State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

lunedì 30 settembre 2013

resistere resistere resistere...

Contro le tre libido.




... resistere

Eros, desiderio di possesso e di potere: perché non diventino idoli è necessario esercitarsi nell’arte della lotta interiore

La Stampa, 29 settembre 2013

di ENZO BIANCHI
Uno degli aspetti oggi più disattesi nell’etica e nella cultura è certamente quello della lotta spirituale, elemento fondamentale in vista dell’edificazione di una personalità umana, salda e matura. Il nichilismo etico e l’imperante cultura dell’et-et, che fanno sognare la possibilità di uno stile di vita esente dal rischio e dalla fatica della scelta sembrano rendere “fuori luogo” e “fuori tempo” la riflessione sulla necessità della lotta interiore. Eppure per ogni essere umano, questa è più che mai essenziale: è il combattimento invisibile in cui ciascuno oppone resistenza al male e lotta per non essere vinto da pulsioni e suggestioni che sonnecchiano nel profondo del suo cuore, ma che sovente si destano ed emergono con una prepotenza aggressiva, fino ad assumere il volto di tentazioni seducenti. Davvero, secondo l’acuta sintesi di Origene, “la tentazione rende l’uomo un martire o un idolatra” (Esortazione al martirio32,4-5). 
Enzo Bianchi
ENZO BIANCHI

Ora, non è possibile l’edificazione di una personalità umana e spirituale robusta senza la lotta interiore, senza un esercizio al discernimento tra bene e male, in modo da giungere a dire dei “sì” convinti e dei “no” efficaci: “sì” a quello che possiamo essere e fare per vivere una vita umana degna di questo nome; “no” alle pulsioni idolatriche ed egocentriche che ci alienano e contraddicono i nostri rapporti con noi stessi, con gli altri e con le cose e, per chi crede, con Dio: rapporti chiamati a essere contrassegnati da libertà e amore. 
In questo senso vorrei analizzare tre dominanti fondamentali che agiscono sulle sfere umane dell’amare, dell’avere e del volere: la dominante dell’eros (libido amandi), la dominante del possesso (libido possidendi), la dominante del potere e dell’affermazione di sé (libido dominandi).

L’uomo trova il senso della sua vita nell’amare, e l’eros è la pulsione fondamentale che lo abita, è parte integrante della sua fame d’amore. Tuttavia anch’esso deve trovare dei limiti, deve cioè essere attraversato dalla dinamica del desiderio. L’eros deve accettare la differenza e la distanza: non è un caso che l’interdetto primario fondamentale in tutte le culture sia quello dell’incesto. Si vuole così impedire la soddisfazione della pulsione nel cerchio chiuso del proprio clan o gruppo famigliare, cioè nell’immediato, nell’assenza di distanza e di differenza. L’eros invece deve essere esposto al rischio vitale dell’incontro con l’altro.

In un tempo in cui imperversa l’immagine, mentre si è smarrito il valore del simbolo, l’eros è più spettacolarizzato che vissuto nella sua profondità. E forse sta qui, nell’attuale tirannia dell’immagine, la radice dell’idolatria della sfera erotica: l’idolatria è costruzione di un’immagine da sostituire alla realtà, è fuga nell’immaginario, perdendo l’adesione alla realtà ed evitando anche le difficoltà, le sofferenze, le angosce che essa porta con sé. Nell’immagine pubblicizzata, la sessualità è vissuta senza angosce, senza conflitti: ecco l’illusione seducente dell’erotismo reso idolo, al caro prezzo di una sessualità spersonalizzata, senza più alcuna valenza simbolica, senza l’altro, senza il suo volto! In questo senso, non si può dimenticare l’imperante esercizio della sessualità virtuale, consumata online, nonché la pornografia disponibile in rete sotto molte forme…
Come lottare in questo ambito? La dominante dell’eros deve fuggire la cosificazione dell’altro e la perversione del desiderio, per tornare a essere dinamismo di incontro e immissione nel mistero di comunione in cui l’uomo e la donna esprimono il loro amore, fino a celebrarlo in quella che Giovanni Paolo II osava chiamare la “liturgia dei corpi”. In questo cammino occorre esercitarsi all’ascesi umana, alla lotta contro la spersonalizzazione della pulsione e la reificazione della sessualità. E tutto questo sapendo che il corpo non è ciò che l’uomo possiede, ha, ma ciò che l’uomo è: l’eros dunque dev’essere al servizio dell’incontro, della tenerezza dell’amore che si vive e si celebra. In questo modo, potrà forse ritrovare e manifestare la sua portata simbolica e comunionale.
L’essere umano ha non solo il diritto, ma anche il dovere di vivere un rapporto con le cose e con i beni: senza questo rapporto che gli permette di soddisfare il bisogno del pane, della casa e del vestito, l’uomo non costruisce se stesso e non vive quella pienezza che gli spetta in quanto uomo e che la fede cristiana legge come vocazione a essere pastore, re e signore all’interno del creato. E questo attraverso un “lavoro” e una “cultura” che, rispettando e valorizzando la bontà e la bellezza del creato e la destinazione universale dei beni – giacché, dice il Signore, “mia è la terra” (Lv 25,23) – , arrivino a essere, di per sé, un “dare culto a Dio”.

Tuttavia, in questo rapporto con le cose, grande è la tentazione idolatrica, la seduzione della brama del possesso. Ma quando il rapporto con le cose diviene idolatrico? Quando il possesso diviene un fine in sé, giustificando anche ogni mezzo pur di ottenerlo; quando si vuole affermare “il mio” e “il tuo” – queste fredde parole, dicevano i padri della chiesa! –, contraddicendo un’elementare esigenza di giustizia e misconoscendo la destinazione universale dei beni. C’è dunque un netto discernimento da operare: o essere guidati dal dinamismo della comunicazione e della comunione o essere alienati alla dominante del possesso, tertium non datur!
In questo tempo di crisi dell’interiorità, di rimozione dell’interiorità dalla sfera dell’esistenza, grande è la tentazione di lasciarsi definire da ciò che si ha o, correlativamente, da ciò che si fa, insomma, da ciò che è visibile e quantificabile, da ciò che è esteriore: dall’immagine che l’altro vede. Sempre di più, in questa pseudo-cultura, l’altro è inteso non come diverso con cui comunicare, ma come spettatore: in particolare spettatore del mio successo, della mia ricchezza. Nella nostra società opulenta, inoltre, si assiste a una vera celebrazione orgiastica che festeggia la vittoria del “dio” denaro, del capitale, della proprietà, dell’accumulo sfrenato di ricchezza a dispetto di limiti, di regole e di quel limite salvifico che è l’altro! La ricchezza è ostentata e, in un certo senso, deve essere ostentata, perché solo così essa rivela pubblicamente il propriostatus all’interno della società. È qui che si manifesta con forza estrema il suo volto idolatrico, il suo aspetto di perversione di un rapporto naturale, buono: se almeno la crisi economica fosse un antidoto a questa forma di idolatria…
Certamente la brama di possedere risponde a una forma di angoscia e di lotta contro la morte, a una ricerca di onnipotenza e di rassicurazione che vengono dalla sensazione di poter tutto acquistare, di eliminare i bisogni soddisfacendoli immediatamente. Del resto, viviamo in un angolo di mondo in cui è possibile la soddisfazione di qualsiasi bisogno, ma in cui si è perso il senso dell’autentico bisogno, del bisogno reale: spesso i bisogni sono indotti, creati, eppure esigono, con tutta la forza dell’idolo, forza che riposa su una radicale inconsistenza, la soddisfazione. Si comincia a desiderare il possesso di una cosa e, a poco a poco, la brama di possedere porta a non considerare gli altri: si vuole tutto e subito, anche a spese degli altri. Questo aspetto emerge con particolare forza dalla constatazione del diffuso senso di irresponsabilità nei confronti di coloro che verranno dopo di noi. Il “tutto e subito” diviene anche “tutto è mio”, “tutto è nostro”.

Qui la lotta esige da parte di ciascuno la capacità di porre una distanza tra sé e le ricchezze, per non cadere nel terribile abbaglio di chi si lascia definire da ciò che possiede; occorre cioè uscire dalla logica angusta e angosciata del “mio” e del “tuo”, per entrare nella libertà della condivisione e della comunione dei beni.
L’ultima tentazione “madre” è quella del potere, dell’affermazione di sé sugli altri: la libido dominandi, forse l’idolo che richiede l’adorazione più totale, quando addirittura non giunge fino a esigere il sangue degli altri nostri fratelli e sorelle in umanità. Non a caso per l’Apocalisse di Giovanni questo idolo arriva ad assumere i tratti di Dio stesso (cf. Ap 13), a travestirsi da Dioper vedere rivolte a sé l’adesione e l’adorazione che vanno solo a Dio.
Ora, è evidente che l’uomo è un essere-in-relazione e pertanto esercita un’influenza sugli altri, dai quali a sua volta è influenzato: da questo gioco relazionale scaturisce la creazione di una vita comune, la costruzione di una città, di una polis, l’edificazione di una convivenza. Ma quando dalla logica dell’interrelazione e dello scambio – in cui la presenza degli altri è vista come positiva e sentita come essenziale – si passa a un’affermazione di sé contro o sopra gli altri, quando si trasforma il proprio io in assoluto, quando ci si lascia inebriare dalla sete di potere, allora si precipita nell’idolatria.

In fondo la brama di potere ci ricorda con forza che ogni idolatria è in radice idolatria di sé, assolutizzazione di sé, philautia (amore egoistico di sé), come direbbero i padri della chiesa. C’è una pretesa dell’io che vede tutto e tutti come ordinati a sé, c’è una ricerca della propria gloria che misconosce la grandezza e la dignità degli altri, c’è un appetito di potere che richiede inarrestabili ascese e rende irrilevante il fatto che ciò richieda come prezzo il calpestare i diritti altrui. Del resto, esistono diritti altrui quando non si vede che il proprio io? La pseudo-cultura di cui si nutre la brama di potere è quella della concorrenzialità, dell’individualismo sfrenato, che vede nell’altro solo un ostacolo e un rivale, invece di riconoscerlo come un dono, una ricchezza, una possibilità di salvezza: salvezza dall’isolamento, salvezza dalla tentazione di farsi “come Dio” (Gen 3,5), salvezza come pienezza di vita nella relazione e nella fraternità.

Se non è frenata e se non riceve un limite, la libido dominandi diventa l’idolo più devastante a livello sociale e politico. Secondo Julia Kristeva, esso è la forma culminante del narcisismo e porta l’individuo o il soggetto politico o istituzionale a guardare a se stesso come a Dio. Ma l’esito socio-politico di un narcisismo estremo è il potere totalitario, dittatoriale. Un’istituzione, un partito, un sistema che faccia di se stesso e della propria sopravvivenza l’unico fine, anzi che si ritenga depositario dell’unico e vero bene per tutti, bene che dunque potrà e dovrà essere imposto a tutti, diventa liberticida. Cioè incapace di accettare che vi sia chi prende e mantiene una distanza da esso, chi custodisce un’alterità, una diversità. Non a caso una società come la nostra, in forte condizione di instabilità e di crisi, carente di ideali collettivi, sfilacciata nel suo tessuto sociale, con perdita di fiducia nelle istituzioni politiche, vede sorgere il culto della personalità e crescere i fenomeni della personalizzazione e della spettacolarizzazione di tutti i poteri. E diventa così terreno di possibili soluzioni politiche “idolatriche”.
Di fronte a questi rischi decisivi, la lotta interiore è il cammino attraverso il quale, nello spazio della libertà e dell’amore, si apprende l’arte della resistenza alla tentazione e l’arte della scelta. Avere un cuore unificato, un cuore puro, sensibile e capace di discernimento, un cuore che custodisce e genera pensieri d’amore: ecco lo scopo del combattimento e della resistenza interiore, arte davvero appassionante. È necessaria una grande lotta anti-idolatrica per essere liberi di servire e amare ogni uomo, ogni donna, ogni creatura; insomma, per giungere a fare della nostra vita umana un capolavoro.

In definitiva, l’opera d’arte che ciascuno è chiamato a fare della propria esistenza dipende essenzialmente dalla sua capacità di relazione con se stesso, con Dio, con gli altri e con le cose, all’insegna di una lotta quotidiana per tendere alla comunione. Sì, la vita cristiana, ma anche la vita umana, umanizzata, comporta una lotta senza tregua contro le seduzioni idolatriche. Questa disciplina è certamente faticosa, al punto che Arthur Rimbaud osava definirla “dura quanto la guerra tra uomini”: eppure è ciò che introduce alla bellezza e alla qualità della vita personale, in vista di una miglior qualità della convivenza umana.

giovedì 26 settembre 2013

Ultimi Aggiornamenti da Bijakovici - Medjugorje...

La statua della Madonna si illumina in casa di Vicka.

Aggiornamenti da  Medjugorje...

Mercoledì 26/09/2013


Stasera la statua ha cominciato ad illuminarsi alle 19.20, Milenko Ivankovic dei volontari era dentro e ha detto che si è illuminata di colpo non piano piano. Con Zdenka, Mirjana, Ana e Marijana (sorelle di Vicka) e altri parrocchiane di Bijakovici abbiamo pregato nella stanza accanto. Le persone si sono messe in fila già alle 18.30 anche se la statua non si illuminava a quell'ora. Quando le persone pregavano la statua intensificava la luce. A mezzanotte non c'era quasi più nessuno, è arrivato Paolo Brosio ed è entrato per pregare e fare le foto con suo fotografo, poi alle 00.30 siamo entrati con come piccolo gruppo di parrocchiani di Bijakovici (c'era anche Michele Vasilj) e abbiamo pregato i 7 Pater Ave Gloria. È stato bellissimo. Poi siamo tornate a casa. Credo Paolo entrerà stanotte da solo mentre non c'è nessuno. Comunque la statua si illumina in modo uniforme, non con la luce verde come vedete nelle foto ma è una luce bianca come se venisse da dentro, ma è di gesso! 


Vicka è stata intervistata stamattina dalla tv croata e ha parlato della statua. Dice che la Madonna ci manda luce attraverso la statua perchè i nostri cuori sono al buio e di pietra... 



www.reginamundi.info/

La statua della Madonna si illumina in casa di Vicka

di Annalisa Colzi

La Gospa dà un segno forte della sua presenza a Medjugorje.
Ieri, 23 settembre 2013 alle ore 21.20, nella vecchia casa di Vicka aperta ai pellegrini, la statua della Madonna vecchia di 40 anni ha iniziato ad illuminarsi e – racconta Michele Vasilij – quando si spegne la luce sembra viva.
Peccato che la Madonna non permetta a nessun fotografo di immortalarla. Si può vedere solo ad occhio nudo.
Tra pochi giorni partirò con i miei pellegrini proprio per Medjugorje e spero davvero che l’evento sia ancora in corso.
Certo non si deve correre dietro ai fenomeni, ai segni ma se la Madonna ce li regala avrà i suoi buoni motivi e forse uno di questi è quello di spronarci a non perdere tempo, a convertirci prima della realizzazione dei segreti.
C’è un legame tra le apparizioni di Fatima e quelle di Medjugorje; lo ha rivelato la Madonna, quando in un messaggio ha affermato: “Concluderò a Medjugorje ciò che ho iniziato a Fatima”. Forse il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria?
Ma non solo questo messaggio crea un legame tra le due apparizioni. Infatti nel 1916 apparve ai pastorelli di Fatima l’Angelo della Pace e a Medjugorje 65 anni dopo appare ai 6 veggenti la Regina della Pace.
Tutto il messaggio di Fatima è improntato alla preghiera e ai sacrifici per coloro che sono ancora lontani da Dio, esattamente come chiede la Madonna a Medjugorje.
Nel 2017 festeggeremo il centesimo anniversario dell’apparizione di Fatima, chissà che non sia l’inizio o la fine dei segreti di Medjugorje.
A noi poco deve importare, ciò che ci preme è portare anime a Dio e ben vengano questi segni dal cielo se servono a salvare le anime dalla perdizione eterna.
Grazie Madre per l’amore che ci porti, per l’amore che ci doni, per la grazia straordinaria di quel luogo chiamato Medjugorje.

Daniel Miot24 settembre 13.12.31
Ecco il resoconto di ciò che sta succedendo a Medjugorje:
Immagine solo dimostrativa 
(vedendola la statua si illumina in modo uniforme, non con la luce verde come vedete nelle foto ma è una luce bianca come se venisse da dentro, ma è di gesso!)

Martedì 24/09/13
Ciao a tutti, vi mando uno specchio di quanto è accaduto ieri sera a Medjugorje. tratto da facebook tramite Laura che, per chi non lo sa vive a Medjugorje, e soprattutto, è molto affidabile, dal momento che ci informa di ciò che riesce ad appurare personalmente e con l'aiuto dei veggenti, quando ciò è possibile, naturalmente.
Un abbraccio a tutti.


CIAO A TUTTI. MI DISPIACE NON AVERVI SCRITTO PRIMA, MA STIAMO SEGUENDO L'EVENTO DELLA STATUA NELLA CASA NATALE DI VICKA CON TUTTE LE FORZE... MI E' PIU' FACILE SCRIVERE DIRETTAMENTE SU FACEBOOK, QUINDI CHI NE HA LA POSSIBILITA' LI' CI SONO GLI AGGIORNAMENTI DIRETTI...

FACCIO UN RIASSUNTO PER CHI NON NE HA LA POSSIBILITA':

LUNEDI' 23 SETTEMBRE VERSO LE 20.30 CIRCA UN GRUPPO DI ITALIANI, SEMBRA DEL NORD ITALIA, CHE PREGAVA NELLA STANZA DELLE APPARIZIONI NELLA CASA NATALE DI VICKA AVVISA LE RAGAZZE CHE LAVORANO NEI NEGOZI SOTTO, TRA LE QUALI C'E' MARIJANA (SORELLA DI VICKA) CHE LA STUTUA DELLA MADONNA DI LOURDES SI ILLUMINA...
LE RAGAZZE ABITUATE AD ASCOLTARE TUTTI I GIORNI TUTTI I SEGNI CHE I PELLEGRINI VEDONO, RISPONDONO LORO CHE SONO FORTUNATI MA NON SALGONO... DOPO ESSERE STATE RICHIAMATE PIU' VOLTE AD UN CERTO PUNTO VERSO LE 21.00 MIRELA DECIDE DI SALIRE SU INVITO DI MARIJANA, SUBITO DOPO SCENDE TUTTA AGITATA DICENDO A MARIJANA CHE LA STATUA SI ILLUMINA VERAMENTE. DA LI' MARIJANA SALE E POI CHIAMA I FRATELLI E LE SORELLE, NEL GIRO DI POCO LA NOTIZIA SI DIFFONDE IN TUTTA BIJAKOVICI.
IO E DANIJEL ERAVAMO ALL'OASI DELLA PACE, DA PADRE MAX... TORNATI A CASA ALLE 21.45 CI CHIAMA IL NOSTRO AMICO ZORAN E CI DICE DI ANDARE LA' SUBITO. DANIJEL RICEVE LA CHIAMATA DA IVO (CHE ERA IN CASA SOTTO). RAGGIUNGIAMO LA CASA.
QUANDO SIAMO ARRIVATI NOI C'ERA GENTE MA ABBIAMO ASPETTATO POCO PER ENTRARE.SIAMO ENTRATI ALLE 22.00 CIRCA.
LA STATUA ERA TUTTA FOSFORESCENTE, TENEVANO LE LUCI SPENTE E FACEVANO ENTRARE 10 PERSONE ALLA VOLTA... IL MIO CELL NON RIUSCIVA A CAPTARE LA LUCE, VENIVA FUORI TUTTO NERO. NE' DAMIR IL FOTOGRAFO DELLA PARROCCHIA NE' IL GIORNALISTA DEL GIORNALE LOCALE RIUSCIVANO A FARE LE FOTO. VIDEO IDEM.

DENTRO LA CASA INCROCIAMO ZDENKA (SORELLA DI VICKA-MOGLIE DI IVO) E LA SEGUIAMO GIU' UNENDOCI A MAMA ZLATA (LA MAMMA DI VICKA) CHE ERA TUTTA FELICE ED EMOZIONATA. DICEVA CHE SEMBRAVA RITORNARE A 32 ANNI FA QUANDO TUTTI VOLEVANO ENTRARE IN CASA PER VEDERE VICKA... ERA FREDDO, COSI' SIAMO ANDATI VERSO LA LORO CASA PER ACCOMPAGNARE ZLATA E PER VESTIRCI MEGLIO... SONO RIMASTA CON ZDENKA E SUE SORELLE FINO ALL'1.30. DANIJEL E' RIMASTO CON I VOLONTARI PER AIUTARE A GESTIRE LE PERSONE FINO ALLE 3.30 QUANDO E' STATA CHIUSA LA CASA. ALLE 3.00 ERA ARRIVATO ANCHE IL PARROCO MARINKO SAKOTA, HA VISTO LA STATUA E HA CHIESTO A FRANJO (FRATELLO DI VICKA) DA QUANTO ERA COSI'. ALLE 5.00 IO E ZDENKA SIAMO TORNATE PER VEDERE SE TROVAVAMO LA CASA APERTA MA ERA TUTTO CHIUSO E SIAMO RITORNATE A LETTO.
MARTEDI' MATTINA TUTTO NELLA NORMALITA', LA STATUA ERA NORMALE E LE PERSONE ENTRAVANO COMUNQUE PER PREGARE.
LA PENSIONE DI FRANJO ERA TUTTA UN'AGITAZIONE. MARIJANA DICEVA CHE AVEVANO SENTITO VICKA E CHE LEI AVEVA DETTO LORO: "SIETE FORTUNATI A VEDERE LA MADONNA CON LA LUCE E NON CON IL BUIO E CHE PIANGE. INGINOCCHIATEVI E PREGATE".
ERA UN'EMOZIONE UNICA, CI SCAMBIAVAMO IMPRESSIONI, IDEE... 2 SETTIMANE PRIMA MARINKO (CHE ABITA DAVANTI PENSIONE DI MILENKO IVANKOVIC E CHE ERA FINITO IN PRIGIONE X AVER DIFESO I VEGGENTI) AVEVA DETTO A ZLATA DI SENTIRE NEL CUORE DI VOLER COMINCIARE A PREGARE COME 30 ANNI FA TUTTI INSIEME, E CHE AVREBBE VOLUTO COMINCIARE DOPO LA VENDEMMIA... LA VENDEMMIA E' FINITA SABATO (DI DOMENICA NON SI LAVORA SOPRATTUTTO NEI CAMPI) E LUNEDI' SERA E' INIZIATO IL TUTTO.

MARTEDI' POMERIGGIO CON ZDENKA E IVO CI SIAMO ORGANIZZATI. CI DISPIACEVA CHE IVO NON AVESSE VISTO NIENTE, PERCHE' ERA RIMASTO A CASA LA SERA PRIMA FUORI DALLA CONFUSIONE... COSI' CI SIAMO DECISI DI ANDARE CON 2 AUTO, IVO FINO DA FRANJO E POI CON LA C3 L'HO ACCOMPAGNATO SOTTO LA CASA DI VICKA, COSI' NON CI SAREBBERO STATI PROBLEMI PER LA STRADA IN SALITA E DISCESA.
SIAMO ENTRATI IN CASA ALLE 19.00 CI SIAMO MESSI NELLA STANZA ACCANTO, QUELLA TIPO SALOTTO, DOVE UNA VOLTA DORMIVANO ZDENKA E SUA SORELLA MIRJANA, E DA LI' POI SIAMO ENTRATI NELLA CAMERETTA. SUBITO LA STATUA NON FACEVA LUCE, DOPO POCHI MINUTI HA COMINCIATO A ILLUMINARSI PIANO PIANO (19.10). A QUELL'ORA I VOLONTARI ERANO GIA' PRONTI PERCHE' SI SAPEVA CHE APPENA IL SOLE FOSSE SCESO LA GENTE SAREBBE ARRIVATA E COSI' E' STATO. E' COMINCIATA LA FILA... E NOI ABBIAMO COMINCIATO A PREGARE IL PRIMO ROSARIO DEI 5 DELLA SERATA... CI SEMBRAVA SAGGIO PREGARE MENTRE LE PERSONE ASPETTAVANO PER ENTRARE... COMINCIAVA DAVVERO ESSERCI TANTA GENTE, I TAXI NON POTEVANO ARRIVARE LI' VICINO PERCHE' AVEVANO CHIUSO LA STRADA. ANCHE SE SONO ENTRATE SULLE 7.000 PERSONE, LA SERATA E' STATA TRANQUILLA SENZA CONFUSIONE O MOMENTI DI TENSIONE PER LA TANTA GENTE. ERANO SOPRATTUTTO CROATI (90%), GIOVANI E FAMIGLIE, FINO ALLE 21,30 ANCHE TANTI BAMBINI... QUESTA SERA I VOLONTARI ERANO PIU' ORGANIZZATI. NELLA CAMERA ENTRAVANO 7 PERSONE E RIMANEVANO 10/15 SECONDI. LA FILA VERSO LE 21.30 ERA LUNGA FINO AL BAR ROCK VERSO LA CROCE BLU...
MARIJO MARITO DI VICKA E' VENUTO CON I FIGLI ALLE 20.00 E COME GLI ALTRI HA VISTO LA STATUA HA PREGATO E POI E' USCITO...
DURANTE LA SERATA LA CAMERA DOVE PREGAVAMO SI RIEMPIVA E SI SVUOTAVA DI PERSONE AMICHE E PARENTI DELLA FAMIGLIA DI VICKA CHE CONDIVIDEVANO LA PREGHIERA. MAMA ZLATA E' RIMASTA PER PREGARE UN ROSARIO, POI E' TORNATA A CASA PERCHE'  SOFFRE MALE ALLE GAMBE.

ALL'1.00 LA CODA ERA QUASI TERMINATA, ZDENKA E IVO SONO TORNATI A CASA E IO SONO ENTRATA PER L'ULTIMA VOLTA PER SALUTARE LA MADONNA...
LA TV CROATA NOVA TV HA FATTO LA DIRETTA PER 3 ORE.
MARTEDI' SERA IL PARROCO NON E' VENUTO PERCHE' ERA A VIENNA CON MARIJA DA SCHONBORN...

STAMATTINA TUTTO NORMALE... LE PERSONE ENTRANO PER PREGARE E FOTOGRAFARE. C'E' MOLTO RISPETTO.

STASERA ARRIVA PAOLO BROSIO PER LA TV ITALIANA.

IO HO PROVATO PIU' E PIU' VOLTE A FARE FOTO E VIDEO MA NON MI VIENE FUORI NIENTE. LA FOTO ALLEGATA E' DI MATE VASILJ. DAL VIVO E' COMUNQUE TUTTA UN'ALTRA COSA.
NON SI SA QUANTO DURERA'... IO CREDO SIA UN SEGNO SOPRATTUTTO PER I PARROCCHIANI, VISTO IL PERIODO CON POCHI PELLEGRINI E VISTO IL LUOGO, NEL CENTRO DI BIJAKOVICI.

TANTI PARLANO DI SPRAY, VERNICI FOSFORESCENTI... MIRELA LA PRIMA CROATA CHE L'HA VISTA DICEVA CHE PULSAVA... DIMINUISCE E AUMENTA DI INTENSITA' SOPRATTUTTO QUANDO SI PREGA VICINO... MAH! SE ESISTE UNA VERNICE CHE RISPONDE CON LA LUCE ALLA POTENZA DELLA PREGHIERA LA COMPREREI SUBITO!
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VI CHIEDO IL PIACERE DI NON TELEFONARMI, SIETE TANTI!!! CERCHERO' DI SCRIVERVI ANCHE DOMANI, INTANTO ASPETTIAMO  STASERA IL MESSAGGIO DELLA MADONNA DA MARIJA.

PREGO PER LE VOSTRE INTEZIONI, NON DITEMELE, DIO LE CONOSCE, MA PREGATE ANCHE VOI, ANDATE ALLA SANTA MESSA E CONFESSATEVI. LA MADONNA VUOLE QUESTO. STA CERCANDO DI FARCELO CAPIRE IN 1000 MODI... TAGLIATE IL CORDONE CON LE COSE CHE VI SEPARANO DA DIO. NON CERCATE SCUSE, TEMPO, GIUSTIFICAZIONI... BASTA!!!
LA RISPOSTA A OGNI VOSTRO PROBLEMA E' LA CONFESSIONE, LA PREGHIERA, L'EUCARESTIA.
COMINCIATE E CERCATE DI ESSERE COSTANTI! FACILE?
NOOOO, MA OGNI VOLTA CHE CADRETE O SARETE STANCHI RILEGGETE LA TERZ'ULTIMA RIGA IN ROSSO.

UN ABBRACCIO, Laura 

lunedì 23 settembre 2013

COMPAGNI DI VIAGGIO *

* Papa Francesco & Papa Benedetto e il Beato Giovanni Paolo II°



Francesco con i giornalisti in aereo

Conferenza stampa in aereo: Papa Francesco parla a tutto campo con i giornalisti

Sull'aereo di Papa Benedetto- La presentazione alla Radio Vaticana

Papa Francesco  & Papa Benedetto e il Beato Giovanni Paolo II* 
"COMPAGNI   DI VIAGGIO"
Compagni di Viaggio - Interviste al volo con Giovanni Paolo II
Il libro di Angela Ambrogetti

Gli inediti di Giovanni*PaoloIIPDFStampaE-mail
Scritto da Angela Ambrogetti   
Per chi non era alla presentazione del libro "Compagnio di viaggio" alla Radio Vaticana, ecco il bel resoconto di Andrea Gagliarducci su La Sicilia di sabato 26 marzo.
Abbiamo avuto questo tesoro da sfruttare e non lo abbiamo sfruttato fino ad adesso". Padre Roberto Tucci, cardinale, gesuita, è stato uno dei primi organizzatori dei viaggi di Giovanni Paolo II. Ma è stato anche direttore di Radio Vaticana. E quando Angela Ambrogetti gli presenta l’idea di raccogliere in un volume, dando ad esse consistenza e narrazione, le conferenze stampa in aereo di Giovanni Paolo II, Tucci pensa subito al tesoro dell’emittente.
Si chiama "Archivio delle voci dei Papi", e per il 70 per cento è composto proprio dalla voce di Giovanni Paolo II. Un archivio in larga parte inedito. Che vede oggi un po’ di luce grazie al libro "Compagni di viaggio. Interviste al volo di Giovanni Paolo II" (Libreria Editrice Vaticana),
I programmi dei primi viaggi internazionali erano massacranti, a volte contemplavano persino quattro Paesi toccati in quindici giorni, senza soste.
A un certo punto del viaggio, Giovanni Paolo II andava nella sezione dell’aereo riservata ai giornalisti. "Lui si affacciava al mattino roseo, riposato, sistemato, e noi non riuscivamo nemmeno a salutarlo", racconta il vaticanista Gianfranco Svidercoschi, che ha avuto con Giovanni Paolo II un rapporto di confidenza.
Viaggio verso Puebla, 1979, primo viaggio internazionale del Papa. Giovanni Paolo II scosta la tendina e va nel reparto dei giornalisti per salutare. C’è fermento. Un giornalista americano gli rivolge una domanda. Non si era mai fatto prima. Ma nemmeno era mai successo - come aveva fatto Giovanni Paolo II - che un Papa scendesse tra le transenne a dialogare con i giornalisti dopo essere stato loro presentato per
la prima volta. Qualcosa di nuovo è nell’aria. Il giornalista chiede al Papa se andrà in America. E il Papa, per nullaintimidito, risponde: "Credo che sarà necessario, resta solo da fissare la data". "E’ l’inizio di una nuova era mediatica", chiosa Angela Ambrogetti. Che al la presentazione del libro fa sentire alcune delle registrazioni da lei raccolte nell’archivio del Suono dei Papi. In un caos totale, con tutti i giornalisti checercano di farsi avanti, Giovanni Paolo II si dà alla stampa. Con loro "stringe un patto", nota il cardinal Stanislaw Dziwisz, sempre rimasto al fianco del Pontefice fino alla morte. Ma è Giovanni Paolo II a condurre il gioco. Con il suo italiano polacchizzato, con un lungo periodare che a volte si fa fatica a
comprendere, elude con maestria alcune domande, tiene sotto scacco i giornalisti. Uno gli chiede se ha letto i suoi articoli, e il Papa risponde: "Preferisco non leggere i giornali". Un altro se li inviterà mai a Castelgandolfo, e lui risponde: "Quando ve lo meriterete". Ma questo è colore. Perché il Papa, senza paura - e sempre senza censure (mai nessuna conversazione è stata off the records, cioè riservata solo ai
giornalisti) - parla anche a lungo di libertà religiosa, di teologia della liberazione, dei problemi della Chiesa. Paloma Gomez Borrero ha seguito
da inviata tutti i 104 viaggi di Giovanni Paolo II. "Senza nulla togliere alle altrebiografie - dice - questo libro racconta il Papa come era veramente". "Voglio smentire - afferma da par suo Svidercoschi - la storia di un Papa che facesse strategie. I viaggi nascevano perché c’erano richieste". Come quella per il primo viaggio in Messico, in un paese con leggi anticlericali, dove i sacerdoti nemmeno potevano mostrarsi
in pubblico con i segni del loro ministero. Il Papa dice a Svidercoschi in privato che è andato anche per un altro motivo. "Se mi permettono di andare -disse - in un posto anticlericale come il Messico, come potrebbero dirmi di no alla mia richiesta di tornare in Polonia?".
Intimiditi, sorpresi dalla nuova figura di un Papa che si dà ai media, i giornalisti sono protagonisti alla pari del libro. "Ho richiesto, come editore - dice don Giuseppe Costa, presidente della Lev - una piccola sezione finale con le biografie dei giornalisti che si trovano nel libro. Ho voluto così sottolineare il valore di un giornalismo attento e intelligente". È il valore del lavoro di Angela Ambrogetti. Che afferma: "Volevo ricreare,
per chi non c’era, l’atmosfera di quei tempi".
In memoria di Giovanni Paolo II
da DONBOSCOLAND.IT


Compagni di viaggio * e anche un "vecchio" CD di Poesie di Karol Wojtyla recitate da Vittorio Gassman.

  1. Appello all'uomo che è diventato il corpo della storia
  2. Il pavimento
  3. Attore
  4. Contemplazione retrospettiva dell'incontro
  5. Fanciulli
  6. La speranza che va oltre la fine
  7. Il melanconico
  8. Materia
  9. In memoria di un compagno di lavoro
  10. Uomo d'intelletto
  11. Ciechi
  12. Schizoide
  13. Per i compagni di viaggio
  14. Uomo di volontà
  15. Descrizione dell'uomo


Compagni di viaggio 
(Le poesie di Karol Wojtyla, Papa Giovanni Paolo II, recitate da Vittorio Gassman


Appello all’uomo 
che è diventato 
il corpo della storia

Io t’invoco e ti cerco, 
uomo – in cui la storia umana 
può trovare il suo corpo. 
Mi muovo incontro a te, 
non dico “Vieni” semplicemente, 
dico “Sii”, sii là dove 
non resta nessuna impronta,
ma dove un tempo fu l’uomo, 
dove fu in cuore ed anima, 
desiderio, dolore e volontà, 
consumato dai sentimenti 
e avvampando di santa vergogna 
sii l’eterno sismografo 
delle realtà invisibili.
O uomo in cui s’incontrano 
dell’uomo il fondo e il vertice, 
in cui l’intimo non è pesantezza 
né tenebra, ma solamente cuore.
Uomo – a te sempre giungo –
seguendo il magro fiume 
della storia, andando incontro 
ad ogni cuore, incontro 
ad ogni pensiero (storia – una 
ressa di pensieri e morte dei cuori). 
Cerco per tutta la storia 
il tuo corpo, 
cerco la tua profondità. 
(Karol Wojtyla)










Il pavimento - Le poesie di Giovanni Paolo II





Ciechi - Le poesie di Giovanni Paolo II




Descrizione dell'uomo - Le poesie di Giovanni Paolo II






Fanciulli - Le poesie di Giovanni Paolo II





Le venti poesie di Karol Wojtyla che anticipano i tormenti del Papa



Credo che il maggiore elogio delle poesie di Karol Wojtyla lo si possa fare affermando che esse sono intrinsecamente connesse alla grandezza umana di Giovanni Paolo II. Non meno fitti che inevitabili, per chi le legge o le ascolta, risultano infatti i rimandi a quel senso di necessità, di naturalezza carismatica e di grandiosa, quasi terrificante energia che ha caratterizzato e continua a caratterizzare ogni atto, ogni gesto, ogni parola del suo pontificato. Dico questo da quell' imperfettissimo cristiano che sono, ma con la tranquilla convinzione che potrei dirlo anche se fossi ateo o buddista o musulmano. Le si condivida oppure no nel merito culturale e politico, in venticinque anni nessuna delle scelte, nessuna delle prese di posizione di questo papa ha dato, che io ricordi, l' impressione d' esser stata decisa a cuor leggero e ci può dunque apparire, in prospettiva, priva di peso, di drammaticità, di sofferenza. E non è forse questo ciò che si chiede, per sentirla davvero tale, anche alla poesia? Non è di casualità, di gratuità, di (l' ombra di Calvino mi perdoni) eccessiva «leggerezza» che le parole della poesia rischiano perlopiù di ammalarsi e morire? Ecco, tornando al punto, perché penso che l' autenticità e la credibilità delle poesie di Karol Wojtyla abbiano parecchio a che vedere con la loro «somiglianza» all' autore, con il loro essere profondamente intrinseche alla personalità dell' attuale capo della Chiesa cattolica. Non sono molte, sebbene Wojtyla abbia cominciato a scriverne che non aveva ancora vent' anni e ne abbia scritte alcune anche in anni o forse mesi recenti. La scelta d' una ventina di componimenti che figura in questo cd appare dunque più che sufficiente a realizzare un vero e proprio incontro, una prima ma non provvisoria presa di contatto con la sua poesia. Ascolto come lettura, in luogo della lettura? Di solito non è così: il primo, di solito, può efficacemente preludere alla seconda, ma non farne completamente le veci. Qui, tuttavia, ci sono due fattori di eccezionalità dei quali tener conto. Uno è che Wojtyla, oltre che poeta e drammaturgo, è stato in gioventù, come è noto, anche attore, e di questo il suo modo di essere poeta, cioè di intonare e pronunciare e scandire versi, frasi e metafore, reca tracce non meno evidenti che sottili. In altri termini, le sue poesie sono in misura rilevante poesie da dire, poesie da recitare: cosa che rende non soltanto legittimo. ma anche prezioso, nella fattispecie, il concorso di quattro voci familiari, amate, rimpiante, situate come da sempre nel nostro orecchio, nella nostra immaginazione e nella nostra memoria. Assai meno avremmo gradito, assai meno ci avrebbero aiutato e dato conforto delle voci «nuove», non assimilate, non intrecciate con i nostri ricordi - così come assimilati e intrecciati all' ultimo quarto di secolo della nostra vita sono il volto e l' eloquio, l' antica e fin spavalda sicurezza e la presente, straziante fragilità del pontefice poeta... Ma non vorrei, con quanto ho detto finora, lasciare in chi mi legge l' impressione o il sospetto che le poesie di Wojtyla siano - proprio in ragione della loro inscindibilità, della loro non-isolabilità dall' onnicomprensiva e imponente figura di Giovanni Paolo II - in qualche modo carenti di specificità e di autonomia e dunque (se mi si consente un neologismo scherzoso che tutto vuol essere, per altro, tranne che irriverente) un po' troppo papa-dipendenti. Ci tengo a dire con chiarezza che non lo penso affatto. In realtà, basta avere qualche dimestichezza, da una parte con la grande poesia metafisica inglese del ' 900 (quella che ha il suo geniale precursore in G.M. Hopkins e il suo vertice di intensità e di perfezione nei Four Quartets di T.S. Eliot), dall' altro con i maggiori rappresentanti della poesia polacca contemporanea, da Milosz a Herbert e a Rosewicz, per sentirsi immediatamente a casa propria, a proprio perfetto agio con le ardite e solenni architetture metaforiche, non meno ricche di inquiete domande esistenziali che di appaganti risposte spirituali, nelle quali ha preso via via forma e certezza espressiva l' impetuosa, irrecusabile ispirazione mistica di Karol Wojtyla. Il quale, mi sento di garantirlo, anche dal punto di vista «professionale» è un poeta con tutte le carte in regola, capace di rielaborare con moderna sobrietà e concretezza di linguaggio i modelli di solenne gravità offerti dalle Scritture e in particolare dai Salmi. Un poeta, insomma, che varrebbe la pena di leggere anche se... Ma niente è più futile, di fronte all' abbagliante unicità e coerenza di questa storia, che mettersi a giocare con i «se». www.corriere.it In rete lo speciale sul Papa con le immagini e due brani letti da Vitti, Sordi e Cardinale Il venticinquesimo anniversario del pontificato di Giovanni Paolo II può essere un' occasione per conoscere la sua opera poetica. In omaggio al Papa, da domani per un mese il «Corriere della Sera» sarà in edicola con il cd «Chiaro di luna» (6.90 euro più il prezzo del giornale), una raccolta di liriche firmate da Karol Wojtyla e lette da quattro grandi attori italiani: Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto Sordi e Claudia Cardinale. Il cd presenta 20 poesie composte da Giovanni Paolo II negli anni che precedono la sua elezione a Pontefice. Tra i titoli «Fanciulli», «La speranza che va oltre la fine», «Attore», «Quando apri gli occhi sul fondo dell' acqua», «Ragazza delusa in amore» e «Stanislao», il componimento dedicato alla Chiesa e alla sua terra che chiude la raccolta. Tutte le 103 poesie scritte dal papa tra 1939 e il 1978 sono raccolte nel volume di Monsignor Santino Spartà «L' opera poetica completa di Karol Wojtyla» pubblicato nel 1999 dalla Libreria Editrice Vaticana. Quest' anno Wojtyla ha dato alle stampe un nuovo poemetto scritto tra l' agosto e il dicembre del 2002 dal titolo «Trittico romano» (Bompiani Editore). Il libro METAFISICA DELLA PERSONA È il titolo del libro di 1.665 pagine, edito da Bompiani per la collana «Il Pensiero occidentale» (36 euro) che raccoglie tutte le opere filosofiche del Papa. Scrive Wojtyla: «L' uomo, scopritore di tanti misteri della natura, deve incessantemente essere riscoperto». «UN ESEMPIO» «È una gioia, un grande onore e una responsabilità - ha detto Ferruccio de Bortoli, amministratore delegato di Rcs Libri -. Tutta la grandezza del pontificato è nelle opere, nell' insegnamento, nell' esempio». Il disco CHIARO DI LUNA È il titolo della raccolta che contiene 20 poesie composte da Karol Wojtyla tra l' adolescenza e il 1978. A dare voce alle liriche di Giovanni Paolo II sono gli attori Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto Sordi e Claudia Cardinale (le registrazioni risalgono al ' 97 e al ' 98) IL LIBRETTO All' interno del Cd il libretto con un' introduzione di Mons. Santino Spartà e i testi di tutte le liriche presenti sul disco. Le musiche che accompagnano le letture sono di Olimpio Petrossi, mentre le traduzioni sono di Aleksandra Kurczab e di Margherita Guidacci
Raboni Giovanni
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(14 ottobre 2003) - Corriere della Sera


Chiaro di Luna
Immagine


Da CHIARO DI LUNA. Poesie di Karol Wojtyla recitate da: Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto Sordi, Claudia Cardinale.




Karol Wojtyla - Ragazza Delusa in Amore



Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto So - Appello all'uomo che e' diventato il corpo della storia




il nome

Vittorio Gassman, Monica Vitti, Alberto Sordi, Claudia Cardinale - Oliveti - ITmYOUsic





CD "CANTO AL DIO NASCOSTO"


 1. Sulla tua bianca tomba

 2. Stanislao

3. Quando ancora non riuscivo a distinguere tanti profili

 4. Comincia il colloquio con me stesso, comincia il colloquio con Dio

 5. Rive piene di silenzio

  6. Primo istante del corpo adorato

 7. Oliveti, deserto della Giudea
 8. Il nome

9. Il negro

10. Ispirazione

11. Canto del sole inesauribile

1:21



 "SPLENDORE DELL'ACQUA"








Poesia di Papa Giovanni Paolo II - Maddalena - letta e interpretata da Alberto Sordi







Poesia di Papa Giovanni Paolo II - LA SAMARITANA - interpretata da Monica Vitti



Poesia di Giovanni Paolo II - Il Nome - recitata da Claudia Cardinale

Giovanni Paolo II - Solo per oggi