“Alcune persone si lamentano perché le rose hanno spine.
Io sono felice che le spine abbiano le rose.”
Alphonse Karr
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).
Vi ho mai parlato di fratel coniglietto che si credeva perfetto perfetto e dell'orecchio che teneva dritto e lo zampino rotto sfidava tutte le tartarughe credendosi un leprotto e non voleva mai farsi la tana sotto farsi la tana sotto E vi ho mai detto di quel passerotto che gli volava sul tetto sul tetto e della volta che gli aveva scritto mi sembri tutto matto e questo correre piace soltanto al gatto piace soltanto al gatto
Ma quando venne Trudy la farfalla presero tutt'e due una bella sberla uno ci andava insieme tutto il giorno l'altro faceva il turno ma poi arrivarono la stessa notte volarono le botte e se ne andarono senza più darsi retta www.tirateladimeno.com senza più darsi retta con tutte le ossa rotte
E vi ho mai detto che ora stanno insieme e che si vogliono perfino bene uno non pensa d'esser più leprotto l'altro ha trovato un tetto e sfidano insieme le tartarughe facendogli dispetto e poi si contano le stelle sopra il letto le stelle sopra il letto le stelle sopra il letto. Copyright Roberto Vecchioni
Di Roberto Vecchioni - Fratel ConigliettoAutore: Roberto Vecchioni
Album: Bei Tempi (1985)
Grisù e Pò
GRISU' e PO'
Sono sicuro che con NOI sei stato BENE, Per più di otto anni cii hai divertito scorazzando libero nel giardino con salti & corse. Grazie ancora per la tua compagnia, in questi ultimi mesi eri ancora più tenero dolce
FLY a due mesi. (foto web)
Ti salutano un po tristi il tuo amico Pò e l'ultimo arrivato FLY.
Una lettrice del blog mi ha segnalato la recensione di Repubblica al libro Io sono emozione, e siccome avevo appena fatto una meravigliosa corsa sotto il sole tra le catacombe dell’Appia antica ho pensato che potevo anche ammorbarmi un po’ con l’articolo (tanto per tenere basso l’umore ed evitare l’invidia degli dei). Di Eve Ensler ho dovuto per motivi lavorativi leggiucchiare I monologhi della vagina, per tradurre e montare un’intervista fatta da una collega, ma credo di avere prontamente rimosso fino all’ultima sillaba del suo credo,per non affollare inutilmente la memoria ram del mio cervello, ed evitare così che i kilobyte occupati dai monologhi cancellassero informazioni più importanti (sono circa dodici anni che cerco vanamente di imparare la sequenza dei sei film sei della saga di Star Wars – il primo è il numero quattro, no, dico, ma si può?- e mi piacerebbe anche capire quali sono i buoni, ma quello non ce la farò mai).Comunque, la tesi di Io sono emozione è che “ovunque, anche in Occidente, le donne sono costrette a obbedire al mandato a compiacere, e per questo devono subire una guerra terribile, dall’obbligo a perdere peso fino allo stupro. Ovunque la loro creatività e la loro voce viene soppressa, la libertà persa”.Ora, quello che succede da qualche altra parte del mondo è un altro paio di maniche, ma che in Occidente le donne non siano libere è una cosa da sbellicarsi dalle risate. Il fatto è che noi tutti, qui, donne e uomini, siamo liberi, ma siamo lo stesso per lo più infelici. E proprio uno dei motivi, secondo me, è questo posto centrale dato all’emozione, sulla quale si vorrebbe basare tutta la vita, una tendenza alla quale il saggio della Ensler si associa alla grande. E invece l’emozione come metro di giudizio assoluto mi sembra la garanzia più certa dell’infelicità, a occhio e croce.Il segno che si è raggiunta la maturità, dicono tutti i manuali psicoqualcosa (ma ci si arriva anche con il buon senso), è che si comincia a farsi carico del proprio benessere, e si smette di chiedere agli altri che ne siano responsabili. Il passo successivo, una volta raggiunto lo status di adulti, poi, è diventare genitori, o comunque persone in grado di dare a propria volta benessere a qualcun altro, invece di essere costantemente impegnati nell’accusare le altre persone della nostra insoddisfazione (un abito mentale che dopo i dodici anni è preoccupante).A me sembra che buona parte della gente che ottiene spazio nella comunicazione – e non a caso – abbia questo atteggiamento infantile di lamentarsi e dare la colpa agli altri della propria infelicità. Alla Chiesa, alla politica, alla cattiveria altrui (che sono sempre gli altri ad essere cattivi, per carità, non noi).Conoscete qualcuno, seriamente, che davvero prima di prendere decisioni sulla propria vita personale consulti le encicliche del Papa, e poi dica “mannaggia, questo lo volevo fare ma, siccome la Chiesa dice no, non lo farò”?In realtà siamo infelici perché la vita è difficile e complicata. Questo dato di fatto viene costantemente rimosso dalla cultura postilluministica che vuole che, se seguiamo la nostra ragione, se tutto va secondo il previsto, e secondo le regole, tutto andrà a meraviglia.Invece il male c’è, prima di tutto dentro ciascuno di noi, che siamo un groviglio misterioso – per cui l’invito a liberare le emozioni e a dare loro il comando è tutt’altro che prudente – e poi c’è il Male che agisce attivamente.Se rimuoviamo il problema del male, quando le cose non vanno – e spesso non vanno – daremo prontamente la colpa agli altri, cosa nella quale noi donne siamo particolarmente tenaci.Io per esempio, non sarei da meno di Eve, se è per questo, solo che lei ha venduto milioni di copie, io mi limito a tormentare il mio prossimo a voce senza essere tradotta in 48 lingue: nel mio banale italiano, comunque, sono una raffinatissima praticante dell’arte della lamentela, solo che purtroppo le persone di buon senso che ho intorno mi stroncano rapidamente. Mio marito, la mia amica Daniela, Padre Emidio soprattutto, che quando trovo qualche motivo di scontento mi dice invariabilmente che ho sbagliato strada, e che è meglio che passo per la via crucis, che quella è sempre giusta. Ci mette il carico da undici, insomma. Così se voglio solo che qualcuno mi dica “poverina” telefono a qualche amica meno saggia di lui.Invece ci sarebbe una sola cosa da fare: chiedere aiuto all’Unico che ce lo può dare. Gesù, nelVangelo di ieri, dice al cieco semplicemente di tuffarsi nella piscina di Siloe, che vuol dire l’inviato.Andare dove ci manda Colui che ci ama teneramente, fidarci di lui, stare dove ci ha messi, azionando il più possibile il cervello, che funziona molto più delle emozioni. D’altra parte, io di Star Wars non ci ho capito niente, anche se è una decina d’anni che mi tocca guardarlo allattando fratelli o stirando (mi si chiude il cervello come di fronte ai dati di borsa), ma una cosa mi è chiara: quando Anakin Skywalker si lascia sopraffare dalle emozioni passa al male, al lato oscuro della forza. Questa cosa, almeno questa, l’ho capita persino io.
Video sotto "State buoni se potete" cntata da Angelo Branduardi
Vanità di vanità (cantata da branduardi)
Vai cercando qua, vai cercando là, ma quando la morte ti coglierà che ti resterà delle tue voglie? Vanità di vanità! Sei felice, sei, dei piaceri tuoi, godendo solo d'argento e d'oro, alla fine che ti resterà? Vanità di vanità! Vai cercando qua, vai cercando là, seguendo sempre felicità, sano, allegro e senza affanni… Vanità di vanità!
Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno, non immagini, certo, quel che un giorno sarà della tua vanità.
Tutto vanità, solo vanità! Vivete con gioia e semplicità, state buoni se potete… tutto il resto è vanità.
Tutto vanità, solo vanità! Lodate il Signore con umiltà, a Lui date tutto l'amore, nulla piú vi mancherà.
State buoni se potete (Versione integrale) è un film italiano del 1983 diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy. [[[[[ Film per tutti ]]]]]
Descrizione:
Durante il XVI secolo, nella Roma papale, il colto e gentile don Filippo Neri dedica la sua missione parrocchiale all'infanzia abbandonata fondando alcuni istituti di raccolta ed educazione. State buoni se potete, raccomandava spesso Filippo ai ragazzi dell'oratorio. E la sua storia personale si snoda e si intreccia alle vicende di vari papi, tra cui Sisto V, personaggi religiosi, tra cui Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, Giovanni della Croce, Teresa D'Avila e Francesco Saverio.
Interpreti e personaggi ********************************* * Johnny Dorelli: Don Filippo Neri * Philippe Leroy: Ignazio di Loyola * Renzo Montagnani: Mastro Iacomo * Mario Adorf: Papa Sisto V * Angelo Branduardi: Spiridione * Rodolfo Bigotti/Roberto Farris: Cirifischio * Eurilla Del Bono/Federica Mastroianni: Leonetta * Giovanni Crippa: Il duca di Caprarola * Iris Peynado: La bella mora * Marisa Traversi: Teresa d'Avila * Piero Vivarelli: Carlo Borromeo * Flora Carabella: Venditrice di scope * Raimondo Ricci: Ricciardetto * Franco Javarone: Il Bargello * Gianni Musy Glori: Il principe * Tiziana Pini:
Sung by the choir of orphans cared for by the Jesuites
Composed by Angelo Branduardi
# "Il Tema di Leonetta"
Composed by Angelo Branduardi
# "La Danse des filles de joie"
Music by Angelo Branduardi
played when Don Fili visits the whores while searching for Cirifischio's mother
Parole di QOELET, figlio di Davide, re di Gerusalemme
Prologo
Vanità delle vanità, dice Qoèlet.
Vanità delle vanità: tutto è vanità.
Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
Una generazione se ne va e un'altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno: al luogo dove i fiumi scorrono, continuano a scorrere. Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo. Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire. Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. C’è forse qualcosa di cui si possa dire: “Ecco, questa è una novità”? Proprio questa è già avvenuta nei secoli che ci hanno preceduto. Nessun ricordo resta degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito.
"La bellezza salverà il mondo"
Daverio_Fondamenti di etica_Lezione 3_Il bello
CANTO ALLA SUA DONNA
Cara beltà che amore lunge m'inspiri o nascondendo il viso, fuor se nel sonno il core ombra diva mi scuoti, o ne' campi ove splenda più vago il giorno e di natura il riso; forse tu l'innocente secol beasti che dall'oro ha nome, or leve intra la gente anima voli? o te la sorte avara ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara? Viva mirarti omai nulla spene m'avanza; s’allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo calle a peregrina stanza verrà lo spirto mio. Già sul novello aprir di mia giornata incerta e bruna, te viatrice in questo arido suolo Io mi pensai. Ma non è cosa in terra che ti somigli; e s'anco pari alcuna ti fosse al volto, agli atti, alla favella, saria, così conforme, assai men bella. Fra cotanto dolore quanto all'umana età propose il fato, Se vera e quale il mio pensier ti pinge, alcun t'amasse in terra, a lui pur fora questo viver beato: E ben chiaro vegg’io siccome ancora
seguir loda e virtù qual ne' prim’anni
L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse il ciel nullo conforto ai nostri affanni; e teco la mortal vita saria simile a quella che nel cielo india. Per le valli, ove suona del faticoso agricoltore il canto, ed io seggo e mi lagno del giovanile error che m'abbandona: E per li poggi, ov'io rimemhro e piagno i perduti desiri, e la perduta speme de'giorni miei; di te pensando, a palpitar mi sveglio. E potess'io, nel secol tetro e in questo aer nefando, l'alta specie serbar; che dell'imago, poi che del ver m'è tolto, assai m'appago. “Se dell'eterne idee l'una sei tu cui di sensihil forma “sdegni l'eterno senno esser vestita, e fra caduche spoglie provar gli affanni di funerea vita; o s'altra terra ne' superni giri fra' mondi innumerabili t'accoglie, e più vaga del Sol prossima stella t'irraggia, e più benigno etere spiri; di qua dove son gli anni infausti e brevi questo d'ignoto amante inno ricevi.
Adattamento cinematografico diretto da Lasse Hallström ed interpretato da Channing Tatum e Amanda Seyfried, nei ruoli di John e Savannah del romanzo Ricordati di guardare la luna scritto da Nicholas Sparks.
Il titolo del blog ilnestrosesansespine è preso dalla scritta sulla Casa in via Pigafetta a Vicenza (Italia) Il blog in italiano esiste già! "non c'è rosa senza spine"
Rielaborata da Matteo Pigafetta nel 1481, è un raro esempio di gotico fiorito, con singolari e piacevoli partiture decorative, incentrate sul motivo a torciglione. Le finestre del primo e secondo piano sono trilobate, in stile arabesco. Il portale, risalente al rinascimento, è affiancato da una scritta in francese antico: "Il n'est rose, sans espine" (in italiano, non c'è rosa, senza spine), alludendo allo stemma dellacasata dei Pigafetta. La facciata ospita un'iscrizione dedicata ad Antonio Pigafetta. Sulla facciata sono visibili cornucopie (simbolo di prosperità ed abbondanza) ed alati grifoni; tra gli archi stemmi di aquile ad ali spiegate ed insegne araldiche. L'esuberanza e la tipologia decorativa richiamano quelle di alcuni edifici monumentali in Lombardia: la Cappella Colleoni a Bergamo e la Certosa di Pavia. NelTrecento la zona era abitata dai Pigafetta, famiglie di esuli guelfi fiorentini
Dostoevskij ha scritto: il mondo sarà salvato dalla bellezza... La bellezza è Cristo ". Egli non fa altro che raccogliere ciò che tutta la Sacra Scrittura e la Tradizione attestano: Dio è "la Verità", "la Bontà" e perciò anche "la Bellezza". "La bellezza circonda sempre con un brillio impalpabile il volto del vero e del buono" (H.U. Von Balthasar). E' Cristo la bellezza di Dio che si riflette sulla creazione. "Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv 1, '3). Il salmo proclama: Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal 45,3). I Padri della Chiesa hanno applicato questa immagine a Cristo. Cristo che, crocifisso dai suoi nemici, li ama fino ad offrire la sua vita per loro, manifesta al mondo la bellezza della natura stessa di Dio. I cristiani, che mediante il Battesimo divengono uomini nuovi, figli di Dio, testimoniano: "Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli". La nuova estetica che salverà il mondo è la comunità cristiana che fa visibile oggi la bellezza di Cristo: l'amore al di là della morte, l'amore al nemico "come io vi ho amati". Teologia e bellezza, teologia ed estetica sono unite. La comunità cristiana che celebra il Mistero pasquale e fa risplendere la luce della bellezza divina, è ispirazione e guida per l'architettura e l'arte sacra. Essa stessa genera e crea lo spazio celebrativo. H. U. Von Balthasar nei suoi libri sull'estetica teologica (Heerlichkeit,, 1961-73), constata che nell'epoca moderna è avvenuto un distacco tra teologia e bellezza. Allo stesso tempo l'uomo di oggi è particolarmente affascinato dalla bellezza. Sembra quasi che l'estetica abbia sostituito l'etica.
Rielaborata da Matteo Pigafetta nel 1481, è un raro esempio di gotico fiorito, con singolari e piacevoli partiture decorative, incentrate sul motivo a torciglione. Le finestre del primo e secondo piano sono trilobate, in stile arabesco. Il portale, risalente al rinascimento, è affiancato da una scritta in francese antico: "Il n'est rose, sans espine" (in italiano, non c'è rosa, senza spine), alludendo allo stemma dellacasata dei Pigafetta. La facciata ospita un'iscrizione dedicata ad Antonio Pigafetta. Sulla facciata sono visibili cornucopie (simbolo di prosperità ed abbondanza) ed alati grifoni; tra gli archi stemmi di aquile ad ali spiegate ed insegne araldiche. L'esuberanza e la tipologia decorativa richiamano quelle di alcuni edifici monumentali in Lombardia: la Cappella Colleoni a Bergamo e la Certosa di Pavia. NelTrecento la zona era abitata dai Pigafetta, famiglie di esuli guelfi fiorentini
Non c’e’ rosa senza spine… Proprio per questo il simbolo dell’amore per antonomasia e’ la rosa… Per poter dire "ho amato" bisogna prima aver detto "ho sofferto"… Non si scappa a questo… E’ una regola di vita… Non c’e’ rosa senza spine… Non c’e’ spina senza sangue… Non c’e’ sangue senza dolore… Non c’e’ dolore senza sofferenza… Non c’e’ amore senza spine, sangue, dolore e sofferenza… Ma allora perché? Perché tutti vogliono amare? Perché ogni essere vivente non ha altro scopo se non quello di trovare l’altra meta’ della mela? Perché tutti vogliono arrampicarsi su una rosa?
La risposta e’ che una volta essersi arrampicati su per la rosa, una volta aver perso tutto quel tempo per risalire tutto il gambo, una volta essersi feriti lievemente o in profondita’ durante la scalata per le sue migliaia di spine…
Si riesce ad arrivare in cima, si riesce a raggiungere i petali chiusi…
E una volta li te ne freghi delle ferite, te ne freghi del dolore e della sofferenza che hai passato, te ne freghi di quello che senti…
L’unico tuo pensiero e’ quello di usare tutte le tue ultime forze rimaste per aprire quei petali…
Ti sforzi…
Usi tutte le tue energie…
Non t’importa di soffrire, non t’importa della sofferenza, non t’importa di morire…
Perché sai…
Lo sai che una volta aperto quel fiore, una volta riuscito ad aprire e spiegare ogni petalo potrai posarti al suo centro e distenderti su di esso… Potrai riposarti e recuperare le forze, potrai accarezzare quei lisci e caldi petali rossi, potrai respirare solo ed unicamente il suo profumo, potrai rimanere li immobile fino a quando non si sarà richiuso con te dentro… Fino a quando non diventerai tu stesso parte della rosa… Solo allora si raggiunge la felicita’, solo allora si raggiunge l’amore…
Ma nella vita si sa che non puo’ essere tutto semplice… Nella realta’ si sa che non tutto va sempre bene…
Odio la realta’… Una spina potrebbe essere troppo grossa da superare… Una ferita potrebbe essere troppo profonda per farti continuare… Un colpo di vento potrebbe farti cadere proprio quando sei quasi in cima… I petali potrebbero rifiutare di aprirsi… La rosa potrebbe appassire… E allora ti ritroveresti solo, sempre più solo, vicino ad una rosa morente… Senza piu’ calore, senza nessun altro posto dove andare, senza riuscire a pensare di poter scalare un’altra rosa, perché sarebbe troppo doloroso… E allora stai li… Aspetti che piova… Aspetti che arrivi la primavera… Aspetti un miracolo… Aspetti una qualsiasi cosa possa ridar vita a quella rosa pur sapendo che magari non sara’ mai bella e rigogliosa come prima… Ma sara’ pur sempre la tua rosa…