere come se Dio non ci fosse, cancellando dalla vita quotidiana i riferimenti al trascendente: dai simboli religiosi nei luoghi pubblici al disconoscimento della sacralità della vita, dalla marginalizzazione della domenica come giorno di riposo fino all’abbandono del povero.
La scelta evangelica della povertà, invece, senza rivendicazioni classiste ma, al contrario, attraverso «la rivoluzione della tenerezza» più volte evocata dal Santo Padre, rovescia tutto e fa comprendere ai giovani che si può essere discepoli del Signore solo se si accetta questa speranza, che è Cristo, nella propria esistenza. Francesco ha destato l’attenzione dei milioni di giovani che erano a Copacabana, con parole che assomigliano a una carezza, ricordando che il centro da cui partire è sempre Cristo. Solo da questo centro si può arrivare «con gioia» alle periferie, concrete ed esistenziali, dell’umanità.
Benedetto XVI nel Gesù di Nazareth ha descritto la gioia che caratterizza l’annuncio cristiano. Quando Cristo sale al cielo benedicendo, «le sue mani restano stese su questo mondo» e sono, allo stesso tempo «come un tetto che ci protegge» e una «presenza» nella nostra vita. Questa gioia della fede, anche attraverso la settimana di Rio, ha contagiato tutti. «Gesù semina» ricordava Francesco durante la veglia di preghiera. E allora, «in silenzio, lasciamo entrare la semente di Gesù». Lasciamola crescere, «e Dio ne avrà cura».
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