State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...

State buoni , Se potete - San Filippo Neri ...
State buoni , Se potete - San Filippo Neri ... Tutto il resto è vanità. "VANITA' DELLE VANITA '> Branduardi nel fim - interpreta Spiridione. (State buoni se potete è un film italiano del 1983, diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy).

mercoledì 1 marzo 2017

🌻tenerezza🌻



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la-tenerezza
Ne parlo all'infinito, ne parlo anche troppo: dalle veglie agli incontri, in qualunque occasione. Perché penso questo: noi crediamo che l'amore sia sufficiente rispetto all'egoismo — oggi si dice che c'è tanto egoismo e tanti egoisti — e uno crede che la generosità possa sostituire l'egoismo: io credo che questo sia vero poco o nulla. Conosco tanta gente che fa volontariato, tanta gente che si svena per gli altri, ma non li vedo così meglio di un egoista : se li guardi in profondità più o meno si assomigliano alla fine. Perché? Perché il massimo non è l'amore generoso, il massimo è l'amore delicato e rispettoso. E questo è raro, questo è difficilissimo! Sapere quando dire una cosa o non la dire, sapere quando "invadere" o non "invadere". La tenerezza non è tanto l'amore, quanto un particolare, delicato, silenzioso, nascosto aspetto dell'amore.
La tenerezza è l'attenzione per la cura segreta del padre verso il figlio prodigo. La tenerezza è Cristo che parla a quella samaritana e non la rimprovera ma la chiama donna come sua madre, e con lei parla delle cose più alte del mondo, non parla di stupidaggini o di peccati, parla delle cose più alte del mondo! La tenerezza è Cristo con l'adultera, verso cui tutti puntano il dito e lui invece dice "Nessuno ti ha condannato, nemmeno io. Vai e riprendi a vivere".
La Tenerezza è quella meravigliosa di Gesù con Pietro che ogni volta mi commuove e mi fa piangere... Quando quest'anno ho fatto il ricordo del mio babbo da solo, mi chiedevo: lui che non credeva come si sarà trovato lassù?. E pensavo proprio a questo incontro di Gesù con Pietro, perché credo che questo sarà il nostro incontro con Dio. Quando Gesù gli dice "Mi ami", Pietro balbetta soltanto un "Ti voglio bene". Non ce la fa a dire "Ti amo", è troppo quando hai tradito qualcuno. Gesù ancora "Mi ami?" e Pietro "Ti voglio Bene". La terza volta Gesù — meraviglioso!— si abbassa e gli chiede "Pietro, mi vuoi bene?". E Pietro dice "Sì, lo sai che ti voglio bene" . È meraviglioso perché penso che ciascuno di noi prima di morire avrà fatto 2 o 3 mila peccati e come si fa a ripagare i peccati? Come si fa a ripagare gli errori? Io credo che è come se Dio ti dicesse per 2000 volte, per quante volte hai peccato, "Mi vuoi bene?", "Ti voglio bene, mi vuoi bene?", "Ti vuoi bene? Io ti voglio bene."
Magari, il mio babbo avrà cominciato a piangere, e anche Dio avrà cominciato a piangere. Così si scioglie il peccato, quando tutti e due si piange insieme. È questa la tenerezza. È molto più, capite, dell'amore generoso per cui io faccio gratitudine a te. No, la delicatezza è che io piango con te .
Bellissimo quello che diceva padre Turoldo: "Non dubitate sacerdoti e pontefici, ci sarà sempre religiosità sulla terra". Noi di chiesa a volte siamo agitati per la paura che si perda la fede e che non ci sarà più religiosità sulla terra: stiamo tranquilli, ci sarà sempre. Finché ci sarà una donna che custodirà nel cuore il tesoro della tenerezza e della pietà, finché ci sarà una donna che conservi nel cuore la Parola, finché ci sarà una creatura che sappia comporre un nuovo cantico ci sarà sempre la religiosità sulla terra.
E ancora Turoldo: "Oh innamorati, amate in segreto. E voi che pregate ritiratevi in cella e chiudete la porta. La tenerezza è il tesoro dei credenti e degli amanti"

 FONTE:www.romena.it

Il boscaiolo - Jorge Bucay






C'era una volta un boscaiolo che si presentò a lavorare in una segheria.
Il salario era buono e le condizioni di lavoro ancora migliori, per cui il boscaiolo volle fare bella figura.
Il primo giorno si presentò al caposquadra, il quale gli diede un'ascia e gli assegnò una zona del bosco.
L'uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna.
In una sola giornata abbatté diciotto alberi. 


«Complimenti», gli disse il caposquadra.
«Va' avanti così».

Incitato da quelle parole, il boscaiolo decise di migliorare il proprio rendimento il giorno dopo. 
Così quella sera andò a letto presto. 
La mattina dopo si alzò prima degli altri e andò nel bosco. 
Nonostante l'impegno, non riuscì ad abbattere più di quindici alberi. 
«Devo essere stanco», pensò. 
E decise di andare a dormire al tramonto. 
All'alba si alzò deciso a battere il record dei diciotto alberi. 
Invece quel giorno non riuscì ad abbatterne neppure la metà. 
Il giorno dopo furono sette, poi cinque, e l'ultimo giorno passò l'intero pomeriggio tentando di abbattere il suo secondo albero. 
Preoccupato per quello che avrebbe pensato il caposquadra, il boscaiolo andò 
a raccontargli quello che era successo, e giurava e spergiurava che si stava sforzando ai limiti dello sfinimento. 
Il caposquadra gli chiese: 
«Quand'è stata l'ultima volta che hai affilato la tua ascia?». 
«Affilare? Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi». 


La tua azione quotidiana diventa efficace solo se l'anima è stata "affilata" nella preghiera...

- Jorge Bucay -
Da "Lascia che ti racconti", Storie per imparare a vivere, Rizzoli Editore

Vincent van Gogh (1853-1890) – The Woodcutter. Van Gogh Museum,

Credo, Signore, che sarei capace di
compiere una volta,
qualche atto straordinario.
Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso,
se fossi sconvolto da una sventura,

colpito da un'ingiustizia,
se uno dei mie cari fosse in pericolo...

Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia,
è che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo,
giorno dopo giorno, ora dopo ora,minuto dopo minuto,
donare, sempre donare... e darmi!

Questo non posso farlo e tuttavia
è certamente ciò che tu mi chiedi...

Ogni giorno mille frammenti di vita da donare,
in mille possibili gesti d'amore,
che più non si vedono tanto sono abituali,
e più non si notano tanto sono banali,
ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta
e perché un giorno io possa dire in verità:
Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.

E' ciò che desideri, Signore,
ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so,
ed ho paura.



Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre,
ma di provarci sempre.
E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti,
di riconoscere la tua povertà e di farmene dono,
perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà,

 i propri peccati.

Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata,
da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti,
dandoti in cambio la durata,
perché nelle mie mani la tua povertà offerta,
 diventerà ricchezza per l'eternità.

- Padre Michel Quoist - 



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