Sono così dolci queste albe. Sembra che il buon Dio le dipinga col cuore, attento a non usare tonalità forti, a non imprimere forza sulla tela del cielo ma solo carezze, e quando la palla finalmente si mostra è sfuocata, così che potresti guardarla per ore nel suo lento cammino, innamorandotene.
Quanto c’è bisogno di lentezza, di tenerezza.
Fatico ad alzarmi, si sta così bene nel letto tiepido, e il sonno sembra ancora così giovane quando è ormai il momento del cambio, quello del risveglio. E’ la curiosità del cielo che sprona ad abbandonare il letto, la sorpresa del mondo che insieme a me rinasce che mi fa decidere di lavare via il sonno dal viso e respirare il nuovo.
L’altro giorno ho incontrato questo pensiero di Anselm Grün: “Quando mi alzo, la mattina, non mi lascio assalire dal pensiero delle incombenze che mi attendono. Levo invece le mani e benedico il giorno appena iniziato. E poi lo affronto pieno di fiducia, non con la preoccupazione per ciò che potrà succedere, ma nella fede che tutto ciò che farò è benedetto.”
Benedire è una medicina, e oggi proverò a guarirmi l’anima benedicendo, per ogni piccola cosa, se riesco. Almeno ci provo!
Giorgio Bonati
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